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Autore: Kiri94    30/07/2013    3 recensioni
AVVISO: la storia è stata completamente revisionata e riscritta in un modo più gradevole: per qualsiasi feedback vi invito a mandarmi un messaggio personale!
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Questa saga tratta eventi successivi alla Kiri no Gemini - Introductive Arc, pertanto invito a leggere questa saga solo nel caso si abbia già letto la saga precedente.
Nel cuore della notte diverse figure si muovono nell'ombra: il loro piano di vendetta darà vita ad una grande battaglia nella città di Namimori che vedrà coinvolti i Guardiani dei Vongola che vi risiedono ed alcuni nuovi personaggi!
Chi sono i misteriosi Drago? E per quale motivo odiano così tanto la famiglia Vongola?
La storia finalmente inizia ad entrare nel vivo, con colpi di scena ed intrighi a fare di sfondo ad alcune fra le più grandi battaglie mai combattute!
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chrome Dokuro, Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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La squadra d'assalto Drago Minore Viola atterrò silenziosamente ai confini del distretto Kokuyoland, circondandolo completamente.

La luogotenente, riconoscibile da una divisa differente dalle altre e da un mantello viola, avvicinò alla bocca quello che in apparenza pareva un orologio da polso, ma che in verità era una sofisticatissima ricetrasmittente miniaturizzata, premendo un pulsante nascosto per far partire la comunicazione – Necro-sama, qui Viola. La mia squadra ha già completamente circondato l'edificio: Martin-sama le ha dato l'ok? – domandò, attendendo poi risposta in febbrile attesa, tenendo lo sguardo fisso all'ingresso.

Dopo alcuni interminabili istanti, una voce uscì gracchiante dall'orologio – Ottimo lavoro, Viola. Il capo ha confermato l'ordine di attacco, per cui hai carta bianca: agisci quando e come lo ritieni opportuno – rispose: Viola portò nuovamente l'orologio alla bocca – Ricevuto, Necro-sama. Un ultima cosa: ho il permesso di eliminare gli obbiettivi? – domandò.

Dall'altro capo della trasmittente calò il silenzio, spezzato poco dopo da una risatina di Necro: l'efficienza della sua luogotenente lo spiazzava sempre – Affermativo – rispose.

La donna ascoltò rapita, assaporando la parola come fosse un dolce pregiato, esibendo un sorriso sadico mentre si passava la lingua sulle labbra, per poi fare un gesto con le mani che si rivelò essere il segnale che diede il via all'assalto.

Le truppe irruppero silenziosamente dall'alto della cancellata muovendosi furtivamente nell'ombra, riuscendo con magistrale abilità a celare la loro presenza: superata l'enorme serra decadente dove ormai oltre trent'anni prima s'era svolto lo scontro tra Yamamoto Takeshi e Joshima Ken gli intrusi si suddivisero in gruppi, proseguendo in direzioni diverse in modo da rendere più difficile il rintracciamento da parte degli abitanti di Kokuyoland, ma con un punto di ritrovo già prefissato: l'enorme edificio centrale, la vecchia Scuola Kokuyo.

Purtroppo per loro, avevano commesso un'imperdonabile errore di calcolo.


– Ken. Sia chiaro che se mi hai svegliato nel cuore della notte senza un motivo preciso ti ammazzo – sussurrò in modo apatico Chikusa, con volto inespressivo ma più scuro della notte stessa. Ken rabbrividì leggermente prima di voltarsi verso di lui – Kaki-pii, ti dico che ho sentito puzza di intrusi, byon! Il mio istinto non fallisce mai! – rispose, visibilmente innervosito per la mancanza di fiducia.

Chikusa non ebbe tuttavia la benché minima reazione, limitandosi a mormorare – Quanti nemici ci sono stando al tuo olfatto, bestia? – senza alcuna emozione.

Ken fu tentato di azzannarlo alla gola, ma riuscì a rimanere relativamente calmo – Ho avvertito 150 odori diversi, byon – disse in risposta: Chikusa estrasse gli yoyo dalle tasche della giacca, avviandosi con andatura lenta verso l'esterno – Allora è meglio darci da fare e finire prima che Mukuro-sama si svegli – disse semplicemente.

Ken si infilò il Lion Channel in bocca, sorridendo mostrando i canini estremamente affilati ed urlando – Andiamo a sbranarli, byon! Ho giusto un languorino! – seguendo l'amico.


Le prime cinque sottosquadre si ritrovarono come previsto all'ingresso, riunendosi silenziosamente: l'incaricato al comando estrasse il Walkie Talkie – Viola-sama? Siamo arrivati senza intoppi all'ingresso principale. Possiamo procedere? – domandò con fervore, ottenendo immediatamente risposta – Perfetto, ottimo lavoro. D'ora in poi approfittate dell'effetto sorpresa, siete in netta superiorità numerica, quindi non dovrebbe essere un problema: per quanto forti possano essere i Guardiani Vongola, restano pur sempre degli esseri umani. Contattatemi quando ci saranno novità – ordinò la voce di Viola, chiudendo la comunicazione subito dopo.

L'incaricato si rivolse ai membri della sua immensa squadra – Avanti, è il momento di intraprendere l'attacco vero e proprio! Al mio tre sfonderemo la porta. Pronti? Uno... due... tr...! – ma non riuscì a concludere la frase: con un boato, la porta d'acciaio saltò di netto via dai cardini travolgendo i malcapitati che vi erano di fronte, spazzandoli via: i sopravvissuti osservarono increduli la scena, mentre cercavano di distinguere le figure nascoste dal polverone sollevatosi, ma quest'attimo di esitazione costò loro parecchi uomini, che vennero crivellati da aghi avvelenati sparati da chissà dove nella coltre polverosa.

Tuttavia, questo però servì ad allertare i restanti membri della truppa, che estrassero simultaneamente le armi pronti ad affrontare il nemico: la voce di Ken li raggiunse da un punto non meglio precisato - Ohi, Kaki-pii, non trovi che siano deludenti, byon? Mi aspettavo di meglio da coloro che invadono il nostro territorio... – ruggì il biondino: Chikusa sospirò – Potevi evitare di svegliarmi allora, cane pulcioso – rispose in maniera vagamente seccata quest'ultimo, mentre la nube di polvere finalmente si dissolveva, rivelandoli al nemico ed aggiungendo – In ogni caso ormai sono sveglio, tanto vale fare qualche esercizio mattutino – preparando gli Yoyo a colpire.

Ken sorrise – Avevo giusto voglia di far colazione, byon! – disse sbavando ed estraendo gli artigli, per poi balzare addosso al nemico.


– PORCODAEMONCOSACAZZOSUCCEDEANCORA!?! – urlò Mirai, svegliata di soprassalto udendo il boato assurdo causato dalla porta scardinata da Ken e guardandosi intorno, furiosa per essere stata svegliata ancora una volta.

Ciò che vide le causò un tic nervoso all'occhio.

– Uh? Oh, sei già sveglia, Mirai-nee? Strano, molto strano! –

Kurai era ancora fuori dal letto, seduto sulla sedia personale alla scrivania, a leggere un tomo con aria decisamente intellettuale, cosa accentuata da un paio di occhiali a montatura nera che indossava, che in qualche modo gli conferivano un aspetto da studente universitario – … E questo cosa dovrebbe rappresentarmi...? – riuscì a malapena a mormorare Mirai, troppo rintronata per la sveglia improvvisa: Kurai la guardò stupito – Stavo leggendo – disse con semplicità disarmante.

Mirai si portò la mano sulla fronte – Leggendo? Tu? Alle 3 del mattino? Un... un trattato sulla composizione delle rocce dell'Himalaya?! – sibilò incredula, ma Kurai assunse un'espressione da saputello e sorridendo esclamò – Non esiste orario per la cultura – con tono pomposo.

Seguì una pausa di qualche secondo, dopo la quale Mirai scattò in avanti tentando di soffocare Kurai con un cuscino, il quale si dimenò cercando di opporre resistenza, ma Mirai lo lasciò andare solo quando si mise a implorare perdono – Ok, tornando seri... Sei stato tu? – domandò con espressione corrucciata mentre il gemello riprendeva aria a pieni polmoni – A f... a f-fare cosa? – domandò a sua volta Kurai, ansimando: Mirai alzò un sopracciglio – A fare tutto quel casino, non l'hai sentito? Sembrava lo scoppio di una bomba o qualcosa del genere! – urlò, ancora agitata per lo spavento.

Kurai la squadrò con sguardo incredulo – … Eppure io non ho sentito niente... – mormorò più a sé stesso che alla sorella.

Mirai sospirò: evidentemente era così assorto nella lettura che non se n'era accorto.

Improvvisamente si udirono in lontananza urla e grida soffocate, come se una battaglia stesse infuriando nelle vicinanze.

Mirai e Kurai tesero l'orecchio cercando di capire cosa stesse succedendo per poi guardarsi e annuire con un'intesa che solo due gemelli possono vantare, alzandosi all'unisono per avventarsi ai rispettivi armadi e prendendo le divise, indossandole in tutta fretta per poi infine lanciarsi fuori dalla stanza, in direzione del campo di battaglia.


– Ken, quanti ne rimangono? – domandò Chikusa asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte – Ancora parecchi Kaki-pii, risparmia il fiato, byon! – rispose Ken, guardandosi attorno ed annusando l'aria.

Chikusa non apprezzò la notizia – Questa cosa si sta rivelando parecchio noiosa – commentò scocciato, muovendo li yoyo alla sua destra e falciando un gruppo di nemici.

Chikusa e Ken continuavano a mietere vittime, anche se iniziavano a mostrare segni di cedimento: nonostante la loro strenua resistenza, la superiorità nemica si stava facendo sentire.

Nell'infuriare della battaglia, una figura piuttosto malconcia riuscì a strisciare a distanza di sicurezza rannicchiandosi al riparo dietro un albero, estraendo il proprio Walkie-talkie – Viola-sama... è successo un disastro... – mormorò debolmente, guardando con orrore il proprio braccio ricoperto da aghi avvelenati.

La voce femmile rispose praticamente all'istante – ERA ORA, PEZZI DI IDIOTI! E' UN QUARTO D'ORA CHE CERCO DI CONTATTARVI! – sbraitò quella, ignorando palesemente quanto detto dal proprio sottoposto: l'uomo allontanò l'apparecchio d'istinto, per poi tornare a parlare – Viola-sama... s-siamo stati aggrediti dall'uomo chiamato Kakimoto Chikusa e dal suo compagno, Joshima Ken. Stiamo combattendo ma sono più forti della maggior parte di noi e ci stanno annientando... l-la prego... mandi dei rinforzi... – implorò l'uomo.

Ci fu una breve pausa, dopo la quale la donna rispose – Tsk... se falliamo Necro-sama ci punirà duramente... va bene, incapaci, me la vedrò io con loro! – urlò prima di riattaccare la comunicazione.

L'uomo sorrise a fatica, voltandosi con estremo sforzo verso i nemici mormorando – Eh.. eh... godetevi i vostri... ultimi istanti... perché tra poco... verrete spazzati via... – e, sopraffatto dal veleno, si accasciò a terra con lo sguardo vuoto rivolto verso il cielo.


– Mirai-nee, penso che ci siamo quasi, i rumori della battaglia si stanno intensificando! - urlò Kurai, continuando a correre al fianco della sorella, che ribatté – Speriamo di arrivare in tempo... Ah! – esclamò di punto in bianco, fermandosi di colpo: Kurai cercò di frenare bruscamente, ma ottenne solo di sbilanciarsi e spalmarsi faccia a terra – AHIA! Perché ti sei fermata, Mirai-nee...? – mormorò debolmente.

Mirai lo aiutò a rialzarsi, per poi guardarlo con sguardo serio – Non sarebbe meglio svegliare mamma e papà? – propose mordendosi il labbro: Kurai alzò gli occhi al cielo, riflettendo, ma un'esplosione lo riportò alla realtà – Mirai-nee, vado a svegliarli io, tu corri a controllare la situazione, ok? – esclamò, correndo verso la stanza dei propri genitori mentre la sorella annuiva lanciandosi in direzione del cuore della battaglia.


Ken cadde a terra sanguinante, portandosi istintivamente una mano sul braccio squarciato cercando di bloccare la fuoriuscita del sangue: aveva il volto completamente coperto di ferite.

Chikusa giaceva in ginocchio con la mano destra sulla spalla, mantenendo un'espressione apatica che lasciava però trasparire la sofferenza che il dolore gli stava causando.

La gravità delle loro ferite era inoltre aggravata da uno strano fenomeno: sembrava infatti che la pelle attorno ad essa e la carne stessa si stessero liquefacendo, come se fossero già in putrefazione.

Una donna con un mantello viola e una lunghissima frusta in fibre d'acciaio intrise di una stranissima fiamma dall'attributo non meglio identificato si ergeva sopra di loro, ridendo di gusto – Ahahahahah! Pensavate davvero di potercela fare contro di me? Patetici! Siete riusciti a malapena a cavarvela contro quegli incapaci dei miei subordinati, non siete nemmeno degni di farmi la pedicure. Bah... – e nel dire questo, con fare sprezzante calpestò la testa di Ken – Mi state solo facendo perdere tempo... meglio che mi sbarazzi subito di voi – alzando la frusta prima ancora di finire la frase, pronta a colpire, mentre le strane fiamme attorno ad essa triplicavano d'intensità – ADDIO, RIFIUTI! – urlò sorridendo sadica mentre la frusta si abbatteva su un inerme Ken, sollevando un nuvolone di polvere e macerie.

Chikusa con sforzo immane schivò saltando di lato, ma l'impatto lo spedì contro un muro, spezzandoli definitivamente l'osso della gamba destra, già compromesso dagli innumerevoli colpi subiti in precedenza.

Viola ridacchiò con aria di superiorità, mentre avanzava nella polvere per constatare il decesso del suo avversario: peccato per lei che non vi fosse traccia del cadavere – Ma che cosa...?! Com'è possibile?! Hey, cagnaccio rognoso, come OSI sottrarti al mio colpo di grazia? Tsk, e dire che volevo essere misericordiosa con te! Bene – e nei suoi occhi si accese una scintilla d'odio omicida – vorrà dire che giocherò con te prima di sopprimerti. Ahahahah! – ridacchiò istericamente ricoprendo nuovamente le fruste con la fiamma sconosciuta ed iniziando a sferzare l'aria colpendo a caso contro alberi e rovine, che si sciolsero come colpiti dall'acido.

Così presa dalla foga com'era, non si accorse di una catena che spuntò dal terreno legandole saldamente la caviglia, per poi ritrarsi facendola rovinare a terra di faccia.

Mirai osservò compiaciuta un dente saltare via dalla bocca della donna, mentre usciva allo scoperto, circondata da decine di catene avvolte al suo corpo come tante cinture: la donna si rialzò furibonda, come posseduta dal demonio stesso – TU! LURIDA PICCOLA PUTTmpffff! – ma una sferzata in pieno volto provocata da una delle catene di Mirai la zittì prima che potesse finire la frase.

Incredula ed umiliata perse per un attimo il controllo di sé, permettendo quindi a Mirai di colpirla in pieno plesso solare con un pugno avvolto dalle catene che la spedì nuovamente a terra, e stavolta fu Mirai a poggiarle lo stivale in faccia sorridendo sadicamente – Hey tu, cagna. Tua madre non ti ha insegnato che è maleducazione entrare in una proprietà privata senza essere invitati? Eh? RISPONDI! – urlò improvvisamente, sferrando un calcio alla donna che gemette di dolore: Mirai la sollevò, scrutandola con occhi dai riflessi completamente rossi mentre le catene aumentarono di numero fino a ricoprire completamente il suo corpo formando una piccola armatura a maglia metallica, e come successe anni fa durante lo scontro con Hibari una fiamma dirompente Nebbia-0 prese a divampare intensamente dal suo corpo.

In tutto questo, Mirai sembrava divertita alla sofferenza dell'avversaria: vedere coloro che considerava come una sorta di zii feriti e umiliati in quel modo aveva ancora una volta risvegliato la furia omicida latente dentro di lei.

Tuttavia la donna parve improvvisamente tornare in sé, e con flessibilità spaventosa mollò un poderoso calcio in pieno volto destro a Mirai, che rotolò a terra coprendosi di ferite strisciando sulla ghiaia ma rialzandosi nonostante tutto come se niente fosse, coperta di graffi e con una forte contusione allo zigomo come minimo, ma emotivamente indenne. Viola ansimò per la rabbia che avvertiva muoversi impetuosa come un fiume in piena dentro di lei, impossibile da celare: raccolse nuovamente la frusta, rivolgendosi quindi a Mirai – TU! COME HAI OSATO! TI FARO' PENTIRE DI ESSERE NATA, PICCOLO MOSTRO IN MINIATURA! RIFIUTO! – urlò come un'ossessa con occhi iniettati di sangue. Tutta la sua avvenenza era improvvisamente scomparsa.

Mirai sputò sangue, quindi ammiccò ridendo divertita con occhi inespressivi, allargando la bocca in un sorriso spaventoso, mentre con tono anormale e assolutamente non da lei le rispondeva – Fatti sotto, feccia! – e gli anelli di catene fluttuanti attorno a lei si ricoprivano contemporaneamente di fiamma Nebbia-0.

   
 
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