“Hai
comprato una lontra?!” chiese
mia nonna
“No
nonna, Londra, non lontra! Mi
trasferisco!” le ripetei io
“Che
cos’ha fatto il fisco?”
“Nonna
ce l’hai l’apparecchio per
l’udito?”
Ecco
l’ennesimo tentativo di
spiegare a mia nonna che sarei andata a vivere a Londra per frequentare
il
penultimo anno di liceo. Qui in Italia la scuola stava diventando
troppo
costosa e i miei genitori non potevano permettersi di pagare anche
l’insegnante
di inglese che mi avrebbe assicurato un futuro migliore in questo
periodo di
crisi mondiale. Tra tante scuole inglesi avevano scelto la
“Holley High School”
di Londra, a due passi dal centro della città e con la
possibilità di studiare
tutte le materie che studiano i ragazzi italiani. Non
ero esattamente entusiasta di questa loro
scelta perché avrei dovuto lasciare i miei amici e la mia
famiglia e andare ad abitare
in un altro paese. Forse l’unica cosa positiva era il fatto
che sarei andata ad
abitare da sola; i miei genitori avevano affittato una camera di un hotel di fianco alla scuola.
Il giorno prima
della partenza
ricevetti una telefonata da parte di Giulia, la mia migliore amica.
Avevamo
parlato a lungo di tutto quello che avevamo passato nei primi tre anni
di
scuola, di tutte le nostre avventure e delle nostre serate-film in cui
ci
ingozzavamo di pop-corn a non finire. Infine mi aveva invitata ad
andare a
mangiare l’ultima pizza italiana in una pizzeria poco
distante da casa mia. Non
avevo molta voglia di uscire, dovevo ancora finire i bagagli e avrei
preferito
andare a dormire presto perché avevo l’areo per
Londra alle 7 del mattino del
giorno dopo, ma di decisi a prepararmi e ad uscire per poter salutare
la mia
amica prima della mia partenza. Indossai una gonna bianca e un top
azzurro, mi
misi un filo di trucco e poi mi diressi verso la pizzeria.
Quando arrivai
c’era Giulia ad
aspettarmi:
“Ehi
Jane! Sei stupenda questa
sera, vieni, andiamo a sederci. Sto morendo di fame!”
Appena arrivammo
nella sala
principale notai un lungo tavolo sotto al quale vidi delle ombre. Non
feci in
tempo a chiedermi cosa stesse accadendo che 25 persone sbucarono da
sotto il
tavolo urlando “sorpresa!”. Lì, davanti
a me, c’erano tutti i miei compagni di
classe che avevano deciso di farmi una sorpresa. Gli occhi cominciarono
a
riempirsi di lacrime per l’emozione. Era l’ultima
volta che saremmo stati tutti
insieme.
Finita la cena
salutai i miei amici
e mi diressi verso casa, pensando e ripensando al mio futuro e
chiedendomi se
troverò mai degli amici simili.
“Bip-bip-bip”.
Il suono della
sveglia mi riportò alla realtà: era arrivato il
giorno della mia partenza. Mi
scaraventai giù dal letto, feci una veloce colazione e mi
vestii per partire;
un paio di jeans e una t-shirt. Salutai i miei genitori, che non
smettevano di
ripetermi le solite raccomandazioni: “attraversa sulle
strisce”, “non dare
retta agli estranei”, “sii molto
gentile”, “studia molto”, “non
fare
stupidaggini”…
Era la prima
volta che viaggiavo da
sola, ma me la cavai. Feci il check-in, imbarcai i bagagli, passai i
controlli
e salii sull’aereo. Mi sedetti sul sedile, chiusi gli occhi e
pensai a quello
che mi sarebbe successo, lasciando che le canzoni dei One
Direction mi cullassero in un sonno
profondo, facendomi risvegliare quando l’aereo
atterrò a Londra.