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Autore: PennyLane11    08/02/2008    4 recensioni
Draco e Hermione. nemici. disgustati l'uno dall'altra. tra loro non potrà mai esserci nulla di più che odio cieco. o no?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo…

You're my Wonderwall

Hogwarts, the news and Weird Dreams

… “Granger, Granger…” Malfoy passò davanti al suo banco e si chinò leggermente in avanti, per guardarla bene negli occhi mentre la oltrepassava. Il solito ghigno beffardo stampato in faccia, quella mattina era più insopportabile del solito.

Hermione non disse nulla, solo sospirò infastidita, fissandolo seria.

Malfoy rise e se ne andò.

Hermione tentò di non arrossire e, strano ma vero, per una volta il suo autocontrollo sembrò vincere sulle emozioni. Non aveva detto a nessuno ciò che era successo il giorno prima e non aveva assolutamente intenzione di farlo.

Harry la guardò, comprensivo. “Insopportabile come sempre, lo so. Ma che ci vuoi fare, è solo Malfoy in fondo. Meglio soli che male accompagnati! Voglio dire, se fossi una ragazza, preferirei di gran lunga essere insultata a morte piuttosto che baciarlo!” le sorrise allegro. Hermione sussultò. Sgranò gli occhi più di quanto avesse voluto, un dubbio insopportabile. Harry sapeva? Inorridita, lo fissò senza dire nulla. “Hermione, che ti prende?” fece Harry, un po’ preoccupato, accorgendosi della sua espressione. “Ah! N-No, nulla” disse, riprendendo il controllo di sé. Era impossibile. Non c’era nessuno quando era successo. Doveva smetterla di fare la paranoica, Harry l’aveva detto tanto per sdrammatizzare. Avrebbe finito con il fregarsi da sola, se continuava così. Harry preferì non insistere, anche perché la lezione stava per cominciare. Mentre lei prendeva appunti, il Ragazzo Sopravvissuto si fermò a fissare l’amica un paio di volte. C’era qualcosa di strano in lei. Ma proprio non afferrava cosa. Varò diverse ipotesi, una più improbabile dell’altra. Arrivò addirittura a pensare l’assurda congettura che alla ragazza di Ron cominciasse a piacere Malferret. La scartò senza pensarci una seconda volta, ridendo di quanto fosse l’idea più insensata di questo mondo. ‘Avrà il ciclo’ concluse infine, ricordando di quando stava ancora con Ginny e tutte le volte che arrivava quella tremenda settimana. Nervosismo, irritabilità e acidità allo stato puro. ‘Le donne…bah’ si risolse, voltando lo sguardo verso il suo Blaise e sbattendo le ciglia forse un po’ troppo velocemente.

Il giorno dopo, durante Pozioni, mentre Piton era perso nella somministrazione di chissà quale ingrediente più che tossico al suo calderone, Draco scrisse qualcosa su un foglietto, e lo piegò con cura. I gomiti appoggiati sul banco, soffiò sulle sue mani e lo fece volare. Hermione aveva guardato da lontano tutta la scena. Con orrore si accorse che quel bigliettino con le ali veniva proprio verso di lei. Draco piegò la bocca di lato, gli occhi ridotti a fessure. La ragazza acchiappò il messaggio al volo e lo lesse in fretta. C’era scritto solo un piano ed un orario. Hermione impallidì. Un appuntamento? Prima che Hannah Abbot potesse insospettirsi, stracciò bruscamente quello stupido pezzo di carta. Poi trattenne il fiato, quando le venne in mente che in quel piano non ci andava mai nessuno.

Mezz’ora prima dell’orario stabilito, Hermione si trovava in camera sua. Osservava l’immagine di se stessa riflessa nel grande specchio della sua camera di prefetto, mentre cercava di convincersi che NON lo stava facendo per Malfoy. Aveva cercato di non dare importanza alla cosa, ma era finita con il tirare fuori il suo maglioncino preferito e i jeans che le stavano meglio. Sbuffò, si sentiva una cretina. Diavolo, era solo Malfarret! E tutto quello che doveva fare era dirgli chiaro e tondo di smettersela con i suoi giochetti idioti, ché tanto non aveva speranze con lei. Però si sentiva agitata lo stesso…quel piano isolato, e poi Malfoy era così tanto più alto di lei. Si fece forza pensando alla lezione che gli aveva dato il terzo anno. Londra era una città noiosa d’estate e il corso di kick-boxing, da tre anni a quella parte, era un bel modo per passare un po’ di tempo con le sue amiche babbane. Mancavano solo 10 scalini da salire prima di arrivare al luogo dell’appuntamento. Hermione li contava nervosa mentre se li lasciava alle spalle. Ron si era un po’ stupito del fatto che Hermione avesse voglia di fare la ronda più tardi del solito, ma la ragazza si era giustificata dicendo che prima doveva finire il tema di Aritmanzia. Ron avrebbe giurato di averlo visto, completo, infilato nel libro che lei gli aveva prestato ieri, ma subito pensò di essersi sbagliato. Non si diede neanche la pena di ricontrollare. Si fidava ciecamente di lei. Erano amici da anni, fidanzati da mesi. Sarebbe stata una cosa stupida mettersi a fare il diffidente. Hermione cacciò il senso di colpa. Non stava facendo niente di male. Doveva porre fine a quella stupida situazione e l’unico modo era sbrigarsela da sola. Ron non avrebbe dovuto sapere nulla. Salì l’ultimo gradino. Malfoy era poco più in là, appoggiato con la spalla destra alla parete. La squadrò da capo a piedi e fischiò, segno che ciò che vedeva gli era gradito.

“Come siamo carini stasera, Granger” disse “Si vede che per te è molto importante questo appuntamento, dico bene?”

Hermione alzò un sopracciglio “Niente affatto, Malfoy. Ero venuta proprio per dirti che…”

“Se sei qui lo puoi essere per un solo motivo” la interruppe. Mosse un passo, poi un altro. Lentamente. Come il giorno prima. Ma stavolta Hermione avrebbe saputo prevedere le sue mosse. Era un tipo ripetitivo, si disse. Indietreggiò.

“Sei prevedibile, Malferret” “Tu dici?” La raggiunse. Alzo un mano e la posò sul suo collo, sfiorandole la guancia con le dita. E si chinò su di lei per baciarla. Allo stesso modo del giorno prima, Hermione non riuscì ad opporre resistenza. Chiuse gli occhi e con essi anche il cassetto dei ricordi e della coscienza. Si abbandonò alle labbra del ragazzo che più odiava al mondo e si stupì di non provare il minimo senso di colpa. Ci sarebbe stato tempo, dopo, per pentirsene. Ora non ne valeva proprio la pena. Hermione vide un brillìo a terra e si chinò per vedere cos’era. “Sai, dovresti imparare a controllarti quando cerchi di slacciarmi la camicetta, è il terzo bottone in due giorni che devo ricucire” disse, raccogliendo il piccolo dischetto e osservandolo con un mezzo sorriso. Draco fece finta di non sentirla “Hermione, sei proprio all’altezza giusta per un bel servizietto. Che ne dici?” la provocò, guardando in basso. Hermione alzò gli occhi e si accorse a cosa alludeva. Adesso stava davvero esagerando. C’era un limite e Malfoy l’aveva appena superato. “Sei un PORCO!” Si alzò di scatto e, prima che il biondino potesse fermarla, gli diede uno schiaffo, con tutta la forza che aveva. Restò a guardarlo, furente. Draco non reagì subito. Lei lo fissava, gli occhi pieni di odio. Lui si toccò la guancia, ma non disse nulla. Lo sguardo freddo e distaccato, privo di emozioni. Si avvicinò a lei, la costrinse a spiaccicarsi contro il muro. La sicurezza che Hermione aveva sentito fino a pochi secondi prima era appena scomparsa. Erano soli, riflettè, era tardi, in un posto dove nessuno avrebbe sentito nulla se lui avesse… Gli occhi di ghiaccio non si staccavano dai suoi e minacciavano silenziosamente qualcosa di tutt’altro che buono. La ragazza respirava più velocemente del normale e si maledì per questo. Fu allora che Draco la stupì di nuovo, per la centesima volta, forse. Perchè rise. Prima leggermente, poi sempre più forte. Alla fine rideva di gusto. Come non aveva mai riso in vita sua. Hermione lo guardava incredula. Malfoy che rideva? Poco dopo non potè fare a meno di ridere a sua volta. Come al solito, era una situazione troppo assurda per essere presa sul serio. “Sei forte Granger, lo sai?” disse fissandola “Mi hai quasi fatto male” Draco la prese per un polso e la trascinò dentro lo sgabuzzino. La premette contro il muro e le catturò le labbra con tutto il desiderio che aveva provato in quelle ore. Hermione ricambiò il suo bacio con quasi la stessa foga. Sembravano passati secoli dall’ultima volta che si erano visti e invece non erano neanche ventiquattr’ore. “Perché tutte le volte che ci vediamo dobbiamo finire in questo stato?” sospirò, appoggiando la fronte contro la sua, svariati minuti dopo. Una mano sulla camicia di lui, Hermione poteva sentire il suo cuore battere, velocissimo, incontrollabile. “Non ne ho idea” mentì il biondino. Poi aggiunse: “Hermione, le parole che ti ho detto quattro giorni fa corrispondono ancora alla realtà”. Il tono della sua voce era cambiato. Hermione non capì le sue parole e, prima che potesse replicare, il ragazzo disse: “Sei vergine, mezzosangue?” Hermione alzò lo sguardo per poterlo fissare negli occhi. “Non sono cose che ti riguardano, Malferret” disse, sprezzante. Un po’ perché l’argomento era personale, un po’ per l’insulto gratuito con il quale, nonostante i loro incontri, lui continuava a chiamarla, quello era un segreto che non aveva nessuna intenzione di dividere con Malfoy. Il biondino rise divertito. “Scommetto che lo sei…una saccente sapientona come te al massimo può fare esperienza con una penna” Hermione era davvero arrabbiata adesso. Ma come si permetteva, quello stupido furetto? “Per tua informazione non ho bisogno di fare esperienza con nessun tipo di penna, dato che ho un ragazzo!” Si pentì immediatamente di quello che aveva appena detto. Ron…se avesse saputo. “Un ragazzo che non esiti di tradire nello stanzino delle scope” precisò Draco. “Potrei chiamarti puttana…” “Provaci e desidererai non averlo mai fatto” sibilò lei a denti stretti. Ma il ragazzo fece finta di non averla sentita. “…ma non lo farò” continuò “visto che anche io ho un fidanzata che mi aspetta in camera sua stasera” “Pansy” quelle parole l’avevano ferita, suo malgrado “non dirmi che ci vai a letto anche se…” non trovò le parole per finire la frase. “Anche se cosa? Cosa abbiamo fatto mai di così trascendentale?” ribattè “Certo, se me ne darai l’opportunità, non te ne pentirai” la mano che prima era sul suo fianco si spostò sotto la gonna. Troppo in alto. Hermione tornò in sé. Allontanò la sua mano con uno scatto di rabbia. E lui ghignò di nuovo. “Allora, sei o non sei vergine? Lenticchia ce l’ha fatta a venire a letto con te?” “Non chiamarlo così!” “Non mi hai ancora risposto” “Non ne ho la minima intenzione!” “La vuoi smettere di urlare?” “NO!” Draco le tappò la bocca con un bacio. Quando si ritrasse, molto più tardi, sussurrò: “Se fai così qualcuno ci sentirà” Hermione la trovò una valida ragione per parlare più piano. “Ascolta, a me non importa niente se sei vergine o no…io ti voglio. Intesi?” “Intesi un corno!” ma cosa pensava, che lei fosse una specie di giocattolino o una sgualdrina da comandare a bacchetta? “Ma perché, vuoi farmi credere che non lo vuoi anche tu?” Hermione non rispose. Forse anche lei voleva che succedesse. Altrimenti in quel momento non sarebbe stata in quello sgabuzzino con la camicetta mezza slacciata. Ma non sopportava che Malfoy la trattasse in quel modo. E poi, non sopportava l’idea che se si fosse spinta troppo oltre, poi non ci sarebbe stata più alcuna possibilità di tornare indietro. “Pensi ancora di essere perdonabile?” Hermione si risvegliò dai suoi pensieri “Scusa?” “Ho detto, pensi ancora che non l’hai tradito? Che quello che stiamo facendo sia cancellabile?” La ragazza, ancora una volta, non rispose. Lo odiava! Stupido furetto sputasentenze! Ma aveva ragione, questo doveva ammetterlo. “Domani alle 9, ti aspetterò davanti alla Stanza delle Necessità” disse all’improvviso, cominciando a riallacciarsi la camicia, senza neanche guardarla. “Dove vai?” “A dormire” “Perché?” “Perché è tardi” “Ma…” “Ma cosa? Ti aspetto domani”. Detto questo, uscì dal ripostiglio senza salutarla. Rimasta sola con i suoi sensi di colpa, Hermione scivolò contro il muro finendo sul pavimento. Cosa stava facendo… Rannicchiata per terra, si abbracciò le gambe, facendosi piccola piccola. E pianse. -- Subito dopo essere uscito, Draco andò a nascondersi dietro l’armatura di un certo sir William Borough-Bayton detto Il Depresso, come tutte le sere. Non gli bastava mai. Voleva vederla ancora, anche solo allontanarsi guardandosi intorno. Quella farsa stava diventando sempre più insopportabile. Eppure era il suo ruolo, quello di freddo amante senza emozioni. Passarono più di dieci minuti. Perché Hermione non usciva? Incuriosito, si avvicinò alla porta. Vi appoggiò un orecchio. E sentì i suoi singhiozzi soffocati, piccoli e strazianti, come mille aghi appuntiti. -- Hermione sentì dei passi fuori dalla porta, come qualcuno che correva via. Si alzò, tesa. E se qualcuno l’avesse scoperta? Un’ipotesi orribile: Ron? Solo i prefetti potevano gironzolare per scuola a quell’ora di notte. Un brivido le corse lungo la schiena. Si fece coraggio ed aprì la porta. Nessuno. Si sporse per controllare in entrambe le direzioni. Niente, nessuno. Tirò un sospiro di sollievo. Forse si era immaginata tutto. La stanchezza può tirare brutti scherzi. Soprattutto quando si ha qualcosa da nascondere. (appuntamento, Notte tardi, loro sono prefetti e possono girovagare quanto vogliono) Hermione si fermò al centro del corridoio. Si guardò intorno, nervosa. Controllò l’orologio e si voltò di nuovo in entrambe le direzioni. Nessuno. Si tormentò il labbro inferiore quando si accorse che stava fissando l’orologio di nuovo. Come se questo aiutasse il tempo a scorrere più veloce! Ma le lancette sembravano muoversi più lentamente del solito. E poi eccolo. Correva. Appena fu di fronte a lei la prese per un braccio. “Presto, di qua” gli disse, aprendo la porta dello sgabuzzino dietro di loro. Chiuse l’entrata e vi ci appoggiò la schiena. E Draco non potè aspettare un attimo di più. Quasi con violenza la prese per i fianchi e la baciò. Passione, bisogno, dipendenza. Tutto fuorché amore. Calmato il primo impeto, Draco trovò la forza di parlare. “Tu lo sai che quello che stiamo facendo è sbagliato?” “Si” “Tu lo sai che è una situazione assurda?” “Si, lo so” “Tu lo sai che non c’è niente di logico in tutto questo?” “Si” “Tu lo sai che se qualcuno ci scopre siamo fottuti entrambi? Io e la mia celebrità, tu e la tua reputazione?” “Ne sono consapevole” “Pensi che dovremmo smettere di vederci?” “Assolutamente no” sussurrò, cominciando già a sbottonargli i pantaloni della divisa, un sorrisetto tutt’altro che angelico sul viso. “Hai proprio ragione, mezzosangue…” Stesso posto, stessa ora. Per giorni. Settimane. E poi un giorno. “Hermione, aspetta” Draco si allontanò da lei. La ragazza aprì i suoi grandi occhi d’oro. Corrugò le sopracciglia. “Che c’è?” “Senti io avrei bisogno di parlarti” “Parlarmi?” “Si, ecco, bè…non è che parliamo più di tanto noi due” sorrise, alludendo a come di solito passavano il tempo insieme. “E da quando in qua esiste un noi due?” sorrise lei, canzonatoria. Draco si rabbuiò un po’, ma fu solo un attimo. “Si, certo, non stiamo insieme, ma…volevo dirti che…” per qualche strana ragione, aveva abbassato lo sguardo. Hermione lo guardò incuriosita. “Cosa vuoi dirmi?” “Ecco volevo dirti che dovresti leggere questo” frugò un po’ sotto il mantello e tirò fuori un libro, delle dimensioni di un diario, con la copertina di pelle nera. Hermione lo prese e lo rigirò un po’ tra le mani. Era effettivamente un diario. “Di chi è?” “Bè, è il mio” disse, portandosi una mano alla nuca, segno che era nervoso. Imbarazzato, che dir si voglia. Nella misura in cui un Malfoy può esserlo. Hermione lo guardò incredula. “Tu tieni un diario? Tu? Draco Malfoy??” “Così sembra” “Ma non è una cosa da te!” Draco fece il suo solito ghigno. La ragazza pensò che non l’aveva mai visto quasi mai sorridere, solo ghignare. Come se l’unica felicità che potesse provare fosse sempre mescolata a qualcosa di diabolico o moralmente sbagliato. “Non credo che tu mi conosca abbastanza da poter dire cosa è o non è da me” Hermione non rispose, forse un po’ risentita da quelle parole. Infilò con cura il diario nella sua borsa e tornò ad occuparsi di affari più urgenti. Circondò il collo del biondino più ambito della scuola e lo baciò, senza dire altro. -- Più tardi, quella sera, mentre stava per spegnere l’abat-jour magica sistemata sul comodino accanto al suo letto, Hermione si ricordò della strana conversazione che aveva avuto quel giorno con Draco. Si alzò e raggiunse in punta di piedi la sedia dove giaceva la sua borsa, buttata senza tanti complimenti sopra un paio di camicie stropicciate. ‘Quanto sono cambiata..’rifletté, mentre pensava all’impeccabile divisa che, fino a poco tempo prima, adagiava ogni sera proprio sopra quella sedia, pronta per il giorno dopo. L’Hermione alunna modello, precisa e irreprensibile, era andata a farsi fottere. In tutti i sensi. Hermione sorrise pensando al doppio senso, così rozzo che il solo fatto che l’avesse pensato le dava ragione su come, effettivamente, non fosse più la stessa. La ragazza trovò il diario e corse sotto le coperte. Lo guardò per un po’ senza osare aprirlo. Era un invito nella sua vita, questo era certo. Ma cosa significava precisamente? Era davvero solo una cosa fisica? Era davvero solo sesso, come ogni giorno si ripeteva, cercando di autoconvincersi? Draco aveva parlato di ‘noi due’…e le aveva offerto i suoi pensieri più nascosti. Doveva essere stato un bel sacrificio per uno come lui. Poi però tornarono i dubbi. Chi era lei per dire una cosa del genere? Per avere la certezza che fosse stato un sacrificio? E d anche lui, poche ore prima, aveva sottolineato il fatto che lei non era ancora in grado di dire cosa fosse da lui e non. In tutti quegli anni non avevano fatto altro che insultarsi, evitarsi, disprezzarsi fino al disgusto. Lei l’aveva sempre reputato un perfetto idiota, un galletto pieno di pregiudizi e con la mentalità bacata di purosangue orgoglioso ed egoista. E lui l’aveva sempre chiamata mezzosangue, rimarcando su quanto i suoi capelli fossero crespi e i suoi incisivi troppo grandi. Ripensando a questo la ragazza afferrò uno specchietto che teneva sul comodino e guardò l’immagine riflessa su quella superficie lucida. “I miei capelli sono davvero così tanto crespi?” sussurrò. Poi si accorse di quanto era patetica, a parlare ad alta voce da sola, a notte fonda. Arrossì e rimise in fretta lo specchietto al suo posto. Guardò il diario. Basta con i compromessi. Se Draco le aveva dato quel diario, un motivo c’era. Il problema era solo capire quale. E fu così che, alla luce fioca della sua stanza singola di prefetto, Hermione Granger entrò nel mondo segreto di Draco Malfoy. In un’altra stanza singola, un ragazzo non riusciva a dormire. Anche lui era un prefetto, ma altri colori ornavano la cravatta che aveva gettato a terra. Draco fissava il soffitto, senza neanche provare a chiudere gli occhi. Sarebbe stato inutile comunque. Si girò di lato. Era come dormire in un letto di spine quella notte. Hermione, Hermione…la desiderava, dio quanto la desiderava! Chissà se aveva letto il suo diario, se gli aveva dato importanza. Non gli era sembrata molto convinta quella sera. Un brivido lo percorse. Avrebbe saputo. E chissà se la verità le avrebbe fatto piacere. Se l’avrebbe nauseata. Che ultimamente lui avesse guadagnato il posto di Serpeverde più patetico dell’anno era certo. L’unica cosa era che per fortuna era il solo saperlo. Per ora. Tra poco sarebbero stati in due. Draco si chiese quanto sarebbe potuta andare avanti la loro storia clandestina. Prima o poi sarebbe venuto fuori. A meno che non avessero troncato la cosa sul nascere. Ma no, questo non era materialmente possibile. Lui era troppo attratto da lei. E poteva dire che per la ragazza era lo stesso, da come urlava di piacere nella Stanza delle Necessità. E lui, proprio in quella stanza, doveva nascondere l’armadio di Magie Sinister…il biondino scacciò quel pensiero. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era preoccuparsi di Voldie e degli allegri e fottutissimi Mangiamorte al completo. Ma ormai il primo pensiero era andato ed arrivò il secondo. Alzò il braccio sinistro. Il Marchio Nero scintillò alla luce della luna che entrava dalle finestre. “Che schifo” Il grande giorno era arrivato. Stiracchiandosi con enfasi, abbracciò la luce mattutina come una doccia di vita. Inspirò a pieni polmoni e si affacciò alla finestra della torre. Era anche una bella giornata. Hermione sentiva aria di debutto in società, aria di cerimoniale. Che stupida! Quello che avrebbero ricevuto quel giorno sarebbe stato solo sguardi increduli o al massimo disgustati. Di tutta la scuola. La ragazza si sistemò i capelli in una cipolla e si infilò la divisa con calma. Da quel giorno in poi non avrebbero più avuto bisogno di nascondersi. Si chiese se gli sarebbe mancata l’atmosfera di proibito dello stanzino delle scope. Scese le scale che conducevano alla Sala Grande. Lui era proprio là in fondo, le spalle al muro e la testa appoggiata contro la parete, guardando in alto. Inclinò il capo con sufficienza, per stabilire quale altra inutile persona sarebbe arrivata, oltre a tutte quelle che aveva già visto passare. Si staccò subito dal muro quando si accorse che invece era lei. Hermione sorrise, osservando i gesti buffi del biondino. Lo raggiunse, sentendosi già addosso i primi sguardi indagatori. Erano una coppia troppo improbabile per passare inosservata. Si diressero verso la Sala Grande, uno di fianco all’altra. “Dormito bene questa notte?” chiese Draco. “A dire la verità non ho dormito affatto” “Non sembra…” “Tutto merito di quel libro di incantesimi che mi ha dato Calì Patil!” disse lei, sorridendo entusiasta. L’attimo dopo si pentì di averlo detto. “Che genere di incantesimi?” L’aveva incuriosito. “Ecco, ehm…è un libro stupido, niente di interessante…sono incantesimi per il viso, ad esempio per far scomparire le occhiaie, ecco, sì, cose del genere…” Hermione arrossì leggermente. Il biondino rise. Divertito. “E tu sei stata tutta la notte a studiare un libro con lo scopo di poterne nascondere gli effetti collaterali?” Ragionamento impeccabile. “Ecco, a dire la verità l’ho fatto per te” Hermione si sentiva una perfetta idiota. Draco sorrise. “Ne ero certo” Come al solito, l’aveva spiazzata. Arrivarono di fronte al grande portone di legno intagliato. “Sei pronta?” le bisbigliò all’orecchio. Hermione si sentiva dello stesso umore di quei certi malcapitati che tanto tempo fa finivano in pasto ai leoni. “Si” mentì. “Allora andiamo” Draco le prese la mano. Varcarono la soglia della sala, percorrendo lo spazio centrale in mezzo ai tavoli. Ora erano sicuri che tutti li stavano guardando. Il silenzio di tomba che era appena calato sulla scena confermava le loro supposizioni. Mille occhi, forse anche di più, li stavano esaminando. Raggiunto il bivio tra il tavolo dei Serpeverde e quello dei Grifondoro, Draco la salutò con un bacio sulla guancia. Un piccolo gesto che fatto da un’altra coppia sarebbe stato ignorato. Ma non da quella. Perché non c’era niente di più illogico che vedere un fiero purosangue baciare una timida grinfondoro. Raggiunti i loro posti a sedere, lo show era terminato. Ora cominciavano i commenti del pubblico. Probabilmente ci sarebbe stata anche una votazione finale. E non sarebbero mancate le frecciatine, quello era sicuro. Ron fece finta di non aver visto nulla, il viso chino sulla sua tazza di thè. Harry non toccò l’argomento, che era già abbastanza imbarazzante di per sé. Hermione guardò oltre i suoi amici, verso il tavolo dei Serpeverde. Saranno stati sì e no cinque metri che separavano un tavolo ed un’altro. Una distanza così insignificante e così smisurata, quella tra le Case. Da quel momento, la notizia che Hermione Granger e Draco Malfoy stavano insieme era diventata di dominio pubblico. Pansy non era uscita da camera sua per giorni, fingendo una specie di influenza. Hermione le aveva degnato dieci secondi del suo tempo, da sprecare a pensare a come si potesse sentire. Dolore per aver perso il suo fidanzato? No, era troppo immatura per l’amore. Diciamo che più che altro era vergogna, per non essere riuscita a tenersi stretto l’erede dei Malfoy. Per esserselo fatto soffiare da una stupida mezzosangue, peraltro. E Ron? Ron era stato a dir poco eroico. O almeno così la sua ex-ragazza aveva creduto. Non una scenata, non una lacrima. Non davanti a lei, a dire la verità. Perché solo Harry aveva visto lo stato di devastazione dell’amico. Ron fece credere ad Hermione di averla presa bene, che era contento per lei alla fin fine, che si vedeva che tra loro due non poteva comunque andare avanti, no? Erano troppo amici. L’aveva rassicurata: nessun rancore. E aveva cercato di comportarsi nel modo più normale possibile, nei giorni seguenti. Ron era un ragazzo troppo innamorato. Non avrebbe rinunciato a stare vicino alla sua dea per nulla al mondo. Anche se questo significava vederla con un altro. E quell’altro altri non era che Draco Malfoy.

  
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