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Autore: kymyit    30/07/2013    1 recensioni
[XROS WARS - HUNTERS]
C’era qualcosa, quella notte, che turbava il suo sonno. Pigramente si rigirò fra le lenzuola, mormorando frasi sconnesse, non totalmente sveglia.
Questo qualcosa però perdurava.
Akari non capiva cos’era, ancora avvolta fra le nebbie ovattate del sonno. Aprì piano gli occhi, per scoprire la propria camera pervasa da una tenue luce rosa. Incuriosita e preoccupata al contempo, la ragazza cercò con lo sguardo di capire da dove provenisse.
Sulla sua scrivania c’era un piccolo specchio e, così pareva, la luce rosa scaturiva da esso, dal suo interno. Akari si strinse nelle spalle, impaurita, memore di quella volta nella Lake Zone in cui il nemico l’aveva ipnotizzata e usata sfruttando l’illusione di sua madre e la sua angosciosa nostalgia.
-Aiutami.- supplicò dall’altra parte una voce, accompagnata da una straziante melodia.
La ragazza indietreggiò, turbata.
Quella melodia riecheggiò per attimi infiniti nella sua testa. Disperata, sì, ma al tempo stesso raffinata, misteriosa. Familiare. Anche la voce, pur essendo appena percettibile e distinguibile dalla Digimelody, era proprio quella.
-Aiutami, ti prego!- esclamò una sagoma eterea composta ormai solo di crepitante luce rosata.
-Lilithmon… - sussurrò a voce appena percettibile, la digiprescelta [...]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Riflesso, Mulan
Note:
Era da un po' che rimuginavo su questa fic e ho approfittato della Challenge Multifandom per buttarla giù. Non sono sicura di essere riuscita a gestire bene il prompt, purtroppo, ma spero di sì. Spero che il messaggio arrivi dritto al vostro cuore ^_-
Ah, giusto: se non avete finito di guardare la serie e odiate gli spoiler... fuggite o.o Fuggite!!




Non potevo voltarti le spalle





Guardami,

quella che tu vedi non sono io,
tu non mi conosci...

E’ così, la mia parte è questa qua.
(Riflesso, Syria)



C’era qualcosa, quella notte, che turbava il suo sonno. Pigramente si rigirò fra le lenzuola, mormorando frasi sconnesse, non totalmente sveglia.
Questo qualcosa però perdurava.
Akari non capiva cos’era, ancora avvolta fra le nebbie ovattate del sonno. Aprì piano gli occhi, per scoprire la propria camera pervasa da una tenue luce rosa. Incuriosita e preoccupata al contempo, la ragazza cercò con lo sguardo di capire da dove provenisse.
Sulla sua scrivania c’era un piccolo specchio e, così pareva, la luce rosa scaturiva da esso, dal suo interno. Akari si strinse nelle spalle, impaurita, memore di quella volta nella Lake Zone in cui il nemico l’aveva ipnotizzata e usata sfruttando l’illusione di sua madre e la sua angosciosa nostalgia.
-Aiutami.- supplicò dall’altra parte una voce, accompagnata da una straziante melodia.
La ragazza indietreggiò, turbata.
Quella melodia riecheggiò per attimi infiniti nella sua testa. Disperata, sì, ma al tempo stesso raffinata, misteriosa. Familiare. Anche la voce, pur essendo appena percettibile e distinguibile dalla Digimelody, era proprio quella.
-Aiutami, ti prego!- esclamò una sagoma eterea composta ormai solo di crepitante luce rosata.
-Lilithmon… - sussurrò a voce appena percettibile, la digiprescelta, come se pronunciare quel nome a voce alta potesse in qualche modo ferirla.
La piccola luce divampò per qualche secondo.
-Sei tu?- domandò, stupita, la voce. Se avesse potuto spalancare la bocca per lo stupore, probabilmente Lilithmon l’avrebbe fatto.
Ma era solo luce.
Impalpabile e debole luce. Una candela sola nell’oscurità, senz’aria a tenerla viva. Un mero e vago riflesso di ciò che era stata nei tempi d’oro. Sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo. Aveva atteso a lungo quel giorno, sperando di spegnersi. Aveva lottato contro Beelzebumon, era arrivata così vicino a schiacciarlo! A cancellarlo dalla faccia di Digiworld! E poi, invece… eccola lì, come si era ridotta: un umile, disperato baluginio di dati disperso per il Mondo Digitale.
Esso era tornato il mondo che era prima che Bagramon scatenasse la sua sete di conquista, molti digimon deceduti erano rinati a nuova vita.
Lei no, perché non se n’era mai andata.
Quando sentiva la vita scorrerle via, la furia cieca le donava nuova forza, impedendole di sparire.
“Maledetto Beelzebumon!” urlava il suo cuore furioso. E covando rancore per il nemico caduto insieme a lei, si condannava a un supplizio eterno: vagare sottoforma di dati, dispersa nell’oscurità.
Sola.
Era un circolo vizioso.
Le mancavano quei gentili “Lilichan” di cui si faceva beffe. Le voci irritanti degli Evilmon, suoi forzati compagni. In breve tempo tutto il suo mondo di dominio si era sfaldato. Era caduta, Lilithmon, e per lei fu terribile, insopportabile: sconfitta in continuazione, tradita dal suo signore e declassata, usata e gettata via come uno qualsiasi dei digimon che lei stessa aveva usato a sua volta per contrastare i Generali umani.
Aveva toccato con mano quella sofferenza e nei momenti in cui la fine sembrava ormai prossima, aveva finalmente intuito ciò che davvero importava.
“Così mi uccidi, Lilichan.” il cuore di Blastmon piangeva nel vederla piangere a sua volta, non era più in sé già da quel fatidico momento. E lei ne era dolorosamente conscia.
Li aveva derisi, aveva desiderato la loro sconfitta e aveva cospirato in segreto, ma Tactimon e Blastmon erano i suoi compagni, nella vittoria e nella sconfitta i loro obbiettivi comuni erano il loro legame.
Con Blastmon poi, nonostante l’avesse usato per sfogare la sua rabbia neppure tanto repressa lanciandolo e sbattacchiandolo qua e là, aveva allacciato un legame speciale.
Quando combattevano contro Beelzebumon, erano insieme. Lui colpiva il nemico per lei, lui lo feriva, lui godeva del male che arrecava in suo nome e lei poteva sentirlo.
La Digixros era qualcosa di davvero grandioso.
Non l’aveva mai considerata da quel punto di vista.Era sempre stato un continuo assemblarsi e smontarsi per sottomettere i nemici, un’assimilazione di potere, non c’era un’unione dell’anima, non c’era uno scambio equivalente.
C’era sempre e solo lei: Lilithmon.
Ed era rimasta sola.
Blastmon se n’era andato, forse era rinato.
Anche gli Evilmon probabilmente volavano liberi e felici in un nuovo mondo.
Lei no. Lei era condannata a quell’esistenza sospesa.
Vivere senza poter vivere, fino alla fine.
E quando quella fine era giunta, ne aveva avuto paura e aveva invocato aiuto.
Non immaginava certo che quella richiesta giungesse a qualcuno. Tantomeno a quella ragazzina, Akari. Probabilmente l’unica che avrebbe avuto tutte le ragioni per rifiutarle il soccorso.
-Tu… - ripeté Lilithmon -Ti prego, aiutami… - pronunciò quelle parole piena di vergogna, come se le costassero sangue. Vide, oltre lo specchio, la ragazza fissarla, impaurita. La vide riflettere per qualche secondo, poi il buio.
Akari aveva rovesciato lo specchio.
Lilithmon soffocò a stento un lamento.
“Che cosa mi aspettavo?” si chiese.
A quanto pare il suo destino era così miserevole. Doveva morire in quel modo terribile, dimenticata da tutti, sporca del fango della sconfitta, senza nessuno a offrirle consolazione.
“In fondo, mi sono meritata tutto questo.” si disse. Se l’era detto tante volte. Ormai neppure il pensiero dell’odiato Beelzebumon che si godeva la sua nuova vita con quella smorfiosa donna serpente riusciva a fornirle potere. Ormai non le importava più che quello rinascesse come l’araba fenice e sgusciasse via dalle fauci dell’oblio ogni santa volta.
Ormai Lilithmon non provava più odio, solo terrore.
Avrebbe pianto.
Ma non le restavano neppure le lacrime, di lei rimaneva solo una figura appena distinguibile dall’oscuro spazio digitale in cui era sospesa.
“Kudo Taiki… “ pensò “Spero che ci sia un posto anche per me nel mondo che desideri.”
La digimon si abbandonò all’oblio, sorprendendosi di quanto facile fosse morire piuttosto che rifuggire la morte. Rimpianse, per un attimo, l’essersi comportata in maniera così indegna, lei, fiero generale dell’Impero Bagra.
Mentre la sua coscienza scemava definitivamente, si sentì risucchiare.
“Questo significa scomparire?” si chiese.
Ma non scomparve.
Si guardò intorno perplessa.
Non solo non si era scomposta in dati, ma guardandosi le mani, poteva scorgerle quasi chiaramente, benché i suoi dati fossero compressi in quel luogo familiare. Non più un cupo angolo di nulla, ma un luogo più circoscritto, più luminoso, rassicurante.
-Lilithmon, Reload!-
Come poc’anzi, si sentì risucchiare e ricomporre. Ormai aveva capito, eppure non poteva smettere di guardarsi le mani. Le sue mani! Poteva vederle chiaramente.
Il suo corpo non era più solo luce crepitante, era solido, era integro.
-Sono… sono viva?- si chiese, poi abbassò lo sguardo.
Akari Hinomoto la fissava intimidita. Accanto a lei Dorulumon e Cutemon, la scrutavano ammonendola con lo sguardo. Se avesse alzato un dito sulla ragazza, gliel’avrebbero fatta pagare.
Ammesso che ci riuscissero, fu il suo primo pensiero.
Il secondo fu che probabilmente ce l’avrebbero fatta, erano avversari che conosceva molto bene, dopotutto. Sapeva che erano capaci di compiere miracoli per il bene di un amico e questo bastò a stroncare sul nascere qualsiasi intento bellicoso.
Rimase a fissare la prescelta per qualche secondo e, poiché nessuno si azzardava a rompere quel silenzio, fu Akari a parlare per prima.
-Stai bene?- le domandò.
Lilithmon mise su un broncio altezzoso.
-Perché mi hai aiutato?- le domandò.
-Perché hai chiesto aiuto.- rispose la ragazza, impacciata. -Io… Io non ero sicura di volerlo fare.- ammise mentre il suo tono acquisiva sicurezza parola dopo parola e i suoi occhi si fissarono su quelli della digimon.
-Però Taiki mi ha insegnato a non voltare le spalle al mio prossimo. Non potevo farlo.-
Lilithmon annuì con uno sbuffo, sorridendo. Non per scherno come poteva sembrare, ma in segno di rassegnazione. C’era da immaginarselo: i Xros Heart la pensavano tutti allo stesso modo.
Con uno scatto improvviso, la digimon afferrò la ragazza per le braccia e la sollevò a mezz’aria.
-Lasciala andare!- ordinò Dorulumon scattando, immediatamente e minacciandola con la sua trivella, ma l’ex generale di Bagra non lo degnò che di un’occhiata di sfida.
-Credi di avermi fatto un favore?!- domandò astiosa verso la ragazza che tremò, impaurita.
-Sì.- rispose però -Tu mi hai chiesto aiuto.-
-E tu sei stata così sciocca da concedermelo… cosa ti fa pensare che adesso io non ti faccia a pezzi e poi faccia lo stesso con i tuoi amichetti?-
-Non lo penso.- rispose -Però… non potevo voltarti le spalle lo stesso!- esclamò.
Lilithmon sentì il suo corpo bruciare, come infiammato, come se quelle parole, quell’ardore, avessero fatto scaturire in lei una prepotente energia. E quel calore si trasmetteva anche alle sue membra. Inebriata da esso, depose la ragazza e rimase  in silenzio a fissare prima lei, poi nuovamente il proprio corpo.
Si sentiva davvero bene.
Si sentiva viva e ancora non capiva, non riusciva a capire perché quello schifoso altruismo fosse un potere così temibile. Non riusciva ad accettare che il costante sacrificio di se stessi per il bene altrui potesse donare benessere anche a se stessi.
Eppure ne aveva avuto le prove, in continuazione.
-Tsk.- la digimon schioccò la lingua contro il palato e con un gesto di stizza incrociò le braccia al petto. -Voi umani non vi capirò mai.- disse, prima di mutare in un fascio luminoso ed entrare nuovamente nel Digivice della ragazza, lasciando la stessa e i suoi compagni digimon basiti.
Akari fissò lo schermo del suo Xros Loader, sul quale compariva il volto imbarazzato e rissoso dell’ex generale.
-Credo che resterò qui finché non mi rimetterò completamente.- borbottava quella -In fondo sembra piuttosto accogliente.-
-Eh? Aspetta, ma questo significa che dovremo convivere con lei?- domandò Cutemon, visibilmente preoccupato, mentre Dorulumon, contrariato, scuoteva la testa.
-Mi sa che non abbiamo altra scelta.- ribatté.
Akari, intanto, si era seduta sul letto e continuava a guardare il suo dispositivo con un debole sorriso stampato in volto.
-E un’altra cosa!- continuò Lilithmon -Quello che è successo non devi raccontarlo a nessuno, hai capito?-
-Certo, tranquilla.- rispose la ragazza.
-E’ stato un momento di debolezza io- -Tutti abbiamo paura, lo so.- la interruppe la ragazza -Resterà un segreto, tra me e te.-
Lilithmon valutò la risposta in silenzio per qualche secondo, per poi chiudere la questione con un -Meglio per te.-
Tacque ancora, come a raccogliere il coraggio per pronunciare quelle sei lettere -Grazie.- disse, infine. Dopodiché la sua immagine scomparve dallo schermo e Akari poté tirare un sospiro di sollievo. Si rimise a letto e stava per congedare i suoi digimon quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
-Akari, tesoro, tutto bene?-
-Sì, mamma. Credo di aver fatto uno strano sogno, non preoccuparti.- rispose in tensione. Se la madre fosse entrata e si fosse trovata davanti un buffo coniglietto rosa in groppa a un lupo bianco e arancione dotato di trivelle, probabilmente le sarebbe venuto un colpo.
Fortunatamente sua madre accettò quella versione e si congedò augurando alla figlia di passare una buona nottata.
Akari sospirò nuovamente accasciandosi sul letto, esausta.
-Forza, ragazzi, tornate nel Xros Loader.- disse rivolgendosi agli amici.
I due parvero titubanti, ma lei li rassicurò.
-Tranquilli. Sono sicura che Lilithmon non farà nulla di male. Domani parleremo con Taiki. Ovviamente ometterò un po’ di cose.- disse, rassicurando la nuova ospite del suo Digivice. -Buonanotte, ragazzi.-
Dorulumon e Cutemon si scambiarono un’occhiata perplessa, poi decisero di fare come la loro partner diceva. Se Lilithmon avesse deciso di tradire la fiducia di Akari, loro non sarebbero rimasti a guardare.
L’ex generale aveva sentito e visto tutto, ma era rimasta in silenzio, in un angolo.
Non poteva concepire l’idea di essersi mostrata debole a quel modo.
Lei non era così! Lei era forte, fiera, valorosa!
Si strinse nelle spalle.
“E incredibilmente stupida, incapace di ammettere la mia debolezza.”
Chiuse gli occhi, per concedersi qualche minuto di riposo, senza però riuscire ad addormentarsi. Temeva di chiudere gli occhi per non riaprirli mai più e questo la terrorizzava. Rimase però immobile, a crogiolarsi del calore che ancora pervadeva il suo corpo.
“Forse capirò… ” pensò sorridendo debolmente “Akari Hinomoto… forse capirò cos’è questa forza di cui siete dotati… ”
Un giorno avrebbe compreso, sperava. Fino a quel momento era decisa a restare a fianco del nemico vincitore, come osservatrice neutrale. Sì. Si convinse che potesse essere una scelta ragionevole.
Ma c’era un altro dubbio, che si sarebbe presto affacciato nella sua mente.
Perché la sua disperata richiesta d’aiuto era giunta proprio alle orecchie di Akari? Perché il suo ultimo incantesimo aveva incantato proprio quello specchio?
Una semplice scorciatoia scelta dal suo corpo esausto? Con lei aveva già instaurato un legame, in fondo.
Non aveva idea, come del resto neppure la digiprescelta, che in tutta la faccenda ci fosse lo zampino di un certo vecchio, apparentemente anche lui l’ombra del se stesso glorioso di un tempo. Un semplice uomo anziano, compiaciuto della piega data agli eventi.
Un ex sovrano soddisfatto di aver riparato ai propri errori.

   
 
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