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Autore: Ren708    31/07/2013    3 recensioni
Ci facemmo una promessa.
Avremmo cambiato vita: basta bugie, basta restare nascosti e agire nell'ombra.
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«Cos'è successo?» chiesi agitata
«Ho scoperto quando parte "l' OLYMPOS" diretta a New York. Ma c'è un problema...» disse ansimante
Sgranai gli occhi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo lì, sulla nave. Non ricordo neanche come abbiamo fatto ad entrare. O forse me lo ricordo, ma mi è sembrato solo un sogno.
Ero sicura, invece, che ero lì con mio fratello Oliver, che mi stringeva forte la mano. Ne avevamo passate tante (troppe forse) prima di giungere in porto.
Venivamo da una zona malfamata (e aggiungerei MALSFAMATA) di Londra. E sì, perché , anche nella città simbolo della rivoluzione industriale, c'era miseria, povertà, fame...e gente poco raccomandabile. Mi veniva la pelle d'oca a pensare che sino a pochi giorni prima, mentre io andavo a lavorare nella fabbrica tessile, mio fratello faceva il petite flambé (significa "tagliaborse" detto alla francese. La flambé è una spada dalla lama ondulata simile a una fiamma) bel mercato della città. Non era un lavoro "legale", ve lo concedo, ma avevamo bisogno di soldi . Quelli che mi procuravo io andando a lavorare non bastavano neanche per sfamare un gatto randagio. "E i vostri genitori? "vi starete chiedendo. Beh ... ci hanno lasciati soli al mondo : nostra madre è morta 5 anni fa di tisi e ostro padre... avete presente Scotland Yard? Là parlavano SEMPRE di lui. Le sue "imprese" le conoscevano tutti .... tutti tranne noi. Così, malgrado facessi appello al trattato "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria, nessuno mi diede ascolto. Fu impiccato un anno addietro in pubblica piazza. Uno spettacolo orribile.
Anche per questo avevo deciso di "cambiare aria". Londra non faceva per noi. E poi, avevo paura per Oliver : se avessero preso anche lui, cosa avrei fatto?
Così il 19 settembre del 1805, il giorno del mio tredicesimo compleanno, gli dissi :
«Londra è diventata una "brutta " città. E' piena di criminali. IL lavoro non mi dà molto guadagno...»
«Ce la siamo sempre cavata bene Amber » mi rispose. Seduto sulla poltrona mangiata dai tarli e piena di buchi dimostrava di più dei suoi 11 anni.
«E credi che continueremo a cavarcela per sempre? Sai che "lavoro" fai? Il borseggiatore, caro il mio fratellino! »dissi irritata. Si era ammutolito.
«No» ammise «hai ragione»
«Allora prepara i bagagli che andiamo in America !!» esordii trionfante . Gli luccicarono gli occhi. Ma fu un attimo.
«Il biglietto costa un occhio della testa» mi ricordò scuro in volto
«Ci faremo venire un' idea»
Discussione chiusa. Cominciai a mettere in un fagotto i pochi vestiti che avevamo: tre camicie, due paia di pantaloni, una gonna e un paio di vecchi jeans.
Alla sera del nostro ultimo soggiorno a Londra, Oliver arrivò di corsa, spalancò la porta del soggiorno con un calcio che fece tremare la branda del letto in cui dormivamo.
«Cos'è successo?» chiesi agitata
«Ho scoperto quando parte "l' OLYMPOS" diretta a New York. Ma c'è un problema...» disse ansimante
«Per i soldi dici? Per quelli ho risolto»
Avevo trovato un sacchetto di cuoio dentro un cassetto che era sempre stato chiuso a chiave. Quasi accidentalmente lo feci cadere e il mobile si ruppe in mille pezzi e saltò fuori questo sacchettino. IO avevo guadagnato 15 sterline in due mesi di lavoro, ma dentro quell'involucro ce ne erano 75. Eravamo a cavallo, anzi, "in nave". Lo informai dell'accaduto, ma era ancora allarmato.
«Non fanno salire le donne...»
Sgranai gli occhi. Ero fuori di me!! Com'era possibile? Mantenni la calma e feci lavorare il cervello.
Presi i jeans e buttai la gonna. Oliver doveva aver intuito le mie intenzioni.
«Se vuoi diventare un "ragazzo" ti servirà un nome... Jack?» propose
«Jack va benissimo» risposi, nel mentre trafficavo con le forbici.
Mi dispiaceva separarmi dai miei lunghi capelli biondi. Ma non c'era scelta. Così iniziai a tagliarli, finché non diventarono "da maschietto". Ora Amber  non c'era più. Al suo posto c'era Jack, un ragazzino di 13 anni.
«Ok, andiamo» dissi cercando di mascherare la mia voce femminile.
Fagotti in spalla, ci incamminammo verso il porto.
La fila era interminabile. I biglietti stavano terminando e la mia ansia cresceva.
Poi -finalmente- arrivò il nostro turno.
Nessuna complicazione.
Salimmo sulla nave e ci sistemammo per la notte. Se devo essere sincera, non mi ricordo molto del viaggio.
Ricordo solo Oliver di un colorito verdognolo che si sporgeva oltre il parapetto e vomitava in mare aperto. Così per più di tre settimane.
Ho fatto conoscenza con una signora dal forte accento francese, Nellie. Le ho domandato come avesse ottenuto un posto sulla nave. Non parlava l'inglese scorrevolmente ma riuscii a capire che era la moglie del capitano.
Nellie era una signora alta e magra, con i lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia. Aveva circa 30 anni.
Era più o meno un mese che stavo su quella nave e i giorni erano tutti uguali.
Quando, finalmente, il 24 ottobre 1805, "l' OLYMPOS" toccò le coste americane. Un applauso si levò dai passeggeri che iniziarono a prendere i bagagli e a scendere scompostamente. Afferrai la mano di Oliver e lo trascinai fuori. Sfuggimmo ai controlli per miracolo, recuperando i bagagli per un pelo.
Passammo tra le vie della nuova città e ci fermammo davanti alla locanda "The Fisher".
Ci facemmo una promessa.
Avremmo cambiato vita: basta bugie, basta restare nascosti e agire nell'ombra.
Lui mi guardò negli occhi.
Piangeva.
Erano lacrime di gioia.
Ci abbracciammo stretti stretti.
«Ce l'abbiamo fatta» dissi con le lacrime che mi scorrevano sul viso «Siamo in America!»
Ed era tutta per noi.





Note d' Autrice
ehm.. ciao :D è la mia prima storia, siate buoni con me :3
_Antares_
  
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