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Autore: Silinka    30/07/2013    8 recensioni
Voleva andarsene e mettere più chilometri possibili tra sé e quell’imbecille dai penetranti occhi di tenebra e il sorriso di luce.
«Che ci fai qua Malik? Come hai fatto a trovarmi?» si costrinse a domandare con voce flebile. Lo sguardo puntato sull’orizzonte. Non ce la faceva a guardare il vicino in volto.
«Per te» rispose deciso.
«Per me?!» ribatté duro rivolgendo un’occhiata fredda come il ghiaccio a Zayn.
Gli occhi erano rossi, erano rossi e gonfi, carichi di tutto il male che aveva in corpo, erano seri e duri come a voler accusare Zayn di essere la causa di tutta quella sofferenza impossibile da sopportare per una persona sola.
«Mi sono fatto un nuovo tatuaggio» esordì con tono serio deviando del tutto il discorso.
***
Ziam
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hoshi


Hoshi




Saremo luce che attraversa il buio
Brilleremo come stelle sopra questo mondo.

Ti sposerò; Nesli



Basta.
La porta della sala prove sbatté violentemente alle sue spalle. Rimbombò così forte che per qualche istante il ragazzo temette di vedere l’intero edificio crollare sotto il peso della sua rabbia.
Liam ne aveva piene le palle.
Stop, fine dei giochi.
Per quanto lo riguardava la situazione poteva considerarsi chiusa lì.
Non avrebbe retto oltre.
Era uscito come una furia combattendo contro Paul, Rob e Dave – i bodyguard messi loro di guardia – che avevano tentato di trattenerlo.
Inutile.
Lee voleva andarsene, lontano.
Via.
Non voleva farsi vedere piangere da lui.
Non voleva farsi vedere piangere per lui.
Certo, la situazione non era una delle migliore e quindi?
Ogni vittoria, ogni situazione degna d’essere vissuta richiedeva le sue guerre, le sue botte, le ferite, le prese di coscienza e, perché no, anche i momenti di stallo e i ripensamenti. Il fatto che l’amico si comportasse in quella maniera, però, proprio non l’accettava.
Quell’ennesimo rifiuto di contatto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Strofinandosi gli occhi scuri con la mano per cancellare le lacrime, Liam uscì dall’edificio in cui, assieme agli altri membri dei One Direction, si era rintanato quella mattina.
I preparativi del “Take Me Home Tour” proseguivano spediti.
Entro un paio di mesi tutto sarebbe stato pronto.
Tutto sarebbe stato pronto e loro sarebbero partiti.
Avrebbero vissuto per sette mesi fianco a fianco.
Liam detestava piangere.
Soprattutto detestava farlo a causa di una certa persona che si divertiva ad infestargli il cuore, a monopolizzargli i pensieri, a renderlo pazzo.
Fu meglio così, o davvero non sarebbe stato più padrone delle sue azioni.
La macchina era parcheggiata a pochi metri di distanza.
Una voce nota lo richiamò da lontano.
Sentirla fu come se acuminati artigli gli graffiassero la pelle strappando brandelli di carne.
Il cuore voleva correre da lei per godere della sua presenza, il corpo voleva andarsene per poter far rimarginare le ferite lontano da tutti.
Fuggì.
Doveva andarsene, doveva farlo, per se stesso.
Tanto lo sapevano entrambe che presto o tardi sarebbe tornato tra le braccia di Malik.
Era una cosa inevitabile.
Erano fatti per stare insieme.
Si erano cercati, trovati e scelti.
Più si allontanava dal mulatto, o almeno tentava di farlo, più era sua vittima. Più cercava di scacciarlo più l’aveva dentro.
Ormai Zayn si era impossessato di lui e questo era quanto.
Senza badare all’amico fermo sul marciapiede con le braccia ancora protese verso di lui e la bocca spalancata, Liam sfrecciò via a massima velocità.
Non lo degnò di un singolo sguardo.

Posare gli occhi su di lui sarebbe stato come firmare la sua stessa resa.


Che poi perché era andata a crearsi tutta quella situazione?

Una risposta assurda.
Montò in lui il nervoso.
Ormai si erano fatte le quattro passate del pomeriggio.
Tutti necessitavano di una pausa e, come l’acqua nel deserto, era finalmente arrivata.
Ognuno era intento a farsi i cazzi suoi.
Zayn – inevitabile che gli occhi del castano fossero andati a ricercare proprio lui – si era lasciato cadere sul divanetto. Aveva le braccia allungate lungo la spalliera, la testa buttata all’indietro e gli occhi chiusi. Le gambe erano protese in avanti mentre una sigaretta si consumava pigramente tra le sue perfette labbra.
Liam gli si era fatto vicino.
Si era seduto al suo fianco.
Zayn non aveva mosso un solo muscolo.
Lentamente, dopo essersi guardato attorno e accertatosi che non ci fosse nessuno, Lee aveva fatto scorrere una mano tra i capelli neri dell’amico. Amava quei capelli, amava il fatto che fossero soffici e morbidi come seta nonostante i quintali di gel e lacca con i quali erano acconciati ogni santa mattina per stare in piedi.
Amava Zayn in generale punto.
Gliel’aveva anche detto una volta, una sola volta. Gliel’aveva detto di sfuggita, nell’orecchio, un “ti amo” solo suo sussurrato prima di un concerto.
Non erano più tornati sull’argomento.
Comunque, Liam stava scappando via.
Voleva andarsene e mettere più chilometri possibili tra sé e quell’imbecille dai penetranti occhi di tenebra e il sorriso di luce.
L’aveva notato fin da subito.
Era stato Lui fin dalla prima volta che gli aveva stretto la mano.
Lui e quei dannati occhi, tal volta neri come la pece, che si erano conficcati nei suoi con la stessa facilità con cui una spina ti dilania le carni.
Lì erano e lì sarebbero rimasti per sempre.
Zayn era buttato sul divano, completamente rilassato, il profumo di tabacco tutt’attorno a lui. Ormai anche la sua pelle aveva assunto quell’aroma; Liam aveva imparato a conoscere bene che sapore avesse la pelle di Zayn.
Lee si era seduto accanto a lui, l’aveva sfiorato.
Si era fatto più vicino e aveva appoggiato il capo sulla spalla del più grande, l’aveva fissato a lungo senza dire nulla e quando aveva osato sfiorargli l’angolo della bocca con le labbra beh, a quel punto era sceso il finimondo.


Ancora se la ricordava bene la prima volta che Zayn e lui si erano baciati.
Come poterselo dimenticare.
Avvenne per scommessa.
Erano rincasati tardi quella sera.
Erano tutti mezzi sballati dopo un after a cui avevano partecipato.
Per una qualche strana ragione si erano ritrovati in camera di Niall.
Erano seduti in cerchio sul letto.
“Scommetto che non hai le palle di baciare Liam” aveva esordito Harry rivolgendosi al mulatto.
L’aveva detto di proposito.
Proprio quella sera Lee aveva rivelato al folletto dai folti capelli ricci e gli occhi di smeraldo di trovare Zayn piuttosto carino e interessante.
“Cosa ci fai su?” aveva ribattuto Zayn.
Orgoglioso com’era non si tirava indietro davanti ad una provocazione – soprattutto se servitagli su un piatto d’oro come quella – nemmeno se l’avessero sommerso di soldi.
“Per un mese intero farò tutto il tuo bucato”.
“Affare fatto Styles”.
Poi, voltandosi con un sorriso furbo sulle labbra, Zayn si era fatto più vicino a Liam.
Estremamente vicino.
Lee sentiva il respiro dell’amico accarezzargli il volto e le labbra schiuse.
Il cuore era impazzito, completamente andato.
Non attendeva altro che quel momento.
Stava nascondendo il suo desiderio in maniera pessima.
“Tranquillo James, non sarà poi così male” aveva mormorato il moro sulle labbra del minore.
“Sta attento a non fartelo piacere troppo Malik” era riuscito a dire Liam a corto di fiato.
Gli scuri occhi di Zayn in pochi secondi erano stati capaci di rivoluzionare l’intero mondo di Liam che, in quel momento, capì tre cose fondamentali: uno, che era follemente innamorato dell’amico, due, che quel sentimento non avrebbe portato nulla di buono, tre, che tra loro non sarebbe mai, mai funzionata elui sarebbe finito con il soffrire.

“Sta attento a non fartelo piacere troppo te Payne, sono in molte a sostenere che il sottoscritto baci in maniera divina” aveva detto Zayn prima di chiudere la discussione baciando Liam.


Ecco, fu in quella maniera che tutto ebbe inizio.

Fu così che iniziò il più dolce degli inferni.
Mentre Harry – come pattuito – per un mese lavò tutti i panni sporchi di Zayn, questi si divertì a nascondersi in ogni angolo riparato, in ogni stanzino buio, in ogni posto defilato per potersi scambiare bollenti baci con Liam.
Alla fine entrambi si erano fatti piacere troppo quel primo assaggio da bramarne un altro e un altro ancora senza fine.
Si cercavano in continuazione, sguardi, fugaci tocchi, carezze date di nascosto.
Erano diventati un interno.
Erano diventati un “noi” molto prima che potessero rendersene conto.
Erano loro, erano Zayn e Liam e tutto quello che poteva legarli.
Si erano completati.
Zayn gli aveva insegnato la tecnica.
Liam gli aveva insegnato ad amare.
Poi era arrivato il giorno in cui avevano fatto l’amore per la prima volta.
Fu quella notte che Liam ebbe la conferma di essere spacciato.
La macchina era completamente impregnata dell’odore di Zayn.
Era ovunque.
Era nella sua felpa grigia gettata sul sedile posteriore.
Era nel suo pacchetto di sigarette abbandonato nel cruscotto.
Era nei suoi mozziconi che riempivano il porta bibite.
Era nel suo fastidioso odore di tabacco che viveva costantemente nell’abitacolo dell’auto.
Anche lì dentro si erano amati un’infinità di volte.
Zayn era dentro Liam.

Zayn era Liam.


C’era solo un posto dove Lee avrebbe voluto andare.

Hyde Parck.
Doveva solo sperare di non incontrare qualche fan.
Non era affatto dell’umore per sorridere.
Il dolore che avvertiva dentro era totalitario.
Paralizzante.
Era un dolore che lo rendeva vuoto.
Solo una cosa avrebbe potuto rimarginare la voragine che gli stava squarciando il petto, ed era proprio la causa di tutto quel male.
Zayn.
Ma forse l’amore era proprio quello: il moro che lo feriva costantemente con i suoi modi bruschi e il sentimento che Liam avvertiva nello stomaco che cresceva sempre più.
Che cresceva incondizionato, inarrestabile, implacabile.
Il ragazzo si sedette sulla solita panca.
Più di una vota si era rifugiato lì.
Hyde Parck era il secondo posto che lo faceva sentire come se appartenesse a qualcosa.
Il primo non c’era nemmeno da dirlo: era tra le braccia di Zayn.
La sua vita era in completo subbuglio e il mondo continuava a scorrere come se niente fosse. Questa condizione gli sembrava impossibile.

Si prese la testa con entrambe le mani e cominciò a piangere tutto il suo dolore, il rancore, la delusione, l’amore che continuava a sopravvivere.


Dopo un tempo infinito Zayn si decise a parlare.
Aveva raggiunto Liam già da un po’.
L’aveva raggiunto dopo averlo cercato per tutta Londra.
Dopo aver corso per tutte le strade conosciute e non.
Dopo aver guardato in ogni angolo buio e defilato.
Alla fine l’aveva trovato.
L’aveva trovato ed era stato come riniziare a vivere.
  
«Fin dalla prima volta che ti ho visto ho capito che tu saresti stato la mia fine, che sarebbe stato meglio lasciarti perdere senza farmi coinvolgere da te». Inspirò profondamente dalla sigaretta facendo una pausa. «Ed ora guardami, sono come un burattino nelle tue mani e tu nemmeno te ne rendi conto».
Quella voce era come miele versato su acuminate schegge che trafiggevano le orecchie di Liam.
Il castano si passò una mano sul volto, non voleva che l’amico notasse quale dannato effetto avesse su di lui.
  
«Cosa hai fatto alla mano Lee?» sbottò il mulatto afferrando l’arto. La voce pregna di preoccupazione.
Le nocche erano spelate e striate di rosso.
Mentre percorreva il corridoio della sala discografica, vittima della sua stessa collera, Liam aveva sferrato un pugno contro il muro. Ecco che si era fatto.
Non rispose. Non si mosse.
Zayn si portò la mano ferita alla bocca per sfiorarla con le labbra.

Il dolore che attraversò il braccio del minore non era niente a confronto di quello che aveva dentro. Gli sembrava che il cuore stesse per spaccargli in due il petto.
  
«Che ci fai qua Malik? Come hai fatto a trovarmi?» si costrinse a domandare con voce flebile. Lo sguardo puntato sull’orizzonte. Non ce la faceva a guardarlo in volto.
  
«Per te» rispose deciso.
  
«Per me?!» ribatté duro rivolgendo un’occhiata fredda come il ghiaccio a Zayn.
Gli occhi erano rossi, erano rossi e gonfi, carichi di tutto il male che aveva in corpo, erano seri e duri come a voler accusare Zayn di essere la causa di tutta quella sofferenza impossibile da sopportare per una persona sola.
Gli occhi color caramello del più grande ressero quello sguardo.
Non si lasciarono intimorire.
  
«Mi sono fatto un nuovo tatuaggio» esordì con tono serio deviando del tutto il discorso.
Come se non avesse già abbastanza inchiostro addosso a colorirgli il corpo perfetto, pensò con amarezza Liam tornando a guardare il suolo.
Ai suoi piedi l’ombra dei loro corpi creava un’unica chiazza più scura.
Avrebbe solo voluto sentirsi abbracciare da Zayn.
  
«Non ti interessa?» insistette il mulatto.Liam scrollò le spalle. In realtà moriva dalla curiosità, dalla voglia di vedere qual’era quel nuovo tatuaggio. In realtà avrebbe voluto scoprire da solo quale fosse la nuova incisione che era giunta a decorare il corpo di Zayn spogliandolo poco alla volta.
  
«E’ qua, sul cuore» proseguì senza lasciarsi intimidire dal silenzio di Liam. Zayn si portò la mano del ragazzo – che ancora non aveva lasciato – sul petto. Sotto di lei il cuore gli prese a battere all’impazzata, un po’ per paura un po’ per il solito effetto che Liam aveva su di lui. «C’è scritto “hoshi”, in giapponese vuol… ».
   «Ora ti dai anche al giapponese?» aveva commentato con tono sarcastico.
   «In giapponese vuol dire stella. E’ tuo».
A quelle parole Lee alzò il viso piazzando i due immensi occhi su Zayn.
Sulle loro mani sovrapposte.
Brividi giunsero ad increspargli la pelle.
  
«E’ tuo perché sei tu la mia stella Liam James Payne» proseguì prima di venir interrotto nuovamente. «Sei tu che mi illumini la giornata, sei tu che mi hai salvato, sei tu la luce della mia vita. Tu e basta. Non sapevo più brillare prima che arrivassi, Lee. Troppo stanco, troppe delusioni, nessuna voglia di combattere ancora, nessuna forza di reagire. Senza accorgermene mi stavo lasciando annegare in quel mare di speranze negate.

 
Poi sei arrivato tu. Come un lampo hai illuminato tutto. Mi hai ridato vita. Poco alla volta ti sei insinuato dentro. Ogni parola era come una boccata d’aria fresca. Ora l’avevo un motivo, ed eri tu. La mia stella, la mia luce, la mia vita
» concluse tendendo le labbra in un sorriso sincero.
La voce gli era tremata in più di un passaggio.
Era la prima volta che Liam sentiva Zayn parlare in quel modo.

Dichiarazioni di quel tipo non erano sue.


   
«Mi hai appena baciato» commentò Liam con il fiato corto e le labbra ancora posate su quelle dell’altro ragazzo.

Zayn ridacchiò.
Il cuore di Liam danzò su quel suono.
  
«Davvero?» scherzò accarezzando con il pollice la guancia di Lee per cancellare la traccia dell’ultima lacrima che era passata di lì.
Mai più, se lo ripromise, mai più l’avrebbe fatto piangere.
  
«Intendevo, l’hai fatto in pubblico senza trascinarmi in uno di quegli stupidi stanzini bui dentro i quali ci nascondiamo sempre» spiegò Liam chiudendo gli occhi.
Un tremito gli percorse le spalle.
Non voleva tornare rinchiuso in quell’oscurità.
Era bello baciarsi sotto il tepore del sole con il vento che gli accarezzava le guance.
Senza ribattere Zayn baciò nuovamente il ragazzo che aveva di fronte.
Sì, l’aveva baciato senza nascondersi e l’avrebbe fatto ancora, e ancora e ancora.
Basta scappare, basta nascondersi, voleva che tutti sapessero.
Non sarebbe più scappato.
Lo baciò lentamente, con dolcezza.
Mosse pacatamente le labbra su quelle di Liam. Le assaporò come mai aveva fatto. Si lasciò catturare da loro, dalle mani di Lee che lo avvolgevano e lo stringevano come a non volerlo più far andar via, come se temessero che potesse andarsene da lui.
Giocò lentamente con la lingua dell’altro, cercandola rincorrendola accarezzandola.
  
«L’ho rifatto» sussurrò sorridendo sulle labbra di Liam.
Lì, lì dentro, in quegli occhi color terra, dietro quelle labbra carnose e perfette, tra quei battiti accelerati di cuore, lì era custodito l’intero universo di Zayn.
 
  «Sì l’hai rifatto» convenne Liam.
Mai si era sentito felice come in quel momento.
Avrebbe potuto capovolgere il mondo con un solo dito.
Tutta la sua felicità era custodita tra le braccia di Zayn.
  
«Sei la mia vita» mormorò poi, chiudendo gli occhi per l’improvviso imbarazzo che lo colse.
Appoggiò la fonte su quella di Zayn respirando la sua aria.
  
«Oh piccolo!» esclamò Zayn intenerito, «Io sono la vita di molte persone sai? Però, però solo una di esse è la mia» disse e abbracciò così forte Liam come a volerlo annientare in se stesso, come se potessero fondersi davvero in un unico corpo.
  
«Loro non sanno quanto sei speciale. Loro non sanno quello che hai fatto al mio cuore. Possono dire quello che vogliono, perché non sanno nulla di noi, ma scommetto che se sapessero sarebbero solo gelosi» mormorò con un filo di voce.
Era una vita che Liam voleva cantare quelle parole a Zayn.
Tutte le volte che intonava quella canzone lo faceva pensando a lui, solo a lui.
Ora Zayn lo sapeva.
Ora era solamente di Zayn.
Come suo era il cuore del mulatto.
  
«Anche se perdessi la memoria non so quante volte, io continuerei ad innamorarmi di te piccolo e tenero Liam. Sei una freccia scagliata dritta nel mio cuore» confessò Zayn.
Mai più avrebbe concesso alla sua stella di andarsene.
Mai più gli avrebbe permesso di lasciarlo.

Non ora che aveva capito di amarlo più di ogni altra cosa al mondo.





     ***
*si nasconde per non ricevere pomodorate in faccia*
Okay, I'm here again!
Che dire, era già da un po' di tempo che avevo in mente questa shot e finbalmente sono riuscita a postarla.
E' una delle storie più verdi che abbia mai scritto, ma non per questo è da prendere sottogamba.
Gli Ziam hanno in sè la tenerezza assoluta a parer mio.
Liam è dilaniato dal dolore per essere stato in un certo senso rifiutato da Zayn e questo gli dona il suo cuore ammettendo di essere follemente innamorato di lui.
Inizialmente questa sotira era nata come una Zouis poi, strada facendo, non so per quale motivo, ho avuto la brillante idea di tramutare uno dei personaggi e così, vabbè, niente.
Per favore siate clementi con me!
E recensite in tante mi raccomando!

xx
Fee.
  
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