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Autore: _Princess_    08/02/2008    25 recensioni
“Per favore, mi scusi…” Una delle guardie si voltò e le rivolse uno sguardo interrogativo. “Ha visto una bambina?” gli chiese Nicole, sull’orlo delle lacrime. “È piccola, alta così,” e misurò circa un metro da terra con la mano. “Bionda…”
La guardia cambiò rapidamente espressione: sembrava quasi divertito. Nicole non condivideva il sentimento.
“Ha un vestitino rosso, per caso?” indagò l'uomo.
“Sì!” Nicole trasse un sospiro di sollievo, cominciando a riacquisire il controllo delle proprie emozioni. “L’ha vista?”
La guardia lanciò una rapida occhiata alla propria sinistra e le rivolse uno sguardo penetrante.
“Signorina, credo che l’intera arena l’abbia vista.” Disse, e si voltò ad additare il palco. E là, proprio al centro dello stage, tranquilla come se nulla fosse – come se non ci fosse stata tutta quella gente a guardarla a bocca aperta – c’era Emily, con il suo ragno di peluche in mano, e stava andando dritta dritta verso Bill.
Oh, merda.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Heart Of Everything' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Georg se ne stava appoggiato al davanzale della finestra della stanza di Nicole, esplorando la strada sottostante in lungo e in largo, aggrappandosi ad ogni minima distrazione – auto, passanti, pozzanghere – pur di non pensare.

Pensare…

Esalò una boccata di fumo verso il cielo, il ronzio della playstation in piena attività nelle orecchie.

A cos’è che penserei, poi?

Dopo la cena, Tom, Gustav ed Emily si erano rimessi subito a giocare, ma lui aveva preferito astenersi, soprattutto dopo la pessima conclusione della partita precedente. Era nervoso, anche se non sapeva perché. Residui di stress, probabilmente. Fumare era rilassante, e non c’era niente di meglio di una sigaretta per digerire un piatto di spaghetti.

O qualche altra cosa di meno digeribile.

Si era lasciato convincere dalle suppliche di Emily a mettere nello stereo uno dei cd di Nicole, così ne aveva pescato uno a caso, scegliendone uno anonimo, masterizzato, lo aveva inserito nel lettore cd ed aveva schiacciato ‘play’.

Aveva ascoltato volentieri le prime canzoni (scoprendo fra l’altro che Nicole aveva dei discreti gusti musicali, a parte rare eccezioni tipicamente femminili), ma quella che era appena partita lo stava mettendo di cattivo umore.

Non che gli Iron Maiden gli dispiacessero più di tanto, ma quelle parole gli davano proprio sui nervi. Si sentiva accaldato, debole, come se stare in piedi fosse uno sforzo sovrumano che gli stava risucchiando ogni briciola di energia che avesse in corpo.

‘I can't get used to purgatory, you know it really makes me cry, I'll never know the reason why I had to go, I'm crying, deep inside of me…’

Il ritmo era tutt’altro che melanconico, energico e duro, graffiante, ma il testo era completamente discordante.

‘Can't you see me?’

Chissà cosa stava succedendo giù, al ristorante. Sicuramente Bill e Nicole si stavano gustando una bella cena in tutta calma, beneficiando della reciproca compagnia, probabilmente dimentichi di tutto il resto. Stavano bene insieme, anche nonostante i modi un po’ impacciati di lei; c’era una certa affinità, tra loro, e si vedeva a distanza di chilometri.

‘Can't you see me?

Chi mai avrebbe potuto negare che fossero una bella coppia?

‘I'm looking forward to her spirit coming over to me, I feel tempted to bring her over to see…’

Sorrise al pensiero di Nicole intrappolata in una conversazione a senso unico con Bill, lui che sciorinava cazzate su cazzate a velocità supersonica, lei che lo stava a sentire incantata, senza nemmeno riuscire – probabilmente per fortuna sua e di Bill stesso – a seguire il discorso.

Era un’immagine comica, a pensarci bene, ma in fin dei conti era quello che ci voleva per Nicole: divertirsi. E chi meglio di Bill poteva farla divertire?

‘Just what it's like to be hanging on the other side…’

Gustav lanciò un urlo vittorioso e si mise a festeggiare assieme ad Emily la vittoria della partita, mentre Tom se ne stava afflitto nel mezzo, le labbra imbronciate.

Nessuno dava retta alla musica nello stereo, e Georg, in preda a quella terribile emicrania, ne aveva avuto abbastanza. Spense frettolosamente la sigaretta contro il davanzale e la lasciò cadere nella strada deserta, poi si diresse verso lo stereo e premette ‘stop’.

‘I feel so lonely…’ gemette l’apparecchio, poi calò il silenzio.

“Hey, Georg, rimetti quel cd!” berciò Tom, contorcendosi per riuscire a guardarlo. “Mi piaceva!”

Georg gli lanciò un’occhiataccia.

Be’, a me no, caro Tom.

“Rimettitelo tu se vuoi,” sbottò, massaggiandosi le tempie. Non si sentiva granché bene. “Io sono stanco, me ne vado in camera mia.”

Tom e Gustav si limitarono a fare spallucce e tornarono alla playstation, litigando per il prossimo gioco da scegliere. Con ogni probabilità, se ne sarebbero rimasti incollati lì fino a che Nicole fosse tornata – se mai fosse successo, date le circostanze – e sarebbero stati buttati fuori da lei stessa.

Senza aggiungere altro, Georg infilò la porta e tolse il disturbo.

Marciò pesantemente attraverso il corridoio, la testa che gli pulsava dolorosamente; l’effetto dell’analgesico era durato molto meno del previsto. Si frugò le tasche alla ricerca della chiave magnetica, ma non ce n’era traccia.

“Georg…” disse una vocina delicata.

Appena sollevò lo sguardo, notò che Emily stava camminando verso di lui, tendendogli la tessera.

Lui si sforzò di sorriderle e la ringraziò. Aprì la porta a fatica, la vista annebbiata, ed Emily non si mosse da dove stava, fissandolo con insistenza. Aveva un’espressione stranamente pacata, spenta, e il cuore di Georg gli si strinse nel petto a vederla così.

“Emily,” le si accucciò di fronte, facendole sollevare il viso. “Cosa c’è che non va?”

Lei si premette insieme le labbra contratte, gli occhi che pian piano andavano colmandosi di lucide lacrime.

“Non ridi, oggi,” sussurrò ad un volume appena udibile. “Perché non ridi? A me piace tanto il tuo sorriso.”

Il battito cardiaco di Georg cessò del tutto.

Oh, Emily…

Due grossi lacrimoni scivolarono lungo il suo visetto pallido, e lei tirò su con il naso, tentando con evidente sforzo di trattenersi. Se ne stava lì, con la sua tutina rosa, ad aspettare che lui dicesse o facesse qualcosa. Ma cosa dire, cosa fare, quando una bimba di quattro anni che conosceva da pochi giorni lo guardava in quel modo indifeso?

Provava il desiderio istintivo di proteggerla, di confortarla, ma non sapeva da che parte cominciare, avendo anche un certo timore di sbagliare.

“Sono solo un po’ stanco,” le disse dolcemente. Gli occhi gli bruciavano da morire, e si sentiva la fronte sudata, ma non vi badò. Cercò invece di regalarle un sorriso rassicurante, asciugandole delicatamente le lacrime. “Non ti devi preoccupare, d’accordo? Passa, dopo un po’.”

Emily fece sì con la testa, sfregandosi gli occhi.

Lui cercò di rialzarsi in piedi, ma un capogiro lo fece vacillare, e dovette aggrapparsi allo stipite della porta per non cadere.

“Georg!” esclamò Emily, spaventata. “Non stai bene?”

“No, sto – sto bene, tranquilla.” Esalò lui, mentre tutto gli vorticava intorno.

La sua percezione del mondo esterno divenne confusa. Sentì delle voci rimbombargli intorno, ma non riuscì a distinguerne la provenienza, poi un familiare profumo indefinito si mescolò al suo respiro, e si sentì sorreggere da delle mani incerte.

L’ultima cosa che vide, prima che tutto diventasse buio, fu un paio di occhi color pervinca che lo scrutavano ansiosi.

 

***

 

Nicole non si era ancora ripresa dallo spavento.

Dopo essersi goduta quella che probabilmente era stata la cena più bella e memorabile della sua vita, aveva lasciato Bill nella sala fumatori a scambiare quattro chiacchiere con David e Saki, dicendogli che avrebbe cominciato ad avviarsi, e così era salita in ascensore come immersa in una nuvola di beatitudine, crogiolandosi nel rivivere ogni singolo momento della serata appena trascorsa.

Ma poi le porte dell’ascensore si erano aperte, e aveva visto Georg accasciarsi contro la parete, e l’incanto si era infranto con un violento colpo al cuore.

Oh, cazzo!

Gli era corsa incontro in fretta e furia, la sua mente che valutava rapidamente ogni genere di ipotesi possibile, e lo aveva aiutato ad arrivare al letto, in uno stato di semi incoscienza, e ora lei ed Emily sedevano al suo fianco al bordo del grande letto matrimoniale, ascoltando lui che cercava di convincerle che andasse tutto bene, ed era stata solo una vertigine improvvisa.

“Non dire sciocchezze,” lo ammonì Nicole, compunta. “Hai la fronte imperlata di sudore freddo e stai tremando, hai decisamente la febbre.”

Lo sguardo appannato di Georg si posò su di lei con impazienza.

“Sul serio, sto bene,” insisté. “Adesso mi faccio un tè caldo e sono a posto.”

Fece per alzarsi, ma Nicole gli premette una mano sul petto e lo costrinse a restare sdraiato.

“Non ci provare,” sentenziò in tono perentorio. “Tu non ti muovi di lì, il tè te lo faccio io.”

Si alzò, lasciando Emily a fare il carabiniere, e si diresse nel salotto, verso il ripiano su cui stavano il minibar e il bollitore elettrico. Mise dell’acqua a bollire, poi prese una bustina di tè dalla vassoio e preparò una tazza.

“Emily, me lo faresti un favore?” domandò, versando l’acqua bollente, ma nessuno rispose. Si voltò allora indietro, scorgendo il letto oltre la porta aperta, e la vide rannicchiata accanto a Georg, chiaramente addormentata.

Nicole sorrise. Lasciò il tè in infusione ed andò da lei: la prese in braccio con attenzione e la portò nell’altra stanza, adagiandola sul divano cercando di non svegliarla, poi la coprì con una giacca che era stata abbandonata lì, e rimase ad osservarla per un po’.

Ogni tanto, quando ci pensava, non le sembrava vero di avere una figlia, ma non si era mai pentita, nemmeno per un solo istante, della propria scelta, ed anche se a volte era veramente dura, era sempre stata abbondantemente ripagata di ogni sacrificio.

Chi l’avrebbe mai detto che saremmo finite qui… Avrò fatto bene a trascinarti in tutto questo?

Ma il volto di Emily era sereno, sembrava felice, e non lasciava spazio a molti dubbi sul fatto che si trovasse bene in quel mondo a lei del tutto sconosciuto.

Il merito era anche dei ragazzi, che la trattavano come un’affezionata sorellina e facevano di tutto per farla contenta. Inoltre, Nicole aveva la sensazione che l’avere Emily nei paraggi fosse per loro particolarmente piacevole, forse per il fatto che si distraevano volentieri con lei, dimenticando per un po’ impegni, stress e problemi.

Era un potere che Emily aveva sempre avuto, quello di riuscire ad alleviare le difficoltà della gente, ed era soprattutto per quello che Brenda le invitava spesso a stare per qualche giorno da lei a Parigi. ‘Siete una ventata d’aria fresca’, diceva.

Che vita strana, che abbiamo…

Con un sospiro, Nicole si chinò su di lei e le lasciò un bacio in fronte, poi andò a recuperare la tazza di tè e ritornò nell’altra stanza.

Trovò Georg mollemente adagiato sul cuscino, il respiro affannoso ed irregolare, le sopracciglia corrugate in un’espressione sofferente.

Posò la tazza sul comodino e si affrettò a sentirgli la fronte. Non appena la sua mano sfiorò la sua pelle, la ritrasse con uno scatto, sorpresa da quanto fosse bollente.

“Dio mio, scotti terribilmente.” Esclamò apprensiva.

“Non è niente.” Replicò lui con un fil di voce che confermava l’esatto contrario.

Nicole si concesse una risatina sarcastica.

“Sì, certo, come no, e io sono la regina d’Inghilterra.”

Le labbra di Georg si incurvarono lievemente.

“Mi sembrava di averti già vista da qualche parte…” ironizzò in un mormorio strozzato. Lei rise, sollevata nel vederlo così lucido. Una febbre alta non era una cosa da sottovalutare.

“Torno subito.” Gli disse. Andò in bagno e cercò un’aspirina nell’armadietto, che fortunatamente trovò, poi prese un piccolo asciugamano pulito e lo imbevette di acqua fredda, strizzandolo appena, infine tornò da Georg e gli sedette di fianco.

“Ecco qui,” gli tamponò piano la fronte, con piccoli gesti calibrati. “Va meglio?”

Georg chiuse gli occhi, inspirò a fondo ed annuì lentamente.

“Grazie.”

“Figurati,” replicò lei, mentre con l’altra mano mescolava il tè in cui aveva sciolto l’aspirina. “Mi sentirei giusto un pelino in colpa a lasciar morire di febbre il bassista del mio gruppo preferito. Ti immagini poi che fine farei? Ricercata a vita dalle vostre fans assetate di vendetta.”

Il tentativo di risata di Georg venne immediatamente soffocato da un colpo di tosse.

“Ce la fai a tirarti su un po’?” chiese Nicole, una volta che l’aspirina fu completamente disciolta. “Ecco, così.”

Gli sistemò il cuscino dietro alla schiena per farlo stare più comodo, e mentre lui si tirava su piano, si accorse che aveva delle sottili ciocche di capelli che gli aderivano al viso umido. Senza pensarci due volte, Nicole allungò la mano verso di lui, e con un gesto lento e gentile glieli scostò di lato. Georg le mormorò un ‘grazie’ roco che la fece sorridere.

Lo aiutò a sorseggiare il tè poco per volta, e per tutto il tempo lui tenne lo sguardo fisso su di lei, e lei non riuscì – pur tentando – a guardare altrove. Uno strano formicolio le stava solleticando lo stomaco, e lei lo attribuì alla preoccupazione che lentamente andava scomparendo.

Per un attimo sono stata sul punto di farmi prendere dal panico, pensò, sollevata, mentre Georg si abbandonava nuovamente contro il cuscino, rivolgendole un flebile sorriso riconoscente. La sensazione di formicolio allo stomaco si accentuò nettamente, e Nicole si sentiva le guance in fiamme.

Se mi sto ammalando anch’io sono fregata, rifletté, corrucciata. Non voglio passare ciò che resta di questa settimana in stato semicomatoso!

Ma poi si vergognò dell’egoismo di quel pensiero, perché se a Georg quella febbre non passava, ci sarebbero state serie conseguenze per il tour. Fortunatamente avrebbe avuto tutto il giorno seguente per riposarsi e rimettersi in sesto, perciò, con un po’ di collaborazione da parte del destino, si sarebbe ripreso in fretta.

“Ti conviene andare in camera tua a vedere cosa stanno combinando quei due,” le mormorò con voce roca. “Secondo me non si sono neanche resi conto che Emily li ha piantati in asso.”

Ma Nicole non stava poi così male, lì dov’era. Georg l’aveva incuriosita fin da subito, ma non aveva mai avuto vere e proprie occasioni per conversare con lui faccia a faccia. E, okay, forse l’attuale poteva non essere il frangente ideale per cominciare, ma, nonostante tutto, lui sembrava bendisposto verso la comunicazione, e forse era il caso di cogliere al volo l’occasione, fintanto che non si chiudeva in se stesso come suo solito. Magari era stata proprio la febbre ad allentare un po’ quel suo distacco perenne.

“Non è il caso che tu resti solo, stanotte.” Gli disse in tono pratico. Lui le sorrise in modo ambiguo.

“E che cosa vorresti fare?” replicò in un soffio, deglutendo a fatica. “Dormire con me?”

Nicole si sentì avvampare fino alla punta dei capelli.

Anziché delirare, mi tiri fuori queste battutine audaci?

“Smettila, hai capito benissimo cosa intendevo.” Si schermì precipitosamente.

“Tu vai a mettere a letto Emily,” le disse lui. “E non preoccuparti per me, starò bene.”

Lei esitò titubante: avrebbe potuto portare Emily nel proprio letto, e poi tornare a monitorare la situazione, o mandare Gustav o Tom a farlo.

“D’accordo,” decise alla fine. “Ci metterò solo un minuto.”

Fece per alzarsi, ma Georg la bloccò per una mano.

“Aspetta.”

Occhi negli occhi, rimasero immobili per un attimo, senza battere ciglio, le dita calde di lui sulla pelle fredda di lei. Era quasi sconvolgente avere un contatto fisico così improvviso con lui, benché non fosse la prima volta, e questo provocò in Nicole un certo senso di disorientamento.

“Senti, io…”

“Hey!”

La voce di Bill ruppe quel denso silenzio, facendola trasalire bruscamente. Si voltò: lui era sulla porta e controllava la stanza circospetto, e lei non poté fare a meno di sentirsi inspiegabilmente in colpa. Si era completamente scordata di lui.

“Georg, che ti è successo?” proseguì Bill, accigliato.

Nicole si levò in piedi con uno scatto felino, senza nemmeno accorgersi del fatto che Georg le avesse lasciato la mano.

“Credo sia un po’ di influenza,” rispose, mentre la testa le si svuotava, come ogni volta che si trovava in sua presenza. “Qualcuno dovrebbe restare con lui, stanotte.”

Bill sembrò preoccuparsi molto. Si fece avanti e passò in rassegna prima Georg e poi Nicole. Qualcosa nel suo atteggiamento lo faceva sembrare insolitamente freddo.

“Resto io,” disse risoluto. “Non c’è problema, sul serio. Tu vai pure a riposare.”

Nicole gettò uno sguardo incerto a Georg, ma lui le fece un cenno di conferma con la testa, e lei cedette.

“Se avete bisogno di qualunque cosa, sapete dove trovarmi.” Stava già dirigendosi fuori dalla stanza, quando si ricordò di una cosa. “Stavi per dire qualcosa, prima?” domandò a Georg.

Lui abbassò lo sguardo, scuotendo il capo.

“No, nulla. Volevo solo chiederti di lasciarmi un bicchiere d’acqua sul comodino.”

“Oh,” Nicole batté le ciglia, leggermente perplessa. “Mi era sembrato –”

“A quello posso pensare io.” Intervenne Bill.

Nicole soppesò ulteriormente la prospettiva, e giunse alla conclusione che fosse effettivamente più consigliabile lasciare che fosse Bill a restare: lui e Georg erano amici, e sarebbe stato comunque meno imbarazzante per entrambi. Non riteneva sconveniente passare la notte al capezzale di un ragazzo, ma era sicura che Georg non si sarebbe sentito a proprio agio, con lei, ed era quindi meglio farsi da parte.

“Allora io vado,” Allungò un’occhiata fino al divano, dove Emily dormiva tranquilla. “Lascio a te le cure del malato.” Elargì a Bill un grande sorriso, poi andò a recuperare Emily ed uscì dalla suite, augurando la buona notte ai ragazzi. Non appena si fu richiusa la porta alle spalle, trasse un profondo sospiro, che esorcizzò parte della tensione di varia origine che aveva accumulato.

Che serata intensa…

 

***

 

Bill ancora non aveva compreso cosa lo avesse mosso a proporsi per rimanere con Georg quella notte. Non aveva problemi a tenere compagnia ad un amico ammalato, ma generalmente non era certo lui la prima persona a cui qualcuno si sarebbe rivolto in un caso simile. Probabilmente, anzi, era l’ultimo, se non addirittura escluso dalla lista.

Aveva intuito che ci fosse qualcosa che non andava fin da quando aveva scorto la porta aperta della camera di Georg, ma la prima cosa che aveva provato, quando lo aveva visto disteso sul letto con Nicole accanto, era stata un istintivo sentore di fastidio, che la parte più noiosa di lui si ostinava a chiamare ‘gelosia’.

Non sono geloso, si era detto con veemenza. Non c’ niente di cui essere geloso, da qualunque punto di vista si guardi la situazione.

Peccato solo che non fosse bastato per mettere a tacere quella voce rodente, che peraltro lo aveva tormentato per tutto il giorno, rammentandogli della scena del giorno precedente che tanto si era sforzato di cancellare dalla propria memoria. Aveva cercato, non riuscendo a comportarsi in modo normale con Georg, di essere almeno equo nella distribuzione del suo malumore, perciò erano stati tutti convinti che fosse in preda ad una delle sue lune di traverso. Era rimasto intrattabile fino a che non avevano dato inizio a quella partita alla playstation, in cui aveva potuto sfogare in modo indiretto la sua frustrazione repressa.

Ma il vero top è stata la cena, giusto?, suggerì la voce saccente, e stavolta Bill nemmeno tentò di scacciarla.

La cena, a tutti gli effetti, era stata l’aspetto migliore della giornata.

Raramente gli era capitato di incontrare ragazze come Nicole, così matura sotto certi punti di vista, e incredibilmente bambina sotto altri, ma si era trovato in sintonia con lei, anche se si era dimostrato piuttosto difficile chiacchierare con qualcuno che non riusciva a guardarti in faccia per più di tre secondi di fila.

Però è davvero piacevole stare con lei.

“Allora, vi siete divertiti?” Georg lo riscosse dai suoi pensieri con quella domanda del tutto inattesa. Nella penombra della stanza, alla luce giallognola a fioca dell’abatjour, nulla era visibile tranne vaghe sagome indistinte, eppure Bill avrebbe scommesso che, nonostante il tono rilassato, non ci fosse voglia di sapere, nella voce debole dell’amico.

“Sì, moltissimo.”

Provò un piacere meschino nel pronunciare quelle parole, nel gustare il loro suono, ma se ne vergognò immediatamente.

“È una ragazza in gamba,” aggiunse, quasi per rimediare alla propria arroganza. “È facile andare d’accordo con lei… Affezionarsi…”

Lasciò in sospeso quell’ultima parola, cercando di cogliere la reazione di Georg, ma si sentì molto stupido: uno dei suoi migliori amici stava male, e lui pensava a certe emerite cretinate?

Quanto sei stronzo, Bill.

Divorato dal senso di colpa, avvicinò una sedia al letto e vi si mise sopra a cavalcioni, le braccia avvolte attorno allo schienale. Si era comportato da perfetto idiota per l’intera giornata, e forse sarebbe stato saggio piantarla con le remore puerili, almeno per un po’.

“Scusa se oggi sono stato così insopportabile,” disse umilmente, concentrato su un punto preciso del piumone. “È stata proprio una giornataccia.”

L’unica risposta che gli giunse, però, fu il respiro regolare e pesante di Georg, che dormiva ormai profondamente. Bill sorrise e spense l’abatjour, sperando che la notte gli avrebbe portato consiglio.

E tu rimettiti in fretta, vecchio mio.

 

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Note: molto bene, credo chi sia ormai giunta l’ora di dare a Cesare quel che è di Cesare, o, per meglio dire, ai recensori ciò che è dei recensori. Innanzitutto voglio che sappiate che sono profondamente grata a ciascuno di voi per il vostro entusiasmo, il vostro sostegno, i vostri complimenti e tutto il resto… Siete un pubblico meraviglioso! Ma andiamo con ordine…

 

Picchia: sono costernata, ma Emily non è cedibile. ; ) Se te la senti di batterti con Nicole e i Tokio Hotel al gran completo, accomodati, ma al posto tuo non lo farei. Al massimo ti possiamo assumere come baby sitter, se ti va!

Kltz: troppo, troppo buona. Mi piace sentir definire la mia piccola Emily un “signor personaggio”, direi che le sta bene, con quel suo bel caratterino. Resta sintonizzata, sono sicura che ti piaceranno i futuri sviluppi.

Lady Vibeke: doppia recensione un’altra volta! Viene da chiedersi dove sia la tua testolina quando leggi, visto che ti scordi sempre qualcosa! ^^ No, scherzi a parte, da dove comincio? Mi prostro in un inchino? Ti bacio l’orlo della veste? Ti cedo Georg? No, spiacente, questo mai! ^^ Le tue recensioni diventano sempre più lunghe e lusinghiere, e io ormai non so più come fare per non darmi delle arie per ricevere tutti questi complimenti da te. Spero di essere sempre all’altezza delle tue aspettative.

LiSa90: sì, Nicole è un bel po’ smarrita, ma in due occhioni nocciola in cui chiunque perderebbe l’anima, tanto da non capire più niente… Direi che è scusata.

ruka88: tifosa di Bill, eh? ^^ Posso solo dirti grazie, perché gli spoiler sono assolutamente vietati!

chidroy: tu invece sei dalla parte di Georg… presto faremo le squadre, mi sa. ^^ Grazie per i complimenti, spero che continuerai a seguirmi.

sososisu: recensione significativa, devo dire. ; ) Scommetto che questo capitolo ti è piaciuto. Chi vivrà vedrà, comunque, quindi non resta che attendere. ^^

RubyChubb: stesso discorso che ho già fatto a Lady Vibeke, rivolto a te. Conta molto per me la tua opinione, anche se qualche vago accenno in merito a questo capitolo hai già avuto modo di darmelo… Viel danke!

ada: spero di aver aggiornato abbastanza in fretta, almeno stavolta. Ti dirò, amo tantissimo le situazioni ambigue, come tu e gli altri avrete senz’altro capito, perciò c’è da rassegnarsi, è una cosa che resterà in sospeso fino alla fine. ^^

Ninnola: altra parteggiante per Georg… siete parecchie, vedo! Grazie di tutto, sei veramente gentile.

CaTtY: Bill poteva eccome farsi furbo, ma che gusto c’era a farli baciare così presto? ; )

yuke: immagino che il tuo adorato sia Gustav o Georg. ^^ E siamo a 4 che si schierano dalla parte del bel Listing. (fan di Bill, dove siete??) ^^

Zickie: grazie mille!

Chiara88: e due per Bill! Lo so, sono stata un po’ stronza con il mancato bacio, ma era fin troppo scontato lasciare che succedesse, quindi ho preferito optare per altri piani. ; )

kit2007: la cosa della prostituzione ai media è un concetto che coltivo da un bel po’, e in senso buonissimo, sia chiaro: Bill è l’essere perfetto per un ruolo come il suo (ma anche l’essere perfetto e basta), e messo davanti ad una telecamera soddisfa ogni possibile qualità richiesta: è esteticamente favoloso, ha un bellissimo sorriso, è a proprio agio davanti alle telecamere e la sua parlantina incanta… Insomma, questo ragazzo è una “Massmedia Bitch”!

Kina89: eccotelo qui il seguito, spero sia stato di tuo gradimento!

_PuCiA_: se nei tuoi biscotti era compreso un ingrediente chiamato cannabis sativa, allora è il caso che forse tu inizi a preoccuparti. ; )

Muny_4Ever: un’altra per Georg… Gente, che qualcuno venga a sostenermi Bill, o si sentirà scoraggiato! ^^ Non mi assumo responsabilità in merito alla scommessa, in qualunque modo si andrà a concludere. ; )

loryherm: mi hai fatta arrossire come un peperone, lo sai? Troppi complimenti! No, scherzo, continua pure a farmeli e a nutrire il mio ego, non sarò io a piangere. ^^

Ranpyon: ed ecco qui la vincitrice del premio “Recensione più lunga della storia”! Complimenti, mi ha fatto un immenso piacere vedere che la storia ti ha entusiasmata tanto, è un onore per me avere lettori partecipi come te.

CowgirlSara: anche per te vale il discorso che ho già fatto un paio di volte: il tuo giudizio è basilare. Sono sorti dubbi, incertezze? Bene, il mio intento è riuscito! Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo capitolo. ^^

Clodie: sì, questo capitolo è stato un po’ la chiave di volta della storia… Ora comincerà ad arrivare il clou!

dark_irina: anche tu parteggi per Georg, dunque? Wow, sinceramente questa cosa mi stupisce… Dev’essere scoppiata un’epidemia di Georg-mania! Mi auguro che la tua pazienza sia stata debitamente premiata. ^^

valux91: altra fan di Bill, eccoti qui! Attenta a dare caramelle a Georg, potrebbe pensare che tu ci stia provando, porco com’è. ; )

 

Bene, ho terminato con i devoti ringraziamenti, sembra… Lavoro lungo, ma necessario, visto che vi devo tantissimo per il vostro incoraggiamento. Vi lascio un grande abbraccio, e vi aspetto tutti al prossimo aggiornamento. ^^



P.S. Traduzione canzone citata nella prima parte del capitolo, ossia Purgatory by Iron Maiden: Non riesco ad abituarmi al purgatorio, sai, mi fa davvero piangere, non conoscerò mai la ragione per cui me ne sono dovuto andare, sto piangendo, nel mio profondo... Non mi vedi? Non mi vedi? Non vedo l'ora di scorgere il suo spirito che viene da me, mi sento tentato di portarla qui perché veda... Che cosa significa pendere dall'altro lato... Mi sento così solo...
   
 
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