Serie TV > Un Medico In Famiglia
Segui la storia  |       
Autore: elev    30/07/2013    4 recensioni
Questa fan fiction è nata in realtà in risposta alla stupenda fan fiction di Intelligentola intitolata "io e te insieme ce la facciamo" dal punto di vista di Emiliano. La mia (con il permesso dell'autrice) è scritta dal punto di vista di Anna...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Camminavo per andare in clinica.
Da mio padre.
Una volta tanto mi ha invitata a pranzo.
Mi ha concesso del tempo.
Il tempo di intrufolarmi tra il suo ruolo di padre di 5 figli e il suo lavoro.
Il tempo di una pausa pranzo.

Ho indossato la mia giacca preferita. Quella rosso fuoco.

Giro in tondo mentre lo aspetto sul piazzale di Villa Aurora.
Accarezzo il mio inseparabile bracciale in pelle.
Non me lo sono mai tolta.
Nonostante tutto.
È come se accarezzassi Emiliano. Come se fossi comunque ancora accanto a lui.
Nonostante lui ora “viva la sua vita” con Sonia e il figlio in arrivo.

Ho ancora in testa la mia voce che dice a mio padre “che Emiliano è sempre nei miei pensieri. Ogni minuto.”
Nonostante Sonia.

Ho visto mio padre all’ingresso di Villa Aurora mentre parlava con Tea.
Gli ha passato un bigliettino e mentre si dirigeva verso il piazzale mi sembra di averla sentita dire qualche cosa che si avvicinava ad una raccomandazione.
Mi avvicino sorridente.

“Amore!” esclama mio padre, è quasi stupito di vedermi.
E pare quasi che si sia dimenticato del nostro appuntamento!
Qualche secondo dopo, guardandomi, se ne rende conto e mentre sale in macchina, mi dice “Anna, scusami è un’emergenza!”
Non riesco a piazzare altro che “Ma papà, dovevamo pranzare insieme… sono venuta apposta!”…. la seconda parte della mia frase si confonde col rumore della retro marcia dell’auto di mio padre che mi lascia lì. Sul piazzale di Villa Aurora.

Cerco di reprimere qualche stupida lacrima di commozione.
Mi stringo forte il polso dove indosso il bracciale, alzo lo sguardo, e all’ingresso della clinica noto una figura famigliare.
Emiliano.
Emiliano sta uscendo dalla clinica.

Sto sudando freddo, mi tremano le mani e stavolta invece di rimanere bloccata sul posto le mie gambe si muovono verso di lui. Attratta come una calamita.
Muovo dei passi incerti.

Lo guardo.
Mi guarda.
Incrociamo gli sguardi.
Io nei suoi occhi ci annego di nuovo.

Mi avvicino timidamente. Ha un’espressione cupa e triste.
“Ciao!” è l’unica cosa che riesco a dirgli.
Lo guardo con la testa china.

Mi si stringe il cuore, e decido di indagare, sul motivo di questa sua espressione. Anche se probabilmente, dopo che l’ho mollato su quella panchina e malgrado entrambi nel nostro cuore sapevamo che non era finita per davvero, lui non sarebbe stato contento di vedermi e di parlarmi.

biascico incerta un “Sei qui con… Sonia?”
Mi risponde con un si quasi sottovoce.
^
“Che c’è? È successo qualche cosa?” gli chiedo.
Mi guarda furtivo e mentre china la testa e sottovoce mi risponde che il bambino ha un problema mi ritrovo ad abbracciarlo stretto. Più stretto che posso.
Sento le sue braccia attorno a me. Sta ricambiando.

E mentre appoggia la testa sulla mia spalla mi rendo conto che con lui sono un caso perso, qualunque cosa ragionevole io pensi di fare, il mio cuore ne suggerisce delle altre esattamente all’opposto. E la cosa “tremenda” è che il mio stupido cervello ci va dietro.

Anche se Martini è uguale a casini,
anche se sei come il cioccolato amaro
anche se “Emiliano c’ha da fare”
anche se sto “accanto a te”
anche se “sei fragile”
al di là del tuo “grazie scricciolo”
anche se il tuo mondo è pieno di prime volte,
e pure se scateni in me una tempesta elettrica,
anche se “dicono che sono una sciocca”,
al di là di “Roma capoccia”,
nonostante “tu non abbia capito”,
che “tutte le strade mi portano a te”
al di là della “ragione e del sentimento”,
anche se ho potuto avere solo “cinque minuti di te”,
e mi sono crogiolata nel mio dolore per il mio “delitto e castigo”,
nonostante con te io debba aspettare ogni volta “fino al prossimo spettacolo”
perché sei sempre solo “accanto ad ogni mio pensiero”,
per qualche miserabile secondo
sono stata la spalla su cui ti sei appoggiato,
il supporto di cui avevi bisogno
il cuore che batteva vicino al tuo
il profumo che hai respirato
per qualche miserabile secondo…
lungo il tempo di un abbraccio.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Un Medico In Famiglia / Vai alla pagina dell'autore: elev