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Autore: Heyale    29/07/2013    2 recensioni
Kenneth, Michael e Julie.
Tre migliori amici...
...migliori amici finché...
...finché non arriveranno Daphne, Sean, Jamie e Will...
...finché l'amore non si prenderà il posto dell'amicizia.
Tra litigi, pianti, risate, baci, abbracci e tante tante seghe mentali, se ne vedranno delle belle!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Kennethcap.3 Riassunto del capitolo precedente:
I tre ragazzi vanno a mangiare la pizza la domenica, dopo la comunione del cugino di Julie. Il giorno dopo, prima di entare a scuola, Kenneth, Michael e Julie vengono invitati ad una festa da Hunter, a cui decidono di andare.



3- Let's start the party: Spin the bottle.

Venerdì.
La testa di Michael pulsava insistentemente, senza dargli il tempo per ascoltare il suo pensiero. Tutto il naso era chiuso e gli prudeva: la sua allergia inziava a farsi sentire. Michael era sempre stato allergico ai pollini e dopo quella tromba d'aria che era venuta il giorno prima c'era di tutto in giro. Non era nemmeno libero di mettere il naso fuori di casa, che subito si gonfiava il collo e gli si chiudeva la gola.
I tre ragazzi stavano tornando a casa dopo una lunghissima giornata di scuola e in giro c'erano tutti i tipi di pollini immaginabili.
-Cazzo...- borbottò Michael.
-Che ti prende Mike?- gli chiese Julie.
-Pollini...pollini ovunque.-
-Parli come un ossesso, lo sai Harris?- lo prese in giro Kenneth.
-Provaci tu Matthews a convivere con questa allergia.-
-Hey, stavo solo scherzando. Calmati un pochetto.-
-Scusa ma oggi è una giornata proprio no.-
-Che è successo?-
La rossa si fermò sul cancello di casa sua:-Ragazzi io mi fermo qui!-
-Ok, ciao Julie!-
-Ciao ciao!!-
-Dicevamo Mike?-
-La mia fantastica giornata di merda.-
-Bene, riprendiamo da lì.-
-Oggi Daphne mi ha detto che non sa se viene alla festa di Hunter, domani.-
-E beh? Tu ti rovini la giornata perché Daphne non sa se viene?-
-Sì, cazzo! Ci contavo che venisse...- sul volto del moro comparve un'espressione cupa.
-Eddai Harris...ce ne saranno altre di feste dove potrai stare con lei. E poi, ti ha detto che forse non viene, non che è sicuro che non venga.-
-Già...comunque non è tutto qui. Sai che mi ha interrogato in storia, l'ultima ora?-
-Sì...ecco, volevo chiederti che voto ti ha dato perché te l'ha dato poco prima che suonasse la campanella.-
-Cinque e mezzo...-
-Porca troia...mi dispiace, amico.-
-Già anche a me. Spero che i miei mi lascino andare lo stesso domani.-
-Massì dai, tu di' solo che era giornata sbagliata.-
-Mh...così mi slaccano un polso.-
-Cos'è...ti "slaccano" un polso?-
-Sì beh...mi fanno male in senso ironico.-
-An...vedi di parlare una lingua conosciuta all'umanità almeno.- sorrise il biondo, dando una pacca sulla spalla all'amico, sperando in una risata.
-Credi che sia possibile avere qualche possibilità con una ragazza di un'altra classe che a malapena sa della tua esistenza?-
-Michael, fatti avanti e basta. Niente giri di parole, vai secco con "hey Daphne, come va oggi?"-
-Aaah Matthews...mi chiedo come tu faccia sempre a prevedermi.-
-Ti conosco. Mi basta e avanza Harris.-
Michael accennò un sorrisino ed entrò nel grande giardino di casa sua salutando l'amico. Beh, era alquanto semplice prevederlo Michael. Soprattutto se a prevederlo doveva essere Kenneth, suo migliore amico dalle medie. Michael non aveva mai avuto troppe cotte, e quelle che aveva erano passeggere, sarebbero passate da lì a due settimane. Per Daphne invece non era così. Il moro non aveva mai dichiarato di avere una cotta per lei, ma diceva di avere un debole, che in parole povere, è la stessa cosa. Si erano conosciuti ad un corso pomeridiano di chitarra che avevano frequentato insieme alle elementari, poi alle medie si erano persi di vista, infine alle superiori si erano ricongiunti. Il fato, il caso...non si sa come, ma Michael era davvero contento di averla lì a scuola con se. Lei era in 3^a, che era gemellata con la 3^ c e la 3^e nel caso di gita.

***

Sabato pomeriggio
Si trovarono tutti e tre davanti casa di Michael per le sei e mezza, poi si si incamminarono verso casa di Hunter, poco distante da lì.
-Secondo voi che si farà stasera ragazzi?- chiese Julie, stiracchiandosi un po' le braccia.
-Per me...gioco della bottiglia.- affermò il moro.
-Mh...l'Harris ha ragione: è un classico per le feste del sabato sera.-
-Dici Ken?-
-Credo di sì, poi non ne ho idea.- fece di spallucce il biondo. Julie non aveva mai giocato ad un gioco della bottiglia, non perché non ci tenesse, tutt'altro,  ma non ne aveva mai avuta l'occasione. Le sarebbe sempre piaciuto giocare: la sorpresa che hai quando la bottiglia indica te, la paura che hai mentre quest'ultima gira alla ricerca della tua vittima, e il brivido che si prova a baciare qualcuno che magari nemmeno conosci, sia sulla guancia e dopo due baci sulla guacia, sia sulla bocca. Sapeva che Kenneth e Michael ci avevano già giocato e si divertiva sempre ascoltando i loro racconti riguardanti quell'argomento. Oppure c'era anche obbligo o verità, al quale comunque aveva già giocato, ma le piaceva molto anche quello. Quasi sempre lei sceglieva verità, perché voleva evitare situazioni scomode. E puntualmente, quella volta che sceglieva obbligo, le toccavano robe del genere bere coca-cola, fanta, acqua e cioccolata calda insieme oppure correre per il giardino in reggiseno e mutande. Cosa poco piacevole.
Arrivarono a casa di Hunter alle sette. La festa era nel soggiorno: c'erano due o tre tavoli pieni di patatine, paninetti, snack vari e un tavolo nell'angolo con le bibite: coca-cola, the, acqua...poi c'erano anche gli alcolici: birre, gin tonic, martini, aperol e campari.
C'era la musica abbastanza sparata a palla, ma tutto sommato non ci si assordava. Per fortuna non erano in molti, quindi non c'era nemmeno troppa confusione. In tutto erano circa una quindicina: due o tre di un'altra scuola che non conoscevano, il resto erano tutti delle altre terze. Michael cercava a destra e a manca Daphne con lo sguardo, ma non la vedeva...aveva rispettato quello che aveva detto, non era arrivata. Lanciò uno sguardo a Kenneth, che gli mise una mano sulla spalla, capendo la delusione del suo amico.
-Ciao ragazzi!- li salutò Hunter.
-Ciao Hunt...tutto bene?- chiese Julie, sorridente.
-Benissimo bellezza, qui procede tutto alla grande!-
-Mmmh...promette bene. Che state facendo di là?-
-Sto facendo conoscere chi non si conosce.-
-Interessante...-
-Più che altro, è già scattata una scintilla tra Everett e Rosalie.-
-Seconda b e seconda d?-
-Esatto.-
-Maddai...non ci credo.-
-Ti giuro!- rise Hunter.
-Va bene dai...deve arrivare anche qualcun'altro?-
-Mmmh...no, mi sembra di no.-
-Va bene, grazie.-
-Beh, non state lì impalati, venite dentro!- sorrise Hunter ai tre, che lo seguirono nel soggiorno.
Michael aveva completamente cambiato cera: aveva uno sguardo afflitto e non rideva nemmeno ad una delle battute più cretine di Kenneth, che lo prese in disparte due minuti:- E' per Daphne che stai così Harris?-
-Non lo so...porca troia.-
-Ascolta, non è né la prima né l'ultima festa a cui sarete invitati entrambi e spesso ci sarà uno e mancherà l'altro, non ti devi rovinare la serata per questo.-
-Forse hai ragione...è che mi dispiace il fatto che lei non sappia che io sono triste.-
-Tu devi farti in vena, altro che! Andiamo Harris, ripigliati cazzo!-
-Fanculo Matthews.-
-Così ti voglio, ora andiamo.-
-Va bene...- e ripresero anche loro i festeggiamenti. Erano circa le dieci quando scoppiò un temporale e saltò via tutta la corrente. Una vera sfiga per qualcuno, una vera fortuna per qualcun'altro. Proprio in quel mentre suonò il campanello. Hunter, munito di torcia e coltello si avvicinò alla porta esordendo un misero:-Chi è?-
La risposta non si sentì molto bene, ma Hunter tirò un sospiro di sollievo e aprendo la porta disse:-Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai?-
La risata che seguì fu molto familiare ai ragazzi: una ragazza della loro età dai capelli color nocciola che arrivavano sulle spalle e dagli occhi del medesimo colore entrò nel soggiorno. Fu inevitabile un sorriso a 32 denti di Michael. La ragazza si unì al gruppetto e si avvicinò subito al terzetto.
-Ciao Daphne...- balbettò Michael.
-Ciao Mike! Tutto bene?-
-Certo...te?-
-Tutto bene, grazie.- Kenneth fece cenno a Julie di allontanarsi.
-Come...come mai hai fatto tardi?-
-Ah, mia madre ha sballato tutti gli orari...-
-Ah capisco.-
-Ci si diverte?-
-Mh?-
-La festa...è  divertente?-
-Sì, sì...dicevamo di giocare al gioco della bottiglia tra poco.-
-Fantastico, lo adoro!-
-A me è indifferente...-
-Perché? E' troppo figo!- sorrise lei, sitemandosi un ciuffo castano dietro l'orecchio.
-Massì...è un gioco da fare in compagnia, come obbligo o verità, è dello stesso calibro.-
-Già, hai ragione...ma sono tutti e due belli comunque.-
Michael sorrise, era davvero troppo felice che Daphne fosse lì. Dopo una mezzoretta si sedettero tutti in cerchio, tre candele al centro per illuminare un po' dato che la corrente non era ancora tornata.
-Allora ragazzi...- iniziò Hunter -...questo è un gioco della bottiglia alternativo: la prima persona indicata dovrà fare qualcosa o rispondere ad una domanda che dovrà fare la seconda persona indicata, oppure sceglieranno quelli che non sono stati indicati.-
-Cioè tutti gli altri 13 dovrebbero decidere cosa far fare ai due indicati?- chiese una ragazza leggermente confusa.
-Esatto dolcezza. E ora...che il gioco cominci!- girò la bottiglia. Le prime due vittime furono due ragazze di 3^A che dovettero ballare il cancan con un bicchiere colmo d'acqua in mano. I secondi furono un ragazzo e una ragazza di un'altra scuola che dovettero scambiarsi i viestiti e stare dieci minuti così: la ragzza con dei jeans enormi e una maglietta verde marcio, il ragazzo con una gonnellina strettissima e una camicetta rosa shocking.
-Ora ragazzi, si cambia giro. Fino ad ora siamo stati clementi, ora iniziano le torture!- ghignò Hunter, sotto sguardi accusatori dei presenti.
Girò Michael la prima volta, facendo fermare il tappo contro Kenneth, che gli sibilò un "vaffanculo".
-Bene Kenneth...- disse pensieroso Hunter -...sai che ne facciamo di te ora?-
-Devo preoccuparmi?-
-Ti converrebbe, a te la scelta.- sorrise, prima di riunirsi con un po' di ragazzi. Dopo due minuti proclamò:- Abbiamo il tuo obbligo...intanto tieni questa.- gli porse una benda.
-Devo...bendarmi?-
-Esatto...dai che poi ti diciamo il resto.-
Kenneth eseguì, legandosi il pezzo di stoffa:- Prosegui.-
-Noi ti mettiamo di fronte una ragazza...tu, toccandola, devi capire chi è.-
-Cosa?! Ma non posso toccare una ragazza così alla cieca!-
-Oh sì sì che puoi. Finendo il discorso, se sbagli non dovrai baciarla, se indovini dovrai baciarla.-
-...guancia?-
-Ma quanti anni hai? Sulla bocca, no?-
-Ok, però non ha senso...cioè, la bacio se sbaglio, non se faccio giusto.-
-Contesti la scelta della giuria?- scherzò Hunter.
-No, però...non ha senso.-
-La giuria ha votato. Ora esegui.-
-Va beh...che Dio ce ne scampi.-
-Bravo. Sei pronto?-
-Vai.-
Dopo pochi secondi una mano prese quella del ragazzo e la portò sulla spalla della ragazza. In un sibilo si udì un "che il gioco cominci.".
Kenneth con molta timidezza scese giù sulle braccia e poi risalì al collo. Mise una mano sulla guancia che era abbastanza calda. Gli era familiare, ma non riusciva a collegare a chi appartenesse. Però non osava andare più in giù, okay che era un gioco, ma non voleva. Era principio.
-Hem...Kenneth?- domandò Hunter.
-Mh?-
-Così non lo capirai mai. Devi scendere.- cercò di scandire il più possibile le parole.
-Devo per forza?-
-Sì, guarda che non uccidi nessuno!-
-Oh beh, lo spero...-
-Piantala di cianciare!-
-Cianciare?-
-Perdere tempo.-
-E va bene...-
Così ubbidì e portò le mani più in basso, percorrendo la linea dei fianchi. All'altezza del petto sentiva il cuore battere veloce. Era quasi certo che fosse Daphne, i lineamenti ricordavano proprio i suoi. Solo che non poteva dirlo, perché nel caso che avesse avuto ragione lui avrebbe dovuto baciarla e non voleva fare questo al suo amico. Sarebbe stata la fine per lui.
Così decise di fare la cosa secondo lui più giusta, sbagliando nome.
-Ho capito.- allontanò le mani dalla ragazza e le portò lungo i suoi fianchi.
-Spara.-
-La ragazza è...Julie.-
Silenzio. Nessuno parlò. Si aspettava una risata, un "oh che errore da principiante", invece il  nulla.
-Togliti la benda.- gli suggerì Michael.
Si sfilò la stoffa nera e davanti a lui trovò una ragazza rossa, dagli occhi grigi che sorrideva leggermente arrossata. Non poteva essere...era stato un idiota. Ci aveva visto bene, era proprio Julie.
-Bene, caro vecchio Kenneth...ora puoi baciare la sposa.- rise Michael.
Lei lo guardò interrogativa, non era sicura che il suo amico ne avrebbe avuto il coraggio.
D'altra parte lui non sapeva minimamente cosa avrebbe dovuto fare...avrebbe dovuto avvicinarsi, prenderle la mano e baciarla? O avrebbe dovuto abbracciarla e  poi baciarla? Non ne aveva la più pallida idea. Era troppo confuso...sarebbe cambiato qualcosa dopo quel bacio tra loro due?
Qualunque cosa fosse cambiata, non voleva saperla. Era troppo legato a Julie per poterla perdere per uno stupido gioco.
Ma le regole parlavano chiare, avrebbe dovuto baciarla.
Si sentiva ribollire dentro, aveva le farfalle allo stomaco e non riusciva a spiaccicare parola.
Dalla parte sua, Julie era immobilizzata. Non aveva mai pensato di dover baciare Kenneth. In realtà, non aveva mai pensato a Kenneth come più di un amico, non che la cosa le dispiacesse, ma non era mai stata sfiorata da quel pensiero.
Eppure ora si trovava di fronte a lui, il cuore in gola che batteva a mille e  sentiva le mani iniziare a sudare. Per non parlare di quando Kenneth aveva percorso con le mani i suoi fianchi...credeva che con i battiti veloci del suo cuore sarebbe scoppiata, ma allo stesso tempo era sollevata perché sapeva che Kenneth comunque non avrebbe toccato niente che la potesse mettere in imbarazzo.
Lo conosceva bene il suo amico...era sempre stato un tipo alquanto timido e indiscreto. Era certa che non avrebbe fatto cazzate.
Kenneth sapeva di essere alquanto timido e sapeva che di cazzate fatte senza pensare ne avrebbe fatte ben poche, invece di cazzate pensate ne avrebbe fatte a bizzeffe.
Ora però non sapeva come classificare il baciare la sua migliore amica...cazzata pensata o cazzata non pensata?
Prima di rovinare il loro rapporto avrebbe dovuto pensarci, ma forse doveva semplicemente buttarsi.
Entrambi si guardarono negli occhi, appena illuminati dalle flebile luce delle candele, entrambi indecisi..."vado o non vado?" si chiese Kenneth, ma ben presto trovò la risposta...

  
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