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Autore: Mirkodancer    09/02/2008    4 recensioni
Due bambini, amici da sempre, in un fresco mattino di maggio trovano un fiore dai colori armoniosi, affascinanti. E' il loro fiore di maggio. Un fiore che legherà ancora di più la loro amicizia, nel corso degli anni. Quel fiore così innocente, che ritorna alla memoria anche in intentsi momenti drammatici. Sono petali ...
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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petali

Petali                                                                                                                                                      

Di Mirko T.

 

Ricordi quando eravamo bambini , eravamo gli alunni preferiti della nostra maestra delle scuole elementari? Io lo ricordo ancora, tutto è ancora vivo nella mia mente. Percorro lentamente il breve percorso che conduce nel giardino e subito mi trovo ad osservare la scena di noi due in quella fresca mattina di maggio. Ricordi quella mattina ? Come potresti non ricordare quel giorno? Lo chiamavamo il “giorno dei petali”. Ricordo che quella mattina piena di aria al sapore di pura primavera , eravamo entrambi seduti sul prato sempre fresco , sorridevamo come bambini innocenti,  giocammo per un po’ a scambiarci le figurine di quel cartone animato di cui non perdevamo neanche una puntata. Rammenti quando era il turno di cederti una figurina alla quale ero molto legato e non volevo regalartela ? Iniziai a piangere, per capriccio, ma tu, senza neanche un po’ di “sentimento” me la tirasti via di mano dicendo che una promessa è una promessa! Ora sorrido , ma in quel momento ricordo che volevo soltanto non separarmi da quell’immagine stampata sulla carta !

Continuai a piangere per qualche minuto in silenzio, tu continuavi a giocare con l’erba e con l’aria come se tentassi di acchiapparla. Sorridevi, e io piangevo , guardandoti , non dritto negli occhi perché non ne avevo il coraggio, avevo tanta vergogna di riavvicinarmi dopo che ebbi pianto con te al mio fianco. Noi eravamo bambini che conoscevano il sorriso, e quelle lacrime che facevamo fuoriuscire dagli occhi erano sicuramente forma di capriccio, oh riesco a capirlo adesso , in età adulta.

Ricordi, che fosti proprio tu a stancarti di giocare da sola , ti avvicinasti a me, mi porgesti la mano chiusa un pugno, un pugno che conteneva qualcosa. Di istinto tesi il mio palmo verso il tuo , facendo sì che tu mi donassi un piccolo pezzo di carta. La riconobbi. Era la figurina che amavo tanto e che non avrei mai voluto cederti. Non capii il perché di quel gesto, ma solo adesso capisco. Non volevi continuare a giocare da sola accarezzando il prato e agitando le mani attraverso l’aria, volevi che io fossi con te a scherzare , correre, prima che l’intervallo terminasse. Mi desti la figurina con disinvoltura , ti voltasti e aspettasti qualche momento in attesa di una mia reazione. Mi incamminai verso te , e con un sorriso stampato sul volto ti proposi di giocare al lupo mangia frutta.

Ricordo che il resto delle lezioni (oh che bello ricordare che erano così leggere le giornate alle scuole elementari) le seguimmo all’aperto, sempre in quel meraviglioso cortile, dove crescevano alberi di arance e tanti tipi di fiori , che ancora adesso , a dir la verità , non conosco i nomi ! La maestra ci diede il compito di creare qualcosa con tutto ciò che avevamo a disposizione nel giardino , avevamo la possibilità di lavorare in coppia ed ovviamente noi due decidemmo, come accadeva quasi sempre, di stare insieme. Ci guardammo intorno , alla ricerca di qualche materiale che ci permettesse di creare qualcosa di originale. Perlustrammo il cortile più e più volte fin quando i tuoi occhi furono colpiti da qualcosa che ti affascinò subito. Eri così eccitata, contenta , così tanto che iniziasti a saltellare e girare in tondo, mentre io ancora non capivo cosa avessi avuto in mente! Eri sempre tu quella più sveglia tra noi due, ricordi? Per farmi capire cosa ti incantava puntasti il dito in direzione di un fiore il cui colore era magico. Il migliore fiore che io avessi mai visto. Erano i colori che immaginavamo fossero appartenuti alla primavera : un rosa leggero, chiaro,  con qualche sfumatura di bianco intorno. Sembrava essere così delicata , ti avvicinasti e strappasti con grazia una manciata di petali. Non capii la tua azione, ma feci in modo che nessuno si accorgesse dei petali strappati. Girai il vaso in senso antiorario per far sì che non si notasse il lavoro sporco compiuto da te. Una volta raccolti i petali , occupammo un banco e le rispettive sedie. Posammo con tanta leggiadria i nostri tesori temendo di sciupare la loro naturale bellezza. Mi ordinasti di restare seduto, di badare ai petali, ti alzasti e andasti a chiedere qualcosa alla maestra. Di ritorno , portasti un piccolo contenitore con all’interno un paio di forbici adatte ai bambini , diversi centimetri di spago e altri oggetti da decorazione. Mi spiegasti ciò che avevi in mente e con tanta pazienza il nostro (più tuo ,forse !) progetto iniziò a prendere vita. Decidemmo di creare una collana ricoperta dai petali di quel fiore “senza nome”, nonostante l’avessimo nominato “Petali di maggio”. Un nome infantile forse, ma a noi piaceva e ciò era quello che contava. In poco meno di un ‘ora il lavoro era svolto. Elisa ed io avevamo creato una collana , la quale risultava essere elegante, romantica. Non era certo oro bianco , ma quello che importava era che in entrambi i colori dei petali erano i più magici , accattivanti, affascinanti che avessimo mai potuto vedere. Era il “colore di primavera”. Negli ultimi minuti a disposizione tentammo di rendere perfetto il neo frutto , generato dalla nostra immaginazione. Ricordo ancora che eravamo elettrizzati all’idea di mostrare alla maestra la collana, ed eravamo sicuri che avremmo avuto giudizi positivi. Oooh, come poter dimenticare l’espressione sconcertata della maestra quando ci vide avvicinarsi con il lavoretto.  Si alzò , mostrandosi  seria . Fece per aprire bocca , quando tu ed io facemmo incrociare gli sguardi tenendoci pronti a scattare entusiasmati ad un possibili giudizio buono da parte dell’insegnante. Inaspettatamente , non sentimmo ciò che eravamo sicuri che avremmo ascoltato. La maestra ci rimproverò per aver strappato i petali dal fiore. Usammo una falsa scusa dicendo che ci era stato detto di utilizzare tutto ciò che si trovava nel prato. Nonostante ciò, la docente continuò con la ramanzina , ed entrambi abbassammo lo sguardo per la vergogna.  Fu in quell’attimo che capimmo che essere gli alunni preferiti non ci autorizzava a trasgredire le regole, anche se si trattava di semplici petali strappati da un fiore. Ci allontanammo in silenzio, aspettando che anche gli alti lavori dei bambini fossero giudicati. Rammaricati e colmi di vergogna di aver deluso la maestra, i nostri animi erano piuttosto tristi. Lanciavi alcune occhiate furtive a me e alla collana, posata delicatamente sul banchetto di fronte a noi, come se fossi in attesa di qualcosa. Inspiegabilmente ti fissai per lunghi istanti, capendo ciò che doveva esser fatto. Allungai la mano verso il banco , presi il nostro prodotto e te lo porsi. Improvvisamente sia il tuo, sia il mio volto , si persero in un lungo , sincero, felice sorriso. Era questo che stavi aspettando da me, un semplice gesto. Proprio come tu avevi fatto con me qualche ora prima con la figurina, ricordi?

Adesso sono qui, in quello stesso edificio, con mura decorate dai lavoretti di altri bambini che adesso hanno l’opportunità di cogliere i petali di maggio. Osservo il giardino, e per pura curiosità cerco con lo sguardo la presenza di quel fiore che tanto ci fece innamorare tanto era il suo splendore .  Oh no, sul davanzale di marmo non vi è alcun vaso. Penso subito - Che peccato, chi sa quante generazioni non hanno avuto la possibilità di osservare i “petali di maggio”  - , proprio quando , invece, devo ricredermi. Eccoli, una serie di vasi con all’interno i fiori che tanto amavamo. E’ strano, rifletto, l’unico luogo in cui li abbia mai visti è stata la scuola. Strano come mai non abbia mai avuto l’opportunità di rivederli in più di sedici anni. Ricordi , mio amore, quando eravamo intenzionati a portare avanti la “missione segreta” ? Quella di far conoscere gli armoniosi colori , le meravigliose sensazioni che avvertivamo al solo sguardo della pianta. Amore mio, sai almeno il perché dopo così tanti anni mi ritrovo in questo luogo? E’ qui che avevamo deciso di iscrivere Francesco, per dargli l’occasione di assaporare il gusto e l’odore dell’erba bagnata di quel cortile, di giocare all’aria fresca di primavera con un amico, che sia maschietto o femminuccia non importa, proprio come fummo noi?

Ricordi quanto ci piaceva di inverno, osservare al di fuori della finestra e sognare ad occhi aperti di trovarsi lì fuori, in quel giardino, che per noi era il paradiso? Avevi avuto una geniale idea di iscrivere nostro figlio nella stessa scuola dove abbiamo vissuto intensamente i giorni della nostra infanzia per cinque anni, durante i quali la felicità era all’ordine del giorno. Quella felicità che in questi ultimi mesi abbiamo perso. Abbiamo Francesco, nostro figlio nato in maggio, proprio come il periodo in cui scoprimmo dell’esistenza del petalo di maggio. Adesso Francesco ti chiama, ti chiama gridando “Mamma”, ma tu non ti volti, non ti preoccupi. E piangi perché non riesci a capire cosa accade. Non riconosci la sua voce, ma come è possibile? Francesco ti chiama perché vuole giocare con te, ma sembri fredda, come se avessi paura di farlo. Come se non sapessi come giocare, come se non ne avessi il diritto. Ti ripeto, con tutto l’amore che ho nell’animo che sei la madre di quel bambino, siamo i suoi genitori. Mi guardi sempre come non credessi alle mie parole, come se io stessi mentendo. Ma è inutile, tu ormai non puoi distinguere più la verità dall’inganno. Ti senti spaesata, persa, vuota di fiducia in te stessa in tutti colore che ti circondano, me compreso.

Osservi Francesco da lontano, con distacco, mentre lui ti chiama. E io gli mento dicendogli che la mamma è soltanto stanca, ma lui non riesce a capire. Neanche tu riesci a comprendere tutto. Trascorriamo le giornate sul divano, tu in silenzio ed io narrandoti di noi , tentando di far riportare alla tua memoria un minimo particolare che possa farti reagire. Quando ti parlo dei nostri primi baci , quando eravamo alle scuole medie, provi quasi vergogna, come se non volessi intrometterti negli affari miei, ma che invece non riesci a capire era la nostra storia. Ti comporti come se non volessi disturbarmi , come un’estranea. Amore mio, ricordi quando ti regalai quel diario che sarebbe stato poi il nostro diario segreto sul quale avremmo annotato tutti gli sviluppi del nostro amore? Eccolo , lo conservo ancora, è ancora leggibile, è stato scritto da entrambi. Anche la scrittura si fondeva in una , come il nostro legame. Come le nostre mani, le nostre labbra, le nostre lingue , i nostri corpi. Ricordi quando desideravi che io ti regalassi quel profumo? Io risposi che non avevi bisogno, perché i tuoi capelli avevano il gusto , l’aroma di lavanda . Come nostro figlio, sei nata di primavera, e tu sei stata da sempre la mia primavera. E non riesco ad accettare che tutto il nostro amore sia perso insieme alla tua memoria. Io riesco a sopravvivere, ma come si sentirà Francesco, tra qualche anno quando si chiederà perché la mamma non gioca più con lui ? Nonostante tu non ti senta più Elisa , io gli racconterò della donna che sei stata , della bambina che eri, della ragazza che eri e della moglie e madre che sei stata. La donna di maggio, colei che mi fece scoprire i petali di maggio, colei che ti ha portato in grembo per nove mesi, dandoti alla luce nel periodo in cui i fiori sbocciano. Francesco, nostro petalo di maggio, meriti di conoscere la tua “vera” madre attraverso i ricordi, che per destino ha perduto.

Elisa , amica mia, non piangere perché non riesci a capacitarti del fatto di non essere padrona del tuo passato. Hai un presente, un futuro e un figlio da godere. Non pretendo che ti innamora di me, ma spero, come un amico vuole, che tu possa ritornare a vivere attraverso un amore nuovo, quello di nostro figlio.

E intanto Francesco ti chiama con il nome più bello che ogni donna possa desiderare di essere nominata :Mamma. Ecco che il panico prende possesso di te, ti senti impazzire, insicura. Non scoraggiarti, ci sono io accanto a te, ma niente. Ti senti smarrita, persa, come la tua memoria.

Fine

Note dell’autore : Un breve racconto partito come storia romantica e conclusosi come un racconto drammatico. In questa fan fiction ho voluto tentare di far apparire semplici, innocenti le azioni compiute dai bambini, sempre così ingenui, ma sempre così spontanei.

Colgo l’occasione di ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno recensito le mie precedenti ff su http://www.efpfanfic.net/ . Ciao Ciao … Mirko (8-9 / 2 / 07 )

  
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