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Autore: hamtara    30/07/2013    1 recensioni
Sospirai e gli dissi: -Potremo mai innamorarci noi?-
Mi guardò e sorrise.
Mi bastò.
Potevamo innamorarci.
E' una storia scritta a quattro mani, con l'aiuto di un altro ragazzo che coregge e modifica eventuali errori.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scesi in cantina, quel posto mi incuteva timore. C'erano sempre piccoli zampetii lontani e io odiavo i topi, era sempre buio e puzzava di chiuso, le cantine mi hanno fatto sempre pensare ad un omicidio lento e doloroso ecco perchè non ci metto mai piede. Omicidio, ne sto per compiere uno. Quell'uomo mi spaventa e mi attirava come se fosse l'altro polo di una calamita. Era bello, anzi bellissimo e su questo non si discute ma era grande e aveva un non so che di misterioso che mi incuteva timore come questa cantina. Mentre scendevo gli ultimi gradini della scala e mi avviavo versolo scafale dove vi erano i tovglioli e con lo sguardo li cercai, i suoi occhi. Dio i suoi occhi erano puro fuoco ti uardavano, ti perforavano come se tu fossi l'unica ancora di salvezza dall'inferno. Ti guardava come se i suoi occhi chiedessero di essere salvati dall'inferno. Afferrai i tovaglioli, dio e quelle carezze? Rabbrividisco al sol pensiero, questa cosa mi rabbuia, non sono brividi di paura questi, sono brividi di piacere. La mia mente e il mio corpo dovrebbero mettersi d'accordo. Mi voltai per risalire e mi scontrai con un muro di pietra, alzai lo sguardo e per poco non svenni,era lui, li d'avanti a me che mi stava guardando ghignando. Dallo spavento lasciai cadere i tovaglioli e arretrai. -Cosa ci fa lei qui?- chiesi. -La stavo osservando.- -Lei osserva tutti?- -No, solo chi mi incuriosisce.- -E cosa avrei fatto per incuriosirla?- -Il tuo sguardo, le tue labbra, i tuoi capelli mi fanno promesse e io intendo mantenerle, per non parlare poi del tuo corpo.- Spalancai la bocca indignata -Cosa vuol dire che il mio corpo, i miei capelli, le mie labbra e i miei occhi vi fanno promesse? E poi perchè continuate a darmi del tu?- -I tuoi occhi chiedono di essere svelati, i tuoi capelli chiedono di essere toccati , le tue labbra di essere baciate con potente ardore e il tuo corpo, il tuo corpo chiede semplicemente di essere adorato come una statua greca.- Fremo. -Siete un idiota, come vi permettete?- Mi bloccò tra il muro e il suo copro, - Cosa fai?- gli domandai mentre con il respiro accelerato lo guardavo ad occhi sbarrati, era cosi imbarazzante ma eccitante allo stesso tempo. -Oh Rita, ho voglia di baciarti e stringerti a me da quel giorno in cui ti vidi sull'autobus, ogni notte mi tormenti l'anima .- Abbassai lo sguardo imbarazzata, non potevo lasciarmi andare lui era.........be era lui e non potevo ascoltarlo. Cercai di divincolarmi ma lui prevedendo le mie mosse mi prese dai polsi. -Lasciami andare, non sono come le tue sguarldrinelle (come la moglie del capo)- ghignò – Però vorresti esserlo-. Un rimbombo risuonò per la cantina, avevo appena schiaffeggiato il collega di mio padre. Mi guardò sbalordito, aprì la bocca per proferire parola ma un rumore attirò la nostra attenzione. Lo spinsi dietro la parete e mi voltai giusto in tempo per vedere la signora Marconetti scendere le scale, rimasi sorpresa e non fui la sola -Oh tu, credevo ci fosse Gabriele- Disse tra se. -Cercavi il signor Gabriele- La donna sobbalzò, persa nei suoi pensieri. -Non sono cose che ti interessano ragazzina.- Detto questo strizzata nel suo vestitino andò via sculettando. Cosa voleva da lui? Perchè lo cercava? Una fitta mi colpi lo stomaco. Mi si avvicinò ma prima che potesse toccarmi, mi scansai. -Io torno di sopra, voi aspettate qualche minuto.- -Rita- Non lo ascoltai e continuai a salire le scale, avevo un peso sullo stomaco inspiegabile lui non era mio poteva fare tutto ciò che voleva. Ma con quella vecchia gallina rifatta? Oddio era orribile. Arrivai in cucina con il fiatone, scartai i tovaglioli e li sistemai nel loro apposito posto e li portai in tavola, con enorme fastidio notai che solo due posti erano stati lasciati, c'era mio padre, mia madre, il capo di mio padre, Kyle, la vipera, due posti vuoti e la bimba. Decisi di sedermi vicino alla bimba e a questa le si illuminarono li occhi. -Ciao Gaia- le sorrisi. Lei iniziò a parlare monopolizzando la mia attenzione. Anche se ero molto incuriosita da quella bimbetta di cinque anni, quado al mio fianco ci fu uno spostamento d'aria non potei far a meno di guardarlo, lui a sua volta incrociò il mio sguardo, era furioso. Me l'avrebbe fatta pagare. La cena iniziò e io continuai a parlare con Gaia e Kyle non faceva altro che lanciare frecciatine che al mio vicino di posto non piacevano affatto. Infatti ogni volta che Kyle mi parlava o si complimentava per la mia spiccata somiglianza alla dea della belezza, il suo ultimo complimento, Gabriele stringeva i pugni e si irrigidiva. Eravamo ai secondi e per puro caso il mio sguardo vagò sul suo viso e sul suo corpo e notai una cosa a dir poco schifosa, la signora Marconetti aveva la sua rugosa mano sull'inguine di Gabriele, questa cosa mi provocò una fitta allo stomaco a cui non badai e dei conati di vomito. Stavo distogliendo lo sguardo quando quello di Gabriele mi raggiunse, mi alzai di fretta e sussurrando un lieve '' Scusate, non mi sento molto bene.'' Liquidai tutti e salii nella mia camera. Mi tolsi le scarpe, il cerchietto e gettai sulla sedia anche il vestito, sentii un tonfo e qualcuno che mi spingeva verso il letto ma non potei notare di chi si trattava poichè ero di spalle. Dio i suoi occhi erano puro fuoco ti guardavano, ti perforavano come se tu fossi l'unica ancora di salvezza dall'inferno.
  
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