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Autore: Jo Lupo    29/07/2013    6 recensioni
Prima classificata al contest "Qualcuno ha detto MarySue?" indetto da Vannagio
Tony era sempre stato bravo con i regali. Certo, essere ricco sfondato aveva aiutato, ma riteneva di avere uno spiccato gusto in fatto di gioielli e vestiti (per i secondi era facile: corti e aderenti, come il migliore dei discorsi in pubblico). Il problema era Pepper. O meglio, era lui nei confronti di Pepper.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Big BunnyBunny e la classifica di gradimento


Tony era sempre stato bravo con i regali. Certo, essere ricco sfondato aveva aiutato, ma riteneva di avere uno spiccato gusto in fatto di gioielli e vestiti (per i secondi era facile: corti e aderenti, come il migliore dei discorsi in pubblico).
Il problema era Pepper. O meglio, era lui nei confronti di Pepper. Lo metteva in crisi dover scegliere qualcosa con un significato. Per questo motivo ogni anno iniziava ad andare in crisi già un mese prima del suo compleanno. Quell’anno, però, sapeva già cosa fare. L’aveva deciso mesi prima ed era sicuro che fosse un bel regalo, pieno di significato, qualsiasi cosa volesse dire.
La mattina del 23 maggio al suo risveglio si accorse che Pepper si era già alzata. Poco male, il sesso mattutino del compleanno andava bene anche in cucina. E poi aveva chiuso le porte del soggiorno a chiave, per evitare che Pepper si rovinasse la sorpresa. Scese senza vestirsi e piombò in cucina, dove aveva sentito la voce della festeggiata. Non aveva prestato attenzione al fatto che generalmente Pepper non parlava da sola e nemmeno al piccolo particolare che un'altra voce le stava rispondendo.
«Preparati per il miglior sesso da compleanno della tua vita! Non sai che idee mi sono già venute in mente!» urlò prima ancora di entrare in cucina.
«Wow! Qualcosa mi dice che il mio arrivo non era tanto atteso.»
Fu in quel momento che Tony notò la seconda voce e si accorse che detta voce aveva una proprietaria. Una ragazza dai capelli rossi, alta e robusta, stava tra lui e Pepper e sorrideva cercando di nascondere l’imbarazzo. Che lui aveva causato.
Complimentoni Tony, eh, bella entrata in scena. Se tutto va bene questa è la cugina California.
«Tony, Camille. Camille, Tony. Tony, lei è la mia amica del college, quella che non vedo da due anni e che è ospite qui da noi questa settimana, come ti ho detto un mese fa. Camille, lui è la dimostrazione che non si dovrebbe mai parlare con un uomo mentre è nel suo laboratorio, perché molto probabilmente non sta ascoltando»
«Incantato.» Tony si avvicinò per un baciamano, continuando a fissare Pepper negli occhi, contentissimo che fra loro ci fosse la carissima Camille a proteggerlo. Fino a che fosse rimasta nella stessa stanza, Pepper non avrebbe potuto dare sfogo all’ira e lui sarebbe stato salvo.
«Piacere mio. Devi scusarmi per essere arrivata così presto, ma ho prenotato il primo volo della giornata, pensando di dover prendere treno e taxi per arrivare fin qui. Non pensavo di trovare un autista ad aspettarmi al gate» si girò con sguardo eloquente verso Pepper «Veramente, non ce n’era bisogno.»
«Che ne dici se faccio un salto a vestirmi, mentre tu mostri la casa a Camille? Lascia per ultimo il salone, voglio esserci anche io quando glielo farai vedere.»
Pepper lo guardò accigliata «Cos’ha di tanto speciale il nostro salone? No, aspetta, non voglio saperlo. Spero solo che qualsiasi cosa tu abbia combinato, sia in grado di rimediare» così dicendo prese sottobraccio Camille e si mise a parlottare nel suo orecchio.

Le risate delle due ragazze arrivavano fin sopra le scale quando Tony uscì dalla camera da letto.
Era al culmine dell’eccitazione per il momento che stava per arrivare. Non stava nella pelle immaginandosi lo sguardo colmo di stupore e ammirazione di Pepper nel momento in cui avrebbe visto il suo regalo. E, ciliegina sulla torta, per una volta in cui faceva qualcosa di romantico, avrebbe avuto una testimone. Pepper avrebbe potuto sfoggiare il suo uomo in tutto il suo splendore per la seconda volta in una mattina con una sua amica (ovviamente da quando era un fidanzato fedele, capitava raramente che un’altra donna avesse la fortuna di vederlo in boxer e sicuramente a una come Camille tali visioni non si palesavano spesso).
Trovò le due ragazze nell’atrio, intente ad aggiornarsi sugli ultimi anni, come se non avessero avuto tutta la settimana seguente per spettegolare su chi si era sposata con quell’idiota di Tim. Non potendo più resistere, le prese entrambe sottobraccio con fare baldanzoso ed esclamò: «J.A.R.V.I.S., puoi aprire le porte del soggiorno!»
Camille si lasciò uscire un sospiro di stupore quando le porte si aprirono da sole, come per magia, per permettere loro di entrare in un gigantesco salone al cui centro troneggiava un… enorme coniglio di peluche. Enorme. Peluche. Queste parole le risuonavano nella testa e sperava davvero che in casa non ci fosse qualche complicatissimo congegno per la lettura del pensiero. Un enorme coniglio di peluche. Si voltò verso Pepper cercando di sorridere nella maniera più sincera possibile e si accorse che l’amica era come pietrificata dallo stupore.
«So che potrebbe sembrare scontato, ma visto che l’altro è stato, diciamo, vittima di un piccolo incidente, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averne uno anche nella casa nuova. Buon compleanno!»
Scontato? Che razza di regali si facevano quei due? Camille avrebbe avuto bisogno di tante spiegazioni, quel pomeriggio.
Pepper si girò al rallentatore e sorrise in direzione di Tony «Un altro coniglio. Non so che dire» «Lo, so, ti aspettavi la solita roba tipo un banalissimo bracciale o cose così e invece!»
«E invece…» Pepper riprese padronanza di se, si avvicinò a Tony e quasi sottovoce proseguì «Beh… Grazie Mister Stark» Lui rispose con un bacio appassionato, che venne interrotto quasi subito da Camille «Ehm, complimenti per l’idea originale Tony. Ora forse è meglio se vi lascio un po’ soli e vado a farmi una doccia»
«Una doccia! Mi hai dato proprio un’ottima idea! Pepper non c’è bisogno che mi dia delle gomitate nel costato, la signorina qui saprà cosa fanno gli adulti fidanzati e consenzienti sotto la doccia!»
«Tony!» Pepper aveva cambiato espressione, ora il suo sguardo lasciava intendere che la doccia l’avrebbe fatta da solo.

***

La giornata trascorse molto piacevolmente per Camille. Era felice di essere riuscita a prendersi una vacanza, dopo tanto tempo, ma soprattutto di rivedere la sua Vig. Si sorprese a provare una leggerissima punta di invidia per come si era sistemata l’amica. Non metteva in dubbio in fatto che si fosse innamorata, ma chiunque avrebbe dovuto ammettere che innamorarsi di un figo pazzesco e per di più ricco sfondo (oltre che genio e filantropo, a quanto pareva) ed essere ricambiate, era una gran botta di culo.
Visto che la festa si sarebbe tenuta quella domenica e che Tony aveva gentilmente deciso di sparire per lasciare le due fanciulle da sole, la sera del compleanno di Pepper si trasformò in una serata tra ragazze e vino, come ne avevano passate tante subito dopo il college, quando erano alle prese con i primi lavori e avevano dovuto rinunciare a feste e ore piccole, almeno durante la settimana.
«E quindi…»
«Già.»
La prima bottiglia di vino quasi verso la fine, le due ragazze erano di fronte al regalo, che troneggiava in mezzo alla stanza.
«No, dai, non è possibile che ti abbia presto questo. Io mi rifiuto di credere che sia tutto qui. Hai controllato che non ci sia qualcosa dentro? Avrà pure una cerniera, un pulsante per aprirlo. Stai con un genio ecc..ecc.. e l’unica cosa che gli viene in mente è di regalarti questo, qualsiasi cosa sia. No, deve per forza esserci qualcosa dentro.»
Camille iniziò a girare intorno al coniglio gigante, molto lentamente, sembrava quasi ne avesse soggezione.
Pepper era rimasta di fronte al peluche, il bicchiere di vino bianco in una mano, e guardava l’amica, sentendosi sempre più in colpa per il colpo basso inferto a Tony. Erano lì mezze brille a sparlare di quel regalo, che sicuramente per lui aveva un significato particolare, anche se per coglierlo bisognava fare un ragionamento particolarmente contorto, che a lei ancora non era riuscito.
« È stato un brutto periodo per lui, ora gli è passata, ma credi sono stati dei mesi lunghi. Evidentemente voleva farmi un pensiero romantico, ma non in senso classico. Ironico, ecco.»
«Ahhhh! Giusto! Fammi riassumere un attimo, per vedere se ho capito bene, perché potrei sbagliarmi, ma a me sembra che il tuo ragazzo, dopo aver dato il vostro indirizzo a un terrorista maniaco delle esplosioni, nonché a tutto l’universo femminile che ancora sbava per lui, ha invitato a casa la sua ex»
«Non l’ha invitata, si è presentata lei. Senza invito.»
«Fammi finire. E comunque, l’indirizzo gliel’ha dato lui, no?» Pepper si morse il labbro. Camille era sempre stata così. Quando aveva l’impressione che qualcuno le avesse fatto un torto, poi ci volevano mesi per convincerla del contrario. Al momento, nella personale classifica di gradimento di Camille, Tony era circa a meno cinquemila punti (pare che fosse a meno diecimila, ma cinquemila erano stati recuperati con la casa nuova e la “fine dell’ossessione per i robottoni”).
«Dicevo: ha invitato la sua ex a casa vostra»
«Tecnicamente, quella era casa sua»
«Beh, certo. Una casa è di chi la pulisce, mia cara e non penso proprio che lui sappia fare le pulizie. Dimmi: chi pulisce in casa vostra?»
«Beh, veramente J.A.R.V.I.S.»
«Dettagli. Chi dice a ‘sto Jarvis dove e come pulire?»
«Ok, io» Pepper iniziava a stancarsi di dover difendere il suo uomo dalla sua migliore amica. Al pensiero che l’indomani a colazione avrebbe dovuto rispondere alle battutine di Tony su Camille, le venne un cerchio alla testa. Prese un altro sorso di vino, sperando di migliorare la situazione.
«Ecco, vedi? In tutto questo casino, combinato da lui, ti ritrovi pure con un coniglio gigante in mezzo al soggiorno! Anzi, coniglia, viste le tette! Davvero di cattivo gusto.»
Pepper si trattenne con uno sforzo immane dallo sputare il vino sul tappeto. «Le tette dove le vedi, scusa? Quelle sono le braccia!»
Camille si mise a ridere di gusto, piegandosi sul bracciolo del divano «ah… ma quindi… quelli non sono i… i… capezzoli»
«Cosa? No!» a Pepper ci vollero altri due minuti buoni per continuare la frase «Sono le zampe! Dai, ma come cavolo ti è venuto in mente che» un nuovo attacco di risa incontrollate le impedì di finire la frase prima di qualche altro minuto «che Tony mi avesse regalato un coniglio con le tette e… senza braccia! Forse dovresti finirla qui con il vino»
«Al contrario, Vig! È dell’altro vino quello che mi serve per schiarirmi le idee e passare la serata con Mr. Bunny la tettona.»
Le due ragazze si diressero in cucina per stappare la seconda bottiglia e Camille notò che, nonostante le risate, c’era un’ombra nello sguardo dell’amica.
«Vig, scusami, io non voglio peggiorare la situazione, ma mettiti nei miei panni. Sei la mia amica, devo assicurarmi che IronTony ti tratti bene. Non puoi raccontarmi che è tutto ok e fare finta di niente. Anche se devo ammettere che la coniglia tettona ci ha svoltato la serata!»
Pepper sorrise, prese un altro sorso di vino e portò una mano alla collana con le schegge.
«Mi ha anche regalato la collana, te l’ho fatta vedere?»
«No, ma io l’ho notata appena entrata, l’avevi anche stamattina. È molto bella, ma non capisco di cosa è fatta. Carini questi… spuntoni? Probabilmente è un materiale d’avanguardia che va di moda tra i ricconi, gli sarà costata un patrimonio, forse più del coniglio»
«Ad essere sincera gli è costata molto di più. È stato davvero il pensiero più romantico che potesse avere, sul serio.»
Pepper stava ancora facendo scorrere le dita sulle schegge e si stava lentamente perdendo nei ricordi, sicuramente aiutata dal vino, quando Camille le toccò una spalla dolcemente «Vig? Qualcosa non va? Adesso sono curiosa, dai, raccontami della collana e vediamo se recupera un po’ di punti.»
La serata proseguì piacevolmente. Pepper raccontò dell’operazione di Tony e delle schegge trasformate in collana, Camille si finse schifata per il fatto che l’amica indossasse qualcosa che era stato dentro al suo uomo, ma in realtà aveva particolarmente apprezzato il gesto. Da quel mascalzone non si sarebbe mai aspettato tanto romanticismo. Approfittarono del fatto che Camille ancora non aveva raccontato di Marcus, lo stallone che la credeva vergine, per aprire la terza bottiglia.
Alle tre, quando Pepper accompagnò Camille nella stanza degli ospiti, la casa appariva ad entrambe leggermente sfocata e molto più in movimento rispetto a quanto non sarebbe dovuta essere, ma le due erano troppo prese a ricordarsi a vicenda quanto si volevano bene e che l’una non avrebbe mai abbandonato l’altra a causa di un coniglio con le tette.
Pepper arrivò al letto, in qualche modo, e si accasciò accanto a Tony, biascicando un paio di frasi senza senso prima di crollare in uno stato di semi incoscienza fino alla mattina dopo.

***

Intorno alle nove, Camille venne svegliata da qualcuno che stava bussando alla porta, con il martello di Thor, probabilmente. Cercò di alzarsi il prima possibile per far cessare quella tortura acustica, ma la stanza stava ancora girando dalla sera prima. Finalmente arrivò alla porta e si trovò davanti una Vig ancora più perfetta del solito, se possibile.
«Come diavolo fai? Con che ti trucchi la mattina, malta?»
«Buongiorno luce del mattino! Ti ho portato una bottiglia d’acqua, bevila tutta senza fare storie, entro un’ora, mi raccomando. In cucina ne troverai un’altra per la mattina, è grande ma portatela dietro lo stesso, se esci. Qui c’è anche l’aspirina, fossi in te la prenderei prima della doccia. Il caffè di sotto è pronto.»
«Ehi, pausa un attimo. Non ho capito cosa devo fare con l’acqua. Fammi bere il caffè poi ripeti tutto da capo, per favore»
«Non ho tempo, mi hanno chiamato per un’urgenza dall’ufficio.» Lo sguardo di Pepper era sconsolato. Aveva tentato di prendersi un weekend lungo per stare con Camille, ma a quanto pareva era più semplice salvare New York dagli alieni. «Solo un paio d’ore al massimo, te lo prometto. Così tu hai tempo per riprenderti, poi potrai chiedere all’autista di accompagnarti da me per pranzare insieme. Ah, dimenticavo. Ci sono anche frittelle e bacon già pronte e tenute in caldo.»
«Mi sembra perfetto, tu non ti preoccupare e vai a salvare il mondo, o qualsiasi cosa tu faccia in quell’ufficio. Ci vediamo per pranzo» Camille cercò di sorridere e sembrare convincente, ma il mal di testa la stava distruggendo e desiderava solo stare a letto per un anno intero.
Pepper le diede un bacio sulla guancia e corse via, scusandosi decine di volte per il contrattempo. Camille chiuse la porta alle sue spalle e solo in quel momento si rese conto che aveva una bottiglia d’acqua sotto a un braccio e due aspirine in una mano. Diede inizio alla “cura Vig contro il dopo sbornia”  e si sedette sul letto per prendere le aspirine.
Dopo circa un’ora e mezza stava decisamente meglio. Era in cucina a bere il secondo caffè, aveva bevuto tutta la prima bottiglia d’acqua, da brava bambina, e aveva spazzolato tutta la colazione. Quasi si era commossa rendendosi conto che la sua Vig si era ricordata del suo bisogno di cibi grassi e super unti dopo una bevuta. Stava pensando che sarebbe stata proprio una brava mamma, quando l’ingresso di Tony in cucina la fece sussultare. Di nuovo sperò che il genio proprietario della casa non avesse inventato una diavoleria per leggere il pensiero.
«Buongiorno mia dolcissima Camille! A quanto pare, oggi Pepper sarà impegnata con il lavoro, quindi che ne dici di venire a fare un giretto con me?»
«Buongiorno Tony. Scusa, ma mi pare che Vig, ehm, Pepper, mi aspetti per pranzo»
«Vedrai che tra poco ti chiamerà scusandosi perché è bloccata in ufficio» rispose il padrone di casa con un sorrisetto furbo.
Camille alzò gli occhi dalla tazza di caffè e guardò dritto in faccia Tony, mentre la deduzione che si faceva strada nella sua mente prese forma di parole: «E come faresti a sapere già che chiamerà?»
Proprio in quel momento, il cellulare squillò. Chiamata da Vig, ovviamente. Camille rispose tenendo lo sguardo fisso su Tony, che non aveva smesso di sorridere e stava con aria sorniona appoggiato sul bancone della cucina.
«Scusami, Camille, perdonami. Spero che tu non sia già per strada, non so cosa stia capitando oggi, ma di sicuro non sarò libera per pranzo. Probabilmente ce la farò per metà pomeriggio»
«Tranquilla, Vig, capisco: il lavoro è lavoro» Camille si stava sforzando di sorridere per rassicurare l’amica, ma non mollava Tony di un secondo.
«Senti, Tony è lì in casa?»
«Sì, è qui in cucina con me, te lo passo?»
«Sì, per favore.»
Camille allungò il telefono a Tony, che aveva già teso la mano nella sua direzione.
«A rapporto! Ma, veramente dovrei incontrarmi con Bruce… sì… giusta osservazione… No… assolutamente! Ok, come vuoi tu! Vuole parlare con te» L’ultima frase era rivolta a Camille, che stava cercando di capire il perché di tutta quella messinscena ed era rimasta ad osservare Tony a bocca aperta.
«Camille, senti, se stai un po’ meglio rispetto a prima e hai voglia di fare un giro, Tony ti accompagnerà, così poi quando io avrò finito qui potrete raggiungermi insieme, che ne dici?»
«Dico che non ci sono problemi, sto molto meglio e se Tony è così disponibile da accompagnarmi, chi sono io per rinunciare a un giro a New York? Tu fai il tuo dovere e non pensare a me! Ci vediamo dopo!»
Mise il telefono sul bancone della cucina nello stesso momento in cui Tony batté sonoramente la mani per sfregarsele con energia, facendola sussultare.
«Eccellente! Benissimo! Tutto va come predisposto! Sei pronta?»
«Tutto come predisposto? Ma perché devi farla lavorare tutto il giorno, scusa?»
«Le spiegazioni in macchina! Forza, se ci sbrighiamo, non saremo costretti a farla stare in ufficio anche nel pomeriggio! Al garage!»
E così dicendo uscì dalla cucina, con Camille al seguito.

«Allora, la situazione è questa»
Erano in macchina da circa un quarto d’ora e finalmente Tony si era deciso a parlare. Non che Camille l’avesse incoraggiato particolarmente. Come ogni volta in cui non riusciva a inquadrare una situazione, se ne era stata zitta e buona nel sedile del passeggero, in attesa che il fidanzato della sua amica le spiegasse come mai avesse macchinato tanto per andare a fare un giro da solo con lei.
«Ho fatto un regalo a Pepper, certo che le sarebbe piaciuto, le ho fatto vedere il regalo e, fidati, dalla sua reazione in camera posso dirti che mi ha dimostrato quanto l’abbia apprezzato. Poi passa una serata con te e torna in camera biascicando frasi senza senso. O meglio: il senso era che il regalo non le è piaciuto come avevo inteso io, anzi.» Tony si girò si sbieco per osservare le reazioni della ragazza e notò, con una punta di soddisfazione, che doveva averla messa in imbarazzo, perché le guance solitamente pallide, ora erano di una tonalità molto simile al bordeaux.
«Ergo, ora tu mi aiuterai a togliermi da questa situazione.»
«Quindi il motivo per cui la stai tenendo impegnata è cercare un altro regalo?»
«Esatto. Tuo il danno, tua la soluzione»
«Guarda, a me dispiace moltissimo. Non mi conosci, ma solitamente non è nelle mie intenzioni far litigare le mie amiche con i propri fidanzati, soprattutto se si tratta di Vig.» Camille stava facendo uno sforzo sovrumano per elargire quelle spiegazioni. Lei, che con le novità si chiudeva a riccio e cercava di evitare situazioni imbarazzanti, ora si trovava a dover parlare con uno semisconosciuto per sistemare un casino che aveva combinato da brilla. Dio, quanto desiderava non essere in quella macchina in quel momento. Chissà se il genio che aveva a fianco aveva mai pensato di inventare il teletrasporto. Prese un bel respiro e continuò a dire ciò che le stava frullando in testa, tanto ormai la frittata era fatta.
«Solo che dovrai ammettere che è parecchio particolare come regalo e magari non a tutti può risultare semplice apprezzarlo. Ecco, vista dall’esterno, tu hai regalato un enorme peluche a una donna di trentotto anni per il suo compleanno. Diciamo che il vino ha fatto il resto e probabilmente mi sono lasciata andare a un paio di battute con un’amica, tutto qua. Credevo solo di farla ridere.»
«Nonostante io continui a non capire cosa ci sia di sbagliato nel mio regalo, posso comprendere il tuo punto di vista. Devo dirti però che io non avrei mai dato la colpa al vino per il mio comportamento. Alla vodka sì, in certi casi al gin, ma al vino mai.»
Nel frattempo avevano raggiunto il centro di New York e Camille si rese conto che, un po’ per la tensione dovuta all’imbarazzo, un po’ per il modo in cui Tony guidava, sfrecciando a un millimetro dalle altre auto per sorpassarle, aveva praticamente piantato le unghie nel sedile in pelle. Staccò lentamente le mani pensando che, se il principio di Tony tuo il danno, tua la soluzione, valeva per tutto, non le sarebbe bastata una vita per ripagare quel sedile. Probabilmente era in pelle umana. O peggio, aliena.
Tony parcheggiò, se quello si poteva chiamare parcheggio, praticamente in mezzo a un marciapiede, scese dall’auto e fece per andare ad aprire lo sportello a Camille, ma la ragazza non era abituata a tanta galanteria e stava già scendendo dall’auto.
«Scusa, non avevo capito che avrei dovuto aspettare.»
«Non c’è bisogno che ti scusi, non è mica da tutte frequentare uno come me. Anche se un tempo frequentavo proprio tutte, direbbe Pepper» dicendo questo, ammiccò nei confronti di Camille, che ricambiò con un sorriso. Forse stavano raggiungendo una tregua.
«Allora mia cara Camille, qui ci sono i negozi.» Tony le aveva appoggiato una mano su una spalla, delicatamente, quasi non la toccava. Camille ebbe l’impressione che non volesse esagerare con il contatto fisico per rispetto suo o di Pepper. Pensò che questa manifestazione di rispetto avrebbe potuto farlo salire di qualche punto. In fondo, meno cinquemila erano tanti. Forse quella sera avrebbe potuto dire a Vig che Tony aveva raggiunto il punteggio di meno quattromilanovecentocinquanta, anche se avrebbe dovuto inventarsi un motivo plausibile, perché sicuramente, se le avesse raccontato di cosa stava accadendo realmente, sarebbe stata uccisa.
Tony stava continuando a guardarsi intorno.
«Dimmi, cosa le potrebbe piacere?»
«Come cosa? Tutto, no?  È una donna!» Camille pensò che si era lasciata sfuggire quell’ovvietà un po’ troppo bruscamente e tentò di rimediare: «Voglio dire, a noi ragazze piace tutto: vestiti, gioielli, scarpe. borse, lingerie. Ci piace ancora di più quando ci stupite con un regalo che ha un particolare significato.»
«Esattamente quello che ho fatto con il coniglio! Evidentemente c’è qualcosa di sbagliato nel tuo ragionamento, cara Camille, perché il risultato non è stato quello postulato da te, mi pare evidente.»
«Ma il significato particolare deve essere compreso da entrambi. Quando le hai regalato quel peluche la prima volta, solo tu eri a conoscenza del motivo o del simbolo che rappresentava. Vig, scusami, Pepper, non lo sapeva allora e non lo sa adesso. Per questo non è riuscita ad apprezzarlo.»
«Io pensavo che fosse lampante! Me lo aveva detto lei, il motivo, tempo fa!»
«Vig mi ha detto di averti chiesto spiegazioni, la prima volta. Ricordo male?»
«Sinceramente? Non lo so, penso di essere stato leggermente, come posso dire, da un’altra parte, per un periodo limitato di tempo. Potrei non aver colto delle sottili allusioni al fatto che il regalo non era piaciuto, in effetti.»
Nel frattempo, si erano incamminati per le vie affollate di Manhattan. Mentre Camille parlava con Tony, sbirciava le vetrine per farsi venire qualche idea, ma per il momento era riuscita a trovare solo un milione di cose che sarebbero piaciute a lei e che sicuramente Vig possedeva già.
«Io direi “incompreso”, piuttosto che “non piaciuto”. Non dico che devi scriverle un biglietto di istruzioni, ma poniamo il caso che lei al momento non si ricordi di averti parlato di conigli, o qualsiasi cosa il peluche simboleggi.»
«Beh, in quel caso certo non avrebbe potuto… ci sono! Devo contestualizzarlo!»
Detto questo, la prese per un braccio e la allontanò dalle vetrine per trascinarla in una corsa ad ostacoli tra la gente che affollava il centro.
Si fermarono di fronte a “F.A.O. Schwarts” e Tony la costrinse a infilarsi tra la folla per superare la fila, cosa che fece loro prendere una caterva di insulti dai turisti in attesa da chissà quanto tempo. Quando arrivarono all’ingresso furono ovviamente fermati dalla sicurezza, ma solo perché Tony facesse un paio di autografi per i figli degli addetti mentre un personal shopper veniva a prenderli. A Camille sembrava di essere finita in un altro mondo. Molti aspetti dell’essere ricchi sfondati se li poteva immaginare, ma un personal shopper per un negozio di giocattoli andava oltre le sue facoltà. Aveva sempre pensato che i ricchi ordinassero i giocattoli su internet, o per telefono, o che mandassero un maggiordomo a ritirarli.
«È sempre un piacere averla qui, Mr. Stark. Solo, se cortesemente potesse avvisare, la prossima volta, eviteremmo un bel po’ di confusione all’ingresso.»
Tony ignorò l’ultima frase e si rivolse a Camille: «Carl è il mio personal shopper da quando ero bambino, un giorno ti racconterò la storia di come ci siamo conosciuti. Bruce non l’ha trovata così interessante, ma lui è sempre così serio. È un episodio molto divertente della mia infanzia. Ora Carl, se tu potessi essere così gentile da accompagnarci nel settore dell’ultima volta, avrei bisogno di vedere gli accessori per Big BunnyBunny. Meglio che non ti dica come l’ha soprannominato la nostra nuova amica, qui» e così dicendo si girò a fare l’occhiolino a una Camille il cui viso era diventato rosso acceso per l’imbarazzo.

***

Quella sera, dopo cena, Camille era in camera a guardare un po’ di televisione. Aveva deciso di lasciare soli Tony e Vig, per dare modo a Tony di mostrare la nuova sorpresa. Era stata una mattina decisamente interessante: dopo aver preso il nuovo accessorio per Big BunnyBunny, Tony le aveva raccontato una storia, per spiegarle il motivo di quel regalo tanto particolare. Alla fine, Camille si era sentita una vera merda per aver preso in giro il pensiero di Tony con l’amica e ancora adesso se ne vergognava, anche se una parte di lei continuava a ripeterle che non poteva sapere. La mattina dopo avrebbe comunicato a Vig che Tony era salito a quota meno tremila.

Tony portò nuovamente una sempre più incuriosita Pepper davanti alla porta del soggiorno, le mise una mano sugli occhi prima di aprire le porte e la guidò dentro alla stanza. Quando tolse la mano, Pepper poté vedere che il coniglio gigante ora era vestito con completo nero e camicia bianca, aveva persino la cravatta. Pepper si avvicinò per osservare meglio e notò una specie di targhetta attaccata al taschino della giacca. Era del tutto identica ai cartellini identificativi dello S.H.I.E.L.D e il nome che riportava era “Agent Phil”.
A Pepper vennero le lacrime agli occhi mentre Tony la abbracciava da dietro e le sussurrava all’orecchio: «Una volta mi hai detto che adorava i conigli.»






Note
Storia scritta per il contest "Qualcuno ha detto Mary Sue?" di Vannagio. Ai partecipanti era richiesto di scrivere una storia in questo fandom con un OC femminile, nuovo o già presente in altre storie, che non fosse la protagonista e che, ovviamente, non fosse una MarySue. Questo è ciò che la mia mente malata e accaldata ha prodotto, spero che vi piaccia e vi faccia scappare una risata.

Ora qualche piccola puntualizzazione:
- la storia è ambientata dopo gli avvenimenti di "IronMan 3";
- il compleanno di Pepper è stato inventato da me. Il problema è che nel sito wiki di Marvel Comics è indicato come sconosciuto, mentre nel sito wiki di Marvel Movies è riportato: "Born sometime in May of the 1970's". Quindi ho optato per il 23 (perchè i piace come numero) maggio 1975 (così non le ho fatto raggiungere i quarant'anni). Tale scelta è stata avallata dal Consulente Nerd, quindi posso dirmi soddisfatta;
- il fatto che Camille pensi che ci debba essere qualcosa dentro BigBunnyBunny non è del tutto opera mia: ho letto che moltissimi fan, soprattutto in America, hanno aperto discussioni sul coniglio gigante, subito dopo l'uscita del trailer, chiedendosi quale marchingegno nascondesse. Sono state fatte decine di ipotesi, ovviamente tutte smentite dal film. La faccenda mi ha fatto ridere e riflettere sui viaggi mentali che spesso ci facciamo, quando la soluzione potrebbe essere molto terra-terra (il caro Guglielmo con il suo rasoio aveva proprio ragione!);
- "F.A.O. Schwarts" esiste realmente, a Manhattan. È il negozio di giocattoli da cui è stato preso spunto per quello di "Mamma ho riperso l'aereo - Mi sono smarrito a New York". Chi ha la mia età potrà capire la scelta.
- Phil Coulson che adora i conigli? E perché no?


Penso di aver finito, un grazie enorme a Vannagio per aver indetto il contest: mi ha spronata a terminare e pubblicare qualcosa in questo fandom, il che non è detto che sia un bene, ma io mi sono divertita a scrivere e partecipare.
Un altro grazie enorme alle mie beta OttoNoveTre e Dragana che non solo hanno testato la storia, ma hanno ospitato me e il Consulente Nerd, riempiendoci di alcool, occhiali e pancake!
Ultimo grazie a tutti quelli che avranno voglia di passare da qui!
Buona estate a tutti, cercate di non squagliarvi!
JoL


Di seguito il giudizio:

Prima Classificata: Big BunnyBunny e la classifica di gradimento di Jo Lupo


Trama - 9/10 punti suddivisi in:

Originalità - 4/5 punti: Big BunnyBunny è il peluche più famoso del mondo e nel fandom le storie su di lui si sono diffuse a macchia d’olio. Tu però sei stata capace di trattare l’argomento in modo innovativo, cercando di dare un significato a un regalo tanto improbabile, riuscendo perfino nell’ardua impresa di mettere in buona luce Tony Stark e i suoi discutibili gusti in fatto di regali. Ottimo lavoro.

Sviluppo - 5/5 punti: La trama è sviluppata in modo perfetto e completo. Non ci sono punti che avrei approfondito ulteriormente, perché tutte le scene e tutti i passaggi sono stati narrati con la giusta attenzione. Il filo narrativo si snoda con naturalezza, per tessere una trama appagante, che lascia assolutamente soddisfatti.



Stile narrativo - 9/10 punti:
Stile narrativo impeccabile, fluido, scorrevole, che non annoia mai ma mantiene sempre viva l’attenzione del lettore. I dialoghi sono gestiti egregiamente, procedono frizzanti, brillanti e spediti con un buon ritmo narrativo.
L’unica cosa da segnalare sono piccole imperfezioni nella gestione del punto di vista. Hai scelto per la narrazione della tua storia una terza persona limitata che passa, a seconda dei paragrafi, da un punto di vista all’altro. A volte capita, però, che all’interno dello stesso paragrafo il punto di vista salti da un personaggio all’altro, generando momentanea confusione in chi legge. Ti riporto un esempio.


[Tony] Trovò le due ragazze nell’atrio, intente ad aggiornarsi sugli ultimi anni, come se non avessero avuto tutta la settimana seguente per spettegolare su chi si era sposata con quell’idiota di Tim. Non potendo più resistere, le prese entrambe sottobraccio con fare baldanzoso ed esclamò: «J.A.R.V.I.S., puoi aprire le porte del soggiorno!» 
Camille si lasciò uscire un sospiro di stupore quando le porte si aprirono da sole, come per magia, per permettere loro di entrare in un gigantesco salone al cui centro troneggiava un… enorme coniglio di peluche. Enorme. Peluche. Queste parole le risuonavano nella testa e sperava davvero che in casa non ci fosse qualche complicatissimo congegno per la lettura del pensiero.


Come puoi vedere tu stessa, il paragrafo comincia dal punto di vista di Tony, la telecamera è ben piantata nella sua testa, fin quando all’improvviso non si sposta in quella di Camille.



Caratterizzazione e IC dei personaggi canonici - 10/10 punti:
Tony e Pepper sono due dei personaggi più complessi del movie!verse e incredibilmente difficili da rendere. Questa è la tua prima storia nel fandom di The Avengers&Company, immagina quindi il mio stupore nel trovarmi di fronte a una caratterizzazione di Tony e di Pepper che non è soltanto IC e perfettamente in linea con quella dei tre film, ma che è stata anche arricchita di tanti particolari azzeccatissimi che rendono i due protagonisti ancora più veri e tridimensionali. Tra i due, il personaggio meglio riuscito è Pepper. Anche Tony è ben caratterizzato, ma con lei hai raggiunto l’apice. L’hai descritta proprio come la immagino: sempre elegante e professionale, un po’ mamma con le persone che ama e un po’ ragazzina quando si concede del tempo per se stessa da passare in compagnia di un’amica e di un bicchiere di vino. Tony invece… è semplicemente Tony, e con questo ho detto tutto: ti avrei dato punteggio pieno per la sua caratterizzazione già a pagina uno, quando entra in cucina in mutande convinto di fare cosa gradita a Pepper. Complimenti.



Caratterizzazione del OC!Female - 15/15 punti:
Camille rispetta tutti gli obblighi imposti dal bando del contest: non è una Mary Sue, non è la protagonista della storia, ha un ruolo importante nella trama e interagisce con i personaggi canonici senza metterli in ombra. Ed è anche ottimamente caratterizzata, un personaggio a tutto tondo, plausibile, perfettamente inserito nell’ambiente e integrato con i personaggi canonici. Quello che più mi è piaciuto di lei è il rapporto di amicizia che la lega a Pepper. Il grado di complicità che c’è tra le due donne viene percepito dal lettore da subito, fin dalle prime battute, senza l’ausilio di noiosi spiegoni ma semplicemente mostrandolo. È bello che Camille, nonostante riconosca la figaggine di Tony Stark, si preoccupi per Pepper e si chieda se lui sia davvero l’uomo giusto per lei: è un aspetto che la rende umana e reale. Si vede che il personaggio e la sua classifica di gradimento sono stati ispirati dalla vita vera: non c’è fonte d’ispirazione migliore delle esperienze del vissuto quotidiano per inventare personaggi e storie veramente credibili. In conclusione, non mi resta altro da dire, se non che ho amato Camille, la sua ironia e la sua diffidenza nei confronti di Tony. Ottimo lavoro.



Grammatica e sintassi - 9/10 punti suddivisi in:
Ho individuato qualche piccolo refuso: un “se” senza accento, “in” al posto di “il”, “si sbieco” al posto di “di sbieco”.

Dopo e/o prima del complemento di vocazione ci vuole la virgola (es: “Buongiorno [virgola] luce del mattino!”)


[…]innamorarsi di un figo pazzesco e per di più ricco sfondo (oltre che genio e filantropo, a quanto pareva) ed essere ricambiate, era una gran botta di culo


“Ricco sfondo” è un modo di dire o è un errore di battitura?
La virgola dopo “essere ricambiate” è sbagliata perché separa il soggetto (innamorarsi […] ed essere ricambiate) dal predicato (era una gran botta di culo).

 il principio di Tony tuo il danno, tua la soluzione, valeva per tutto


La virgola dopo “soluzione” separa il soggetto (il principio di Tony tuo il danno, tua la soluzione) dal predicato.

se le avesse raccontato di cosa stava accadendo realmente

Il verbo “raccontare” è transitivo, si dice “raccontare qualcosa”, non “di qualcosa”.


Punteggio totale - 52/55 punti



   
 
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