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Autore: mike    07/02/2008    2 recensioni
Questo è uno dei modi in cui immagino questi deliziosi rappresentanti della Casa Serpeverde. Leggermente aciduli ai bordi e con una punta di amarezza ogni tanto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                              Ricordo breve

 

 

 

Non c’è contatto di mucosa con mucosa
Eppur mi infetto di te
Che arrivi e porti desideri e capogiri
In versi appassionati e indirizzati a me
E porgi in dono la tua essenza misteriosa
Che fu un brillio fugace qualche notte fa
E fanno presto a farsi vivi i miei sospiri
Che alle pareti vanno a dire ti vorrei qua.

                                                   Marlene Kuntz

 

 

 

 

 

 

 

“Piantala di guardarmi sotto la gonna. E’ disastrosamente demodé.”
Un piede nudo e sottile penzolava oltre il parapetto del terrazzo che si apriva sulla parte posteriore del parco immerso nel silenzio.   Spirava una calda brezza estiva. La luce del sole andava diradando.
Il mozzicone di una sigaretta cadde dall’alto sfiorandogli la punta della scarpa. Lui lo spense schiacciandolo con un gesto secco.
“Spiritosa come al solito.”
“Che diavolo ci fai nel mio giardino.”
Non era una domanda, piuttosto la constatazione di chi è costretto ad accettare suo malgrado qualcosa che avrebbe altrimenti evitato.
“Non ti riesce proprio vero? Non ti entra in quella testolina nera e dura. E’ un talento innato quello di ficcare il naso negli affari altrui.”
“Dei tuoi affari me ne infischio. Calpesti suolo privato…suolo privato che dubito ti appartenga” concluse secca.
Se degli occhi curiosi li avessero scorti in quel momento avrebbero di certo riconosciuto in quella una scena indubbiamente romantica…una ragazza affacciata verso un ragazzo fermo sotto al balcone di pietra intento a ricambiare lo sguardo di lei…quel qualcuno li avrebbe definiti innamorati.
Fermo restando che quel qualcuno non sentisse le parole dolcissime che costellavano quel dialogo.
Diversamente avrebbe dovuto ricredersi in fretta. Molto in fretta.
“Siamo di cattivo umore oggi? Sento un che di acidulo nella tua voce. Ne consegue che, è chiaro, sei felice di vedermi.”
“Mi butterei da una scopa in corsa per la felicità.”
“No Pansy, non ti chiedo tanto. E poi lo sai, il sarcasmo non fa per te.”
“Io la chiamerei noia. Tu dalle pure il nome che più ti piace.”
Non ottenne risposta perciò dedusse che il principe delle tenebre avesse deciso di portare le sua serenissima carcassa all’interno della tenuta.Una fitta allo stomaco…Oh no Pansy. Non ti illudere…
“Buon pomeriggio.” La sua voce risuonò proprio dietro di lei.
“Dunque ti stai allenando vedo. Dì la verità, stai facendo i compiti per casa.”
Sentiva i suoi occhi puntati sulla schiena. Poteva intuire la freddezza in quegli occhi. Lui aveva già deciso, aveva infine scelto il proprio ruolo e non l’avrebbe discusso.
Non con lei. E certo con nessun altro.
“Sempre più spiritosa ogni minuto che passa.”
“Come ti pare Draco.”
“Se fossi così gentile da invitarmi a entrare.”
“Mi pare ovvio che non era certo un invito quello che aspettavi.”
“Maniere degne di una degna padrona di casa.”
“Per ora padrona di alcunché.”
“Padrona del mio cuore” disse lui ridendo, lanciandole uno sguardo di sottecchi.
Evitò il suo sguardo, non aveva la minima intenzione di assecondarlo.
“Sei un adulto a quanto pare Malfoy…ma malgrado ciò sei ancora lì a chiederti perché Potter sia diventato Capitano della squadra tre ore prima di te. Sei ridicolo nonché patetico all’eccesso.”
Lo guardò dritto in faccia nell’esatto istante in cui pronunciò quel nome per godersi la propria meritata rivincita. Lui semplicemente restituì lo sguardo stringendo impercettibilmente gli occhi e rendendole in cambio solo silenzio. Ma del resto c’erano sempre stati silenzi tra loro…sempre intervallati da brevi sospiri o occhiate complici, ma Pansy rifiutò quel pensiero scacciandolo immediatamente.
“Due mesi fa saresti svenuto per l’orrore non prima di avere pronunciato distintamente Avada seguito a ruota da Kedavra. Fai progressi in quanto autocontrollo. Il tuo corso estivo comincia dunque a dare i suoi frutti. Ottimo.”
“Non voglio litigare.” Il suono della sua voce la raggiunse con la violenza di uno schiaffo.
Avrebbe voluto solo toccarlo. Toccarlo, semplicemente.
“Diversamente impugneresti la bacchetta per farmi tacere? Con la mano sinistra intendo…” disse lentamente portando un’altra sigaretta alle labbra.
Poteva sentire la rabbia fluirle nelle vene. Diresse altrove lo sguardo. Solo lontano, lontano da lui che si avvicinò fermandosi dinnanzi a lei.
“Hai paura” gli disse semplicemente senza neppure accennare a guardarlo.
Draco Malfoy allungò una mano verso il portasigarette d’argento e ne estrasse una che tenne per un istante tra le dita.
“Non rinuncerò se è a questo che velatamente alludi.”
Si controllò accuratamente le unghie smaltate di entrambe le mani prima di ribattere.
“Che ci fai qui.”
Un attimo di incertezza prima che il suo solito tono vagamente tediato si facesse nuovamente sentire.
“Sono venuto a rendere omaggio alla mia fidanzata. Ricordi? E’ stata in dicembre, la nostra festa di fidanzamento. Mi pare ci fossi anche tu.” Poi, aggiunse scoccandole un’altra occhiata maligna “non ne sono così sicuro a dire il vero.”
Pansy Parkinson in un altro momento della sua vita avrebbe riso fino alle lacrime per quelle parole.
Era sempre stato così tra loro.
Il gioco ridicolo che facevano da bambini, quello della parola che significa l’esatto contrario di quello che dovrebbe. Capovolgere, stravolgere, mascherare. E sostenere lo sguardo dell'altro senza indugiare un solo istante per rivelare una verità celata eppure manifesta. Era stato così una notte di qualche mese prima, una notte chiara uguale a tante altre. Nella Sala Comune silenziosa, illuminata dalle fiamme ballerine del camino, a bere Ogden e fumare sigarette puzzolenti, a far finta di discutere di niente per allontanare l’inquietudine che li afferrava ogni volta che li sorprendeva a pensare chi o cosa li aspettasse fuori dalla scuola. Così dopo una serie interminabile di chiacchiere vuote punteggiate di insulti formulati con profondo trasporto nei confronti delle generazioni di Grifondoro a venire, aveva smesso di sogghignare velenosamente prima di dirle “ti odio. Lo sai, vero?”
In un altro momento. Non in quello presente. Tutto era cambiato. Ogni singolo dettaglio del cazzo.
“Perdonami. Avendo gettato via quel pezzo di metallo scadente devo avere sbadatamente rimosso anche l’occasione in cui mi è stato messo al dito.”
Lui voltò inaspettatamente la testa verso di lei rivolgendole ora solo un sorrisetto storto e sprezzante.
“Il tuo spirito mi sta infastidendo notevolmente. Ti consiglio di non insistere oltre.”
Era sempre stato così tra loro. Una guerra al massacro.          
Chi ha paura di chi?
“Oltre Ogni Previsione per la dialettica mordente. Hai superato te stesso. Chi ti addestra dovrebbe proprio vederti ora all’opera. Presto diranno che sei l’acquisto migliore degli ultimi vent’anni.”
Non la stava ascoltando più. Osservava incantato una ciocca di capelli neri come il giaietto che la brezza della sera le faceva svolazzare sulla fronte.
“Starò via per un mese.” Ecco perché era venuto. Aveva temporeggiato prima di lanciare la maledizione.
“Credo ci rivedremo direttamente a scuola” aggiunse a voce bassa.
Pareva assorto. Pareva privo di scintilla come non l’aveva mai visto.
“Buon viaggio Draco. Non scomodarti a scrivermi una cartolina.”
La fissò sgomento. Poi sorrise di nuovo senza la minima ombra di allegria.
“Buone vacanze, Pansy” le disse prima di scomparire dietro le tende della finestra aperta sul terrazzo.
“Vattene al diavolo Draco” rispose semplicemente.
Era sempre stato così tra loro.
Voltarsi le spalle aspettando che l’altro cedesse.

 

 

 

  
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