Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: The Crazy Mary    30/07/2013    2 recensioni
Non so mai cosa scrivere nelle introduzioni. Beh, cosa dire, è una storia diversa dal solito, una storia che all'inizio può sembrare monotona e noiosa ma in realtà è piena di colpi di scena; è una storia che non da nulla per scontato. Tutto può accadere.
Vi dico solamente che la fan fiction è incentrata principalmente su Harry e Mary, la protagonista, ma non mancheranno ovviamente anche Liam, Louis, Niall e Zayn.
Per saperne di più entra, e recensisci se ti piace questa storia :D
----------------------------------------------------------------------------------
Kiss me like you wanna be loved, this feels like I've fallen in love....♥
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(1)
Il Colloquio

Colloquio di lavoro.
I can’t.
Ansia, preoccupazione, paura, paura di non essere all’altezza, paura che qualcosa vada storto, paura di essere scambiata per un’incompetente, paura e basta. E a tutto si aggiungeva quella stupida sveglia che non la finiva di martellarmi il cervello con il suo *driin driin*. Mi alzai dal letto, sbuffando e a malincuore. Ceh, io e il mio letto siamo una cosa sola, possono dividere in questo modo due anime gemelle? Mondo crudele. 
-Stra fottutissimo e maledettissimo aggeggio, chi ti ha inventato? Perché ti hanno inventato?  Tu, essere così inutile! Chi sei tu per svegliarmi in questo modo la mattina, eh? Che diritti hai? Parla insulso pezzo di plastica, parla!-. Sapevo che le sveglie non potevano parlare, non ero pazza, era semplicemente lo sclero delle 7 e 2 minuti. Mi succedeva ogni mattina. Quella mattina però in confronto alle altre sentì la mia sveglia ridere. Esatto, ridere, o almeno così credevo.
-Ah e ridi pure, ridi?! Ti farò ridere io un giorno quando ti butterò dalla finestr…-
-Ehm, Mary?! Iuuh, tutto bene?-  Girai lo sguardo e c’era mio fratello Louis che mi fissava con l’espressione di chi sta pensando “vivo in una casa di psicopatici, per favore, aiutatemi.”
-Buongiorno Mary- disse Louis aprendo le tende della mia camera e facendo entrare la luce del sole.
-Pessimo giorno a te, fratellino- risposi io andando verso il bagno.
-Ogni giorno la tua dolcezza mi sorprende, davvero-
-Aaaaaaaaaaaaaaaah!-  gettai un urlo dal bagno.
-Che succede?!- disse Louis spalancando la porta del bagno con un’espressione preoccupata.
-C-c’è u-un r-rraaaaaaagnoooooooooo!- urlai ancora più forte
-Okok, calmati adesso lo uccidiamo. Dov’è?-
-Sulla tavoletta del waaateeeer, chiama aiuutoo Louu!-
Con un colpo di ciabatta mio fratello uccise quell’aniamle schifoso
-Non ce n’è bisogno- disse infine uscendo dal bagno.
-E lo lasci spiaccicato là?!- chiesi io con la voce che ancora mi tremava per lo spavento. Perché esistono i ragni? Sono esseri inutili, brutti, schifosi, quelle cose che camminano e che…bleah! Quando qualcuno pronunciava la parola “ragno” mi veniva il voltastomaco. Sono diventata aracnofobica all’età di 4 anni quando trovai un ragno enorme che camminava sulla testa della mia bambola preferita. Da allora ho avuto una paura tremenda dei ragni. All’eta di 6 anni ebbi un’altra esperienza bruttissima legata ai ragni. Ero al Luna Park con i miei genitori quando si fece avanti un tizio vestito da Spider-man. E io scoppiai a piangere. Da allora ho avuto anche paura della gente travestita da pupazzi. Ovviamente queste non sono state le uniche volte che ho visto un ragno ed ho iniziato a sclerare. Una volta ho trovato un ragno dentro la doccia, un’altra dentro la mia ciabatta, un’altra ancora sopra il cuscino del mio letto (e quella notte ricordo benissimo che dormì insieme a mio fratello nel suo letto, appiccicati come sardine). Ma l’esperienza più orribile fu quando al Mc Donald’s un ragno mi cadde in testa. Da allora iniziai ad odiare anche i fast food. Meglio, il cibo spazzatura fa male alla salute e al corpo, e io voglio sempre essere in perfetta forma. Di solito io sono una che se ne frega delle opinioni degli altri, perché alla fine se una persona mi dice “sei grassa, sei magra, sei bella, sei brutta” a me non interessa, la cosa importante è che io sto bene con me stessa, e Louis se la pensava allo stesso modo; non era uno che si preoccupava di ciò che la gente pensava di lui, anzi, a lui faceva piacere che qualcuno avesse del tempo da sprecare sparlando di lui. Lo trovava addirittura un gesto carino. “Chi parla dà importanza” mi ripeteva sempre Lou; ed aveva ragione. La vita è troppo breve per preoccuparci di ciò che pensano gli altri.   

Dopo essermi sistemata un po’aprì l’armadio: altro dilemma: cosa mettersi? Iniziai ad uscire tutta la roba che possedevo e ogni cosa che avevo davanti agli occhi mi sembrava inadeguata. Svutai completamente l’armadio buttando tutti i miei vestiti sul letto e poi scoppiai a piangere come un’idiota. Non sapevo nemmeno io perché lo stavo facendo, forse per la tensione, per il nervosismo, avevo voglia di piangere, di sfogarmi. Ma poi lui, l’unica persona al mondo in grado di capirmi, l’unica persona di cui potevo fidarmi veramente, il mio dolce fratellino mi abbracciò da dietro le spalle per cercare di consolarmi. Ricambiai l’abbraccio e lui mi strinse ancora più forte. Sentire il suo affetto, il suo calore, respirare il suo profumo, avere una persona a cui vuoi bene accanto e sapere che lei ne vuole a te è una delle sensazioni più belle del mondo.
-Non sei per niente cambiata…piangi proprio come facevi quando eri a scuola. Solo che prima piangevi perché non riuscivi a memorizzare la biografia di Giulio Cesare mentre adesso…beh, adesso non lo so. So solo che è compito mio consolarti, non è così sorellina?- mi asciugai le lacrime e mi staccai dalle sue braccia guardandolo diritto negli occhi. Gli occhi di mio fratello erano uno degli spettacoli più belli del mondo, azzurri e cristallini come il mare, limpidi, sinceri. Per capire come si sentiva Louis non c’erano bisogno di giri di parole, bastava guardarlo negli occhi. E in quel momento i suoi occhi mi mostravano affetto, compassione, preouccupazioni e dubbi. E l’ultima cosa che volevo vedere in quel momento era un Louis preoccupato.
- Non lo so Louis, non lo so nemmeno io perché sto piangendo. Sento che qualcosa andrà storto, che non ne sono all’altezza…mi sento uno schifo. Guardami, guarda in che stato sono. Non so nemmeno cosa mettermi, non so come comportarmi, non so un cazzo Louis…-             Il bello di avere Louis come fratello è che tu potevi urlargli contro ma lui rimaneva in silenzio ad ascoltarti, a capire ciò che tu avevi intenzione di dire dire, a riflettere attentamente su tutto, a cogliere anche i significati delle frasi più profonde analizzando parola per parola. Tutto questo perché lui era altruista, si sforzava di darti un consiglio, si sforzava di far stare bene le persone. Odiava vedere le persone in torno a lui soffire. E lo odiavo anch’io.
-Tu sai quello che sto per dire.  Sii te stessa Mary. Non devi cercare di essere qualcuno che non sei, perché le maschere prima o poi cadranno e la verità verrà svelata. E’ molto più semplice essere quello che sei piuttosto che essere quello che non sei. E adesso vediamo di asciugare queste lacrime e fammi un bel sorriso, dai.-  Feci esattamente come mi disse e lui ricambiò il mio gesto con uno dei suoi sorrisi migliori, quei sorrisi che ti scaldano il cuore.
-Grazie Lou-
-Però adesso dobbiamo sbrigarci. Allora, scegli: vesitito, jeans, pantaloni o gonna?-
-Ehm…jeans-
-Perfetto. Fuori c’è freddo quindi o metti un bel maglione pesante, oppure qualcosa di più leggero con un cardigan, un coprispalle, con qualcosa che ti copra insomma…-
-Maglione-
-Va bene. Modello: a fantasia, a righe, oppure tinta unita?-
-Tinta unita-
-Ok. Colori: panna, rosso o blu?-
-Uhm…panna-
-Tieni. Scarpe: stivali, tacchi, ballerine, all stars, superga o snikers?-
-Snikers!-  
-E ora vai a vestirti, ragazzaccia, così ti porto a fare colazione e poi ti accompagno al colloquio-
-Ok.- gli schioccai un bacio sulla guancia e corsi a vestirmi. In 5 minuti ero già pronta.
-Cavolo Lou, potresti vestire le modelle di Victoria’s secret.- escalamai mentre mi ammiravo allo specchio e giravo su me stesa.
- Mr. Tommo può (y). Ah, tieni ti ho preparato la borsa, dentro c’è il portafoglio, il cellulare, le chiavi di casa, fazzoletti, una pochette con i trucchi e altri prodotti tipo quel gel appiccicoso che usi ogni 2 secondi per “disinfettare” le mani come se avessi toccato chissà quale tipo di germi, delle pillole in caso ti venga qualche malore, e le cose per i problemi femminili…-  disse Louis porgendomi la mia borsetta
- C’è bisogno di dire che ti adoro?!?- risposi dandogli un bacio sulla guancia.
-Dillo, dillo che tutte le ragazze dovrebbero avere un fratello come me, dillo!-
-Tutte le ragazze doverebbero avere un fratello come Louis William Tomlinson. Però adesso portami a fare colazione che sto morendo di fame.-
-Pure?! Non solo ti ho consolato nel tuo precedente stato da semi-depressa, non solo ti ho aiutato a vestirti, non solo ti ho preparato la borsa ma devo pure offrirti la colazione?! Sei gentilissima, proprio.-
-Dai Lou, che sono le 8.15 e rischio di fare tardi a lavoro- dissi spingendolo per le scale.
-Okok, però non mi spingere.-
-Muoviti!-
 
-Vaffanculo, le persone non sanno guidare!- mio fratello impreca sempre quando guida, soprattutto quando è bloccato nel traffico. E infatti quella mattina eravamo bloccati nel traffico ed erano le 9 meno un quarto. Ok, sapevo già che sarei arrivata in ritardo e sarei stata mandata a casa ancora prima di iniziare.
-Ma che cazzo stai combinando, ma riesci a guidare? Ci riesci? Chi cazzo te l’ha data la patente!-
-Lou, tranquillo, tanto so già che arriverò tardi….- dissi io rassegnata cercando di farlo calmare
-Non arriverai tardi, te lo prometto- rispose lui con lo sguardo fisso davanti a sé.
-Lou, non fare promesse che sai di non poter mantenere…-  si girò per guardarmi e vedeva chiaramente la delusione nei miei occhi.
-Adesso basta, quando è troppo e troppo!- inserì la freccia ed iniziò a sorpassare una fila infinita di macchine; poi svoltò a desta imboccando una via a senso unico e andando contro senso.
-Louis sai che se ti beccano ti ritirano la patente vero?-
-Sto cazzo, agli 80enni dovrebbero ritirare la patente. Si fermano quando c’è il verde e vanno avanti quando c’è il rosso.- nel frattempo aveva già trovato un parcheggio di fronte il bar dove di solito andavamo ogni mattina
-Allora, cosa ti prendo?- chiese scendendo dalla macchina.
-Cornetto al cioccolato e caffè macchiato :3- risposi.
-Ok, torno tra 2 minuti-
Sì Lou, tra 2 minuti proprio, con tutta la fila che c’è alla cassa.
Sospirai e poggiai la testa sullo schienale: volevo morire! Sembrò incredibile ma dopo 2 minuti contanti, 2 minuti spaccati, si insomma 2 minuti d’orologio Louis tornò nell’auto con il mio cornetto e il mio caffè tra le mani.
-Eccola servita, signorina- disse Louis porgendomi il caffè ed il cornetto.
-No, come cavolo hai fatto?!- chiesi sbalordita mentre aprivo il sacchetto con dentro il mio cornetto.
- Ehh, io so Superman, te lo sei dimenticato?!-
-No, come potrei dimenticarlo? Quando ero piccola mi stressavi ogni santo giorno con ‘sta storia di Superman. Il pomeriggio io cercavo di dormire e tu me lo impedivi saltando sopra il letto e urlando “Somebody needs help?! Superman is hereeeeeeeeeee!”, ahahahahahha-
-Aw, mi fa piacere che ricordi ancora qualcosa della nostra infanzia- sorrise.
-Certo, Boo- dissi io mentre bevevo il mio caffè.
-No, ti prego, non chiamarmi Boo, è troppo ridicolo ‘sto nome, ahahahahhahah-
-Boo Bear, ahahahahhah- lo chiamai con il tono di chi deve prendere in giro qualcuno.
- Mary, ti prego- rispose lui con tono di supplica.
-Tu ricordi perché ti chiamavo Boo Bear?-
-Ehm… aspetta era una storia un po’ ambigua…- rispose lui grattandosi una tempia mentre si sforzava di ricordare.
-Alexis…ti ricorda qualcosa?-
-Ah si. La nostra vicina di casa, Alexis, aveva un nuovo orsacchiotto e ti prendeva in giro. Allora come al solito ti sei messa a piangere e io per consolarti ti ho detto “anche tu hai un nuovo orsacchiotto” e tu “davvero?” e io “si” e tu “chi è? Come si chiama?” e io cretino com’ero ti dissi “Sono io. Io sono il tuo orsacchiotto”-
-….Poi non sapendo che nome darti decisi di chiamarti Boo Bear-
-Esatto. Che tipini che eravamo da piccoli….poi tu, non ne parliamo, Boo Bear, ahahahahah ma da dove cavolo ti è uscito questo nome? -
-Ahahahahah, non ne ho la più pallida idea…-
-Comunque, siamo arrivati- mi fece notare Louis accostando la macchina. In quel momento scese il silenzio, silenzio che fu  interrotto dall’orologio digitale di Louis.
-Mary, sono le 9.00 dovresti andare….-
-Lo so Lou, lo so…- feci un respiro profondo.
-Vedrai andrà bene, non devi mica andare in guerra….-
La preoccupazione era del tutto visibile sul mio viso e mi iniziarono a tremare anche le gambe per l’agitazione. Allora Louis decise di tranquillizzarmi con uno dei suoi abbracci.
-Ti voglio bene sorellina- sussurrò. Cercai di gustare fino in fondo quel momento come se fosse l’ultimo nostro abbraccio. 
-Anch’io te ne voglio Boo. Per favore posso chiamarti così solo per oggi? Ti prego…- Un leggero sorriso e poi la sua risposta
-Puoi chiamarmi così tutte le volte che vuoi tesoro…- . Volevo esplodere di gioia. Nessuno mi aveva mai chiamato tesoro, nemmeno Lou. Quella era la prima volta e ne rimasi…sorpresa. Era così bello sentire qualcuno che ti chiamava ‘tesoro’. Mai in vita mia avevo provato una sensazione del genere; mi sentivo….amata, felice e sicura di me. E tutto questo grazie  a Lou
-Se basta un colloquio di lavoro per chiamarmi tesoro allora voglio trovarmi ogni giorno in questa situazione- dissi io facendolo arrossire leggermente. -Non per qualcosa Mr. Tomlinson ma sembra che lei stia arrossendo…- E a quell’affermazione Louis arrossì ancora di più. Ahahah, dovevo farlo arrossire più spesso, era così tremendamente tenero quando arrossiva. E poi il rossore sulle sue guance si accoppiava perfettamente con il colore dei suoi occhi.
-Brutta ragazzaccia di 19 anni, come osi mettere in imbarazzo un ragazzo  di vent’un anni che, tra parentesi, è anche tuo fratello?-
-Eh, io può (y)-
-Sai che ti dico? Col cazzo la prossima volta ti abbraccio e ti consolo, te ne starai sola a piangere….-
- Ti voglio bene ancora di più quando fai così, lo sai?- lo baciai sulla guancia e scesi dall’auto. Rimasi per un po’ ad osservare la casa nella quale avrei dovuto fare la cameriera: era immensa :o
-Spero per te che il colloquio ti vada malissimo- disse Louis da dentro la macchina con il finestrino abbassato.
-Se il colloquio mi va male ti conviene preparare i bagagli, e non sto scherzando…- commentai acida.
-Tanto non mi mancheresti affatto…-  rispose lui.
-E allora vattene- dissi io con tono incazzato.
-Certo. Addio.- mise in moto e se ne andò. Vidi la sua auto allontanarsi e dentro di me mi sentivo come se fossi sola al mondo.
Andiamo Mary, non hai tempo per disperarti, sei già in ritardo, perciò suona quel cazzo di campanello ed entra.
Suonai il campanello e il grande cancello che mi divideva da quella villa gigantesca si aprì. Prima di entrare però il mio cellulare vibrò; e alla vista del nome sullo schermo un leggero sorriso comparve sul mio volto e diventò ancora più grande quando lessi il testo del messaggio:

“Non so se te la sei presa- spero di no- comunque prima stavo scherzando, non vorrei mai che il tuo colloquio di lavoro andasse male perché questo significherebbe desiderare che tu sia triste e sai benissimo che è l’ultima cosa che vorrei vedere al mondo. Vai, sii te stessa e non avere paura. Buona fortuna, tesoro. Boo Bear (non chiedermi perché mi sono firmato con questo nomignolo :o). Xx”

Picciuuooooott'.
Eccomi qua con la mia seconda ff. Questo primo capitolo mi è venuto veramente luungo. Non so voi ma per me Mary e Louis sono troppo teneri :33 Aw, sono un'esempio di amore fraterno.
Anywaay spero tanto che come inizio vi piaccia e che vi ispiri e spero soprattutto che un capitolo così lungo non vi abbia annoiato :oo. Come potete vedere ho inserito anche "ricordi" di quando i ragazzi erano ad X-Factor e scherzavano su quelle scale come se non ci sarebbe stato un domani. Non so nemmeno io perché li ho voluti inserire, sarà per la nostalgia, sarà perché forse voglio "dimenticare" quei 5 ragazzi adolescenti sulle scale. E' difficile "abituarmi" ai nuovi One Direction, si, è vero non sono cambiati però stanno diventando veramente troppo commerciali. Li rivoglio ai tempi di Up all night, voglio tornare indietro di un anno....*lacrimuccia*
Ok basta deprimersi u.u Al solito, se volete lasciate qualche recensione (anche "la tua storia mi fa schifo" mi va bene, LOL), sarei felicissima, come ho già detto non bastano soltanto le visite, ci vogliono soprattutto le recensioni. Se volete passare a leggere l'altra mia ff su Niall mi rendereste davvero molto happy :D (si chiama "Ti immagini se invece si potesse non amare?", comunque la trovate nel mio profilo :)) Non vi metto il link qua perché non ci riesco, LOL). Bene, io avrei anche finito. Vi lascio con quesi baby-direction (?) E...ci vediamo al prossimo capitolo (maybe). 


Byee :3


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: The Crazy Mary