Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: for___you    31/07/2013    2 recensioni
Siamo nel 2034 ed ormai il piccolo principe ha 21 anni. La vita a Palazzo non fa per lui e decide di scappare di casa e di fingersi un normale ragazzo che vuole divertirsi.
______________________________________________________________________________________
«Comunque piacere, io sono Christal Potter.» dice porgendomi la mano.
Non potevo dirle che mi chiamavo George e che ero il principe, magari lo avrebbe detto a qualcun altro e sarei davvero entrato nei guai. «Mi chiamo Louis.» dico porgendole la mano e lei mi sorride. Louis è il mio terzo nome, quello che preferisco sinceramente, ma ormai a corte tutti mi chiamano George.
«Louis...» mi incita a continuare.
«Ehm... - dico non sapendo come continuare. Improvvisamente vedo un cartello che indica il nome di una strada ''Via. Tomlinson'' - Tomlinson. Sono Louis Tomlinson.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'aria Londinese è sempre la stessa. La mia vita è sempre la stessa. La terra gira sempre nello stesso modo, il sole sorge sempre la mattina...beh queste sono cose ovvie, ma la mia vita è ancora più ovvia di loro.
«George, perchè non esci un po' di casa?» chiede mia madre guardandomi dolcemente.
Mia madre è sempre stata premurosa nei miei confronti e voleva farmi uscire e divertire, ma non mi andava. Non esco di casa, fuori dai giardini della corte esattamente dall'età di 15 anni. Sono una sorta di Rapunzel in versione maschile. Da quando quei paparazzi mi hanno inseguito quando sono uscito con dei miei amici, ho rifiutato di uscire di qui. Ben 6 anni chiuso in casa. Capisco che è il loro lavoro, ma anche io ho una vita... beh, ce l'avevo fino a sei anni fa.
Mia madre è Kate Middleton e ovviamente mio padre è William, l'attuale Re Inglese. Di me nell'ultimo periodo si parla ben poco dato che nessuno si ricorda più il mio viso, che durante questi anni è cambiato parecchio.
«Non mi va.» rispondo semplicemente all'affermazione di mia madre che mi guarda premurosa.
Si inginocchia davanti alla mia sedia e mi poggia dolcemente una mano sul viso. «Non puoi rimanere per sempre chiuso qui. So che per te è difficile, ma devi imparare a passarci sopra.» dice dolcemente.
Sorrido leggermente. «Non posso. Mamma, io voglio una vita normale, come quella degli altri. Come quella degli amici che avevo prima. So che tu vuoi che io sia come Edward ma non posso. Vorrei mostrare la mia faccia alle telecamere come fa lui, vorrei poter salutare il popolo come fa lui, vorrei tanto fare la solita vita di principe, come fate voi, ma non posso. Credo che questo titolo non mi appartenga.» dico semplicemente.
Le ripeto sempre questo concetto, ma lei abilmente, con il suo solito viso dolce e premuroso da madre mi spiega che il nostro destino ormai è stato scelto. «Non devi dire questo. Sai, io da piccola sognavo di diventare una principessa, ma non avrei mai pensato di diventarlo veramente. All'inizio è stato difficile anche per me, ma tuo padre mi ha aiutata un sacco e sono riuscita ad arrivare fino a qui. Adesso sono felice. Ho due figli meravigliosi e non potrei desiderare altro dalla vita.»
Riesce sempre a consolarmi. «Tu non vorresti che io fossi come Edward?»
Lei guarda un attimo per terra e poi fionda i suoi occhi nei miei. «Sicuramente mi piacerebbe che tu prendessi le tue responsabilità da primogenito, che venissi con noi ad eventi importanti e che ti facessi vedere almeno una volta per dare al popolo l'idea di quello che sei, ma questo non significa che io non ti ami lo stesso. Con il tempo capirai...» dice.
La solita ed insulsa frase ''Con il tempo capirai.''. Sono passati ben sei anni da quando continua a dirmi questa frase, però a me non sembra di aver capito molto. «E se la vita da principe non facesse per me?» chiedo.
Improvvisamente noto nel suo sguardo una leggera preoccupazione. Ovviamente è rimasta shoccata da questa domanda, che più che domanda è un affermazione. Non gliel'ho avevo mai detto e credevo che non avrei mai avuto il coraggio di farlo, ma evidentemente adesso è arrivato il momento di parlare seriamente con mia madre e smettere di farle gli stesso soliti discorsi che le faccio sempre sul fatto che è solo una questione di tempo. Ormai di tempo ne è passato molto, ma non ho mai cambiato idea sul fatto di non voler diventare un reale.
«Cosa vorresti dire?» mi chiede.
Sospiro profondamente e a quella mossa lei intuisce che ci sarebbe stato qualcosa che non le sarebbe piaciuto. «Voglio rinunciare al trono e ai miei privilegi. Non sono in grado di gestire la mia vita figuriamoci un popolo intero. So che è presto per pensare a questo dato che papà regnerà ancora per molto, ma io non voglio questa vita.» dico cercando di non ferirla.
Mia madre si allontana leggermente, così da poter guardare meglio nei miei occhi. Facendo questo gesto lei capisce se mento o no. Le basta un occhiata nei miei occhi azzurri, sin troppo azzurri, e nota se dico quello che voglio o no. Solo lei è in grado di vedere le mie emozioni e questo mi complica molto le cose quando devo mentirle.
«E cosa hai intenzione di fare?» mi chiede con una lacrima che le riga il volto.
Respiro a fondo di nuovo cercando di trovare le parole adatte. «Voglio andare via di casa per un po'.- dico cercando di non guardarla negli occhi, dato che so perfettamente che sta piangendo. Non riuscirei mai a continuare a parlarle sapendo che sta piangendo. - Ma poi tornerò. L'unica cosa che voglio è che non devi dire niente a nessuno. I giornalisti non dovranno sapere nulla.»
Ecco, l'ho fatta piangere, ma non potevo tenere a lungo questo peso. «Quando hai intenzione di andare via?» mi chiede tra le lacrime.
«Stanotte. Preferisco che nessuno mi veda in modo che posso passare inosservato.» le dico asciugandole le lacrime con la mano.
«Sarebbe inutile dirti che non approvo affatto la tua scelta, vero?» mi chiede cercando speranzosa di farmi cambiare idea.
Annuisco.
Lei improvvisamente mi abbraccia. Non è un abbraccio come i soliti, del tipo 'ti voglio bene' ma un abbraccio che più che altro dice 'Addio'. «Mamma tranquilla, non vado in guerra.» dico per cercare di rassicurarla, ma infondo dovevo aspettarmelo che avrebbe reagito così. Non esiste mamma al mondo che sente che suo figlio parte di casa per un indeterminato tempo senza avere sue notizie e non reagisce così.
«La cosa brutta è che sei maggiorenne e non posso impedirti nulla.» dice sorridendo flebilmente.

 

 

 

 

 

Finalmente è arrivato il momento di sgattonare via. Mi sento come un criminale che dopo una rapina in banca deve cercare di andare via il più velocemente possibile, senza farsi notare da nessuno. È un mestiere abbastanza difficile anche quello. Dovrei uscire dalla finestra della cucina al piano di sotto, l'unica che non è sorvegliata da paparazzi o roba simile dato che la famiglia reale non è mai andata in quelle stanze e poi è riservata al personale. A me piaceva invece andare lì. Mi sentivo uno di loro e ho sempre chiesto di non venire trattato come un reale e loro mi ubbidivano, facendomi sentire bene. È quello il tipo di ambiente in cui voglio essere e vivere.
Scavalco la finestra e mi ritrovo nel retro del palazzo dove avrei dovuto scavalcare un altro cancello dopo di che sarò finalmente libero. Il resto della mia famiglia è stato informato di quello che avrei fatto. Il meno triste di questa vicenda è il mio fratellino Edward che sognava il trono dal primo momento che ha visto la luce del sole. Lui è molto più adatto di me a governare e sicuramente ci tiene molto più di me a queste ricchezze. Sicuramente l'Inghilterra sarebbe stata meglio nelle sue mani.
Con disinvoltura scavalco il cancello ed inizio a camminare con il mio zaino sulla spalla. Mi sento libero. Come un'ondata di vento. Mi sento talmente bene. Cammino disinvolto notando davanti al Palazzo una decina di paparazzi che anche alle tre del mattino sono a lavoro con una tazza di caffè caldo in mano. Passo accanto a loro e non mi notano nemmeno, non mi hanno riconosciuto. È talmente bello essere una persona normale, insomma posso anche buttarmi in una fontanella tutto nudo senza apparire sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. È una sensazione talmente strana, talmente bella che già inizio a capire che è esattamente questa la vita che voglio.
È da esattamente sei anni che non cammino per le strade di Londra e devo dire che ovviamente sono cambiate moltissime cose. Ad esempio non sapevo che alle tre del mattino ci fossero ancora ragazzine a parlare di...mio fratello? Mi poggio ad un muretto in un vicoletto per sentire cosa dicono. Sono tutte lì a fare commenti del tipo ''Me lo sposerei'' oppure ''Me lo porterei a letto''. Insomma mio fratello è desiderato da tutte le ragazzine sul 13/14 anni che già pensano al sesso sfrenato e a conquistare un ragazzo ricco con tanto di macchina decappottabile. Aspetta, questi sono anche gli interessi di mio fratello! Mi ritrovo ancora poggiato al muretto dove il buio della notte rende invisibile tutto.
«Pss.» sento una lieve vocina che mi chiama, ma non riesco esattamente a percepire la provenienza. Probabilmente è soltanto frutto della mia immaginazione.
Cerco di non farci caso ma la vocina sembra sempre più insistente. «Che palle queste allucinazioni.»
«Ma allora mi senti. Sono qua sù.» dice piano una voce femminile quasi lamentandosi.
Alzo lo sguardo e noto che sopra la mia testa c'è una finestra dalla quale sbuca una ragazza. È talmente buio che non riesco a vederla, ma dalla scarsa illuminazione proveniente dai fanali di qualche auto vedo la sua sagoma. «Oh, ciao.» dico non sapendo cosa fare.
«Potresti aiutarmi a scendere?» chiede lei impaziente mantenendosi ai due lati della finestra.
Annuisco. «Ma certamente.» dico aprendo le braccia per poterla prendere.
«Allora al mio tre...» dice.
«1... 2... 3» Agilmente si butta tra esse ed io, non riuscendo a mantenere l'equilibrio cado rovinosamente a terra trascinandola sopra di me. Lei ride leggermente posandosi una mano sulla bocca e qualche secondo dopo si alza porgendomi la mano per darmi un aiutino nell'alzarmi.
Usciamo da quel vicoletto buio e arriviamo sulla strada, dove le luci dei lampioni possono illuminarci.
«Grazie mille per l'aiuto. Credo che mi sarei sbucciata di nuovo il ginocchio se non mi avresti aiutata.» dice sorridendo. Lei è una ragazza bellissima. Magra, dalla pelle abbastanza chiara, capelli castani che le arrivano poco sotto la spalla e un paio di occhi marroni che sprizzano energia da tutti i pori. Inutile negare che ha un sorriso che riuscirebbe a far star bene l'intero universo.
«Oh, beh, è stato un piacere.» rispondo quasi arrossendo e lei mi sorride di nuovo.
Improvvisamente cambia espressione e inizia a scrutarmi il viso. «Sai, mi sembra di averti già visto da qualche parte.» dice continuando ad indagare, sicuramente cercando qualcuno che potrebbe assomigliarmi.
Improvvisamente le si accende una lampadina, non testualmente, non credo sia una lampada umana e credo che il momento che temo di più si è avvicinato. «Ecco dove ti ho visto! - esclama entusiasta. Ecco lo sapevo. - Tu somigli a Brad Pit. Solo alcuni lineamenti, però.»
Oh, beh, è la stessa cosa che mi disse lui quando venne al Bukingam Palace in visita. «Oh, quale onore.» dico sarcastico, provocando nuovamente la sua risata.
«Comunque piacere, io sono Christal Potter.» dice porgendomi la mano.
Non potevo dirle che mi chiamavo George e che ero il principe, magari lo avrebbe detto a qualcun altro e sarei davvero entrato nei guai. «Mi chiamo Louis.» dico porgendole la mano e lei mi sorride. Louis è il mio terzo nome, quello che preferisco sinceramente, ma ormai a corte tutti mi chiamano George.
«Louis...» mi incita a continuare.
«Ehm... - dico non sapendo come continuare. Improvvisamente vedo un cartello che indica il nome di una strada ''Via. Tomlinson'' - Tomlinson. Sono Louis Tomlinson.» dico sospirando. Me la sono cavata bene, sperando che in futuro non mi scordo questa piccola bugia.
Iniziamo a camminare per le strade Londinesi. «Tu non sei di qui, vero?» mi chiede tenendo le mani nella tasca dei suoi pantaloni.
«No. Io sono Irlandese.» mento. È la prima Nazione che mi è venuta in mente.
«Oh, capito. E sei scappato di casa, suppongo.» dice sorridendomi.
«Molto perspicace!» dico sorridendole e notando che lei mi risponde sorridendo.
«Beh, è questo che mi fa immaginare il tuo zaino.» afferma camminando e guardando dritta davanti a se.
«C'è qualche altra cosa che sai di me?» dico ironico.
La vedo sorridere guardando a terra. «So che non hai ancora scelto un posto dove andare.» dice poi spostando uno sguardo su di me. «Ed hai anche due bellissimi occhi azzurri.» dice ridendo.
«Wow, devo avere davvero un animo trasparente.» dico sarcastico.
«E la sai un'altra cosa?»
«Spara.»
«Ho una camera per ospiti libera a casa mia.» dice indicando lo zainetto con la testa.
«No, non potrei mai. Non mi conosci nemmeno e già mi fai un enorme favore, non potrei mai...» dico per poi essere bloccato da lei.
«Hey, non mi serve un ispettore per sapere che sei una brava persona. Basta guardare nei tuoi occhi e so che sei sincero.» mi dice tranquilla.
Il mio cuore perse un battito. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere e non credo che qualcun altro mi avrebbe offerto di andare ad alloggiare nella propria casa non conoscendomi. È per questo che non posso assolutamente accettare. «Christal, è molto gentile da parte tua, ma non posso.» dico fermandomi e lei si posiziona di fronte a me.
Improvvisamente mi sorride. «Puoi stare tranquillo, non soffro di sonnambulismo e stupro persone durante il sonno.»
Le sorrido debolmente. «Ma i tuoi genitori cosa direbbero se vedessero un perfetto sconosciuto in casa loro?» le chiedo.
«E' questo il punto. Io sono scappata di casa dai miei e ora vivo da sola e sappi che quando me ne sono andata io non c'è stato nessuno ad offrirmi una camera, quindi tu ora vieni con me.» dice incitandomi a seguirla.
Rido. «Quindi la decisione già è stata presa.»
«Esatto.» dice iniziando di nuovo a camminare. 


 


sciauuuuuuuuu

Allora piol, questa fanfiction è ambientata nel futuro come potete ben vedere. no, non sto facendo la pedofila con il royal baby... mi è solo venuta l'idea di questa FF nel preciso istante in cui ho scoperto che il royal baby si chiamava anche Louis. lol
beh, questo è l'inizio della mia FF che spero tanto venga cagata almeno un pochino.
se vi va lasciatemi una piccola recensione e se vi va potete dirmi o chiedermi qualcosa su ask.
c
he dire spero la mia idea vi piaccia e baci baci.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: for___you