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Autore: I Fiori del Male    30/07/2013    4 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CIGNO NERO
Capitolo X – verità della morte di un cigno.

 
Troppo spesso Black Star si è reso conto di avere tutto e tutti contro di lui. Quando questo succedeva, prima, aveva l’abitudine crudele di eliminare l’ostacolo alla radice. Poco importava di che natura fosse, perché se gli impediva di giungere al suo obiettivo meritava solo di sparire. Questo è l’unico senso in cui si è sempre concesso di essere determinato. Questo è il solo tipo di determinazione fondamentale per un assassino.

Oggi però, Black Star è un’altra persona. Un ragazzo che ha avuto il coraggio di dire basta, e lo ha fatto lasciando la casa natia per vivere arrangiandosi da solo. Se riconoscesse il suo valore, sarebbe tutto molto più semplice, ma tutto ciò che vede di se stesso è ciò che è stato. A volte, durante la notte, quando Morfeo proprio non vuole saperne di fargli visita, nel buio gli sembra di scorgerla, la sua vita di un tempo, e tutto è tinto di rosso, tutto fa male agli occhi e al cuore, lo acceca al punto da non fargli vedere ciò che nel tempo è diventato: un mascalzone, forse, ma di quelli che a guardarli ti viene anche un po’ da sorridere. Il compagno di marachelle di Soul, il rubacuori, un po’ rissoso, ma che per i suoi pochi amici dona, se necessario , anche la vita.

Soul continua ad ingurgitare latte e biscotti, lasciando l’amico a riflettere nel suo silenzio, senza fargli capire quanto vorrebbe sapere ciò che lo agita dentro, che gli rabbuia il viso, dandogli l’aspetto di uno che si è ritrovato di fronte un cadavere. Non sa Soul, quanto sia arrivato vicino alla verità della vita di Black Star. Però sa che fa bene a starsene zitto, perché L’azzurro è uno che tiene ai suoi segreti, specie quelli che riguardano il periodo in cui viveva con la famiglia. Per qualche attimo, nella stanza regna il silenzio, rotto soltanto dal masticare di Soul, poi Black Star alza di nuovo lo sguardo a fissarlo, il suo amico, che non lo ha mai criticato, che ha sempre rispettato le sue scelte, chiedendosi cosa penserebbe, stavolta, di lui, se sapesse, se sapesse davvero chi è Black Star. Ha bisogno di parlare con qualcuno, deve raccontare la sua storia. Qualcuno oltre la sua famiglia e quella di Miyuki, di Tsubaki, deve sapere. Qualcuno che possa comprendere.

E allora, mentre Soul lo fissa con quegli occhi rossi che hanno sete di sapere e traffica col cellulare,  Black Star racconta di un bambino nato in una famiglia di assassini, un bambino che aveva tanti fratelli più grandi, tutti bravissimi a combattere, che ricevevano sempre sorrisi e pacche sulle spalle da papà. Lui non amava quel genere di cose, preferiva giocare con gli altri bambini, e scappava spesso di casa, perché altrimenti non avrebbe avuto niente e nessuno con cui giocare. Puntualmente però, suo padre andava a ripescarlo trascinandolo per un orecchio, sotto gli sguardi spaventati degli altri bambini, fino a quando nessuno volle più giocare con lui, per paura.

 Un giorno, aveva otto anni, la madre morì, e lui rimase completamente solo perché lei era l’unica in grado di capirlo, era quella che lo sottraeva alle botte del padre e se le prendeva al suo posto, quella che lo faceva sgattaiolare al parco di nascosto quando il padre partiva per lunghi viaggi, e all’improvviso se n’era andata per non tornare. Uno dei suoi fratelli aveva detto: su, in cielo. La mamma però non aveva mai volato e aveva una tremenda paura di farlo, l’aveva sempre avuta, quindi per tanto tempo il bambino fu convinto di poterla vedere ancora. Ma lei non tornava, nessuno faceva più i biscotti, e lui non usciva più di casa, stava sempre col papà.

 Il papà gli disse un giorno che anche lui sarebbe diventato come i suoi fratelli, che doveva renderlo felice perché altrimenti la mamma si sarebbe arrabbiata. Fu un ricatto e il bambino era troppo piccolo per capirlo, così cominciò ad impegnarsi anima e corpo per raggiungere il livello dei fratelli, esercitandosi tutti i giorni con loro e prendendosi un sacco di botte da tutti, dicendosi che così sarebbe diventato forte, che la mamma sarebbe stata felice. Il giorno del suo nono compleanno, spegnendo le candeline espresse il desiderio di riuscire a rendere suo padre fiero di lui, senza sapere a cosa andava incontro. Cominciò il vero addestramento, e in breve quel bambino divenne un assassino.

 Passarono gli anni, ne compì quattordici. Era più libero, adesso, usciva di casa quando voleva, e nello stesso parco da cui era stato sottratto tante volte da piccolo conobbe una ragazzina, forse di dodici anni. Stava sempre sull’altalena, anche a quell’età, e si spingeva sempre fortissimo, contemplando il cielo.

 Quando udì la sua voce per la prima volta, pensò a come sarebbe stato triste sentire quella melodia celestiale pronunciare la parola “assassino”, perché quello era il suo nome, e tutti lo sapevano. Ma lei un giorno lo vide, e gli si avvicinò senza paura, dicendogli che lo conosceva, che sapeva il suo nome, che il suo nome era Black Star. Lui si stupì di non sentirsi chiamare assassino. Quel giorno parlarono a lungo e lei gli rivelò di essere la secondogenita dei Nakatsukasa, una famiglia di ninja assassini. Da quel momento passarono insieme ogni secondo libero, si innamorarono, di nascosto da tutti, e si baciarono anche, un giorno, in quello stesso parco dove si erano conosciuti.

 Mentre lo racconta, sente salirgli alle labbra il sapore di ciliegie che avevano quelle labbra, che diventa metallico come il sangue, quando infine è costretto a rivelare di averla uccisa, dopo uno scontro spietato, per ordine del padre, che nulla sapeva di loro e che, se anche avesse saputo, non avrebbe compreso. La sua famiglia non seppe mai di lui, e nemmeno lei. Non vide il suo volto prima di morire, ma a lui non fu concessa questa grazia, e così da allora ogni notte il suo corpo esanime e la sua spada grondante sangue si riaffacciano, implacabili, alla mente.

Rivelare tutto questo gli è costato molto, Soul se ne rende conto. Non ha mai visto Black Star tremare, non l’ha mai visto piangere, e adesso sta facendo entrambe le cose, li di fronte a lui. Non credeva che l’amore potesse fare questo, che potesse uccidere un uomo, e invece eccolo lì, l’esempio lampante. In nome di un sentimento ancestrale il suo cuore batte per la sorella della ragazza che ha ucciso. Soul non sa dire ancora se questo, per Black Star, possa rappresentare un riscatto o una punizione, ma vorrebbe fare qualcosa per favorire il destino perché, che lui se ne renda conto o meno, merita una seconda possibilità.

Adesso Black Star lo guarda, e sembra chiedergli con insistenza cosa sta pensando, se è ancora disposto ad essere suo amico, se riesce a capirlo anche se lui stesso non comprende dove possa essere finita la sua forza, allora, cosa lo abbia costretto a compiere quel gesto, cosa gli abbia impedito di scappare.

“avevi solo paura.” Soul sembra leggergli nel pensiero. “la paura abbatte ogni convinzione, ogni difesa, ogni attacco. Se non la sai gestire ti distrugge, o ti comanda. Tuo padre sapeva bene come usarla su di te, e tu, a quattordici anni, malgrado tutto, volevi vivere. Sarei scemo a non capirlo, Black Star. Volevi solo vivere, e questo non è sbagliato. Non avevi vissuto abbastanza da capire che potevi prenderla con te e scappare, ci hai messo un anno, per capire che dovevi andartene, e lo hai capito solo perché è successo quel che è successo, altrimenti forse saresti ancora lì. Io ci credo, credo nelle cose che devono accadere per forza, nei passi che si devono fare per arrivare a un certo punto.”

Un ghigno gli illumina il volto quando, scolatosi l’intero bicchiere di latte, aggiunge:

“non ho intenzione di chiamarti assassino, amico mio.” E mentre dice questo, preme un pulsante sul cellulare che tiene appoggiato al tavolo. Black Star nemmeno se ne accorge, preso com’è a piangere ancora, stavolta di sollievo.

Più tardi, nella sua stanza, mentre si prepara per un’altra noiosa giornata di scuola, Soul riprende il telefono. Rovistando nella cartella giusta, trova quello che cerca. Perfetto, si sente forte e chiaro.

Tsubaki Nakatsukasa, e anche tu, Maka Albarn. È ora che voi sappiate la verità.

 
   
 
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