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Autore: Soleil Jones    01/08/2013    2 recensioni
Confesso che mi sento insicura su questa ff. Il fatto è che mi sono imbattuta sulla colonna sonora del film (Quello del 1997) mentre ascoltavo musica sul mio MP3 e mi è venuta questa idea. Mi sono detta "Hetalianizziamo il Titanic?"
Poi però mi sono detta che la residenzialità (In quantità come quelle dell'anime) non ci stava col contesto, quindi non aspettatevi poi tante stupidate.
Spero piaccia ^^
Dunque ci sono ovviamente dei personaggi di Hetalia, e il solito trio XD (Come sono prevedibile TT^TT)
Vi avverto che qui non sono messe come nazioni i nostri eroi, e che se ci sono italiani e spagnoli è perché ho controllato: anche se in grande minoranza c'erano.
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[Nazioni principali: America, Inghilterra, Sud Italia]
[Altre: Nord Italia, Spagna]
[Nuovi personaggi: Charlotte Doyle, Serafina Del Carlo, Sole Vargas]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*ANNO 1921*
 
Presa più che mai dal racconto dell’italiano, Ashley non prendeva neanche più appunti sul taccuino! Nossignore, curiosa domandò: -Da quello che mi state raccontando, non è una storia d’amore facile la vostra … Ma mi scusi signor Vargas, i suoi fratelli non l’hanno aiutata?- Sapeva di toccare un tasto dolente per il giovane uomo, ma lui stesso aveva accettato ciò nel momento in cui aveva acconsentito a raccontarle la “sua storia” –Mi sembra che foste molto uniti, sia tra voi tre che con Antonio-
Romano annuì sommessamente –Credo che mi avrebbero dato una mano più che volentieri, ma … Ma sono stato tanto imbecille da ferire mia sorella. Quindi se ce l’ho fatta, è stato solo merito di Antonio, Veneziano non era granché in questo genere di cose, era più portato al corteggiare direttamente una ragazza-
Nella sua voce si udiva rimprovero verso se stesso, e la bionda americana poteva intuirne il motivo: Antonio era stata l’unica persona a cui doveva l’aver conquistato Serafina, eppure da quel che sapeva lei Romano non lo trattava proprio con i guanti, un po’ per carattere e un po’ per gelosia nei confronti di Sole. Lei poi, con Veneziano, erano gli unici parenti rimastagli, erano i suoi fratelloni! Eppure aveva finito con il litigare con lei, chissà che si erano detti e perché…
 
-E quindi poi lei che ha fatto?- Chiese Liam, curioso di sapere il continuo di quella vicenda.
-Cosa potevo fare? Se ne sarebbe accorto comuque che ero preoccupata per qualcosa, e parlargliene a quel punto sarebbe stato inopportuno, troppo tardi …-
-Quella sera, hanno litigato, e poi non abbiamo più visto nostra sorella fino allo scontro con l’iceberg- Mormorò dispiaciuto il Vargas dai capelli castani.
 
*ANNO 1912*
 
Antonio era sdraiato, ma con gli occhi vedeva che Sole, seduta a gambe incrociate sul letto superiore e di fronte a lui, era pensierosa. Non la vedeva spesso in quel modo, a meno che non avesse fatto qualche errore. Così, si alzò e la raggiunse sedendoglisi affianco –Cosa c’è, Sole? Perché questa faccia?-
Nel frattempo, Romano era entrato nella cabina, e avendo sentito la domanda dello spagnolo, si era voltato verso la sorella –Allora?-
Lei sussultò andando a incontrare i suoi occhi chiari –R-Romano…-
-Problemi con qualcuno per caso? Non dirmi che è per qualche cafone- L’italiana s’affrettò a negare –Nono, ti sbagli!-
-Allora dicci tutto, lo sai che puoi contare su di noi, no? Somos una familla- La incoraggiò lo spagnolo del gruppo, venendo fulminato da un’occhiataccia di Romano –Ci hai adottati e non ce ne siamo accorti per caso?!-
-Romano? Veneziano mi ha detto tutto- E prima che il moro se la prendesse col poveretto in questione, Sole s’affrettò a precisare meglio –O meglio, l’ho intuito da me, e poi vi ho visti!-
-Ah… Come ti è … Insomma, sì, come ti è sembrata?- Domandò imbarazzato, più per il fatto di chiederlo a sua sorella minore che per altro.
-Come persona? Bella d’aspetto, e poi ha gli occhi gentili- Sorrise dolcemente, un sorriso come quelli di Veneziano e che rassicurò Romano –Però, ho anche notato sua madre e la sua espressione- E lì il sorriso andò scemando un poco.
 
*ANNO 1921*
 
-Già, ecco, cosa le disse sua madre?- Chiese Ashley, interrompendo Romano anche per dargli modo di non scoppiare a piangere (Cosa che certamente gli avrebbe dato fastidio davanti a un’estranea, l’aveva intuito)
-Che non era adatto a me. Lei aveva già trovato “l’uomo giusto per me”, ricorda?- Rispose sbuffando la bionda, corrucciando lo sguardo color prato –Lei guardava solo il portafogli di Roderich e la povertà di Romano. Così abbiamo discusso tutto il pomeriggio-
-Tsk, se permetti tua madre non aveva tutte le rotelle a posto- Bofonchiò mezzo offeso Romano, prima di ricevere un pizzicotto da Serafina –Era solo convinta che contasse di più il conto in banca che altro, non giudicarla pazza per questo!- Evidentemente Serafina rispettava le opinion… -Solo io posso farlo, o al massimo Chiara!- …No, non direi.
 
*ANNO 1912*
 
La discussione tra i due Vargas continuò, e Romano non pareva felice di dover discutere di certe cose con la sorella. Cioè, lui era il fratello maggiore, non doveva rendere conto a lei che tra l’altro non aveva ancora una relazione (Beh, fosse stato per lui non l’avrebbe mai avuta: questa chiamasi gelosia fraterna)
Sole si rendeva conto che forse Romano stava fraintendendo quel che voleva dirgli e le sue intenzioni: semplicemente voleva chiedergli di fare attenzione, ma di non arrendersi e perseverare se davvero ci teneva a quella ragazza!
-Io non ci vedo niente di male se ti stai innamorando, al contrario, non ha importanza il ceto sociale! Però, ho visto come ti guardava sua madre e non voglio che tu soffra e vada incontro a una delusione con lei. Niente di più-
-Insomma Sole, tu sei la prima che è sempre pronta a rischiare pur di raggiungere i tuoi obiettivi- Chi meglio di lui o degli altri presenti poteva saperlo. -Non sarai gelosa?-
Sole arcuò un sopracciglio, incredula da ciò che sentivano le sue orecchie -Gelosa? E perché dovrei? È che sei mio fratello, e mi preoccupo per te così come fai tu per me o per Veneziano!-
-Sarà ma è quello che sembra. Cosa pretendi, che lasci perdere? Credevo che saresti stata dalla mia parte!-
-Romano…- Sinceramente, non sapeva cosa dirgli: lei era e sarebbe sempre stata dalla sua parte! Possibile che lui non lo sapesse?
Antonio provò ad intervenire –Ehm, dai Romano, tua sorella non ti sta dicendo di rinunciare a quella ragazza, ma solo che essendo ricca…- -Non mi importa se lei è ricca e noi no, il mondo non è tutto bianco o tutto nero. Se voi altri vi accontentate di poco è un problema vostro!- Lo interruppe Romano, alzando il tono di voce e incrociando le braccia al petto.
-…Io…- Se si stesse riferendo a una qualche possibile relazione tra i due, Antonio non lo sapeva; ma per lui Sole era una sorella. Questa sorella però, sembrava iniziare ad alterarsi un po’ –Adesso stai cominciando a dire cose senza il minimo senso però!-
-Sono sempre stato dietro a te e a Veneziano, tutto il tempo, sia prima che dopo aver incontrato Antonio! Questo secondo te, quanto senso ha avuto per un ragazzo che stava crescendo e che avrebbe solo voluto non dover avere tutte le preoccupazioni che invece mi sono toccate?!-
Antonio notò il cambiare repentino degli occhi di Sole, ricordando e ben sapendo che se c’era qualcosa che le si poteva rinfacciare era il suo comportamento inusuale per una donna, almeno in quell’epoca.
-Ehm, Romano…-
-Zitto tu. Lei deve capire che me la merito anche io una vita, e che non sarò sempre qui pronto a riparare ai casini suoi o per fare da mammo a Veneziano solo perché sono problematici.-
“Fratellone per favore, smettila!” Veneziano conosceva la sorella, e per ciò temeva che continuando così, se ne sarebbe andata per conto suo.
-Sta tranquillo, non ti darò più problemi- Assicurò in tono piatto l’italiana.
I sospetti di Veneziano, erano fondati.
 
*ANNO 1921*
 
-Sapevo, da quella frase, d’aver fatto un danno. Un errore che avrei rimpianto per tutta la vita- Disse Romano, guardando la catenella che teneva tra le mani. Non doveva averla lui, sarebbe dovuta essere al suo collo…
-E infatti eccoci qui-
 
*ANNO 1912*
 
-Hai ragione, anche se mamma e papà mi dissero che ci saresti sempre stato, tu hai fatto anche troppo.- Ammise saltando giù dal letto a castello e andandogli di fronte, sostenendo il suo sguardo come niente.
Romano temette subito di aver esagerato, di essersi sfogato ingiustamente su di lei. Effettivamente, era così: non pensava davvero quelle cose, per lui era dovere in quanto fratello, prendersi cura di Veneziano e Sole.
Però, qualcosa aveva preso il sopravvento, non aveva tutti i torti, d’altronde: non era altro che un bambino cresciuto troppo in fretta.
Dall’essere bambino, era dovuto passare direttamente ad essere un uomo.
-No, Sole hai capito…- -Non sei tu il figlio ribelle, e di certo ingenua per come sono non posso venirti a parlare d’amore. Mi tieni sempre tu alla larga dai guai e dai pedofili, come l’altra sera…-
Giusto per l’appunto, qualche sera prima, era stata avvicinata da un uomo molto più grande e che sobrio non lo era proprio per niente. Lei non se n’era accorta però, credeva avesse bisogno d’aiuto per trovare qualche via o indirizzo, e quindi l’aveva lasciato avvicinare; fortunatamente suo fratello era con lei, aspettando Antonio e Veneziano che dovevano sbrigare una certa commissione.
E altrettanto fortunatamente, se ci si metteva sapeva far molto male, con o senza coltello.
-Ma…- -Vado a prendere un po’ d’aria.- Lo sorpassò scostandolo per poi aprire la porta. Romano le rese un polso -Sole aspetta, fammi parlare!-
Troppo tardi. Chiusa la porta, chiusa la discussione.
L’italiano rimase con lo sguardo fisso sulla porta, per poi sbuffare sonoramente dandogli un colpo, forse per scaricare la rabbia, o forse perché si era reso conto che…
 
*ANNO 1921*
 
-…che mi sarei pentito di ciò che avevo detto.-
La mano dalle dita affusolate di Serafina, strinse la sua, nel tentativo di fargli sentire la sua presenza. E Ashley non poté non trovarli dolcissimi, la loro storia era confusa, forse, oltre che complicata e commovente.
“Quando si dice che l’amore fa miracoli…”
-E poi?-
Romano abbassò lo sguardo, emettendo un lieve sospiro –E poi, non l’ho più vista fino a quella notte maledetta-
 
-Forse sono stata impulsiva- Ammise Sole –ma quelle parole mi avevano ferita, e purtroppo di fronte a cose simili, sapevo solo agire d’impulso. Lui aveva ragione, oltretutto, ci ha fatto da padre- Disse guardando Veneziano, il quale annuì pensoso –Hai ragione! Ricordi quando ti sono venute le mestruazioni per la prima volt…- Non finì di esporre la sua domanda che la mano lesta della sorella gli afferrò il ciuffo che sporgeva dalla sua chioma castana –STA ZITTO, NON DIVAGARE SCEMO!-
-C-che ho detto?!- Domandò piagnucolando il castano. L'italiana sbuffò arrossendo, per poi tornare seria.
-Comunque, c’è da dire che… che litigando con lui ho avuto l’opportunità di rivedere Alfred- Disse arrossendo vistosamente, e Liam giurò di aver visto un fugace sorriso comparire sulle sue labbra, un sorriso strano e diverso da quello costantemente presente del fratello dell’italiana.
-Davvero?- Arlie comparve sulla porta, raggiungendo subito gli adulti e trascinandosi dietro il gemello –Non ci hai mai raccontato di come vi siete conosciuti e della vostra storia d’amore! Dai mamma, ora devi dirlo!-
Sole sgranò gli occhi, riconoscendo in quelli verdi della piccola, la curiosità prorompente che non apparteneva né a lei e né ad Alfred; a volte credeva che Arlie fosse la reincarnazione un po’ di entrambi, aveva gli occhi identici a quelli di suo zio, e i capelli castani, come i suoi, erano come quelli di Charlotte. Aveva avuto modo di constatare che erano simili ai suoi.
-Non ho scelta-
 
*ANNO 1912*
 
Alfred non amava le formalità del suo ceto sociale, anzi non era in grado di comportarsi da gentiluomo, come si aspettava il padre. Ma d’altronde, neanche Arthur, per quanto potesse sforzarsi, era in grado di farlo.
Erano pur sempre figli di Amelia Jones, no? Tra i genitori, preferiva sua madre, forse proprio perché aveva preso molto dal suo carattere: infatti, sbarcati a New York, l’avrebbe seguita in California!
Con questo pensiero che gli girava per la mente, passeggiava sul ponte della nave, godendosi la fresca brezza marina, che gli scompigliava i capelli color grano, e respirando a pieni polmoni l’aria intrisa dell’odore del mare.
Si fermò davanti alla sala da pranzo, vedendo seduti ad un tavolo che dava sul ponte Arthur e il loro padre.
Diversamente dal solito, non sembravano andare d’amore e d’accordo: Arthur era il pupillo di James, chissà cos’era successo… Beh, l’unico modo che aveva per scoprirlo, era appunto entrare e sedersi con loro, arrivando nel bel mezzo di una discussione “equivoca”.
-Come ti ho già spiegato non avevo intenzione di sfiorare quella ragazzina- Sbuffò Arthur, incrociando le braccia al petto e socchiudendo gli occhi -È stata lei ad assalirmi!-
Alfred strabuzzò gli occhi incredulo -Cosa?! Sei stato assalito da una ragazza?- scoppiando subito a ridere, immaginandosi la scena, il che non sembrò essere gradito dal resto dei commensali, che all’udire la sua chiassosa risata, si voltarono infastiditi verso di lui.
James diede una gomitata al figlio nel tentativo di farlo tacere, richiamandolo in tono minaccioso.
-Scusate- Il ragazzo, schiarendosi la voce, tornò serio -Vedi fratello, se quella ragazzina ti ha "assalito", significa che le hai fatto qualcosa, mi spiego?-
Né il tono, né lo sguardo, e né tanto meno l’affermazione in sé er sé, piacquero all’inglese, che subito gli lanciò uno sguardo minaccioso; Alfred non era il tipo di ragazzo che faceva pensieri sconci, anzi era alquanto ingenuotto, ma anche lui aveva, diciamo, il suo lato oscuro, e a diciannove anni sarebbe stato anormale se non facesse simili allusioni almeno una volta ogni tanto.
Già, ma questo non l giustificava agli occhi dell’inglese. Arthur alzò il tono di voce nel rimproverarlo -Cosa stai insinuando idiota?! Un Gentleman come me...- -Arthur...- L’imbarazzo era chiaro nella voce di James, ma era anche normale. Li stavano guardando tutti!
Cosa che, non sembrava importare ai due giovani Kirkland.
Uno sembrava sul punto di perdere la pazienza, mentre l’altro rideva divertito.
-Tu ti definisci Gentleman?-
-Alfred...-
Arthur si alzò sbattendo i pugni sul tavolo -Ovvio che lo sono! Hai forse qualche dubbio?-
-Secondo te un gentleman urla in questo modo?- Chiese Alfred, alzandosi per fronteggiare lo sguardo del fratello, che dopo qualche attimo di silenzio, si rimise a sedere tentando di nascondere il rossore delle sue guance, causato dall’aver visto una bambina seduta al tavolo affianco che rideva divertita dal suo atteggiamento.
-Sei tu che mi fai perdere la pazienza-
Il signor Kirkland sospirò pesantemente, e dietro il suo tono serio, era intuibile che in uel momento avrebbe voluto suonargliele ad entrambi -My Queen! Voi due mi manderete in rovina! Cercate di andare d'accordo in questi luoghi pubblici. Cosa direbbe vostra madre eh?-
Il minore dei due, di mise a sedere. Sinceramente, odiava quello stile di vita, ma al momento doveva adeguarsi -Hai ragione, scusa papà.-
Prima che anche Arthur potesse fare lo stesso, il rumore di piatti rotti, lo interruppe oltre ad attirare l’attenzione sua e di Alfred. Voltando lo sguardo in provenienza dell’origine del suono che aveva infranto la calma in cui era perennemente immersa la sala, i due videro una ragazza che evidentemente non apparteneva al loro stesso ceto sociale, e che Alfred riconobbe subito: era la stessa ragazza con cui si era scontrato prima di imbarcarsi!
Ma non sorrideva come quando l’aveva vista la prima volta, stava piangendo; asciugandosi le lacrime con i polsi, si scusò con la cameriera che aveva urlato –Non l’ho vista, d-davvero- Si chinò a terra, iniziando ad aiutare la giovane a raccogliere i cocci di ceramica, sotto gli sguardi di disappunto di tutta la sala.
 
*ANNO 1921*
 
-Comunque, Romano, Sole non è rimasta indifferente al vostro litigio. Era in lacrime ed evidentemente si era persa- Spiegò Serafina, per poi sospirare –E naturalmente, mio padre più che alle sue lacrime ha badato a ciò che indossava-
-Che intendi dire?- Domandarono all’unisono Ashley e Romano, guardando la bionda italiana –Che non ha perso tempo ad andare a rinfacciarle che si trovava nel settore dei, diciamo, nobili e i ricchi-
 
*ANNO 1912*
 
Sole si morse appena il labbro alzandosi e voltandosi verso l’uomo che l’aveva appena rimproverata, non voleva infrangere le regole di bordo o altro, non era finita lì di proposito, e se non fosse stato per il suo stato d’animo, sinceramente non avrebbe esitato a rispondere per le rime a quell’individuo. Però, d’altra parte, gli doveva rispetto, no?
-Mi scusi, mi sono persa e…- -Papà!-
Sgranò gli occhi non appena riconobbe la ragazza con cui parlava prima suo fratello Romano, raggiungere l’uomo –Si è solo persa, non l’ha fatto apposta!-
Arthur si voltò verso Alfred, accorgendosi di come osservava la scena, dal suo sguardo, intuiva che c’era qualcosa di strano; di fatti, il biondo guardava la ragazza pronto a intervenire per difenderla.
-Scusatemi-
Ma non ce ne fu bisogno. Non avendo intenzione di dare spettacolo, Sole si allontanò di corsa verso il ponte.
-ALFRED, TORNA QUI!-
Ignorando bellamente la voce del padre, il biondo si alzò di scatto inseguendo quella sconosciuta; James si voltò verso Arthur –Cosa devo fare con voi due, eh?-
 
-Ehi! Aspetta, fermati!- Più Alfred le urlava di fermarsi, e più la ragazza davanti a lui correva, nonostante le lacrime le impedissero di vedere bene dove andava -Fermati! Hai perso una cosa!-
Sole si fermò portandosi una mano al petto, credendo di aver perso il ciondolo regalatole dai fratelli, ma per fortuna era ancora lì, appeso al suo collo. Si voltò verso il ragazzo che l’aveva inseguita, riprendendo fiato –C-cosa ho perso?-
-Il sorriso che avevi la prima volta che ti ho vista- Rispose semplicemente, avvicinandosi a lei e, solo quando le sorrise, Sole si ricordò di lui, il ragazza con gli occhi azzurri che aveva quasi travolto al porto.
 
*ANNO 1921*
 
Intanto, la curiosità della professionale Nicole, aveva superato la sua serietà -Certo che Arthur e Charlotte, in apparenza, non sembrano propriamente fatti per stare insieme- Affermò ridacchiando. Chiara arricciò il naso -Mah... In effetti ha ragione, però erano tanto carini alla fin fine...-
-Secondo il mio Magnifico parere, erano semplicemente troppo simili caratterialmente- Affermò annuendo Gilbert; sì, vero, i due non avevano caratteri contrastanti alla fin fine, e molto spesso si pensa che due persone per poter stare insieme debbano avere delle differenze che donino loro un equilibrio. Però Arthur e Charlotte avevano un qualcos'altro di speciale e che donava loro quel certo qualcosa che li aveva fatti avvicinare.
-Sono tutta orecchi!- Disse semplicemente Nicole.
Gilbert si schiarì la voce, fiero come sempre -Allora, alla fin fine, la mia Magnifica persona aveva comunque aiutato questa Magnifica ragazza a trovare il suo panda di peluche, anche se l'aveva sua sorella.. Quindi, per...-
 
*ANNO 1912*
 
Per ringraziare Gilbert dell'aiuto che le aveva dato, Chiara decise di farlo mangiare con lei, il problema però era che avrebbe dovuto mangiare con la sua famiglia nella grandissima sala da pranzo della nave. E i genitori erano particolarmente severi e rigidi quando si trattava di ceto sociale.
-Ti puoi sempre far portare qualcosa qui, diremo a mamma e papà che non stavi bene- Disse distrattamente Serafina, intenta a coccolarsi il suo adorato panda, immaginandosi che fosse ben altro che un semplice peluche.
Chi immaginava che fosse non vi è dato saperlo purtroppo, ma vi darò un indizio: è Romano.
-Wow sorella, è la prima idea sensata che sento uscire dalle tue labbra- Disse la biondina, voltandosi a guardarla ammirata; notando il suo mutismo e il fatto che non aveva risposto alla provocazione, inarcò un sopracciglio –Serafina, stai bene?-
L’italiana sfoggiò un grande sorriso, annuendo ed accarezzando le orecchie del peluche –Non sembra?-
-Beh, prima non sembravi essere poi tanto allegra, mentre discutevi con la mamma riguardo a un certo Romano… A proposito- Si sedette vicino a lei, curiosa –Chi è?-
Le guance di Serafina, si colorarono di rosso –N-nessuno, o meglio… O meglio, non ti riguarda!- Sbottò alzandosi –Pensa piuttosto a che fare con il tuo amico- Continuò, dandosi dei colpetti sulle guance nel tentativo di far svanire il rossore che vi era comparso.
Era strano che si imbarazzasse tanto solo sentendo nominare l’italiano, che fosse… Amore a prima vista? Essendo una ragazza romantica, credeva a certe cose, anche se era convinta che non le avrebbe mai provate dato che sembrava essere destinata a passare la sua vita con Roderich.
Sperava vivamente che Chiara non dovesse mai passare una situazione simile, anche perché aveva il suo stesso problema a soli nove anni! Non che Gilbert le piacesse allo stesso modo in cui a lei piaceva Romano, però il principio di base era sempre lo stesso, e avrebbe solo sofferto se avesse tentato di parlarne con la madre o con il padre.
-Ehi pulce-
-Mh?-
-Non dire niente di Gilbert a mamma e papà, va bene?-
-Non sono mica scema!-
Eh sì, non sarebbero mai state le ragazze benestanti che i genitori si aspettavano che fossero, non parlavano neanche come tali!
 
Con Gilbird tra le mani, il piccolo Gilbert si sedette a gambe incrociate sulla prua del Titanic, accarezzando la testa del suo amico piumato -Non ti azzardare a farmi prendere ancora un simile colpo, capito Gil?- Bofonchiò col suo tipico sorrisetto, ricevendo in risposta un pigolio –Quando saremo in America, potrai fare quello che vuoi, però ora no!- Detto ciò, alzò lo sguardo verso il cielo: il Sole tra un po’ sarebbe calato per lasciare il posto alla luna, era quel cielo, quella luce, quelle nuvole, la vera ricchezza.
-Quella bambina, mi ricorda tanto Emma- Bofonchiò abbozzando un sorriso –Bruder dice che sta bene lì, in America, ma io sostengo che senza la mia Magnifica presenza non si possa stare bene-
Ecco perché era su quella nave: Emma era una bambina inglese, nata in Prussia, che conosceva il piccolo prussiano fin da piccola. I due erano cresciuti insieme finché un giorno, lei non tornò in Inghilterra per poi salpare per l’America. Non sapeva dove, in quale dei cinquanta stati si trovasse, ma non importava, la cosa non aveva minimamente sfiorato la mente del bambino.
Aveva una missione, e doveva compierla: far rincontrare Gilbird ed Emma!
 
-Ecco, guarda qua!-
Gli occhi rossi di Gilbert scrutarono con attenzione il piccolo batuffolo giallo che l’amica teneva tra le mani, doveva essere appena nato.
-Che te ne pare?- Domandò sorridente, ridendo quando il pulcino saltò sulle mani dell’albino –Cosa me ne pare? Kesesesesese! È Awesome questo piccoletto!- Esclamò ridendo, ponendolo sui capelli chiarissimi.
-Si chiama Gilbird, e da oggi è tuo!-
-Cosa?!- Era sorpreso, quello era il regalo più strano che gli avessero mai fatto ma anche uno dei pochi e quello a lui più gradito: forse era il nome dato al pulcino a influenzarlo, o forse no, sta di fatto che accettò il dono più che volentieri e da allora, Gilbird e Gilbert furono inseparabili!
-Danke, Emma! Quando arriverò in America, lo porterò con me così vedrai quanto diventerà Magnifico!-
 
*ANNO 1921*
 
-Non siamo qui per noi due o per Gilbird, ma per Charlie e Arthur- Lo interruppe immusonita Chiara, bevendo un sorso della sua bibita. Nicole rise appena –Giusto. Oh, ma non mi dica che è questo Gilbird!- Disse indicando il pulcino, ancora annidato tra i suoi capelli ricci. L’albino sospirò –Purtroppo, no. quello è Gilbird Jr.-
-In ogni caso, anche se io non c’ero alla cena, i nobili e i ricchi sono pettegoli, il comportamento di Charlie e Arthur non passò inosservato durante la cena, anche perché nel pomeriggio…-
 
*ANNO 1912*
 
-Sorella non stringere così!- Sbuffò con voce strozzata Mirko, mentre Charlotte tentava di sistemargli il farfallino; per ripicca, la castana ghigno stringendolo appena un po’ di più e allentandolo subito dopo –Se non stai fermo è tempo perso, mon cher-
Annalisa li guardò facendosi aria con un ventaglio –Santo Cielo, già è difficile tenerli a bada, se poi ci aggiungiamo Arthur…- Mormorò sconsolata, andando ad aprire alla porta.
-Oh, buon pomeriggio James!- Alle spalle del signor Kirkland, Arthur guardava altrove con aria composta ma allo stesso tempo imbronciata, con le mani in tasca –Buon pomeriggio anche a lei, Arthur-
Il biondo si riscosse facendo un lieve cenno col capo.
-Mio figlio e io siamo venuti qui per…- -Ma guarda, il maniaco sopraccigliuto-
-‘Giorno, ragazzina bisbetica- Bofonchiò in risposta Arthur, e subito tra i due sembrò ingaggiarsi una lotta di sguardi, cosa poco gradita ai rispettivi genitori.
James si schiarì la voce –Volevamo solo invitare lei e la sua famiglia al nostro tavolo; sa, per scusarci del malinteso di oggi e anche perché, parlando tra noi, a mio figlio non farebbe male passare un po’ di tempo tra le signorine-
Arthur, sentendosi citato in causa, stava per rispondere ma ci pensò Charlotte –Chissà perché la cosa non mi sorpren…- che fu interrotta prontamente dalla madre –Con molto piacere! Anche mia figlia avrebbe bisogno di legare con i ragazzi, oltre a un corso di buone maniere-
-Parole sante, mà!- Esclamò in lontananza Mirko, sghignazzando.
-Ah sì, c’è anche l’altro mio figlio- Mormorò ridacchiando nervosamente Annalisa. Kames abbozzò un sorriso –Arthur è ben educato nonostante le apparenze, potrebbe dare qualche lezione a Charlotte-
-Non Charlotte- Lo riprese la castana, sentendo pronunciare il suo nome con pronuncia inglese –Si dice Charlotte!-
Arthur storse il naso alla prospettiva di doverla chiamare alla maniera francese.
-Oh sorry, my dear. Comunque, il concetto è sempre quello-
La donna annuì –Oh certamente! Almeno uno dei due inizierà a comportarsi come si deve-
-Ho lo stesso problema con mio figlio Alfred, e anche con Erin- Ora vi starete chiedendo chi sia Erin e perché non è ancora apparsa, vero? Semplicemente perché non era imbarcata sul Titanic, per la fortuna del signor Kirkland e dei suoi poveri nervi.
-Allora, signora, ci vediamo stasera a cena- Così dicendo, fece un veloce baciamano ad Annalisa e a Charlotte.
Arthur sbuffò –Bye.-
-Au revoir.- Rispose acida la londinese, per il solo gusto di vederlo rabbrividire.
No, più che amore questo sembrava guerra aperta.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Dopo tempo immemorabile (?) e nonostante la mia schifosa connessione, ecco qui! che dire, grazie a tutti per le recensioni, riceverle mi fa piacere e mi incita ad andare avanti ^^
Quindi, boh, postiamo il capitolo prima che strozzi la mia chiave per internet (Dite che è impossibile? No queridos, lo faccio diventare possibile io U_U)
  
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