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Autore: Yunalesca Valentine    31/07/2013    4 recensioni
Nella “gerarchia” dei vampiri, oltre alle classi note da tutti, vampiri e non, vi è anche un’altra categoria, meno diffusa ma comunque presente: quella dei Dampyr; figli nati da un vampiro e da un umano.
Ed alla Cross Academy si trasferisce una persona che appartiene a questa “categoria”, anche se ancora non sa di appartenervi. Se mai scoprirà la sua vera natura, tutto dipenderà dalle sue azioni. Dopotutto, non sempre la verità viene a galla.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXX

A Love Affair: Second Part

 

 

Diversi giorni passarono, prima che si avessero notizie riguardanti Vincent Thanatos. Il telefono in casa Crowe squillò proprio in un momento in cui nessuno se lo aspettava; Thomas si alzò subito per rispondere, anticipando di poco Alexander. Dall’altra parte della cornetta vi era un’Angela dalla voce tesa, che gli comunicò dell’arrivo del cognato, il quale desiderava incontrare lui e gli altri il prima possibile; inoltre, gli consigliò di non portare armi con loro la sera della cena – quella sera – in quanto Vincent era suscettibile a tali cose.

Una volta che Thomas interruppe la comunicazione, comunicò ai figli e a Zephyr quanto gli era stato detto e vide il vampiro ancora più pallido di quanto fosse.

«Cos’hai, vampiro? Paura del paparino, per caso?» esclamò Alexander ironico.

«Se tu conoscessi veramente mio padre, a quest’ora non saresti così allegro» replicò serio Zephyr, facendo tacere Alexander per tutto il resto della giornata.

Giunta l’ora di recarsi a casa di Angela e Simon, i tre Crowe e Zephyr, vestiti in maniera sobria, si recarono là, dove ad attenderli davanti all’ingresso vi era Aura, tesa come non mai e dello stesso colorito del fratello.

«Che ti prende, nana?» le chiese preoccupata Rossana.

«Nulla. Devo solo digerire tutte queste novità improvvise».

Aura entrò e fece cenno a Rossana e gli altri d’entrare, facendosi seguire in salotto, dove vi trovarono Angela, Simon e un vampiro alto un metro e ottantaquattro, con gli occhi cremisi e i lunghi capelli neri, identici a quelli che presentavano Aura e Zephyr.

Rossana alla sua vista trattenne il fiato: quello davanti a sé era la versione adulta di Zephyr, oltre ad essere incredibilmente attraente.

Il vampiro la osservò per un breve istante e un accenno di sorriso comparve sulle sue labbra; in quel frangente ne approfittò per analizzare dalla testa ai piedi colei che sarebbe diventata sua nuora, poi spostò il suo sguardo su Zephyr, trovandolo cambiato dall’ultima volta: gli occhi avevano una luce diversa, e in positivo.

«Tutti quanti sappiamo il perché siamo qui, ma vorrei sapere nel dettaglio perché avete chiesto di parlare con me» disse Vincent Thanatos, rivolto a Thomas, col tono suadente da vampiro purosangue che possedeva.

«Penso che Angela vi abbia informato di quanto accaduto tra mia figlia e vostro figlio Zephyr». Un cenno del capo di Vincent diede a Thomas la spinta per continuare a parlare. «Quindi, vorrei solo avere la conferma che il marchio impresso da vostro figlio verrà considerato come un impegno serio a tutti gli effetti. Non desidero proprio perdere mia figlia per un gesto avventato di un vampiro adolescente».

«Avete perfettamente ragione. Penserei e agirei allo stesso modo, se fossi al vostro posto» rispose Vincent, facendo contemporaneamente cenno al figlio di avvicinarsi.

Zephyr obbedì al comando silenzioso del padre, senza la minima intenzione d’opporsi, e lasciò che gli mettesse una mano sulla testa, in modo da vedere e controllare quello che voleva. Vincent, dopo aver visto cosa vi fosse e cosa passasse nella mente del figlio, senza rimuovere la mano da dov’era, guardò dritto negli occhi Thomas e gli disse: «Credo che vi ritroverete dei vampiri in famiglia, e forse non solo come parenti». Poi aggiunse, rivolto al figlio: «Sta’ attento a come ti comporterai d’ora in poi, Zephyr. Se fosse lei a lasciare te, ne soffriresti per l’eternità, ricordatelo».

In quel momento Angela, che si era diretta in cucina mentre tutti erano presi dall’ascoltare la conversazione tra Vincent e Thomas, fece capolino da dietro la porta, cambiando totalmente l’argomento della discussione: «La cena è pronta. Aura, Zephyr, andate a lavarvi le mani».

«Non siamo dei mocciosi!» esclamarono i due, guardando irritati la zia, che rise per la loro reazione.

«La vostra risposta, però, dice l’esatto contrario…» rispose lei, tornando in cucina prima che i nipoti si lamentassero di nuovo.

Durante la cena, Rossana era stranamente sovrappensiero: qualcosa doveva affollarle la mente. Sia Aura che Zephyr se ne accorsero nello stesso momento, ma avrebbero chiesto spiegazioni dopo.

«Aurora come sta?» chiese Angela a Vincent, un po’ per fargli aprire bocca e un po’ per avere notizie della sorella.

«Sta bene» rispose Vincent telegrafico.

«Questo è quello che dici ogni volta» rimbeccò Angela. «Non sarebbe il caso di farle mettere piede fuori un po’ da quel “sotterraneo” in cui la tieni? Ormai non dovrebbe avere molti problemi a tener sotto controllo la sete…».

Thomas guardò di sottecchi il vampiro purosangue, temendo che Angela avesse parlato troppo, ma dovette ricredersi, quando sentì Vincent rispondere in maniera garbata, nonostante desse l’impressione di esser un po’ infastidito.

«Sì, forse uno di questi giorni potrebbe uscire… Dopotutto vorrebbe trascorrere un po’ di tempo con Aura e Zephyr» rispose Vincent.

Dopodiché Angela non chiese altro, onde evitare di far irritare Vincent sul serio, visto che non era un tipo molto loquace, soprattutto su argomenti che non erano di suo gradimento.

Il resto della serata si svolse normalmente, anche se era insolito avere a tavola dei vampire hunters, due vampiri e una dampyr. Poi, dopo cena, Vincent e Rossana sparirono un attimo dalla circolazione senza che nessuno se ne accorgesse, tranne Zephyr e Aura. Il Thanatos minore, infatti, fece per recarsi nella stanza in cui il padre e la compagna si trovavano, ma venne fermato dalla sorella.

«Fermati, Zephyr. Cos’hai intenzione di fare?» chiese Aura, guardando il fratello dritto negli occhi identici ai suoi.

«Andare e stare al fianco di Rossana, mi pare ovvio. Qualcosa mi dice che lei e nostro padre stanno parlando della vita eterna. Quindi, adesso, lasciami passare» rispose Zephyr, sostenendo il suo sguardo.

«No, non posso». Aura scosse la testa. «È una cosa che riguarda Sana, non te. Per caso, temi che nostro padre possa farle qualcosa?».

Zephyr ebbe un lieve sussulto. Colpito nel segno.

I due giovani Thanatos si guardarono dritti negli occhi, intenzionati a mantenere le loro posizioni. Aura aggrottò un attimo la fronte, lasciando che Zephyr rimanesse confuso da tale espressione.

«Cosa c’è?» le chiese.

«Stavo pensando…» iniziò lei.

«Cosa? Spero che non sia uno dei tuoi soliti ragionamenti contorti». Zephyr incrociò le braccia sul petto, in attesa.

«Scusa, ma tu, essendo un vampiro, non dovresti riuscire a sentire quello che viene detto senza essere fisicamente dentro la stanza?» esordì Aura.

Zephyr mise una mano nei capelli, che infine scese sulla faccia, dove si fermò. «Vorrei ricordarti che non sono un cane. Comunque, la risposta sarebbe sì, anche se ora come ora non ci riesco: nostro padre starà esercitando qualche potere all’interno della stanza. Contenta?».

«Ah, adesso capisco perché eri così preoccupato. Comunque». Aura lo guardò negli occhi di nuovo. «non ti farò passare lo stesso» sorrise.

A quel punto Zephyr sbatté una mano sulla parete alle spalle di Aura, facendola indietreggiare e bloccandola tra lui e il muro; i suoi occhi divennero di un rosso acceso, tipico segno della fame o dell’ira.

«Solo perché è una tua amica, questo non ti autorizza a metterti tra lei e il suo compagno, ovvero il sottoscritto» disse lui.

Aura sollevò le braccia e posò le mani sul torace del fratello, esercitando forza in un vano tentativo d’allontanarlo.

«Potrai dire quello che vuoi, ma non mi farò da parte, sappilo» gli rispose seria e senza un briciolo di quella paura che all’inizio aveva quando lui le si avvicinava troppo.

«Bene, ho capito». Sulle labbra di Zephyr comparve un sorriso compiaciuto. «Vorrà dire che, quando nostro padre avrà finito di parlare con Rossana, gli dirò di te e Zero. Chissà come potrebbe reagire…».

Aura sgranò gli occhi e per poco non si lasciò prendere dal panico; strinse i denti e cercò di non apparire turbata. «Digli quello che ti pare. Menti pure, se vuoi, tanto non ho nulla da nascondere o di cui dovrei preoccuparmi».

La porta della stanza in cui si trovavano Vincent e Rossana si aprì, rivelando prima la ragazza e poi il vampiro purosangue. Zephyr si voltò e lasciò andare subito la sorella, fiondandosi da Rossana.

«Di cos’avete pa…» fece per dire Zephyr.

Vincent, rapido, si mise fra lui e Rossana, e mise una mano sulla fronte del figlio, facendolo addormentare seduta stante lì dov’era; lo prese in braccio e, dopo aver dato una rapida occhiata alla figlia, si voltò verso Rossana e le disse: «Decidi tu, se parlargliene o no. È una tua scelta, dopotutto».

Quell’ultima frase segnò la fine della serata: l’incosciente Zephyr venne caricato nell’auto di Thomas, che poi se ne andò assieme ai figli; Vincent salutò Angela e Simon e indugiò un attimo prima di salutare la figlia, mettendole una mano sulla testa.

Angela fece per dire qualcosa, ma Vincent rispose prim’ancora che emettesse un singolo suono: «Sì, ho intenzione di ripartire subito, in modo da sfruttare il buio a disposizione. Per la mia prossima visita farò in modo di portare anche Aurora».

Angela annuì e, assieme ad Aura, rimase a guardare la figura di Vincent che spariva nel buio della notte. I lampioni erano un optional, nella via dove abitavano Angela e Simon.

«Forse dovrebbero mettere due o tre lampioni qui… L’intera strada è completamente avvolta dall’oscurità» disse Aura alla zia, che fece spallucce.

«Se vi fossero dei lampioni, l’intera zona non sarebbe abitata da vampire hunters, a quest’ora: l’assenza di luce attira i Level E, facilitandoci il lavoro».

«Ah, capisco…».

«E ora che Vincent si è fatto vedere, seppur per qualche ora, i Level E saranno fuggiti al Polo Nord… come minimo. Vieni, torniamo dentro. Non ha senso restare qua fuori…».

«… a prendere le palle col culo dal freddo» concluse poco finemente Aura, facendo scappare una risata alla zia, che chiuse a chiave la porta di casa.

 

Il resto delle vacanze trascorse come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, nonostante Zephyr continuasse a viverla male lo stesso, visto che, per quanto potesse essere il compagno di Rossana, doveva scontare i suoi trecento anni di servizio presso i Crowe. E con “Crowe” non era stato inteso solo Rossana, bensì anche gli altri due esseri senza cuore che di nome facevano Thomas e Alexander, i quali sommergevano Zephyr d’ogni genere di compito, dal più meschino a quello più crudele, in modo da tenerlo lontano il più a lungo possibile da Rossana.

A casa di Angela e Simon, invece, come colpo di grazia per Aura, che non aveva ancora finito di uscire dall’effetto sorpresa dovuto all’aver incontrato per la prima volta il padre e per la notizia riguardante il fratello e l’amica, venne fatta arrivare una persona che mai e poi mai si sarebbe aspettata di vedere proprio lì, a casa di sua zia.

Quella mattina, il penultimo giorno di vacanza, Aura si recò in salotto com’era solita fare, e vi trovò, oltre a suo zio intento a controllare la canna del fucile da caccia, anche un’altra persona a lei nota.

«Z-Zero?» riuscì a formulare, dopo aver superato l’impatto della sorpresa inaspettata.

Zero si voltò verso di lei e si limitò a fare solo quello; Simon, che aveva dato una rapida occhiata prima all’uno poi all’altra, disse alla nipote: «Ha fatto tutto tua zia. Non ti rifare con me né con Kiryu-kun e chiedi a lei».

Aura rimase un attimo impalata dov’era, poi si diresse come una furia al piano di sopra, nello studio, trovandovi Angela intenta a scrutare con molta attenzione e serietà un documento proveniente dalla Vampire Hunters Association, anche se si vedeva che sotto i baffi se la stava ridendo.

Aura si appoggiò con le spalle allo stipite della porta e con le braccia conserte, iniziando a battere ritmicamente il pavimento col piede destro.

«Piaciuta la mia sorpresa di Pasqua?» chiese Angela allegra.

Ad Aura iniziò a ballare un sopracciglio. «Mi è piaciuta talmente tanto che potrei metterti le mani alla gola dalla gioia!».

Angela interruppe ciò che stava facendo fino a poco prima e guardò la nipote in faccia, costatando che aveva un’espressione a lei familiare. «Hai la stessa ghigna di tuo padre, ora».

«È la seconda volta che me lo dici, lo sai, vero? Comunque non m’interessa» replicò fredda Aura. «Spiegami cosa ci fa qui Zero. Ora».

«Il “per favore” non si usa più?» la buttò sull’ironico Angela.

«Ora come ora, è morto».

«Bene, te lo dirò, se questo ti farà passare il momento di glacialità con tanto di morte facciale. Devi sapere che domani sia io che Simon saremo impegnati, quindi non potremo accompagnarti alla Cross Academy, a meno che tu non decida – cosa impossibile a prescindere – di alzarti molto presto. Pertanto, ecco il perché ho fatto venire qui l’unica persona, eccetto Rossana, che poteva sostituire me e tuo zio. Soddisfatta della spiegazione?».

Aura non trovò nulla da dire, ma aprì bocca lo stesso: «Quindi… Questo vuol dire che lui stasera dormirà qui?».

Angela unì le mani e un angolo della sua bocca curvò all’insù, facendo apparire più un ghigno malefico che un sorrisetto ironico. «Proprio così» rispose compiaciuta.

Intanto Simon aveva finito di armeggiare con la canna del fucile, si era alzato e aveva fatto cenno a Zero di seguirlo, conducendolo in uno stanzino che si trovava tra la cucina e la porta che portava al seminterrato. Lì, Simon lasciò il fucile e diede mostra del suo vasto arsenale da caccia, perlopiù composto da fucili, pugnali di svariate forme e lunghezza e tante scatole contenenti pallottole di diverse dimensioni e materiali. A completare l’arredamento dello stanzino ci pensavano alcune teste di cinghiale imbalsamate e delle tavolette di legno su cui vi erano state incollate le zanne dei suddetti, la cui posizione faceva apparire le tavolette come delle opere d’arte. Era il piccolo mondo di Simon, completamente opposto a quello della moglie, che comprendeva esclusivamente libri, scartoffie e penne, tanto da sembrare una cancelleria.

Simon posò una mano sulla spalla di Zero, costatando che era alto quasi quanto lui, e gli disse: «Se creerai problemi a mia nipote, sappi che potresti fare la stessa fine dei cinghiali che vedi. Questo è solo un discorso in generale e applicabile a chiunque, quindi non sentirti accusato di nulla».

«Me ne ricorderò» rispose Zero, con gli occhi fissi sulla minacciosa testa di cinghiale di fronte a lui.

I due tornarono in salotto, trovandovi Aura, seduta sulla poltrona dove era solita stare Angela, con un’espressione che di felice aveva poco o nulla. Inoltre batteva il piede destro sul pavimento, segno di nervosismo.

«Hai parlato con tua zia?» le chiese Simon, rimasto davanti all’entrata del salotto.

«Sì».

«Ma sei ancora arrabbiata» s’intromise Zero, stupendola.

Aura sollevò la testa e smise di battere il piede sul pavimento. «Ma dai? Pensavo che non si vedesse!». Riprese a muovere il piede. «Comunque non posso far altro che adattarmi a quest’ulteriore novità e… Basta. Cercherò di adattarmi, punto».

«Bene» fece capolino dal corridoio Angela. «se la situazione è così, allora si cena».

«Come mai così presto?» chiese Simon, voltatosi verso di lei.

«Stasera devo finire un lavoro che ho tra le mani, quindi, sperando di finirlo prima, sarò occupata per tutta la sera».

Aura si alzò di scatto. «Allora vedi di darti una mossa, così questa giornata finisce prima». Fece per andarsene ma si fermò per dire un’ultima cosa. «Me ne vado in camera. Chiamatemi quando è pronto».

Aura salì le scale e se ne andò; Angela scosse la testa e si diresse in cucina, mentre Simon iniziò automaticamente ad apparecchiare la tavola. L’unico rimasto impalato dov’era senza fare nulla era Zero.

«Se non sai cosa fare» gli disse Simon, fermandosi un attimo. «vai a chiedere ad Angela se vuole una mano. Altrimenti, se sai scuoiare le lepri, potresti fare quello. Sai, stamani ne ho prese tre e devo sbrigarmi a sistemarle, se voglio tirarci fuori un po’ di carne».

Zero non rispose e andò immediatamente da Angela, come se la prospettiva dell’aiutare Simon nello scuoiare le lepri fosse qualcosa da serial killer. In cucina trovò Angela davanti ai fornelli con quasi tutte le ante dei mobili aperte e concentrata su quello che stava facendo, ma, quando si accorse di lui, si voltò e gli sorrise. Stava tramando di certo qualcosa: Zero ne era sicuro.

«Non sai cosa fare, vero?» lo anticipò la donna.

«Come facevi a saperlo?».

«Perché, per caso, si vedeva dall’espressione da cucciolo smarrito che avevi?». Alla vista dell’espressione che fece Zero, Angela aggiunse: «Guarda che stavo scherzando! Comunque, se proprio vuoi fare qualcosa, invece di poltrire per un po’, sai cosa potresti fare?».

«Cosa?».

Angela si voltò nuovamente verso i fornelli, in modo tale che Zero non vedesse il sorriso perfido che aveva in faccia. «Potresti andare a chiamare Aura per dirle che la cena è pronta. Sai, è meglio dirglielo in anticipo, perché coi suoi tempi ci mette un bel po’ prima di scendere».

Zero sospirò e si mise una mano tra i capelli: aveva appena avuto la conferma che Angela stesse tramando qualcosa. Non disse nulla e lasciò la cucina per recarsi al piano di sopra. Una volta dinanzi alla porta della camera di Aura, bussò, ma non ricevette risposta. Che si fosse addormentata? Aprì la porta e notò che la stanza era vuota; chiuse e sentì una presenza alla sua destra: Aura, con indosso solo l’accappatoio giallo canarino slavato, lo stava fissando.

«Che cosa stai facendo?» gli chiese.

Zero si allontanò dalla porta subito. «Tua zia mi ha chiesto di dirti che la cena è pronta» le rispose in automatico.

Aura sbuffò. «Tanto lo so che non ha ancora finito e che questo era un pretesto per farci rimanere da soli. Le intenzioni di mia zia, quando si tratta di te, sono anche fin troppe chiare». Aprì la porta della camera, da poco chiusa. «Dammi un quarto d’ora, e scendo giù».

Aura sparì dentro camera sua e Zero rimase lì dov’era, in attesa che lei uscisse. Se fosse tornato al piano di sotto, avrebbe rischiato di dover dare una mano a Simon con le lepri o, peggio, di subire pressioni più o meno velate da parte di Angela. Lo sapeva che non avrebbe dovuto accettare la proposta di Angela di venire lì come forma di pagamento per la sua eccellente difesa durante il processo. Ma ormai il danno era fatto.

Quando Aura fu pronta, vide che sembrava indossare un pigiama, ma era solo un effetto creato dal grigio dei pantaloni e dal bianco della maglietta a maniche lunghe, senza contare le ciabatte che aveva ai piedi.

«Non c’era bisogno che tu mi aspettassi» gli disse, superandolo. «Però, capisco perché l’hai fatto».

«Era così evidente?» le chiese lui.

«Mhm, diciamo il giusto».

Quando i due si fecero vedere nella sala da pranzo, che era adiacente alla cucina, Simon e Angela si trovavano già lì, e quest’ultima sorrise. Aura la guardò seccata e scosse la testa, facendole perdere il sorriso.

«È successo qualcosa?» chiese Angela.

«No, zia, però dovresti smetterla coi tuoi tranelli».

Simon si lasciò sfuggire una risata, e con la forchetta non riuscì ad infilzare l’oliva verde, che fece un semi giro nel bordo del piatto.

«E ora mangiamo» aggiunse Aura, impedendo alla zia di ribattere.

Finita la cena, Aura, dopo aver dato una mano a sparecchiare, si dileguò in camera sua, mandando in fumo i piani che Angela aveva meticolosamente preparato. A quel punto non le restò che mostrare a Zero la camera dove avrebbe dormito e dirgli a che ora sarebbero dovuti partire l’indomani.

 

 


E… state con me!

Sono in ritardo in una maniera assurda, lo so… :/ Non ho giustificazioni, a parte il fatto che è estate, quindi spero che mi capirete! xD

Visto che il capitolo si commenta da sé, ritardo escluso, ne approfitto per fare un po’ di pubblicità a un piccolo fandom che conosco e che avrebbe bisogno di nuova gente, lettori o scrittori che siano: Hakuouki. Se conoscete l’anime, fateci un salto, altrimenti correte a vederlo, perché vi rifate sicuramente gli occhi! ;) (Leggasi anche: chi ha problemi di vista, potrebbe notare un miglioramento improvviso della vista)

Detto ciò, vi saluto e vi dico che il prossimo capitolo arriverà ad Agosto, anche se non c’è una data specifica.

Ciao!

 

Yuna.

   
 
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