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Autore: Hokori    09/02/2008    8 recensioni
Ed sta tornando a casa, dopo una serata passata in compagnia della truppa del Colonnello.
Ma non immagina che sorpresa lo attenderà lungo la strada.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: i personaggi non appartengono me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

CONVALESCENZA
Risvegli e Tasche Assassine




- Tre costole incrinate, braccio destro fratturato, una brutta, profonda ferita nel fianco sinistro, oltre a numerosi tagli, lesioni, abrasioni ed ematomi cosparsi sul resto del corpo, in particolare torso e braccia, e per finire forse c’è una lievissima commozione celebrale. Che diavolo ha combinato questa volta?

Il dottor Knox affondò una mano in tasca ed abbassò la tavoletta su cui aveva appuntato le ferite del Colonnello Mustang, guardando interrogativo Ed.

- Non ne ho idea. L’ho trovato per strada, forse è stato aggredito… È svenuto quasi subito. - ribatté il ragazzo, incerto.

Era stato davvero un miracolo che si fosse ricordato il numero di telefono del burbero dottore sul quale aveva fatto affidamento già altre volte, nonostante fossero passati anni. Sì, Knox gliene aveva dette di tutti i colori per averlo disturbato a quell’ora, ma si era precipitato immediatamente, quando aveva saputo cos’era successo.

- Dottor Knox, è tanto grave?

Il medico si grattò il mento con fare pensoso.

- Ad essere onesti, è conciato davvero male, ma credo proprio che sopravviverà, se starà a letto a riposare per qualche settimana. Non ci illudiamo di esserci tolti di torno questo arrogante idiota così facilmente. Inoltre, il fatto che sia stato soccorso così repentinamente ha fatto sì che la perdita di sangue non sia stata esagerata, nonostante l’emorragia dal fianco. - rispose l’uomo, estraendo una sigaretta e infilandosela tra le labbra.
- Non lo manderei in ospedale, se vuoi un consiglio. Spostarlo gli farebbe più male che bene, e non gli darebbero cure particolari che non possano essergli prestate in casa propria. Tuttavia…- s’interruppe un istante, frugando nelle tasche alla ricerca dell’accendino, per poi rendersi conto che fumare in presenza di un malato non era esattamente la cosa che un dottore avrebbe dovuto fare.
- Tuttavia, è necessario che gli sia sempre vicino qualcuno, finché non si sarà ripreso del tutto. Bisogna aiutarlo ad alzarsi, perché fisicamente non gli è impossibile, ma sarebbe poco intelligente lasciarlo a sé stesso, vista la sua innata imprudenza. Bisogna cambiargli le bende, controllare le ferite, fargli da mangiare, e tenere sott’occhio la situazione in generale. - enumerò sulle dita, aprendole una ad una. - Non è sul punto di morire, ma non prenderla alla leggera, perché non è ancora fuori pericolo. E probabilmente non si sveglierà per almeno un giorno. - concluse, serio.

Ed annuì, sentendo un peso improvviso all’altezza dello stomaco.

- La ringrazio per essere venuto, dottore. Non sapevo proprio cosa fare.

L’altro si strinse nelle spalle, come per minimizzare, e si mosse verso l’uscita della stanza, afferrando sulla porta soprabito e cappello.

- Vorrà dire che gli farò avere un conto molto salato.

Aprì la porta e fece per uscire, ma si bloccò all’ultimo.

- Ragazzo. Sembra che tu l’abbia preso davvero a cuore.

Ed arrossì appena, farfugliando qualcosa di vago su come fosse normale preoccuparsi nel trovare il proprio superiore morente in un lago di sangue, ma il medico sollevò una mano, interrompendo il suo fiume di giustificazioni.

- Lui mi ha parlato di te, a volte. E, da come ti ha descritto, in effetti non mi sarei aspettato che tu gli fossi così attaccato.

- Io non gli sono affatto…!

- Però credo che lui sia molto affezionato a te, e quindi stagli vicino durante la sua convalescenza.

Ed inarcò le sopracciglia, poco convinto. Certo che il dottore, come la maggior parte della gente, parlasse senza conoscere bene fatti, situazioni, persone. Ma alla fine annuì.

- L’avrei fatto comunque, non si preoccupi.

Knox gli fece un breve cenno, gli voltò le spalle e uscì, preannunciandogli, prima di chiudersi la porta alle spalle, che sarebbe tornato per altri controlli.

Ed lo seguì con lo sguardo dalla finestra, vedendolo sparire rapidamente nel buio della notte. Dovevano essere almeno le due, e lui era davvero a pezzi.
Si girò con un sospiro stanco verso la scrivania nella stanza, afferrò la sedia che c’era davanti ad essa e la trascinò svogliatamente accanto al letto dove riposava Mustang. Si sedette sbuffando, e osservò il corpo immobile del Colonnello.

Il volto era ancora pallidissimo, rilucente nel bagliore tenue dei lampioni che proveniva dalla finestra, ma almeno non era più insanguinato, visto che aveva provveduto a mondarlo accuratamente con un panno umido durante la snervante attesa dell’arrivo del dottor Knox, oltre che togliergli gli abiti sporcati e laceri. Era immobile, e sembrava quasi morto. E se lo fosse stato davvero?
Come in trance, Ed sfiorò piano con due dita la guancia rovente di febbre del suo superiore, accarezzandola per tutta la sua superficie. Quel calore esagerato che emanava era tutt’altro che rassicurante, ma se non altro confermava che era ancora vivo, e che stava lottando per non cedere, per non essere sconfitto da quelle “poche” ferite. L’orgoglio incosciente e la forza caparbia del Colonnello di Fuoco, vigili anche in quel momento, dovevano essere davvero sconfinati.

Roy sussultò leggermente e il ragazzo ritrasse la mano, come scottato e scoperto in flagrante. Ma di cosa, poi?

- Fu…llmetal… - mormorò nel suo sonno agitato il ferito, serrando i pugni e strizzando le palpebre in un’espressione di sofferenza che strinse il cuore a Ed.

- Colonnello, sono qui. Sono… sono sempre qui, sempre. - lo rassicurò il giovane alchimista, avvicinando la sedia al letto e afferrando la mano sinistra di Mustag con le sue. Senza stringerla più di tanto.
Giusto come incoraggiamento e conforto per il malato, o forse per se stesso, chissà.

Ma chi voglio prendere in giro… Guarda come ti sei ridotto, Edward Elric! Sei al livello di una ragazzina dodicenne alla prima cotta!, pensò, affranto.

Appoggiò la fronte al bordo del letto. Era davvero a pezzi, e quell’ultima ammissione con sé stesso era stata un’impresa titanica per lui.

Vivrà… Di sicuro. Questo bastardo di un Colonnello non può morire per una cosetta del genere, non scherziamo.
Sopravviverà, si riprenderà. Non può morire. Non deve. Sopravviverà.
Sono qui.


Edward scivolò nell’oblio del sonno senza rendersene conto, ripetendosi mentalmente queste parole, come una nenia senza fine.
Come una preghiera rivolta ad un dio in cui non credeva.

*

Roy aprì gli occhi, e per prima cosa pensò che doveva aver stupidamente dimenticato le tende aperte per l’ennesima volta, perché la luce del giorno illuminava tutta la stanza. E che luce!, rifletté, stupito e un po’ preoccupato. Doveva essere almeno mezzogiorno, a giudicare dal forte chiarore, e quindi, evidentemente, qualcosa non andava. Avrebbe dovuto trovarsi in ufficio…

La seconda cosa che notò fu un curioso tepore estraneo sulla sua mano sinistra, che lo fece voltare d’istinto.

Qualcuno con una folta chioma bionda dormiva saporitamente sul bordo del letto, utilizzando lo scomodo braccio metallico come appoggio e stringendogli con la mano di carne il dorso della sua; probabilmente quel qualcuno si sarebbe risvegliato con un poco simpatico mal di schiena per la posizione non troppo ortodossa nella quale era addormentato, considerò distrattamente.
Il militare mise a fuoco con qualche difficoltà i lineamenti della figura addormentata, cercando di superare il velo opaco che sembrava restio dall'abbandonargli gli occhi, e infine individuò le sopracciglia lievemente corrugate, come se fosse preoccupato e pensieroso anche nel sonno, di un ragazzo dai lineamenti familiari, fin troppo.
Lineamenti che affollavano dolorosamente i suoi sogni da molte notti, ormai.

Improvvisamente si ricordò cos’era successo la sera prima, il tentato furto di quella banda di ladruncoli, loro che lo picchiavano, si rendevano conto che non aveva nulla di valore con sé e quindi lo picchiavano ancora, per poi abbandonarlo lì. E, mentre cercava senza successo di muoversi, era arrivato Fullmetal, che doveva averlo riportato a casa.
Lì per lì gli era sembrata un’apparizione, ricordò, sorridendo tra sé.

Provò a muovere con cautela il braccio destro, che non rispose, se non inviandogli al cervello una fitta di dolore che lo fece desistere da ogni altro tentativo.
Le gambe… Sì, quelle sembravano a posto. Mentre evidentemente doveva essere conciato male per il resto, viste tutte le fasciature che gli ricoprivano petto e ventre.
Sbuffò piano, stanco. Ma come poteva essere già stanco, aveva mosso pochi muscoli!
Presa fastidiosamente coscienza dello stato (pessimo) in cui versava il suo corpo, Roy puntò infine l’attenzione sul ragazzo accanto a lui.

Respirava in silenzio, profondamente, e, pur addormentato, sembrava molto più sé stesso, rispetto alla - brrr - sera prima. Il Colonnello si soffermò un istante sul confuso ricordo dell’espressione terrorizzata del suo subordinato quando l’aveva trovato, i suoi occhi attraversati da fitte di panico, i suoi gesti pervasi da febbrile preoccupazione.
Era ancora un bambino, in fondo, anche se era legalmente adulto. L’essere cresciuto troppo in fretta aveva avuto il bizzarro effetto secondario di non farlo mai crescere del tutto.
Eppure, a ben pensarci, anche lui, Roy Mustang, era profondamente infantile. Perché, ancora, voleva qualcosa che non poteva avere, e per di più lo sapeva bene. Qualcosa di intoccabile e innocente…

Beh, a seconda della definizione che si dà a questa parola, rifletté ironicamente. È piuttosto inusuale chiamare ‘innocente’ un nanetto isterico e iracondo, sempre pronto a venire alle mani e che ha commesso uno dei più gravi crimini per gli alchimisti ad appena undici anni. Ma ci sono un mucchio di altri buoni motivi.

Così inarrivabile, anche ora che era accanto a lui.

Roy allungò le dita della mano sinistra, intrappolata da quella di Ed, e gli sfiorò lievemente il palmo.

Una consapevolezza così dolorosa…

Spinto da chissà quale inaspettato istante di follia, voltò delicatamente la mano e strinse piano quella più piccola sopra la sua, intrecciando le loro dita.
Calore, morbidezza e conforto.

Ed anche errore.

Perché Edward si mosse nel sonno, mugugnò qualche parola incomprensibile, sollevò la testa sbadigliando ed aprì gli occhi. Ed impiegò un istante a rendersi conto che Mustang era sveglio, e quindi a svegliarsi del tutto pure lui.

- Colonnello! Sta bene? Come si sente? Si è svegliato da molto? - lo investì verbalmente, mentre il povero interpellato non riusciva nemmeno ad aprire bocca abbastanza in fretta da rispondergli. Che risveglio lampo!

- Non avrebbe dovuto riprendere coscienza prima di stasera! - aggiunse ancora Ed, sgranando gli occhi, stupito. Aveva davvero un’ottima capacità di ripresa! E dire che lui era così preoccupato. Che cosa stupida.

- Spiacente di deluderti, Fullmetal, ma sembra che sia un osso più duro di quanto tu non pensassi. - mormorò debolmente il militare, ghignando piano. Sì, stava decisamente meglio.

Ed tirò un sospiro di sollievo, senza potersi impedire di sorridere appena.
Stava bene.
Stava bene! Ed era vivo, e si era svegliato, e gli stava parlando, ed era il solito arrogante presuntuoso…
… e aveva la mano stretta nella sua. Lo realizzò quando abbassò lo sguardo, sentendosi trattenuto da qualcosa.
Se ne accorse anche il Colonnello, arrossendo lievemente. Avrebbe dovuto sapere che era uno sbaglio.

Sciolsero rapidamente le loro dita, ognuno dei due certo di essere stato colto in fallo dall’altro. Di aver commesso un grave errore nella sua attenta occultazione dei propri sentimenti.
Sprofondarono in quanche momento di silenzio imbarazzato, durante il quale entrambi attesero con angoscia una battuta caustica dell'altro a riguardo, pronta a castrare sul nascere qualunque altro simile scivolone.
Battuta che però non arrivava.

- L’erba cattiva non muore mai, eh? - ironizzò infine Ed, riprendendo il discorso precedente per cercare di superare l’attimo di disagio. - E comunque, è stato il dottor Knox a dire che non si sarebbe svegliato prima di un giorno, non io. Anche se, visto com’era ridotto, anche io avrei detto lo stesso.

- Il dottor Knox? Mi ha visitato lui? - intervenne a mezza voce Mustang, più che contento che l'altro avesse spezzato il ghiaccio creatosi, e Ed avvertì un lieve senso di malessere nel rendersi conto che no, non stava ancora bene. Non era dal forte Colonnello che lui conosceva, parlare con quella voce stentata, e stanca.

- Sì. - rispose il giovane - L’ho chiamato ieri notte, è grazie a lui se lei è ancora vivo.

- No, è grazie a te. - lo contraddisse il ferito - Se tu non mi avessi trovato, sarei morto.

- Ma io non l’avrei saputa curare, no? - s’innervosì appena Ed. Insomma, lo metteva di nuovo a disagio apposta, o era una vocazione naturale? Sapeva benissimo anche lui di avergli salvato la vita!

- Ancora qualche minuto, e non credo ci sarebbe stato molto da curare. - ribatté pacatamente l’altro. - E quindi…

- Non mi ringrazi, non è necessario. - lo interruppe Ed, con voce dura, cercando disperatamente di ristabilire le distanze necessarie. E Roy lo capì.

- Non era mia intenzione. - rispose infatti, con un sorriso candido, per quanto potesse esserlo con quella faccia tumefatta. - Mi chiedevo solo come avessi fatto, tu, da solo, a trascinarmi fino a casa mia.

- Nel caso non se ne fosse accorto, Colonnello, sono piuttosto forte. - disse Ed, in un chiaro segno di presunzione. Per quanto fosse la sacrosanta verità.

- Non mi riferivo a quello, ma al fatto che sei alto la metà di me… Che poi, a ben dire, alto è un eufemismo, direi di più…

- Dica ancora una volta che sono più piccolo di un fagiolino nano in caricatura, e le sue costole rotte saranno niente al confronto con quello che le farò. - lo interruppe Ed, alzandosi e facendo scricchiolare sinistramente l’automail. - Un’altra parola, provi a dire un’altra parola.

Roy ghignò fiaccamente, guardando la piega assassina che avevano preso gli occhi di Fullmetal. Era sempre identico, già, anche dopo tutti quegli anni. Era quasi rassicurante.

Eppure, si ripeté mentalmente per l’ennesima volta da quando Edward Elric era ricomparso nella sua vita, erano passati ben due anni.
Era svanito all’improvviso con suo fratello, senza dire niente a nessuno, un giorno d’autunno come gli altri, per poi ricomparire poche settimane prima del suo diciannovesimo compleanno, in compagnia di un ragazzino biondo che gli assomigliava e che aveva rivelato essere suo fratello, col suo vero corpo. Mentre lui, per qualche strano motivo, aveva ancora impiantati i suoi automail.

Ora che era tornato, il militare riusciva a vedere quei due anni quasi come una benedizione per lui. Perché se non avesse cominciato, dopo alcuni mesi dalla partenza di Acciaio, a sentirne la mancanza, non si sarebbe mai reso davvero conto di aver finito con l'essere attratto dal giovane.
Che poi la cosa fosse bella o gestibile, questo era un altro paio di maniche, ma se non altro aveva fatto chiarezza, e aveva pure capito perché cambiare donna ogni settimana non riuscisse più a soddisfarlo neppure lontanamente.

- Ok, mi arrendo. - proclamò l’uomo, sollevando stancamente in gesto di resa la mano sana, ma senza smettere di ghignare. Che uomo fastidioso, pensò Ed, seccato. - Piuttosto, cosa sai dirmi delle mie condizioni? Il dottor Knox ti ha detto quando termina la mia convalescenza?

- Non in modo preciso, però mi ha bellamente elencato le sue ossa rotte e le altre ferite. - rispose, riportandogli pari pari la poco confortante lista col suo tipico tatto-zero. - Si può sapere che diamine ha combinato per ridursi così? - aggiunse infine.

- Mi ha assalito una banda di rapinatori notturni. - sintetizzò il militare, asciutto.

- Tutto qui? - si meravigliò l’altro. Stava parlando col famoso Flame Alchemist, insomma!

- Erano davvero tanti. - si difese questi, chiaramente non troppo convinto di quello che stava dicendo.

- Non aveva la pistola?

- Non la porto mai quando abbiamo i nostri giovedì sera. - rispose Roy. Non gli andava di essere un militare anche il giovedì sera, punto. Era il suo giovedì sera sacro.

- Ma i guanti? Non poteva usare quelli per difendersi?

- Non ho fatto in tempo.

- Com’è possibile? - fece Ed, incredulo.

Il Colonnello tacque, ed il ragazzo attese, paziente e curioso. Poi…

- … Si erano impigliati in un filo sul fondo della tasca.

Piombò di nuovo il silenzio, ma più stupefatto che imbarazzato.
E Ed cercò di trattenersi, ci provò per davvero, ricordandosi diligentemente tutte le norme di educazione che gli erano state insegnate.
…Ma alla fine non poté evitare di scoppiargli a ridere in faccia.

Roy lo guardò esterrefatto, mentre una smorfia infastidita si dipingeva sul suo viso. Insomma, ci aveva quasi rimesso le penne e quel nanerottolo si sbellicava così?!

- E lei sarebbe… sarebbe il temibile Colonnello di Fuoco… l’Eroe di Ishbar? - sghignazzò Ed, tra una risata e l’altra, mentre focalizzava mentalmente l'assurda faccia che il superiore doveva aver fatto, attorniato da un gruppo di malviventi, mentre cercava senza successo di tirar fuori i guanti dalla tasca dei pantaloni. - Che razza di Alchimista di Stato è?

- Scusa tanto se io non posso fare quello che voglio semplicemente battendo le mani! - scattò a sedere il povero ferito, stizzito ed umiliato. E gemette, per il dolore che lo trafisse all’improvviso all’altezza del torace e sul fianco.
Acciaio smise subito di ridere.

- Colonnello! - esclamò, precipitandosi al suo capezzale.

- Gh… Sto bene, sta’ tranquillo. - ansimò l’altro.

- Brutto idiota, veda di non sforzarsi! - lo sgridò Ed, arrabbiato, ma lo riaccompagnò disteso sul letto con mano delicata, persino gentile, e al Colonnello sembrò quasi che fosse valsa la pena di farsi male, anche se non era stata una cosa esattamente volontaria.

- Fino ad un attimo fa non mi faceva così male… - mormorò, e la sua voce si era affievolita ancora.

- Per forza, il dottore le ha dato una dose di antidolorifici da cavallo! Ma se si affatica, è ovvio che si farà male!…In ogni caso, Knox ha detto che sarebbe ripassato oggi per darle un’altra occhiata, d’accordo?

Roy annuì stancamente, attraversato da un pensiero improvviso.

- Fullmetal… Ma tu, che ci facevi lì, in quel giardino, a quell’ora della sera? - domandò, e Ed, percependo chiaramente che il suo poco velato invito a tacere era stato ignorato, sentì l’irrefrenabile impulso di tappargli la bocca per fargli smettere di parlare e farlo riposare. Stupido chiacchierone imprudente.

- Si dà il caso che io passi di lì per tornare a casa mia, dovrebbe saperlo, no? A volte abbiamo anche fatto un tratto di strada insieme.

- Lo so, ma saresti dovuto essere a casa del Maresciallo Falman, non era così tardi. - obiettò il moro, chiudendo gli occhi. Era davvero stanco, in effetti. - Infatti stavo andandoci anche io…

- Sono andato via prima. - gli rispose Ed, in tono palesemente sbrigativo, e il Colonnello, con una buona dose di tatto, si trattenne dal fare altre domande. - Avrebbe dovuto vedere com’erano preoccupati gli altri - deviò rapidamente argomento il ragazzo, - ci chiedevamo che fine avesse fatto.

- Sentivi la mia mancanza pure tu, Fullmetal? - ironizzò con un sorrisetto sfacciatamente seducente, ma non troppo efficace, visto che sembrava più una smorfia di dolore.

Sì, la sentivo.

- Ci mancherebbe altro! - rispose scocciato l’interpellato. - Ma non è da lei saltare un giovedì sera senza avvertire. L’ha detto anche Falman, e…

Improvvisamente Ed ebbe un flash di Falman, seduto con Sheska accanto al tavolo dove Breda e Al giocavano a scacchi.
Breda e Al.
Al.

- Cazzo! - imprecò all’improvviso, facendo quasi sobbalzare Mustang. - Ho dimenticato di avvertire Al che non rientravo a casa! Sarà preoccupato… Sarà… furibondo… - rabbrividì impercettibilmente. Suo fratello si arrabbiava di rado, e forse era per questo che era tanto impressionante. - Ma non la posso mollare qui, da solo!

Roy lo guardò stupito, senza credere alle sue orecchie, e si sarebbe quasi sentito patetico, se non fosse stato certo che Ed fosse così ansioso da non accorgersi dei suoi occhi speranzosi, e che la sua espressione fosse un po’ troppo difficile da interpretare, intrappolata in un viso dove in quel momento, ne era conscio, predominava la stanchezza. Ma comunque, Ed colse il suo sguardo perplesso, e si affrettò bruscamente a correre ai ripari.

- Non mi fraintenda, il dottor Knox mi ha raccomandato di non lasciarla mai da solo, finché non si sarà rimesso.

Roy sorrise gentile, dicendosi che, in fondo, si aspettava una risposta del genere.

- In tal caso, se vuoi puoi usare il telefono. È in salotto, accanto alla poltrona.

- Ah… la ringrazio! Torno tra poco, non faccia cose strane, chiaro? - gli disse, scomparendo oltre la porta, e Roy, chiudendo gli occhi, si domandò distrattamente che cosa intendesse quel marmocchio esagitato per ‘cose strane’.

*

L'Alchimista d'Acciaio rientrò nella camera qualche minuto più tardi, rimuginando su che fratello idiota che si trovasse. Non solo Al non era per nulla preoccupato, o arrabbiato per essere dovuto entrare in casa dalla finestra, visto che le chiavi se le era portate via Ed, ma pensava addirittura che lui fosse andato a divertirsi con una qualche ipotetica donna. Poi, quando gli aveva detto che era a casa di Mustang, aveva fatto uno strano verso… di giubilo? Il suo fratellino era molto strano.
In ogni caso, quando gli aveva spiegato la situazione, Al si era offerto di avvertire gli altri subordinati del Colonnello per fargli visita e, con l’occasione, organizzare dei turni di stretto controllo del ferito. Meno male, una cosa in meno di cui occuparsi.

Il ragazzo socchiuse la porta della camera da letto alle sue spalle, scuotendo la testa perplesso, e improvvisamente si rese conto che il suo superiore non si muoveva, e soprattutto non parlava; si avvicinò al letto titubante, insospettito e in po’ inquietato.

Si rese conto subito, però, che l'uomo si era addormentato.
Ed si fermò un istante a guardarlo, studiandone i lineamenti, ora un po’ più rilassati, come non aveva potuto fare nell’angoscia della notte prima. Sembrava porcellana bianca, una porcellana un po’ incrinata e maltrattata, liscia ovunque tranne che sul mento, dove comparivano accenni di barba mattutina. Sentiva il bisogno quasi fisico di controllarne la consistenza, il calore, come aveva fatto quella notte.

Invece si alzò, sospirando, scelse un volume particolarmente spesso dalla libreria del suo superiore sul lato della stanza e si risedette, mettendosi in paziente attesa dell’arrivo di Al e gli altri.

Fine secondo capitolo


Due note per finire
I vostri commenti indignati per come ho ridotto Roy nel primo capitolo mi hanno fatto morire dal ridere X°D. Ma, come vedete, non lo faccio morire XD: Mustang mi serve *_*.
... Spero solo che questo secondo capitolo non deluda nessuno, dato che non mi sono soffermata sull'aggressione del Colonnello, né lo farò, come invece forse si aspettava qualcuno.
Seconda cosa da dire: questo capitolo dev'essere nato perché io credo di amare l'immagine di Roy Mustang costretto al letto con Ed che si prende cura di lui ^///^. Ci farò un disegno, prima o poi, mi piace troppo, e temo che lo ritroverete ancora, nelle mie eventuali future fic XD.
Ah, vi informo che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere domenica prossima, salvo imprevisti, in quanto la prossima settimana... vado in gita *_*. Un minuto di raccoglimento per riflettere adeguatamente su questo evento così straordinario.

Passo alle risposte a tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, davvero non mi aspettavo tanti commenti °_°.
Grazie, grazie, grazie di cuore.

chibimayu: ^__^ sono contentacontenta che ti piaccia!! Comunque, io - come credo quasi tutti i fan delle RoyEd, ed anche molti che non lo sono affatto - ho odiato il finale del film, quindi non avrei mai potuto spedire Ed a Monaco >.<’’. Nono, ce lo teniamo ben stretto a Central City, vicino vicino ad un certo Colonnello di nostra conoscenza, che badi a non farlo scappare da nessuna parte XD!
Per le mosse di scacchi che fa Breda… non è niente di particolare, solo per rendere bene l’idea che sta facendo piazza pulita dei pezzi del suo sfigatissimo avversario^^. E i nemici del povero Taisa… sono banali ladruncoli con una fortuna sfacciata, come hai visto XD.

elyxyz: mi fa davvero piacere che tu la legga anche se è incompleta… ma no, non mi strozzare ç_ç, ti faccio sbocciare tutte le primavere che vuoi, lo giuro XD.
Il rating resta basso per due motivi. Il primo è che, per scelta, le storie che mi partono coccolose mi piace lasciarle tali per tutta la loro durata, in linea di massima. Ok, lo scorso capitolo non era precisamente coccoloso, ma quello che intendo dire è che, se iniziano come shonen ai, le lascio tali. Il secondo motivo è che, comunque, non credo di essere in grado di scrivere qualcosa di spinto, per ora, almeno. Poi si vedrà, ideuzze ne ho già parecchie in proposito XD.

mame_chan94: grazie^^! Ed un po’ mi fa tenerezza, ma soprattutto mi sembra troppo orgoglioso - ed anche un po’ vigliacco - per poter ammettere quanto tenga davvero al Colonnello… anche se in questo capitolo vedi che già qualcosina cambia^^. Per le serate, non saprei dirti, ma credo che il buon Vato ti ospiterà volentieri (uno più, uno meno XD, sono già così tanti ad invadergli la casa il giovedì sera)!

Roy Mustang sei uno gnocco: ho aggiornato presto, visto? Ma non ti sparare, dai ^^’’, non credo proprio che ne valga la pena. Sono contenta che ti sia piaciuta XD!

eLiSeTtA: possiamo andare ad ucciderli insieme, i vigliacconi che l’hanno picchiato a sangue *_* (<-- Chiara ha momentaneamente dimenticato di aver scritto lei stessa la storia ^^’). Sei davvero gentile a recensirmi tutte le fic, e addirittura a metterle tra i preferiti, grazie ^///^!
Ah, per la recensione tagliata, probabilmente hai inserito l’html per sbaglio, a me è successo due volte, prima che capissi che cosa non andava^^’. Se metti “!” dopo “<”, ad esempio, il seguito viene tutto cancellato ç_ç.

_ALE2_: wow, un commento doppio XD! Sono contenta che vi piaccia, e no, non lo ammazzo, Roy, don’t worry ^_^.

Tao: no, non è uno dei miei più rosei sogni essere minacciata per aver trucidato Roy XD.
Sono contenta che ti piaccia l’idea delle serate, anche io la vedevo un po’ come una grande famiglia allargata e un po’ bizzarra, con Roy che, bastardo quanto vuoi (“tu” generico^^’), ma è il collante di tutti, e fa un po’ da capofamiglia, da punto di riferimento.
(… XD Io la mattina sono talmente vicina allo stato di bradipo che solo l’idea di mettermi a leggere le materie per la giornata mi mette i brividi, figuriamoci le storie^^!)

aduah: e invece sei proprio l’unica a volere Roy morto, povero XD. Perché tanto astio?, è un personaggio tanto incredibilmente egocentrico e vanitoso da essere adorabile XD!
Sono contenta che ti piaccia e che non sia scontata, è sempre uno dei miei crucci più grandi >_<’’.

SHUN DI ANDROMEDA: mi fa piacere che ti sia piaciuta tanto, e non ti preoccupare, non la lascio lì XD, è già tutta pronta: devo solo rileggermi di volta in volta i capitoli per piccole modifiche (visto che l’ho scritta millenni fa) e caricarli^^.

Setsuka: ti ringrazio tanto! Sono contenta che i personaggi siano IC.
Mi è piaciuta moltissimo la tua idea di Ed come "eroe malinconico", è un'espressione interessante e particolare, che mi ha fatto riflettere: non era una cosa pensata, o sulla quale intendessi spendere molto tempo, perché volevo renderlo il più "naturale" possibile senza lunghi discorsi. In realtà, però l'intento di renderlo un po' meno...
esuberante del solito c'era, quello sì. E quindi, se era quello che intendevi, mi fa piacere che qualcuno ci si sia soffermato^^. Mentre per l'"inconsapevolmente affascinante"... diamine, se lo è! >.<' Lui è nient'altro che un Figo, con la "F" maiuscola. E per tale motivo è un personaggio che amo muovere, si era capito? XD Grazie ancora!



Grazie ancora a tutti, non credevo sarebbe piaciuta tanto^///^. E grazie anche a chi ha solo letto. Ma se voleste pure commentare, prego, fate pure XD (anche negativamente, non mi offendo, le critiche sono costruttive, costruttive *_*)!

Alla prossima^^!


  
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