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Autore: Deidara the artist    09/02/2008    2 recensioni
Deid, la figlia di Deidara e Tayuya. Shika, il figlio di Shikamaru e Temari. Due ninja potentissimi, che hanno ereditato le abilità ed i poteri sia dal padre che dalla madre. Un incontro, uno scontro, una storia che poi durerà per il resto della loro vita.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo bisogno di concentrazione, così chiusi gli occhi e cercai di percepire anche i suoni più leggeri del bosco, rimanendo sempre immobile al centro della radura.

Da un leggere fruscio alla mia destra, capii che una delle trappole era scattata e mi scansai, mentre lo shuriken fendeva l’aria con un sibilo e si conficcava nel legno di un albero a pochi centimetri da dove mi trovavo io un istante prima.

La seconda trappola partì con uno scatto e mi ritrovai davanti una strana creatura: la analizzai rapidamente con lo scanner che avevo nascosto sotto la maglietta e scoprii che era fatta di chakra ed aveva un livello di potenza molto elevato.

Mi morsi un labbro e usai la mia tecnica del muro esplosivo per difendermi e poi contrattaccare: un muro di argilla mi protesse dal prima colpo della creatura ed al contatto con essa esplose, scaraventando il mostro di chakra contro un albero.

Dal nulla comparve una seconda creatura di chakra, che mi colse totalmente di sorpresa: riuscii però ad evitare il suo attacco grazie ad i miei riflessi pronti.

Mentre la bocca che avevo sulla mano sinistra masticava rapida l’argilla per i miei attacchi esplosivi, evitai tutti i colpi del nemico, usando in parte anche la danza dei sette passi.

Infine, la bocca sputò fuori un gufo di argilla che si ingrandì fino a diventare delle stesse dimensioni della creatura di chakra, gli volò vicino ed esplose, distruggendola.

Sbadigliai, stiracchiandomi, e raccolsi da terra la sacca con l’argilla, pronta per tornare a casa.

In quel momento, con la coda dell’occhio mi accorsi di un movimento sulla mia destra: avevo dei sensi molto sviluppati, che mi permettevano di cogliere anche i minimi segni di vita.

Mi preparai all’attacco afferrando un pò di argilla, ma prima che potessi anche solo impastarla con il chakra, una voce risuonò forte in quella fredda alba invernale.

-Però, sei molto forte.-

Mi girai, sorpresa, e vidi un ragazzino pressappoco della mia età davanti a me: aveva i capelli scuri abbastanza lunghi, gli occhi castani ed un orecchino all’orecchio sinistro.

-Chi sei?- chiesi, senza preoccuparmi più di tanto: in caso di attacco ero più che pronta a rispondere.

-Mi chiamo Shika.. immagino che tu conosca mio padre, è Shikamaru Nara.- rispose lui, sorridendo.

-Sì, ne ho sentito parlare..- dissi io, ma ero davvero stupita: quel ragazzo era il figlio di Shikamaru?

-Come ti chiami?- mi chiese Shika, giocherellando con le dita.

-Non sono affari tuoi.- tagliai corto, agganciandomi di nuovo la sacca con l’argilla alla cintura.

-Noto che usi l’argilla... e la fai esplodere. Mi ricordi uno dell’organizzazione Alba... com’è che si chiamava...- iniziò il ragazzo, indicando la mia sacca.

-Si chiamava Deidara. Ed era mio padre. Non ti conviene parlarne o te ne pentirai.- disse, innervosita dal tono con cui quel moccioso parlava di mio padre.

 

Io sono Deid, figlia di Deidara del villaggio della roccia, membro dell’Alba, e di Tayuya del villaggio del suono, componente del quartetto del suono.

Ho 16 anni, e sono stata addestrata da mio padre a combattere usando l’argilla, impastandola con l’unica bocca che ho sulla mano sinistra, la mia abilità innata.

Da mia madre ho ereditato la potenza del secondo livello del marchio di Orochimaru (ma non il marchio stesso, fortunatamente) e la capacità di controllare delle specie di marionette giganti con il semplice della voce e delle mani.

Dicono tutti che sono la copia al femminile di mio padre: ho i capelli lunghi e biondi, gli occhi grandi e azzurri ed un caratterino piuttosto difficile.

Mio padre, Deidara, è morto quando io avevo solo 10 anni, e da allora ho continuato a combattere e ad allenarmi per poterlo vendicare, anche solo nel ricordo.

Mia madre... è piuttosto assente nella mia vita, posso dire, e quindi sono cresciuta un pò da sola, contando solo sulle mie forze.

Invece quel ragazzo... all’inizio mi è sembrato solo un bambino viziato che veniva a parlarmi di mio padre, non sapendo neanche quanto mi mancava.. questo spiega molto quello che successe dopo.

 

-Mi dispiace, non volevo..- disse Shika, avvicinandosi, ma io lo guardai con rabbia.

-Tu... tu che ne puoi sapere? Ti dispiace... sì, certo, tu hai la vita facile, non devi cavartela da solo fin da quando avevi 10 anni!- quasi urlai, mentre sentivo l’argilla esplosiva muoversi dentro la bocca sulla mano, pronta ad essere usata.

-Io ne ho 16 di anni..- disse senza alcuna logica.

-Ed io sono Deid.-

 

Shika non si chiamava solo così: il suo nome completo era Shikamaru, come il padre, ma era chiamato così da tutti per distinguerli.

Suo padre era un grande ninja, celebre per la sua intelligenza e per le sue tecniche di ombra, mentre sua madre era Temari, del villaggio della sabbia, da cui aveva ereditato il controllo del vento, che usava in alcune sue tecniche.

Lui aveva vissuto sempre con la sua famiglia, allenato dai due genitori insieme, ed aveva avuto la cosiddetta “vita facile”, a mio contrario.

Il suo carattere era l’opposto del mio: gentile e molto, molto paziente.

 

E così ci ritrovammo l’uno di fronte all’altro, Deid contro Shika, la nostra prima sfida...

Mi ero innervosita sempre di più, fino ad urlargli “allora fammi vedere di cosa sei capace!”.

Partii subito all’attacco, lanciando un proiettile esplosivo contro di lui: Shika mosse appena la mano, ed una folata di vento deviò il percorso della pallottola di argilla, che esplose poco più in là.

Poi toccò a lui attaccare e provò la tecnica tanto famosa del padre: il controllo dell’ombra.

-Non credere di prendermi in giro!- esclamai, evitandola quasi con pigrizia vista la sua lentezza.

Shika sorrise:

-Non ti sottovaluterei mai.- assicurò, mentre i capelli scuri gli ricadevano sugli occhi.

All’improvviso sentii qualcosa di strano: quel ragazzo in fondo era simpatico e mi sembrò di avvertire una specie di morsa al cuore.

Ma scossi la testa e ripartii all’attacco, stavolta evitando di usare l’argilla per testare le sue capacità: cercai di colpirlo più volte, ma lui riuscì a scansare tutti i colpi con una perfezione strabiliante.

Feci un passo indietro per evitare un suo fulmineo attacco e parai quelli successivi, indietreggiando però sempre di più.

Dovevo provare ad usare la tecnica del muro esplosivo, forse era la mia unica speranza, ragionai rapidamente.

Afferrai un pò di argilla, evitando i colpi di Shika che, vedendomi con una mano occupata, raddoppiò i suoi sforzi per colpirmi.

Infine, quando meno me lo aspettavo, mi tirò un calcio sulla sinistra scoperta e mi colpì alla gamba: mi ritrovai a terra qualche metro più lontano.

Mi rialzai rapidamente, ma avvertii una specie di fitta alla gamba e capii che doveva avermela rotta.

-Me la posso cavare anche senza una gamba..- pensai, mentre Shika si preparava ad attaccare di nuovo: non si era accorto delle conseguenze del suo calcio.

Non riuscivo a camminare, compresi dopo un istante, dopo aver tentato inutilmente di spostarmi più in là: ero finita.

Shika mi aveva tirato un pugno, sicuro di non colpirmi, immaginando che mi sarei spostata e non che non potessi più farlo: il suo colpo mi raggiunse con una forza tremenda e mi scaraventò contro un albero.

Sbattei con violenza la testa e non vidi più nulla.

 

Ho aperto gli occhi, infastidita dalla luce sottile che penetrava sotto le palpebre.

-Deid!-

Era la voce di mia madre, così riaprii del tutto gli occhi per trovarmi di fronte il suo volto..

Ma stranamente sembrava arrabbiata.

-Deid, come ti è venuto in mente di perdere?- urlò, spalancando gli occhi scurissimi.

-Io...- ma un dolore fortissimo alla testa mi impedì di continuare.

-Perdere contro il marmocchio Nara!! Contro un bambinetto viziato.. come hai potuto?-

Mia madre mi somigliava molto nel carattere, questo sì, ma non era proprio affettuosa.

Ho trattenuto le lacrime, sapendo che l’avrebbero fatta arrabbiare ancora di più, e provai a replicare ma, prima che potessi farlo, Tayuya è uscita dalla stanza, sbattendosi dietro la porta.

 

Ho deciso: sono passate circa due ora da quando mia madre se ne è andata, sdegnata, e ho ragionato a lungo.

Non vale la pena rimanere qui al villaggio della foglia, non ho nemmeno una vera famiglia, ed allora è meglio che io parta e mi diriga verso i villaggi più lontani.

Lì forse potrò aumentare le mie capacità e provare a vendicare mio padre...

Mi sono alzata in piedi, aiutandomi con le stampelle posate accanto al letto dell’infermeria, e sono uscita senza neanche avvertire.

A casa ho radunato le poche cose che avevo, prime fra tutte il sacchetto con l’argilla e la foto della mia famiglia quando era ancora felice, prima della morte di mio padre, e mi sono messa in cammino.

Ormai il dolore alla testa è passato ma la gamba mi fa ancora malissimo e cammino male per le stampelle... ma cosa posso farci?

Zoppicando mi sono incamminata per la via maestra: prima tappa, il villaggio della roccia, il villaggio natale di mio padre Deidara, ho pensato.

-Deid!-

Una voce interrompe i miei pensieri e, con difficoltà, mi giro, rimanendo a bocca aperta: è Shika.

Una grande rabbia mi invade, mista dello stesso sentimento del giorno prima, nel vederlo.

Mi raggiunge e si blocca, come imbarazzato, fissando un pò a terra e un pò verso di me.

-Mi dispiace... mi dispiace tantissimo, non sapevo di averti rotto la gamba... non avrei mai attaccato... io mi sono comportato da... da...-balbetta il ragazzo, diventando rosso.

Lo osservo, incuriosita, mentre cerca le parole per scusarsi, poi mi giro e continuo a zoppicare, senza prestargli più attenzione.

Sento le lacrime scorrermi giù per le guance e non riesco a fermarle pensando a mia madre... è tutta colpa sua, sua e del suo maledettissimo esibizionismo.

-Deid!- esclama ancora, afferrandomi per un braccio e per poco non mi fa cadere.

-La vuoi smettere? E’ colpa tua... mia madre...- grido, cercando di liberarmi e facendo cadere una delle stampelle di legno, continuando a piangere.

Lui rimane fermo, notando le mie lacrime, con la mano attorno al mio braccio.

-Tua...tua madre?- domanda, guardandomi fissa negli occhi.

-Sì, mia madre! Per colpa tua si è arrabbiata con me, dicendo che sono una debole perché ho perso, e se ne è andata sbattendo la porta!- dico con decisione, ma sento ancora gli occhi bruciarmi.

Lui rimane in silenzio, poi si china, mi raccoglie la stampella e me la porge.

-Non ne ho bisogno.- dico, gettando via anche l’altra e mi incammino, non senza difficoltà, verso la porta del villaggio.

-Per favore, Deid.- dice Shika, camminandomi affianco –Dove vuoi andare?-

-Al villaggio della roccia.- rispondo, e finalmente vedo davanti a me le porta del villaggio della foglia, alte e maestose.

-Va bene. Per me va bene.- dice Shika, poi mi passa il braccio sopra il suo e mi aiuta a camminare.

-Ma cosa...?- inizio io, meravigliata.

-Vengo con te. Dopotutto è colpa mia, no?- ride lui.

Sento qualcosa sfondarmi il cuore e senza volerlo arrossisco...

-Non puoi! Tu hai la tua famiglia e non ci conosciamo neppure!- replico, anche se in fondo in fondo non ne sono del tutto convinta neanche io.

-Allora impara a conoscermi!- dice Shika, mi sorride, ed inizia a parlarmi di lui, di suo padre, di sua madre, della sua vita, degli allenamenti... di tutto.

Ed intanto mi aiuta a camminare, superiamo le porte del villaggio e ci inoltriamo nel bosco, diretti al villaggio della roccia, il villaggio da cui è partito tutto.

 

Due settimane più tardi, arriviamo in vista del villaggio della roccia e inizio a sentirmi nervosa fin dal mattino.

Shika se ne accorge, ma capisce anche che è una di quelle situazioni in cui, per quanto sembri strano, è meglio restare in silenzio.

Questi quattordici giorni di viaggio sono davvero passati in fretta: ma del resto, con un tipo come Shika al fianco è difficile annoiarsi.

Dopo che lui mi ha letteralmente scaricato addosso la sua storia, anch’io ho trovato il coraggio e la forza di parlargli della mia, stavolta fin dal principio.

E mi sono ritrovata immersa in un racconto che neanche io conoscevo molto bene, forse perché l’avevo cercato di dimenticare.

Ho ricordato la mia prima infanzia, i frequenti viaggi che facevo con mio padre quando ancora svolgeva qualche compito da ninja dell’Alba, poi gli allenamenti, quando tornando a casa trovavo mia madre che mi sorrideva e mi abbracciava, quegli anni felici...

E poi il giorno in cui chiamarono mio padre per quella missione, me lo ricordo perfettamente nonostante abbia sempre desiderato dimenticarlo: era un piovoso martedì di inizio autunno, ed un altro membro dell’Alba, Tobi, arrivò in casa nostra con quella comunicazione...

Mio padre partì e non tornò a casa: non ho assistito allo scontro, ma Tobi mi ha raccontò, qualche mese dopo, che fu memorabile.

Solo alla fine, mio padre capì che non poteva farcela e ricorse alla sua tecnica più potente, che però implicava la sua autodistruzione; si fece esplodere, forse l’unica morte che desiderasse davvero, morire con la sua “arte” come la definiva lui, senza scopo però: quel maledetto Sasuke riuscì a cavarsela, ancora una volta, e si portò via mio padre...

Dopo aver terminato questa parte, ero quasi scoppiata a piangere, resistendo solo grazie al mio autocontrollo: Shika mi ha abbracciato, come fece mia madre per consolarmi appena ricevuta la notizia, ed io continuai.

Gli parlai dei mesi successivi, degli anni successivi: quegli allenamenti continui ed ossessivi, il controllo perfetto dell’arte dell’esplosione, il perfezionamento continuo del mio uso dell’argilla...

Mi ero bloccata, sorpresa, notando un dettaglio che mi era sfuggito per sei anni: io avevo un’altra abilità innata, che non avevo mai neanche provato.

L’abilità di mia madre Tayuya, quella di controllare le marionette con l’uso della voce e delle mani... ma che marionette?

Io e Shika ci siamo lambiccati il cervello per quasi cinque giorni prima che lui capisse... eh, sì, è proprio come il padre, la sua stessa intelligenza incredibile mista a pigrizia cronica!

Dovevo creare IO le marionette, usando la mia stessa argilla... molto probabilmente, quest’ultima caratteristica era dovuta all’abilità di mio padre Deidara.

Ma non ho voluto ancora tentare, nonostante l’insistenza di Shika: qualcosa mi diceva che non era ancora il momento.

Lui, invece, sa usare benissimo le sue due abilità innate: il controllo dell’ombra e del vento, ereditate dai suoi genitori.

Aveva anche inventato una tecnica tutta sua, il controllo dell’ombra volante, ma disse che non riusciva a spiegarmelo e che me l’avrebbe fatto vedere in combattimento.

Ero curiosa: quando arrivammo al villaggio della roccia, la prima cosa che decisi fu che avremmo combattuto.

 

Il sole si sta lentamente abbassando sull’orizzonte, ma guardo fisso in avanti e Shika guarda me: stavolta la situazione è diversa, ma siamo sempre l’una contro l’altro.

-Ma tu hai la gamba rotta!- ha protestato lui, quando ho chiarito che non avrei voluto dei vantaggi solo perché la gamba mi era appena guarita.

-Non è più rotta, le mie ossa si riparano in fretta!- ho spiegato, e mi sono messa in posizione d’attacco.

Shika mi ha assecondato, ma si capiva che non vedeva l’ora di combattere.

Inizio io: questo me l’ha imposto lui, ha detto che altrimenti non avrebbe lottato neanche.

Decido di non partire subito con le tecniche esplosive ma di fare.. una specie di prova, posso definirla così.

Prendo molta argilla dalla sacca ed inizio ad impastarla il più rapidamente possibile, fissando Shika per evitare di farmi cogliere di sorpresa.

Ma lui mi sorride e non si muove: stranamente ha un’aria molto sveglia e non sta guardando le nuvole, come fa spesso... sembra sinceramente interessato.

Finisco di impastare chakra ed argilla e, con un pò di timore, apro la bocca sulla mano: ne esce un minuscolo ninja color della terra.

Lo poso a terra davanti a me e questi subito inizia ad ingrandirsi, a dismisura: in pochi istanti è almeno il quadruplo della mia altezza e non si ferma ancora.

Infine la sua crescita smisurata si blocca: è alto almeno 10 metri, noto con terrore ed inizio a chiedermi a come potrò mai muoverlo.

Poi vedo che dalla punta delle mie dita partono sottili strisce di chakra che si agganciano alle parti del corpo del mostro d’argilla.

Muovo leggermente una mano ed anche la creatura gigante si sposta un pò seguendo il mio movimento.

Inizio a muovere entrambe le braccia e noto che è semplicissimo, per me, muovere quel gigante di argilla.

-Stai pronto!- urlo a Shika, ed inizio.

La creatura obbedisce ai miei movimenti e si scaglia contro il ragazzo, che evita il suo pugno gigante di pochi centimetri.

Lo guardo per un attimo e vedo che non sembra spaventato, ma che sta riflettendo sul da farsi.

Continuo ad usare i fili di chakra per spostare il gigante, dando però il tempo a Shika per pensare ad una strategia: quando vedo che gli occhi gli si illuminano, riprendo a combattere normalmente.

Ha in mente qualcosa.

Un lampo di comprensione mi attraversa la mente e guardo verso il basso, giusto in tempo: un ombra nera si sta avvicinando ai miei piedi.

Salto via, e riprendo ad usare il gigante per colpirlo, senza però riuscirci, evitando ogni tanto il controllo dell’ombra del ragazzo.

Spostandomi di continuo, sono arrivata ai piedi di un albero e non riesco ad indietreggiare ancora: devo affidarmi all’argilla per proteggermi, così stacco i fili di chakra e creo un muro esplosivo per evitare un attacco di shuriken da parte di Shika.

L’argilla esplode al contatto con gli shuriken e vedo il ragazzo finire contro un albero; mi fermo, aspettando che si rialzi e quando lo fa metto la mano in tasca per prendere altra argilla...

O almeno ci provo: sono completamente bloccata.

La copia finita contro l’albero scompare un istante dopo ed il mio corpo si gira da solo: dietro di me c’è il vero Shika, che ridacchia.

-Ecco la tecnica... si tratta di creare una copia molto resistente ed aspettare un attacco da parte dell’avversario... dopo averlo incassato, nel momento prima di schiantarti contro un ostacolo, devo usare le correnti d’aria per spostarmi molto rapidamente e sostituire al vero mio la mia copia. Mi sposto dietro l’avversario e uso il controllo potenziato dell’ombra!- spiega soddisfatto.

In quel momento, però, percepisco qualcosa che non va.

-Shika, stai attento!- urlo, ed il ragazzo si sposta in avanti un attimo prima che un pugno gigantesco si abbatta sul punto in cui si trovava prima.

Il gigante d’argilla si sta muovendo, ma un altro marionettista lo guida: è un uomo vestito con una lunga tunica nera, il volto coperto.

Vedo che prepara un nuovo pugno diretto verso di me e faccio per scansarmi, ma mi ricordo del controllo dell’ombra: non posso muovermi se Shika non termina la tecnica.

-Il controllo dell’ombra!- gli urlo, ma non faccio nemmeno in tempo a terminare la frase che il pugno dell’essere gigante si abbatte su di me.

Finisco a terra, stordita, ma almeno il colpo ha rotto la tecnica: se solo avessi la forza di muovermi...

Prima che l’uomo possa colpirmi ancora, Shika mi prende in braccio e salta via, fermandosi dietro ad un albero.

-Mi dispiace Deid! Mi ero scordato della tecnica!- mi dice, posandomi accanto al tronco e sedendosi affianco a me.

-Ci sono problemi leggermente più gravi..- dico io, e mi accorgo con sollievo che è tutto a posto, a parte una leggera ferita al braccio.

-Chi sta usando la tua marionetta?- mi chiede, sfiorandomi il braccio con la mano.

Ma prima che possa rispondere, la creatura attacca di nuovo e saltiamo via, disperati: come bloccarla?

Per evitare che colpisca Shika, mi fermo qualche metro più in là e uso il chakra per impastare un'altra marionetta: devo fare in fretta.

Quando il mostro è pronto, lo scaravento a terra e mentre quello cresce, provo a ragionare: che strategia usare?

-Ti aiuto io!- si offre il ragazzo e mi si ferma al fianco.

Lo guardo preoccupata e lui, accorgendosi delle mie paure, si avvicina e mi abbraccia da dietro, rimanendo così fermo.

Libero solo le braccia per controllare l’essere di chakra e inizio a muoverlo, per prenderne il controllo totale.

Stavolta devo vincere.

Attacco con tutta la rapidità e la potenza di cui sono capace con quella nuova tecnica, affidandomi soprattutto all’istinto: attacco e parata, di nuovo attacco e parata, in una successione che sembra infinita.

Inizio a sentire la stanchezza: non mi muovo più con molta rapidità e la creatura nemica para sempre con più facilità i miei attacchi, che si fanno via via più deboli.

L’uomo vestito di nero non sembra accusare la stanchezza per il duello: è sempre scattante come all’inizio.

Shika prova qualche volta ad usare il controllo dell’ombra, ma è tutto inutile: sembra immune dagli attacchi.

Mi sento debolissima, ma continuo ad usare la mia abilità per muovere l’essere di argilla in attacchi sempre meno forti.

-Deid!- esclama Shika, notando la mia stanchezza.

-Non ce la faccio più..- sussurro, mentre la creatura nemica colpisce con forza la mia e ne va volare via un braccio.

-Tecnica del controllo dell’ombra!- urla Shika, ma anche questa volta l’uomo blocca con un gesto della mano l’attacco.

Un filo di chakra si stacca, mentre un orecchio della creatura vola via, reciso da un altro attacco del mostro.

Mi tremano le mani e le muovo quasi senza controllo, ed infine sento il chakra bassissimo: non reggo più e tutti i fili si staccano di colpo, mentre la creatura d’argilla si disintegra in una sottile polverina.

Crollo in ginocchio, mentre sento il pugno del mostro nemico dirigersi verso di me... ma poi si blocca.

Alzo lo sguardo, stanca e confusa, e vedo Shika in piedi davanti a me, che usa il controllo dell’ombra sulla creatura d’argilla.

-Deid, distruggila per favore!- balbetta, il volto teso per la fatica.

Con le mie ultime energie, creo un gufo di argilla esplosiva e lo dirigo verso la creatura, che al contatto con esso esplode.

L’uomo vestito di nero ci fissa un attimo, dalla maschera nera sul viso mi pare di vedere due occhi rossi fuoco, e salta via, sparendo nell’oscurità calata.

Shika crolla a terra, esausto, ed io gli vado vicino, per capire se è ferito.

-Come hai fatto?- mormoro, inginocchiandomi accanto a lui e posandogli una mano sulla spalla.

Lui alza la testa e mi sorride, poi si afferra al mio braccio per alzarsi in ginocchio e ci ritroviamo vicinissimi, io con la mano posata sulla sua spalla e lui che mi stringe ancora il braccio.

Poi mi passa l’altro braccio attorno alle spalle, mi avvicina a sé e mi bacia.

Rimango immobile, meravigliata, ma al tempo stesso felice da impazzire, poi lo stringo più forte a me.

 

Io e Shika, dopo quel giorno, non ci siamo più lasciati: a 25 anni ci siamo sposati e abbiamo avuto una bambina di nome Kesuse.

Ora ho 29 anni, e solo pochi mesi fa ho scoperto chi era l’uomo misterioso che aveva usato la mia marionetta gigante per attaccarci: era Sasuke e voleva controllare se ero forte come mio padre o di più.

Avrei voluto fargliela pagare, ma non l’ho mai più visto e, dopotutto, ne sono contenta: perché morire se posso vivere con Shika e Kesuse?

Ora sono Settimo Hokage, dato che Naruto è TOTALMENTE inaffidabile e se non ci fossi io che ogni tanto lo sostituisco saremo in grossi guai.

Shika se la ride sempre quando parlo così ed a volte me la prendo anche: sarà pure intelligentissimo, ma ha il cervello di un bambino.

Dopo aver saputo di Sasuke, ho voluto scrivere questa storia come ricordo... ma ora credo che sia giunta la fine.

E’ una bella storia, lo so, e spero che vi aiuterà sempre a sognare.

 

Deid Nara del villaggio della foglia, settimo Hokage, figlia di Deidara

 

 

  
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