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Autore: Kaimy_11    01/08/2013    0 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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51

51. Sotto un cielo stellato

 

 

 

 

 

C’èra un calore confortante e un ritmò regolare a cullarla e, quando Areal aprì gli occhi, le parve di essersi appena risvegliata da un lungo sogno. Le pareti della sua stanza erano blu come le ricordava e accostati nella parete di fronte c’erano altri due letti identici al suo. Dalle finestre entrava la luce del sole e si intravedevano le colline fuori dal castello.

Che fosse stato tutto un sogno? Che niente di ciò che ricordava fosse accaduto? Forse quella era la sua prima mattina ad Hogwarts e poteva rivivere i suoi setti anni scegliendo se modificare o meno determinati eventi.

Quando sfiorò con le dita la emme dorata che aveva attaccata al collo, sapeva già la risposta.

Si voltò lentamente trovando un corpo disteso accanto al suo. Occhi grigi la fissavano in silenzio, quasi a voler raggiungere la sua anima. Forse Draco stava usando la Legilimanzia, arte magica in cui eccelleva, e Areal non aveva intenzione di opporsi sapendo che dentro la sua mante avrebbe potuto trovare solo l’amore che provava per lui.

Tuttavia, quegli occhi grigi che tanto amava erano in tempesta e, se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, quella di Draco doveva essere alle prese con un tornado.

Erano stesi sul letto, su di un fianco per potersi guardare, Draco allungò un braccio per accarezzarle il viso, le sistemò i capelli dietro l’orecchio e fece scivolare un dito sui contorni di quel viso da lui tanto amato.

Ma dalla manica della camicia sbottonata Areal notò qualcosa, afferrò il polso sinistro di Draco e studiò il suo avambraccio attentamente.

Il Marchio non c’era più. Al suo posto c’era un taglietto orizzontale all’altezza delle vene, già cicatrizzato.

-Cosa ricordi?-

Le chiese Draco quando si vide rivolgere un sguardo carico di dubbi.

-Dovrei essere morta.- fu la risposta.

Draco respirò a fondo ed iniziò a raccontare. Le disse di Harry Potter e di come aveva battuto per sempre Voldemort, della leggendaria bacchetta di sambuco appartenuta a Silente di cui Draco era diventato il padrone disarmando il preside sulla torre di Astronomia. Di Voldemort che aveva ucciso Piton, credendo che bastasse uccidere l’assassino del suo precedente proprietario per ottenere l’obbedienza della stecca della morte. Di Harry che aveva ucciso Voldemort grazie alla bacchetta di biancospino di Draco, che gli aveva sottratto quel giorno a Malfoy Manor, diventando così anche proprietario della Bacchetta di Silente, in mano a Voldemort, e vincendo la guerra.

Gli disse di come suo padre avesse usato una formula antica e maledetta per impedire che l’anatema che uccide che l’aveva colpita finisse di fare il suo corso, dopo essere stato rallentato dal suo scudo espanso. Gli parlò del sacrificio di sangue e dell’aiuto di sua madre e, mostrandogli la cicatrice sul polso, le spiegò:

-Ho usato la magia per chiudere la ferita, ma non intendo usarla per cancellare la cicatrice. Voglio che rimanga sul mio braccio sinistro come se fosse il residuo del marchio nero, voglio che rimanga per ricordarmi quanto ti amo e cosa ho fatto per riportarti da me.-

-Mi farai sentire in debito per tutta la vita?- sorrise Areal.

-Proprio così.- la baciò.

Areal lo guardò ancora e lo vide freddo, gelido, come lo era stato per tutto il racconto. Non la guardava, sembrava furente e spaventato al tempo stesso. Anche il modo di toccarla era sospetto, lo faceva con venerazione, quasi con la paura di ferirla o di osare troppo.

-Draco…-

Il ragazzo si voltò facendole capire che era pronto ad ascoltarla ma non le disse nulla. Era sempre più freddo e distante.

-Mi stai nascondendo qualcosa?-

-No. Perché dovrei?-

-Allora perché non mi guardi negli occhi quando parli? Perché sei così…-

-Ti sto guardando adesso.- precisò interrompendola.

Areal scosse il capo. Sapeva che qualcosa non andava, si accoccolò sul suo petto e il silenzio fra i due durò fin troppo a lungo.

-Draco?-

Il biondo scosse il capo in silenzio, senza osare guardarla, ed Areal sentì le lacrime pungerle gli occhi.

-Stavo per morire e tutto quello che sai fare è mentirmi? Non hai proprio considerazione di me?-

Draco le accarezzò i capelli, teneva una mano dietro la nuca e l’altra su di lei. Fissava il vuoto. –Ti sbagli. È proprio perché ricordo che stavi per morire che vorrei solo che tu riposassi ancora un po’.-

-Risposare?- Areal si sollevò da lui per guardarlo negli occhi. –Tu non vuoi farmi stare male, ecco perché mi nascondi le cose. Cosa c’è di tanto grave che non puoi dirmi?-

Draco si mise a sedere e la prese dalle spalle, il suo sguardo furente quasi la terrorizzò.

–Dormi!- le ordinò.

Areal trattenne le lacrime e si lasciò guidare fino a distendersi sul letto con la testa sul petto di Draco. Rimase lì tranquilla, ma il biondo cambiò senza preavviso, la strinse e la sua voce parve quasi implorante.

-Dormi solo ancora un po’…-

Areal capì che Draco aveva ancora paura di perderla, forse credeva che potesse svenire di nuovo e, se davvero c’era qualcosa di brutto di cui doveva parlare, non era certo quello il momento adatto.

Lo abbracciò a chiuse gli occhi.

-Un momento.- esclamò Draco. –Non sai cosa ti nascondo? Non hai sognato il modo in cui è finita la battaglia?-

Areal lo guardò capendo benissimo cosa voleva dire. –No-

Il ragazzo si abbandonò sul cuscino, pensieroso. Poi sorrise.

–Era come pensavo. Il tuo potere da sensitiva è stato risvegliato dalla magia di… Voldemort- ebbe il coraggio di dire. –Ma ora che lui è morto, si è portato via con sé le tue visioni. Lui ti ha dato quella magia e lui te l’ha tolta.-

-Che liberazione!- soffiò la ragazza.

-Avrebbe potuto aiutarci…-

-Voglio essere una persona normale, e poi, non eri stanco di me che conoscevo ogni tuo segreto?-

Draco abbassò gli occhi, le accarezzò una guancia a acconsentì.

-Hai ragione. Ora dormi.-

 

Così come Draco stava evidentemente nascondendo qualcosa ad Areal, anche quest’ultima aveva nascosto una cosa al ragazzo. Non aveva sognato ciò che era accaduto mentre era quasi morta con i suoi poteri da sensitiva ma, mentre era a metà fra la vita e la morte, aveva visto qualcosa di molto significativo che non avrebbe mai dimenticato.

Si trovava a vagare nel cielo buio della notte come se fosse una stella, una stella dell’universo.

O meglio: della galassia.

C’erano milioni di stelle e lei volava tra esse come un corpo celeste, come un angelo, come qualcosa che non esiste ma che vede, sente e soprattutto ricorda. Vide delle stelle allineate a qualcosa gli disse che era la costellazione del Drago. Volò fra altre forme di stelle, fra cui rimase più a lungo, sentendosi protetta.

Era la costellazione dello scorpione.

Che quell’agglomerato di stelle le era stato mostrato dal suo ultimo barlume di potere da sensitiva, Areal non lo sapeva, ma la costellazione dello scorpione le aveva tenuto compagnia mentre i Malfoy cercavano di richiamarla alla vita.

Anche se fosse morta, Areal sapeva di essere al sicuro con la costellazione del Drago, protetta da quella dello scorpione e vegliata da un’intera galassia.

Drago, scorpione, galassia.

Era presto per capire cosa significasse, ma non lo avrebbe mai dimenticato e, un giorno, sarebbero diventate per davvero il suo unico mondo.

 

Quando si era svegliata non aveva avuto tanto tempo da dedicarsi, erano troppe le voci che sentiva dal paino di sotto e, nonostante avesse un po’ di paura, era ansiosa di correre in sala Grande. Si era data una ripulita, aveva legato i lunghi capelli neri in un’alta coda di cavallo ed aveva indossato le prime cosa che aveva trovato: camicia bianca e gonna corta nera.

Areal aveva sceso le scale che dalla torre dei Corvonero portavano ai piani inferiori e mai le erano sembrate così tante. Arrivata a destinazione, la ragazza fece timidamente capolino dal muro che dava sulle scale e vide fiumi di gente che entravano a uscivano dalla sala Grande. Non ebbe molto altro tempo per sbirciare, perché qualcuno andò a stanarla dal suo nascondiglio.

-Mi hanno detto che sei viva per miracolo. Posso avere l’onore di toccare la miracolata?-

Davanti a lei c’era Canni, con le mani tese per invitarla a scendere le scale.

Areal sorrise, prese quelle mani, scese le scale ed abbracciò l’amica.

Il vero miracolo era potersi riabbracciare con il sole fuori che splendeva indisturbato, senza nubi oscure a minacciare il futuro.

Quando si separarono, Canni la fece voltare, dicendole: -Ho una sorpresa per te!-

Davanti ad Areal adesso c’erano due ragazze, una con i capelli rossi era una con i riccioli castani.

Jude e Emma, fuggite all’inizio dell’anno perché una era nata Babbana e l’altra mezzosangue, erano di nuovo lì. Le tre si abbracciarono, si salutarono e trattennero a stento le lacrime di gioia. Era quasi un sogno, nessuno credeva che la morte di Voldemort fosse avvenuta per davvero.

Poco dopo arrivò anche Erick, e il gruppetto ricomposto di amici rimase unito a chiacchierare per un po’.

Dalla sua nuova posizione, Areal poteva vedere la sala Grande gremita di gente, ma non riuscì ad individuare la testa bionda che cercava. Poco dopo a loro si unì Luna, che abbracciò uno ad uno tutti loro e rimase a lì per un po’. In seguito li raggiunsero un ragazzo di Tassorosso, amico di Erick, rimasto a combattere e con ancora i segni della battaglia sul volto. Infine arrivò Ginny Weasley.

Areal era contenta, si sentiva bene, quelle persone l’avevano sempre pensata come lei, avevano sperato in quel giorno di pace ed avevano lottato per averlo. Tutti loro tranne Emma e Jude avevano fatto parte dell’Esercito di Silente, si erano conosciuti, aiutati a vicenda ed, in fine, potevano dire di essere sopravvissuti alla battaglia finale contro Voldemort e i suoi Mangiamorte.

Quando Ginny e Luna se ne andarono, Areal riprese a lanciare sguardi in tutte le direzioni in cerca di Draco, ma niente. Sapeva che era assurdo trovarsi a chiacchierare con due delle più care amiche di Harry il secondo prima, e quello dopo cercare un Mangiamorte tanto nemico del salvatore del mondo magico.

Ma lei era questo: il tramite. La combattente dell’ES che amava un Mangiamorte convertito al bene.

-Guarda che stai cercando nella direzione sbagliata…- le disse Canni.

Quando l’amica le indicò l’angolo giusto della sala, Areal vide tre teste bionde anziché una. L’intera famiglia Malfoy era voltata verso di lei e, era pronta a scommetterci, l’avevano osservata per tutto il tempo. Non era riuscita a vederli perché, dalla posizione in cui stava, gli aveva dato le spalle.

Sorrise loro e Draco si allontanò dalla madre per avanzare verso di lei. Si incontrarono a metà strada prendendosi per mano. Non si dissero nulla, il ragazzo non usò frasi del tipo: ci sono delle persone che voglio farti conoscere. Si limitò a guidarla verso i suoi genitori ed Areal lo seguì.

Quando arrivò da loro Areal era stretta a Draco, strinse le mani dei suoi futuri suoceri che l’accolsero con riguardo. Lucius guardava lei e il figlio con orgoglio, chiacchierando come un gentiluomo qualunque e Narcissa, da madre qual’era, non si lasciò sfuggire l’occasione di riservare alla nuova arrivata in famiglia un fugace abbraccio.

Areal doveva la vita a quella famiglia e i Malfoy le erano riconoscenti, non avrebbero mai dimenticato quello che aveva fatto per Draco e ciò che ancora rappresentava per lui.

La famigliola rimase tranquillamente a parlare fino a quando Canni non chiamò Areal.

La ragazza si voltò e, seguendo lo sguardo dell’amica, individuò due signori appena arrivati.

La prima era una donna molta alta e in carne, impellicciata e dall’aria smarrita, il secondo era un uomo visibilmente più basso della moglie, stempiato e col panciotto.

Areal si divincolò dal braccio di Draco sulla sua spalla e corse dai suoi zii. Li abbracciò forte soprattutto la cara zia Matilde, che non voleva lasciarla andare più.

-Oh, Areal, ho salutato Molly Weasley poco fa, eravamo compagne di casa. Mi ha detto che hai aiutato nella battaglia e che il professor Vitious è orgoglioso di te.-

Areal sorrise alla zia chiedendole inutilmente di smettere di piangere e ripetendole che stava bene.

-Eravamo molto preoccupati, ti avremmo preferito a casa e al sicuro, ma siamo fieri di sapere che hai lottato anche tu.- le disse zio Phil, da buon vecchio Grifondoro. 

Rimasero a parlare per un po’ ma, quando una signora venne a salutare i suoi zii, Areal si divincolò raggiungendo Draco fermo poco distante da lei.

-Dobbiamo farlo?- le chiese il biondo.

-Direi di sì.-

Areal tornò dagli zii, aspettò che finissero di salutare e dopo di ché prese sua zia Matilde e la guidò verso la sala Grande.

-Vi devo presentare qualcuno…-

Anche Draco tornò dai suoi e, quando Areal fu vicina, la prese per mano ed insieme i due giovani fecero avvicinare fra di loro le due coppie di coniugi, che ora erano l’una di fronte l’altra. I loro figli abbracciati al centro fra di loro non ebbero bisogno di aggiungere nulla, il modo in cui si guardavano, il modo in cui si tenevano stretti, non lasciava spazio a dubbi.

E zia Matilde e zio Phil capirono.

I Malfoy sapevano già tutto, avevano avuto modo di sapere che loro figlio era innamorato e avevano anche potuto conoscere la ragazza, ma i signori Finneger no. Loro non sapevano neppure che la loro Areal si vedesse con un ragazzo ma, soprattutto, non sapevano che questo era un Malfoy.

Zio Phil era il responsabile delle finanze al ministero, sapeva bene chi era Lucius Malfoy, sapeva che era finito ad Azkaban e che era un noto Mangiamorte, oltretutto lo zio era stato un Grifondoro da giovane, come poteva accettare quell’uomo malvagio?

Zia Matilde, da ex Tassorosso, aiutava il prossimo ed odiava sin da piccola le signore snob con la puzza sotto al naso, ed in quel momento, l’odiata Narcissa Black, che disprezzava sin dai tempi della scuola, le stava davanti.

I signori Malfoy erano caduti in disgrazia, avevano perso tutto e le umiliazioni subite erano state troppe, ma sarebbero davvero stati capaci di stringere un legame con quelle persone così diverse da loro?

La tensione si poteva quasi toccare.

-Phil Finneger. Lei deve essere il signor Lucius, abbiamo lavorato insieme ad una pratica per ordine del primo ministro, qualche tempo fa.- Disse lo zio, rompendo il ghiaccio e tendendo la mano al signor Malfoy.

Lucius parve stupito, si riprese e strinse la mano al signor Phil.

-Mi ricordo.- disse. –Molto piacere.-

Dopo qualche istante Narcissa e Matilde si strinsero sbrigativamente la mano, con freddezza e provarono, come i mariti, ad intavolare una conversazione. A dire il vero Narcissa fece l’unica mossa giusta per conquistarsi Matilde: si complimentò di Areal.

Zia Matilde ne fu orgogliosa e dialogò con la signora Malfoy con molta più serenità.

Era quello il clima giusto, ad Hogwarts con tutte quelle famiglie che si ritrovavano per piangere i propri morti o festeggiare gli eroi sopravvissuti.

Tutti insieme per la pace.

In un’altra qualsiasi occasione i Finneger e i Malfoy si sarebbero urlati contro e non avrebbero mai approvato l’unione dei figlia ma, in quel momento, l’unica cosa che contava era la pace.

Bisognava andare avanti e ricominciare tutto abbattendo ogni pregiudizio e buttandosi il passato alle spalle.

Draco ed Areal, vedendo che tutto procedeva per il meglio, si allontanarono. Non sarebbe stato facile per le due famiglia andare d’accordo, ma ci avrebbero provato.

 

Draco guidò Areal fuori nel giardino, lontano da sguardi indiscreti ed insieme camminarono verso il loro luogo, ovvero le rive del lago nero. Lì si erano dati lezioni a vicende, si erano conosciuti ed era nato il loro rapporto.

Draco si appoggiò con la schiena ad una roccia ed iniziò a parlare:

-Sai perché ero così freddo, prima, quando ti sei svegliata?-

Areal lo ascoltò in silenzio.

-Credevo che quella fosse l’ultima volta che potevamo stare insieme e che dopo mi avrebbero arrestato.-

La ragazza non disse nulla, non osava neppure, il colpo al cuore che quelle parole le avevano dato le tolsero il respiro.

-Ma Harry Potter è venuto da me, prima, mi ha parlato. Dice che testimonierà a nostro favore e che dirà che lo abbiamo aiutato.-

Areal lo guardò e poté solo immaginare la discussione fra Harry e Draco, sicuramente tesa e piena di significati. Era stata l’ultima conversazione fra due nemici dopo tutto quello che era successo. Draco aveva fatto molti errori, ma si era anche sdebitato, ed Harry lo sapeva.

Peccato che l’orgoglio non si può abbattere, penso Areal.  

-Mi ha ridato questa…- disse il biondo, mostrando alla ragazza la sua bacchetta di biancospino.

Areal spalancò gli occhi.

-Parleremo dopo di lei.- disse Draco.

Quando il ragazzo si voltò, Areal credette di affogare nel grigio dei suoi occhi, adesso decisamente più sereni di prima, sempre seri, ma sereni. Aveva avuto modo di stare in compagni di quel Draco solo poche volte, ed era sempre bello ritrovarlo quando era così spensierato, senza un’ombra scura alle sue spalle pronta ad inghiottirlo.

-All’inizio di quest’anno ti ho regalato la collana che porti al collo,- iniziò il ragazzo. –Ti ho detto che l’ho fatto per proteggerti, ma anche che per me aveva un significato.-

Areal restò in silenzio, guardò solo Draco prenderle entrambe le mani ed inginocchiarsi davanti a lei.

-Vuoi tu, Areal Claire Foreberth, diventare ufficialmente la fidanzata del qui presente Draco Lucius Malfoy, e sposarmi quando avremmo l’età adatta per farlo?-

Areal si coprì la bocca con le mani e gli occhi le si fecero lucidi.

-Sì, sì, sì- piagnucolò inginocchiandosi e abbracciando di scatto il suo Draco.

Si baciarono e lui si alzò stringendola forte fra le braccia, sollevandola per un istante da terra.

-Ti amo.- le ricordò Draco.

Areal non ebbe il tempo di rispondere, poiché qualcuno avanzò a grandi passi verso di lei.

-Dovrai passare sul mio cadavere, Malfoy, prima di portarmi via mia figlia!-

Daniel Foreberth avanzò a grandi passi uscendo dalla Foresta Proibita. Non indossava più abiti da Mangiamorte, ed Areal lo riconobbe solo dai folti capelli neri e dalla barba.

-Non ti avvicinare a lei!- ringhiò Draco gettandosi verso il nuovo arrivato.

-No!- urlò Areal, bloccando Draco.

Quando Daniel si fermò, la ragazza guardò Draco negli occhi. –Lo conoscevi?- gli chiese.

Draco guardò l’uomo con odio evidente. –No. So soltanto che è un Mangiamorte venuto qui dall’America due giorni fa, per aiutare tu-sai-chi.-

-Si dia il caso che sia suo padre e che non permetto che un seguace dell’Oscuro le metta addosso le sue luride mani!-

Draco avanzò brutalmente, ma Areal lo tenne fermo.

-Voldemort è morto!- scandì Draco. –E neanche quand’era in vita sono stato un suo fedele. A differenza di qualcun’altro…-

-Come osi!- ringhiò l’uomo. –Morirai anche tu per mano mia se tocchi ancora mia figlia.-

-Perché non ti fai avanti, allora!-

-BASTA!- strillò Areal. –Fermi tutti e due!-

La ragazza si mise davanti a Draco e guardò il padre, seria, senza paura.

–Ho ascoltato la tua storia, capisco che hai sempre cercato di difendermi e che non volevi che mi accadesse niente di male. E lo apprezzo. Ma se ti eri ripromesso di proteggermi, bè, hai seriamente rischiato di non poter mantenere la promessa, perché stavo davvero per morire.-

Daniel spalancò gli occhi.

-Sono stata ad un passo dalla morte per diversi minuti e devo la mia vita a Lucius, Narcissa e Draco Malfoy. Loro mi hanno salvata, gli devo tutto. Se non ti sta bene che stia con loro o che ami Draco, per me puoi anche andartene perché non mi importa cosa pensi.-

L’uomo chinò il capo e cambiò totalmente espressione, sembrava avvilito e mortificato.

-Davvero l’avete salvata?- chiese a Draco.

Lui fece un rigido cenno con il capo.

-Mi dispiace…- disse Daniel. –Per la seconda volta sono riuscito a cavarmela senza che nessuno sospetti di me e dalla mia identità. Vorrei solo poter conoscere mia famiglia e tentare di essere un padre, anche se è troppo tardi.-

-Non so se riuscirò a dimenticare ciò che hai fatto, ciò che eri. Per ora so soltanto che, se zia Matilde sapesse di te, le verrebbe un infarto. Mi serve tempo, entrambi sapremo come ritrovarci. E tu sei disposto ad accettare le mie idee?-

Ci fu un attimo di silenzio, Draco rimaneva all’erta alla spalle di Areal.

-Ci rivedremo!- affermò Daniel. –È una promessa.-

Detto ciò l’uomo si allontanò e sparì nella Foresta Proibita.

-Mi racconterai quello che non so di lui, vero?- disse Draco, lo sguardo fisso verso la foresta, ancora teso.

-Sì.-

Il ragazzo la guardò e le offrì la mano. –C’è una cosa che devo fare, vieni con me?-

 

I due rientrarono nel castello, si divincolarono fra la folla e salirono fino al primo piano, il più grande e luminoso. Draco si avvicinò verso una grande teca che conteneva tutti i trofei di Hogwarts, da quelli di Quidditch ai vecchi cimeli appartenuti ai quattro fondatori.

-Mi presti un attimo la tua bacchetta?-

Areal prese la propria bacchetta bianca e la pose al ragazzo. Quest’ultimò l’agitò e l’anta di vetro si aprì e al suo interno comparve un rialzo di bronzo con una targa vuota davanti. Fatto ciò, Draco estrasse dalla giacca la sua bacchetta nera di biancospino e la depositò con cura sul rialzo, dietro la targa.

Chiuse la vetrina e, ad un secondo colpo di bacchetta, la targhetta venne incisa con tali parole:

La Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.  

Areal osservò Draco con un mezzo sorriso, era fiera di lui e della sua scelta, ma notò la tristezza nei suoi occhi.

-Era la tua bacchetta, c’eri legato…-

-Non voglio la bacchetta che ha ucciso Voldemort, mi farebbe troppo impressione. Oltretutto non è più mia, Potter me l’ha vinta. Questo è il posto che le spetta.-

Quando le venne restituita la propria bacchetta, Areal la guardò un solo istante, poi studiò il volto di Draco.

-So che tu ed Harry non siete mai stati in buoni rapporto, ma scommetto che non avrà nulla in contrario se aggiungo qualcosa…-

Areal agitò la bacchetta e all’iscrizione sulla targhetta si aggiunsero poche parole:

Appartenuta a Draco Malfoy.

Il biondo parve riflettere. –Non voglio essere ricordato, non in questo modo, non lo merito.-

Areal capì, agitò ancora la bacchetta e l’iscrizione divenne:

La Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.

Appartenuta a D.L.M.

Draco sorrise. –Così può andare, ha un ché di misterioso!-

Areal si appoggiò alla sua spalla, lo strinse un attimo o poi sollevò il viso.

-Ti amo.- gli confessò.

Draco fece uno strano sorriso. -È la prima volta che me lo dici…-

La ragazza fece un’espressione maliziosa mentre i loro volti si richiamavano a vicenda.

-Allora non dimenticare mai questo momento.-

Draco finse di pensarci sopra. -Me lo ricorderò!-

La promessa venne sigillata con un bacio.

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

*******************************

 

 

 

Ci siamo, il prossimo sarà l’ultimo capitolo!! Alla fine ci siamo arrivati.

Grazie di cuore a chi ha seguito la storia, magari lasciatemi un vostro pensiero.

Baci, al prossimo ed ultimo capitolo!

 

 

   
 
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