Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Belieberinfinity_    31/07/2013    0 recensioni
"Gli usciranno soldi al posto dello sperma."
"Non e' un'indigestione,avra' fatto abuso di alcool."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eyeeeee beautiful ladiesssssssssssssssssss,
questa volta ce l'ho fatta, non e' ancora passato un mese. non immaginate quanto sia fiera di me stessa in questo preciso istante. lkjhgfd anyway, stranamente e' stato abbastanza facile scriverlo, e mi e' piaciuto com'e' venuto, spero che voi non la pensiate diversamente. Io vi lascio al capitolo augurandovi una buona estate, dato che penso che aggiornero' direttamente a settembre, ripeto: PENSO. 

Con affetto, la vostra affamata di recensioni: Ale'.

~Ganja e Chanel.

26,Stay.

#Lei.

Il viaggio di ritorno? Uguale all'andata, spiccicato: silenzio, sguardi con la coda dell'occhio, imbarazzo e ancora silenzio. C'erano Justin e Drake avanti e io dietro, indecisa se iniziare una conversazione o tacere fino al ritorno a casa. Le parole non facevano altro che scendermi dal cervello, arrivare alla bocca e bloccarsi, risalendo poi ancora una volta senza trovare via d'uscita; odio stare seduta dietro da sola in macchina, per di piu' mi sentivo in trappola per colpa di quella fottuta cintura di sicurezza, sembrava stessi su una sedia da tortura, pronta per la decapitazione, perche' da li' a pochi minuti sarebbe arrivata di sicuro. 
"Posso sapere perche' mi hai nascosto anche questo?" E infatti non mi sbagliavo. Sono scesa dall'auto pochi minuti fa, Justin e' ritornato a casa dopo essersi assicurato che le acque tra me e Drake fossero piu' che calme, quasi una tavola, e io e lui siamo rimasti da soli a casa, sdraiati sul mio letto con le gambe al muro, come i vecchi tempi.
"Se puo' farti stare meglio, adesso sei l'unico a saperlo, oltre  a Justin, ovviamente." Mi giustifico, sperando che questo possa farlo sentire piu' sollevato.
"Perche' non parli piu' con noi? Ti trovi meglio con Justin? Riesce ad aiutarti di piu'?" Tre domande, tremila strette allo stomaco e battiti in meno. Io non mi trovo affatto con lui, mi mette a disagio. E anche se magari mi aiuta, nessuno lo fa come i miei amici, loro mi danno la forza, specialmente Drake: lui quella me l'ha sempre data.
"No." Mi fermo, pensando a cosa e come dirlo. "Non e' questo." Sbuffo, non trovare le parole adatte mi manda in bestia.
"E cosa allora?" Domanda disperato, assetato di spiegazioni, risposte, chiarimenti.
"Sento di voler aiutare Mark, tutto qui." Non era questo cio' che volevo dire. Mi siedo, cercando di concentrarmi per spiegarlo meglio.
"Non e' questo, lo so. Perche' insieme ci riusciamo meglio, e con questo non sto dicendo che tu da sola non ne sia capace, anzi." 
"Io non voglio darvi preoccupazioni." Sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, specchiandomi nei suoi occhi marroni pieni di dolore, frustrazione, ansia, terrore. Mi fa male vederlo in questo stato, in difficolta' ma con la paura di chiedere aiuto, con chi sa quante urla soffocate in gola e quante lacrime bloccate, incatenate, serrate in quelle due cascate di cioccolato fondente che si ritrova al posto degli occhi. Mi ci riconosco quasi guardandoli: stessi problemi, stessi pensieri, stessa vita. 
"Preoccupazioni?" Si acciglia tutto d'un tratto. "Di cosa parli?" Chiede, totalmente incosapevole di cosa io stia parlando. Come se io ci credessi nella sua recita, lui sa a cosa mi riferisco quando parlo di preoccupazioni.
"Avevate gia' i vostri problemi a casa.." La solita stretta allo stomaco, il solito magone che spunta ogni volta che ne parlo, avevo quasi dimenticato questa sensazione cosi' assurda e scomoda, era da tempo che non ne parlavamo, ma a volte si deve. E' necessario cacciare fuori vecchi argomenti, rispolverarli e riderne al ricordo o, al contrario, piangere, sentirsi male, inutile, triste.
"Jade che era rimasta senza nemmeno piu' il padre, Ty e Mark sono stati cacciati di casa, Christal aveva perso anche il terzo fratello, Alex aveva litigato con i suoi genitori e tutt'ora non si parlano, Ashley e' rimasta incinta, e tu.." mi blocco, sentendo il magone stringermi sempre di piu' in gola e le lacrime bloccate, pavide di scendere e  avere il rimorso di averlo fatto.
"Poi sono arrivata io con i miei problemi, la mia depressione, la mia solitudine, mettendovi nei guai piu' volte, come se la vostra vita non fosse abbastanza un disastro." Mentre dentro il mio coraggio marcisce e la mia forza svanisce, fuori divento fredda, lo sguardo distaccato e la parole sembrano lame taglienti pronte a graffiare, sfreggiare, incidere fino in fondo e far provare un male cane a chiunque le ascolti. Guardo una lacrima scendere dall'estremita' dell'occhio sinistro di Drake, trasportando con se una cascata di acqua salata, acqua letale, segno di debolezza, stanchezza, arresa.
Mi porta una mano sulle sue gambe incrociate ad indiano, stringendola dentro la sua nel modo in cui solo lui sa farlo, guardandomi coi suoi occhi affogati dalle lacrime e parlandomi col cuore in mano. "Purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di non avere famiglie sane alle spalle, ma la fortuna in tutto questo e'che abbiamo creato noi una famiglia." Mi ricorda della prima volta che me lo disse 4 anni fa, con gli stessi occhi lucidi, la stessa stretta di mano e sullo stesso letto, solo eravamo attorniati anche dagli altri, la situazione era meno complicata, ed entrambi eravamo di almeno un ventina di centimetri piu' bassi, ma non per questo meno svegli. Sorrido al ricordo di quel giorno, la prima volta in cui mi sono sentita parte di qualcosa, parte di una famiglia.
"E non erano problemi, solo solitudine di chi si e' svegliato e non ha trovato nessuno in casa." La mia mano e' ancora protetta nella sua stretta calda e rassicurante. "Il resto gia' lo sai." Dice, alludendo al continuo del discorso fatto quella sera del 2008. Ride e strizza l'occhio in un occhiolino mentre sfoggia un sorriso abbastanza malinconico, un po' come l'arcobaleno dopo una tempesta.
"Aly io vado, si e' fatto tardi." Drake si alza visibilmente disinteressato di farlo, e mettendosi le mani nelle tasche del suo jeans letteralmente sotto il sedere, si china di qualche centimetro per salutarmi con un bacio sulla guancia. 
"Buonanotte." Mi mordo il labbro inferiore mentre lo guardo sparire dietro la porta di legno scricchiolante. Odio quando va via, mi lascia sempre un senso di vuoto enorme. Mi butto sul letto cercando disperatamente di prendere sonno e, con mia grande sorpresa, cado in un sonno profondo nel giro di pochi minuti.

 * * *

Un senso di vuoto, di solitudine, inutilita' mi pervade, dando il via ad una serie di immagini sfocate e insensate di volti, familiari e sconosciuti, sangue, colpi di pistola, voci. 
"Non uscire da li' sotto, capito?" Preoccupazione, ansia, giochi, paura. E' tutto cosi' misto, cosi' vago da mandarmi in confusione.
"Non farlo, ti prego." Disperazione, supplicazione, dramma. 
"Cavatela da sola." L'immagine di quel bigliettino fa ribollire il sangue nelle mie vene, provocandomi ribrezzo e rabbia infinta. 
Barattolini di pillole, antidepressivi, fumo, alcool, lacrime bollenti, urla soffocate.
"Noi siamo la tua famiglia, ci saremo sempre per te."
 
* * *
 
#Lui..
 
Sono le tre del mattino e non riesco a prendere sonno. Continuo a girarmi nel letto, cambiare lato del cuscino e schiacciarlo, togliermi e mettermi le coperte addosso, scendere e salire i quattro piani della mia casa; nemmeno sul materassino in piscina trovo pace. Sono preoccupato, ho l'ansia alle stelle e la tachicardia. Ho lasciato da soli Alyssia e Drake, mi chiedo come abbia fatto ad essere cosi' stupido di credere alla loro tranquillita' ed andarmene, quando so benissimo che sanno recitare da oscar. E se hanno avuto una delle loro discussioni? Quelle in cui lui finisce per cadere in lacrime e lei diventa un sasso, fregandosene della cascata di dolore che le si presenta avanti. 
Senza pensarci su due volte, mi metto in macchina, arrivando poco dopo a casa sua.
Do piccoli pugnetti alla porta di legno, attendendo il suo arrivo; ma niente. 
"Aly, sei qui?" La chiamo, cercando di  farmi sentire; ancora niente.
Faccio il giro della casa, arrivando alla finestra -aperta- della sua cameretta, guardandola dormire. I suoi lunghi capelli posti ordinatamente dietro di lei: sono cosi' lunghi da sfiorare il pavimento; la sua mano accanto al suo viso un po' imbronciato. E' strano vederla cosi' calma nonostante io sia presente. D'un tratto, inizia ad agitarsi e farfugliare qualcosa. Quando la situazione degenera e inizia a muoversi sempre di piu' urtando varie volte contro la parete, mi intrufolo nella casa dalla finestra, avvicinandomi a lei.
"Aly, svegliati." La scuoto leggermente, nel patetico tentativo di farle aprire gli occhi.
"Datemi le mie pillole, datemele." Dice lamentandosi, disturbata da qualcosa. Continuo a scuoterla, aumentando sempre di piu' la forza, riuscendo finalmente a farla svegliare. 
Si alza di scatto, buttandosi i capelli indietro e guardandomi con gli occhi semichiusi.
"Justin, cosa ci fai qui.." guarda l'orologio sul mio braccio con i suoi modi sempre cosi' eleganti come quelli di un elefante africano "..alle tre del mattino?" Sgrana gli occhi, incrociando le gambe ad indiano.
"Non avevo sonno, e ho deciso di venire a romperti i coglioni." Faccio spallucce, mentendo spudoratamente sul motivo della mia azione. 
Mi guarda alzando un sopracciglio, capendo a volo che la mia non e' altro che una bugia, nemmeno fossi un libro aperto. "Ho chiarito tutto con Drake, tranquillo." Mi rassicura, alzando gli occhi al cielo. Sorrido felice e sollevato, sentendomi anche un po' stupido per le inutili preoccupazioni. 
"Mi prendi un bicchiere di latte, per favore?" Domanda, facendo i suoi soliti occhi ammaliatori. E' divertente. Di solito e' il padrone di casa ad offrire qualcosa all'ospite, mentre con lei e' tutto l'opposto. Dovrebbe infastidirmi, ma in realta' mi piace. Nessun trattamento speciale, con i suoi amici si compoterebbe nello stesso e identico modo. 
Mi alzo dal letto, dirigendomi verso la cucina e versando del latte in due bicchieri, andando poi di nuovo nella stanza, servendole la tazza.
"Grazie." Dice sorridendo e inizia a sorseggiare del latte.
"Allora?" Chiedo, sedendomi di fronte a lei. "Cosa sognavi?"
"Brutte cose sul mio passato, come sempre." Dice facendo spallucce, probabilmente abituata ad incubi del genere. Ora che ci penso, non e' la prima volta che ha incubi in mia presenza. "Sai, Drake dice che i miei sogni sono importanti." Continua, cercando di ampliare il discorso ed evitare di rimanere nel solito silenzio imbarazzante.
"Perche'?" Chiedo curioso.
"Perche' possono aiutarmi a ricordare qualcosa sulla mia famiglia, dato che ricordo molto poco." Posiziona la tazza tra le mani sul letto, percorrendone il bordo con l'indice. "Passiamo spesso ore intere a parlare dei miei sogni, cercando di ricorarli tutti, metterli insieme e formare qualcosa. Molti sogni pero' li dimentico, e lui inizia a sparare cazzate a raffica sperando che una di questa sia contenuta nel sogno." Sorride, bevendo un altro po' di latte, formando dei baffi bianchi. Si fa d'un tratto seria, e io non riesco a non ridere nel guardarla.
"Cos'hai da ridere?" Chiede un po' infastidita, mantenendo pero' un sorrisetto sul labbro. Con una mano sulla pancia e l'altra mentre la indica, cado all'indietro dal ridere, facendola innervosire di brutto. 
"Che bei baffi che hai." Dico, continuando a ridere a crepapelle mentre lei si tocca il prolabio totalmente bianco. Si alza e si dirige verso lo specchio in bagno, ritornando poi con una camminata piuttosto buffa.
"Lo so, sono meravigliosi." Dice, facendo lo spelling dell'aggettivo. Amo ridere con lei, e' l'unico momento in cui non e' fredda, arrabbiata, distaccata e scontrosa nei miei confronti.
 
Dopo il piccolo momento di allegria, ci risediamo sul letto, e distrattamente porto lo sguardo al mio orologio da polso: le cinque del mattino. Il tempo in sua compagnia vola sempre, sono passate due ore eppure sembrano cinuque minuti. 
"Devo scappare, e' tardissimo." Con mia grande sorpresa, il suo sorriso scompare e un velo di tristezza copre i suoi occhi. Posa lo sguardo sull'orologio digitale posto sul comodino: 5.03. Faccio per alzarmi quando poggia la sua mano fredda sulla mia gamba con forza, facendomi saltare. "Resta qui." Le sue parole sempre decise, fredde, prive di qualsiasi emozioni, facendomi chiedere come sia possibile vedere contemporaneamente l'odio e l'amore in una stessa persona: i suoi occhi gridano aiuto, i suoi modi di fare dicono che e' in grado da sola. 
Non resisto al suo sguardo, ad uno dei suoi pochi momenti di debolezza e soprattutto, alla voglia di condividere per una notte la stessa stanza. 
Le sorrido, sdraiandomi accanto a lei e accarezzandogli una ciocca di capelli.
  
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