Film > Sherlock Holmes
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Autore: Haibara Stark    01/08/2013    3 recensioni
"Se fosse stato un po’ più attento, come era sempre solito fare, probabilmente Sherlock Holmes avrebbe sentito il cuore del dottore incrinarsi. Segretamente sperava di cogliere questo leggero suono, lo stesso che aveva fatto il suo di cuore quando aveva capito che non sarebbe riuscito a convincere il vecchio amico a restare, a non sposarsi. Ma lui non sapeva niente di sentimenti, era risaputo, e non si accorse di come esso ebbe invece prodotto un suono forte e sordo. " || Holmes lascia il Paese per seguire un caso ed al suo ritorno porta con sé una (s)gradita sorpresa al dottor Watson. Misteri, bugie e segreti. I nostri protagonisti si trovano ad affrontare i loro fantasmi, mentre un nuovo antagonista cospira avvolto nell'ombra.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
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Holmes atterrò malamente sulla schiena, sbattendo con violenza contro una parete: la pelle bruciava per il forte calore ed alcune schegge di legno dovevano essersi conficcate negli arti. Sollevò le palpebre, trovandosi davanti il fumo denso e aranciato delle fiamme; le orecchie fischiavano terribilmente, ricordandogli con orrore il caso Blackwood. Barcollando si mise a sedere, poi a carponi ed infine in piedi. Un brivido lo percorse quando davanti a sé vide solo macerie: una parte del soffitto era crollata e grosse travi in fiamme bloccavano il passaggio.
Ad ogni suo respiro i polmoni si facevano sempre più ardenti e la testa pesava sotto l’effetto delle esalazioni, ma non poteva perdere tempo: doveva trovare gli altri e uscire di lì prima che fosse troppo tardi. Si coprì la bocca e il naso col risvolto della manica, avanzando a fatica tra i detriti in fiamme e la cenere che aleggiava intorno a lui chiamando i loro nomi. Ad ogni passo, ad ogni tentativo fallito di ritrovamento, sentiva il cuore battergli nelle tempie in maniera quasi dolorosa. Non era intenzionato ad arrendersi. No. Non se ne sarebbe andato da lì senza… Fermò di colpo la sua avanzata. Watson giaceva a terra inerte, il busto e le gambe intrappolati da due grosse travi. Gli occhi gli si riempirono di orrore. Corse verso di lui, evitando per un soffio di essere colpito dai resti del soffitto che vorticavano al suolo.
“Watson!” Urlò.
Il dottore tremò e si voltò verso la sua voce.
“Holmes-” Soffiò tra nuvole di vapore.
“Non si muova!” Il detective si accucciò fino a toccare i palmi in terra e a sdraiarsi completamente tra la polvere cinerea. “Andrà tutto bene! La tirerò fuori da lì!”
Watson gli rivolse uno sguardo greve e addolorato.
“Non pensi a me, vada a cercare Hope!”
Il detective fece un ghigno divertito. “Quella ragazza è molto più ingamba di quanto pensa. Certamente se la sta cavando meglio di lei.” Rispose spavaldo e ironico, mostrandosi del tutto convinto delle proprie parole nonostante non fosse così.
L’amico lo guardò in silenzio e allungò una mano verso di lui. Holmes la strinse prontamente.
“Vi porterò fuori di qui entrambi.”
Hope si svegliò di soprassalto, spalancando la bocca in un disperato tentativo di sopravvivenza quando l’aria incominciò a mancarle. Il fumo corse irrimediabilmente lungo le vie respiratorie, fino a riempirle i polmoni e irritando le parti sensibili della gola, e lei si raggomitolò su un fianco, tossendo, provando la terribile sensazione di venire bruciata dall’interno. Si coprì la bocca con le mani e cercò di regolare il respiro, stingendo forte gli occhi. Quando iniziò a respirare meglio li riaprì e provò una fitta di panico: le fiamme erano ovunque. Riuscì ad alzarsi, continuando a guardarsi intorno alla ricerca di una via d’uscita.
“Holmes?” Chiamò con poca convinzione con la voce rotta dal fumo e dalle lacrime che cercava di trattenere, ma che ben presto iniziarono a bagnarle il viso mischiandosi con la fuliggine. Un passo dopo l’altro cominciò ad avanzare alla cieca tra le macerie. Era forse questo un preludio di ciò che l’avrebbe attesa all’Inferno? La punizione per tutto ciò che aveva fatto in vita? Forse era meglio così. Forse sarebbe dovuta morire. Si fermò, scossa dal pianto e dal dolore provocato dalle bruciature. Non era riuscita nel suo scopo. Carlton avrebbe vinto su tutta la linea. Morire era una cosa così brutta infondo?
“Voglio la sua testa.”
“L’avrà.” [7]
“Holmes.” Si lasciò cadere sulle ginocchia.
“Dovrebbe trovare un’alternativa.”
“HOLMES!” Urlò, e lo fece ancora e ancora.
Il richiamo disperato di Hope raggiunse le orecchie del detective e quelle del dottore. Holmes si alzò sui gomiti voltandosi indietro, ma senza lasciare la presa sul compagno.
“Deve andare da lei.”
Si voltò nuovamente verso di lui. Il volto di Watson trasmetteva la risolutezza del soldato, ma i suoi occhi tradivano quella consapevolezza che avevano entrambi: se fosse andato da Hope lui sarebbe morto. Holmes boccheggiò. Non era intenzionato a lasciare Watson, ma non poteva abbandonare Hope. Si sentì schiacciare, sopraffatto da quei sentimenti che aveva sempre tenuto il più lontano possibile dalla sua persona, ma che sembravano tornare con prepotenza quando il suo Boswell era con lui. Che cosa doveva fare? Qual era la decisione giusta? Non esisteva. Per quanto avesse potuto sforzarsi, nemmeno lui sarebbe stato in grado di trovare una soluzione. Una soluzione per salvare entrambi. Quella conoscenza lo stava distruggendo dall’interno.
“Va bene, non preoccuparti.” Watson sorrise debolmente per rassicurarlo, come se potesse leggere nei suoi pensieri. Come se potesse leggere nella sua anima. “Davvero, sai?”
“Watson –”
“È una cosa che mi sta bene… morire per te.”
Il cuore di Holmes esplose in una miriade di frammenti. Morire per lui? Era una cosa che non poteva accettare. Chiuse un attimo gli occhi, per riprende il controllo di sé, e strinse forte la mano del compagno quando li puntò di nuovo dritti in quelli di lui.
“Tu non morirai.” Disse con tono duro. “Tornerò a prenderti e ritornerai a Baker Street con noi. Lo giuro, Watson, ed io mantengo sempre la parola.”
Il dottore sorrise nuovamente. “So che lo farai.”
Le labbra di Holmes tremarono impercettibilmente mentre annuiva piano. Fece per alzarsi, ma Watson lo trattenne, portandolo a posare lo sguardo di nuovo su di lui con aria confusa.
“Ti amo.”
Due semplici parole e, in mezzo a quell’Inferno di fuoco, su Holmes calò il gelo. Mai avrebbe creduto di poter udire tale frase uscire dalle labbra del suo amico. Mai. Nemmeno nei suoi desideri più reconditi. E rimase lì, immobile, a guardarlo con la sorpresa specchiata negli occhi e il cuore ormai inesistente. Mosse le labbra, ma non ne uscì alcun suono. Cosa mai avrebbe dovuto dire?
Quando Watson si rese conto che non avrebbe avuto parole dal vecchio compagno di avventure non riuscì a trattenere un sorriso amaro. Chiuse gli occhi.
“Corri!” Lasciò andare la presa. “Cosa stai aspettando?” Urlò con tono grave. Holmes indietreggiò continuando a guardarlo ed incespicando nei propri passi, per poi voltarsi ed incominciare a correre.
Hope aveva smesso di urlare. Si era seduta a gambe incrociate sui resti del pavimento, tenendo lo sguardo fisso sulle fiamme. Aveva lottato tutta la vita per la sopravvivenza ed ora si sentiva come una formica in mano ad un bambino che si diverte a giocare con una lente d’ingrandimento ed il sole. Non c’era più niente che potesse fare: respirava a malapena e camminare non era minimamente pensabile; la vista iniziava ad annebbiarsi così come i pensieri, sempre più nebulosi e tristi. Sperò con tutto il cuore che Holmes e il dottor Watson fossero riusciti a salvarsi o che fossero sulla via giusta per farlo. Loro non meritavano di morire come lei. La testa iniziò a farsi più pesante e le palpebre a chiudersi da sole.
“Hope.”
Erano sopraggiunte anche le allucinazioni…
“Hope! Hope svegliati! Guardami!”
Si sentì afferrare e scuotere per le spalle. Sbatté le palpebre cercando di mettere a fuoco il volto davanti al suo.
“Holmes-”
“Coraggio… Alzati!”
Tentò di alzarsi con l’aiuto del detective, ma con scarso successo: i muscoli erano intorpiditi e la mente troppo debole. Vide Holmes accucciarsi davanti a lei e si sentì caricare sulle sue spalle. Si accasciò mollemente contro la sua schiena, mentre sentiva le forze abbandonarla del tutto.
“… Coraggio… Un’uscita ho… Resta sveglia…”
Lo scontro con l’aria pulita della notte fu quasi doloroso. Sherlock Holmes si lasciò cadere in avanti sull’erba con ancora la ragazza sulle spalle, spalancando la bocca e respirando a pieni polmoni. Adagiò come meglio poté Hope sul terreno, sdraiandola a pancia in su, per poi trascinarla leggermente più lontano dall’edificio infuocato.
“Hope.” La chiamò, accarezzandole il viso. Portò due dita alla base del collo di lei per sentire il battito del suo cuore e avvicinò il viso al suo per sentirla respirare. Era molto debole ma viva. Il detective strinse gli occhi e sospirò di sollievo.
“Hope, riesci a sentirmi? Hope!” La ragazza non si mosse. Holmes si voltò nervosamente verso l’incendio e poi parlò di nuovo: “Tornerò presto.” Le lasciò un rapido bacio a fior di labbra e sparì di nuovo tra le braccia di Lucifero.



•••

Aprì debolmente gli occhi e li fece vagare disorientati sulla superficie bianca del soffitto. Socchiuse le labbra e sospirò piano, godendo appieno del contatto dell’aria con i suoi polmoni. Gli arti giacevano sul materasso pigri e intorpiditi, probabilmente da qualche antidolorifico molto potente. Il suo cervello iniziò lentamente a rimettersi in moto. L’esplosione, l’incendio, Holmes…
“Buongiorno.”
Voltò con attenzione la testa alla sua sinistra: Sherlock Holmes sedeva su una sedia infondo alla stanza, lontano dal suo capezzale.
“O forse dovrei dire buon pomeriggio.”
Prese un respiro più profondo. “Da quant’è che sono qui?”
“Due giorni e” guardò l’orologio da taschino. “sedici ore.”
Chiuse gli occhi. “Suppongo di doverti ringraziare.” Li riaprì. “Mi hai portato fuori da quel posto... Grazie.”
“Sì. Sì, l’ho fatto. Ma più che i ringraziamenti” Si alzò. “gradirei giocare a carte scoperte. Non credi sia arrivato il momento?”
“Non so di cosa tu stia parlando.” Fu la risposta incolore che ricevette.
“Suvvia, Hope.” Il detective si avvicinò al letto. “Questo è un insulto alla tua intelligenza.”
La ragazza strinse i denti, mettendosi sulla difensiva. “Ti ho già detto tutto ciò che c’è da sapere.”
Lui sorrise sornione. “E’ buffo, perché i giornali dicono il contrario.”
“Da quando credi ai giornali?” Lo schernì.
“Da quando non è più stato scritto un articolo su l’Uomo [8] da quando hai messo piede in questa casa.”
Hope trasalì leggermente, cercando in tutti i modi di non tradirsi. Abbassò gli occhi e sbuffò divertita.
“Quali grandi accuse.” Rialzò lo sguardo su di lui. “Ma prima di intraprendere questa piacevole conversazione, mi permetta una domanda.” Cercò di mettersi seduta con scarso successo. “Dov’è il buon dottore?”


[7] Tranquilli non vi siete persi niente. Sono io che sono malvagia e contorta, asd.

[8] Mettere the Man suonava veramente troppo male >.>

•••


  
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