Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: Aissela_    31/07/2013    1 recensioni
Jonathan Rider è un comune diciannovenne di Seattle che ama stare in compagnia degli amici e uscire con le belle ragazze il sabato sera. Ma appena i suoi genitori rimangono coinvolti in un incidente mortale, la vita di Jonathan cambia radicalmente. Viene affidato ad uno degli orfanotrofi più duri del Paese, non avendo più nessun parente ancora in vita. Jonathan si trova costretto a fuggire dalla città, a lasciare i suoi amici e a cambiare nome pur di non finire in orfanotrofio. Inizia così un viaggio verso Miami, una delle più grandi città dell'America, piena di misteri e verità con cui Jonathan dovrà fare i conti. E' proprio qui che scoprirà di non essere un ragazzo qualunque, e che alcune persone farebbero di tutto per arrivare a lui.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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7. La ragazza perfetta

Mi risvegliai con il continuo rumore di un uccellino che cinguettava vicino a me. Aprii gli occhi e un'ondata di luce mi travolse. Ero sdraiato su una panchina, in un parco al centro della città. Dopo la brutta serata con Charlotte, decisi che non mi sembrava il momento di tornare a casa. Mia non mi avrebbe mai perdonato. D'altronde Charlotte è la sua migliore amica. Così decisi di dormire all'aria aperta. Mi siedo composto sulla panchina di ferro e mi pulisco la maglietta piena di foglie cadute dell'albero sopra di me. Mi guardo intorno. Non c'è nessuno nel parco, a parte una signora anziana che trascina un piccolo carrello e un barbone seduto accanto alla mia panchina che mi fissa. Prendo il cellulare e guardo l'ora. Le 7 e 53. Mi alzo e decido di andare a fare colazione in un bar. Davanti all'entrata del parco vidi un piccolo bar con un'insegna illuminata a metà, la porta arrugginita e i vetri sporchi. Meglio di niente. Attraversai di corsa la strada ed entrai. Stavo morendo di fame. Mi avvicinai al bancone, dove c'era un signore grosso e pelato. "Buongiorno. Che ti porto?" mi chiede subito. "Salve. Un cornetto caldo e un caffè. Senza zucchero, per favore." risposi io. Il signore annuisce e sparisce dietro ad una porta. Io intanto mi siedo ad un piccolo tavolino quadrato, vicino alla porta di quello che probabilmente era un bagno. Nel locale c'eravamo solo io e un anziano signore che leggeva un giornale sportivo e che ogni tanto imprecava a bassa voce. Aspettai 5 minuti o poco più prima di vedere una ragazza con un grembiule bianco legato alla vita camminare verso di me con il mio caffè e il mio cornetto in mano. Il mio cuore si ferma appena la ragazza si avvicina al tavolo. Ha un sorriso bellissimo, due occhi molto grandi e di un verde intenso, i capelli biondo scuro legati in una treccia laterale. Sono sicuro che non ha più di vent'anni. Appoggia il cibo sul mio tavolo e mi fa un sorriso. "Ecco a te. Buon appetito." mi dice sempre sorridendo. Ha una voce allegra e sembra molto dolce. "Grazie." rispondo io incantato dalla sua bellezza. E' davvero una bellissima ragazza. Poi lei gira i tacchi e torna in cucina. Voglio sapere assolutamente chi è. Mi affretto a finire la mia colazione per andare a pagare, sperando che magari lei sia alla cassa. Ma non fu così. C'era il signore calvo davanti a me, che mi diceva: "Due dollari e quaranta centesimi, grazie." Pagai con una banconota da cinque dollari, aspettai il resto e mi diressi verso la porta. Ma prima di aprirla mi girai di nuovo verso l'uomo, che mi fissava confuso. Mi riappoggiai al bancone, poi mi allungai verso l'uomo, che fece lo stesso, e sussurrai piano: "Senti... Quella ragazza che mi ha portato la colazione..." L'uomo si ritrasse con un sorriso stampato sulla bocca, poi disse urlando: "Aaah ho capito dove vuoi arrivare!" Io, preoccupato che la ragazza potesse sentirci, mi misi l'indice sulla bocca e dissi: "Shhh!" Poi l'uomo si guardò attorno e, a bassa voce, mi disse: "Ha cominciato a lavorare qui la settimana scorsa. Dice che viene da Manhattan e vive sola con suo padre. Lui ha trovato un nuovo lavoro qui e si sono trasferiti circa un mese fa. E' carina vero?" Io annuisco e intanto mi assicuro che non ci stia sentendo nessuno. Poi gli chiedo: "Come... Come si chiama?" Lui mi guarda, mi strizza l'occhio e risponde: "Sarah. Ha 19 anni, quasi 20." Poi ad un tratto uscì lei, Sarah, per portare un caffè al signore anziano che leggeva il giornale. Guardò sia me, sia il signore calvo con cui stavo parlando e ci sorrise gentilmente. Rimasi a fissarla finchè non rientrò in cucina. Sarah. Anche il nome è bello. Ringraziai più volte il barista e alla fine uscii dal bar per dirigermi verso casa. Ero talmente preso da quella ragazza che mi dimenticai di Charlotte. E della sfuriata che mi avrebbe fatto Mia una volta rientrato a casa. Guai in vista.

Richiusi piano la porta d'ingresso alle mie spalle, pronto a scattare su in camera mia, quando sentii la voce di Mia provenire dalla cucina. "John? Sei tu?" sembrava tranquilla. Forse Charlotte non gli aveva detto nulla. Comparve Mia dalla porta della cucina, si appoggiò allo stipite con le mani incrociate sul petto e mi disse: "Com'è andata la serata, John? Vi siete divertiti?" Sembrava fin troppo calma. Aveva un tono strano, come se mi stesse prendendo in giro. E poi aveva quel fastidioso finto sorrisetto sulla faccia. "Bene. Si, insomma... E' stata una bella serata." Mi affrettai a dire mentre stavo per salire il primo gradino delle scale, attento a non guardarla in faccia. "Davvero? Allora vuoi spiegarmi per quale assurdo motivo ieri sera Charlotte mi ha chiamata in lacrime? Era disperata, John. Cosa diavolo hai combinato?" Questa volta il sorrisetto e la voce calma non c'erano più. Aveva sempre le mani intrecciate sul petto ed era ben dritta, con aria arrabbiata. "Io... Non ho fatto niente, ho solo capito che non è la ragazza giusta per me. Ecco tutto." dissi io con decisione. "Ma John, non dovevi mica metterti insieme a lei per forza! Era solo una serata per farvi conoscere." mi rispose Mia. "Vai a spiegarlo alla tua amichetta allora, è lei che voleva farlo ieri sera." risposi incrociando le mani come Mia. Dopo le mie parole, Mia era evidentemente in imbarazzo. "Ma cosa stai dicendo? Voleva farlo? Stiamo parlando della stessa Charlotte? Non ci credo. E' una ragazza molto timida e di certo non lo fa con il primo ragazzo che passa. Comunque non è quello che mi ha detto lei al telefono." disse lei con aria ancora più arrabbiata mentre pronunciava l'ultima frase. "Dovresti crederci invece. Appena siamo entrati nel suo appartamento ha cominciato a fare la puttanella." risposi io indignato. "John! Non ti permetto di parlare così della mia migliore amica, smettila!" mi urlò contro Mia. Era tutta rossa. Sembrava sul punto di scoppiare dalla rabbia. "Bene, allora sentiamo cosa ti ha raccontato la tua amichetta, dai. Voglio proprio saperlo." gli gridai ancora più forte. Pian piano lei indietreggiava sempre di più. Aveva paura che potessi picchiarla? "Mi ha detto che sei stato tu a voler per forza fare sesso, mentre lei non voleva farlo. Menomale che è riuscita a cacciarti di casa!" mi gridò forte lei. Ero senza parole. Charlotte aveva davvero raccontato questo a Maia? "Ti ha detto questo? Quella bastarda ti ha detto queste cose? Non ci posso credere... Anzi, non ci voglio credere!" dissi io con una risata amara. "Basta John, non insultarla più. Io credo a lei, dato che è la mia migliore amica, e non a te, che sei solo un trovatello, un ragazzino presuntuoso che elemosinava per la strada. Se non fosse stato per Vince, a quest'ora ti troveresti per la strada a soffrire la fame. E in questo momento è proprio lì che vorrei vederti!" mi ringhiò contro, poi girò i tacchi e uscì dalla porta di casa. Rimasi a fissare la porta chiusa per parecchio tempo. Quelle parole mi ferirono. Molto. Non potevo credere che Mia pensasse queste cose. E non potevo credere che Charlotte avesse raccontato una bugia a Mia. Non voleva passare per la puttanella del momento, perciò ha dovuto inventarsi una cazzata. Corsi su per le scale, mi chiusi a chiave in camera e infine mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto. Cercai di cancellare dalla mente la serata del giorno prima e quell'assurda conversazione con Mia. In quel momento l'unica cosa a cui volevo pensare era Sarah. Non facevo altro che ripensare alla sua voce, ai suoi occhi, ai suoi capelli luminosi, al suo sorriso... La rivedevo nella mia mente, come se fosse ancora lì davanti a me. Dovevo assolutamente riandare in quel bar, per conoscerla meglio. Magari poteva nascere qualcosa. No. Sarebbe nato sicuramente qualcosa tra noi, lo sentivo. C'era qualcosa in lei che mi faceva pensare questo. Forse per il suo modo spontaneo di sorridere e la sua voce così dolce. Era diversa dalle altre, questo lo sapevo. Sapevo anche che lei era la ragazza giusta per me.







Ciao bellissimi :3 Scusate se non ho pubblicato capitoli per due-tre giorni, ma sono stata male :( Comunque che ne pensate del capitolo? John avrà trovato la ragazza dei sogni? Mi ha fatto davvero molto molto molto piacere vedere che alcuni di voi stanno seguendo la storia e la stanno anche recensendo :’) Ho molte visite e anche qualcuno che ha messo la mia storia tra le seguite e tra le preferite :’) Mi fate commuovere :’) Grazie davvero!

Anche a voi fa impazzire questo ragazzo? :3

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E questa è la dolcissima e bellissima Sarah, ovvero Dianna Agron, una delle attrici che più mi piacciono :’)

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