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Autore: Elizabeth_Lovegood    01/08/2013    4 recensioni
Credevo di essere una normale ragazza di 16 anni, beh " normale " è un parolone considerando il fatto che ero e rimango un' anticonformista per eccellenza, ma di certo credevo di appartenere per lo meno al mondo degli umani e invece no.
Mi presento sono Ellie Stevenson, sono una semidea, amo la musica Metal e sì mio padre è veramente un dio greco; no, non sto scherzando.
Se credete che sia forte discendere da un potente dio immortale vi sbagliate... e va bene lo ammetto, all'inizio è una cosa fighissima ma i problemi arrivano dopo, quando ti ritrovi ad essere la chiave per la riuscita di un impresa a dir poco folle.
Ebbene sì, l'olimpo è un altra volta in pericolo ( tanto per cambiare) e questa volta tocca a me, ai miei amici e anche all'insopportabile Nico Di Angelo riuscire a placare la nuova minaccia che man mano sta facendo sparire dei e semidei come se niente fosse.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mio padre viene a farmi visita













Mi sveglio ancora una volta stesa sul letto dell'infermeria; le piccole ferite che solcavano il mio corpo sembrano essere sparite del tutto e l' unico segno della battaglia che mi è rimasto è la ferita al polpaccio e la piccola cicatrice che ho sul fianco. Mi metto seduta e solo allora noto Andrew ed Emily seduti vicino al mio letto che parlano tra di loro con espressione felice.
- Oh Ellie sapessi quello che è successo dopo che ti hanno portata qui. - dice Emily eccitata.
- Sia io che lei siamo stati riconosciuti. Indovina di chi siamo figli. - continua Andrew con un sorrisetto simile a quello dei fratelli Stroll.
- Ehm... allora per te non ho dubbi, sono quasi certa che tu sia figlio di Ermes. - affermo con sicurezza.
Proprio in quel momento entrano Travis e Connor Stroll che si mettono a scompigliare i capelli di Andrew.
- Benvenuto nella nostra grande famiglia fratello. - dice Travis felice.
- E ricorda, non farti beccare dai figli di Ares mentre cerchi di fregargli il portafoglio. A noi è successo e non è stato per niente piacevole. - continua Connor.

Non riesco a fare a meno di ridere a causa di quell'affermazione e i fratelli Stroll sembrano esserne felici; infondo far ridere è ciò che gli riesce meglio.

- Ah Ellie ho costruito questo per te, spero che ti piaccia. - dice Emily porgendomi uno scudo di colore nero sul quale spicca una " S " stilizzata e accanto vi è una pantera con gli occhi blu.
- Ho pensato che qualcosa che richiama il tuo genitore divino potesse piacerti. - continua con un sorriso.
- A me ha fatto una lancia stupenda con un cadaunceo stilizzato sull'elsa. - interviene Andrew mostrando la sua meravigliosa lancia sia a me che hai suoi fratelli.

Proprio in quel momento mi viene in mente lo strano aggeggio che stava osservando sul pulman; lei ama costruire, creare e inventare qualcosa di nuovo e mai visto. Ora ho capito chi è il suo genitore divino.

- Credo di aver capito chi è tuo padre; sei figlia di Efesto vero? - chiedo, anche se sono certa che sia così.
- Sì hai indovinato. Sai mi trovo benissimo nella mia nuova cabina e con i miei fratelli. - dice con occhi brillanti.
- Oh sbrigatevi ragazzi, avete la gara di tiro con l'arco fra qualche minuto. - ricorda Travis ad Andrew e ad Emily mentre li afferra per le braccia e li conduce verso l'uscita.

Tutti escono dall'infermeria e così, mi ritrovo sola a fissare il soffitto senza avere nulla da fare. Sento il cigolio della porta che si apre ma decido di girarmi dall'altra parte; saranno sicuramente i figli di Apollo che sono venuti per controllare le ferite degli altri pazienti.
Dei passi riecheggiano all'interno della stanza e sembrano dirigersi verso il mio letto. Alzo lo sguardo e vedo Nico che sembra essere arrabbiato con se stesso per non essere riuscito a battermi. Contro ogni possibile previsione si siede sulla sedia che Andrew aveva lasciato libera e si gira verso di me.

- Piccoletta, devo ammettere che sei stata davvero brava, ma non ti abituare a queste vittorie perché la prossima volta sarò io a metterti al tappeto. - afferma con sicurezza.
- Non sperarci troppo Di Angelo, a quanto pare i figli di Moros sono più bravi dei figli di Ade nei combattimenti. - ribadisco io, mentre un tuono di approvazione segnala che a mio padre piace molto quel che ho detto.
- Mi hai solo colto di sorpresa; non capiterà di nuovo, stanne certa. - ribatte lui.
- Ti batterò sicuramente. - rispondo convinta mentre lui scuote la testa.
- Comunque io sapevo che Moros era scomparso da un po' e adesso compari tu e ritorna anche lui; è strano e non credo che questa cosa sia casuale. Ho sentito dire al Signor D che che alcuni dei minori sono scomparsi dall' olimpo. - dice  scrutandomi, mentre scuoto con decisione la testa facendo muovere i miei lunghi capelli castani.
- Stai insinuando che c'è mio padre dietro questa storia? Se è così sappi che ti sbagli. - dico convinta.
- E come fai a saperlo? - chiede ghignando

Mi irrigidisco. In realtà non ho alcun elemento vero e proprio che scagiona mio padre dall' accusa, ma io so per certo che lui non centra niente. Proprio in quel momento mi viene in mente il sogno che avevo fatto il giorno della caccia alla bandiera e finalmente tutto mi appare più chiaro. La pantera che veniva verso di me era mio padre che cercava di dirmi qualcosa mentre gli animali che lo braccavano erano alcuni dei dell'olimpo che lo ritenevano colpevole. Il cavallo era Poseidone e l'aquila era Zeus.  Lo stavano distruggendo e io non riuscivo a muovere un dito.

- Ehi ti senti bene? - chiede Nico perplesso.
- Sì, sto bene. Adesso devo andare da Chirone. - affermo tentando di alzarmi dal letto.
- No devi rimanere qui. - ribadisce, bloccando la mia " fuga " alla casa grande.
- Lasciami andare, se non sbaglio sei tu quello che se ne va anche se non dovrebbe. - replico  con convinzione.
- Non ci sarà bisogno che tu venga da me, sono qui. - Interviene Chirone dalla sua sedia a rotelle, venendo verso di me.
- Nico vai pure. - dice con serietà.

Il ragazzo sembra esitare per qualche secondo ma non replica quel che ha detto il centauro. Appena il figlio di Ade esce dalla porta, guardo il centauro negli occhi e comincio a raccontargli tutte le mie supposizioni riguardanti mio padre e le cose che stanno succedendo sull'olimpo.

- Devo assolutamente andare ad aiutarlo. - dico in preda all'impazienza.
- E cosa potresti fare adesso? Nulla. Ricorda che tuo padre se la sa cavare e inoltre non tutti gli dei sono contro di lui. Comunque c'è un motivo se Poseidone e Zeus credono che lui sia la causa di tutto.  -  afferma abbassando gli occhi.
- Quale motivo? - chiedo imperterrita.
- E' legato ad una profezia che riguarda anche i figli di Moros. All' inizio credevamo che non si sarebbe mai realizzata perché nel corso dei secoli e dei milleni ci sono stati solo tre figli del dio del destino avverso. Lui si innamora raramente dei mortali ma quando questo succede i figli che genera sono destinati a grandi cose buone o cattive che siano. - spiega con calma, anche se con una leggera nota di preoccupazione nella voce.

Allora è per questo che gli dei credono che mio padre centri qualcosa. Hanno paura che la profezia - qualunque sia - si realizzi perché adesso ci sono io che sono figlia di Moros.

- Cosa dice la profezia? - chiedo ancora.
- Non è ancora permesso saperla, la conoscerai a tempo debito. Adesso però devi rimanere qui, allenati e sono certo che sarai in grado di affrontare quel che dice la profezia. - risponde con serietà girandosi di spalle e cominciando ad andare verso la porta.

- Ah un ultima cosa, vai fuori dove ci sono le cabine; c'è qualcosa che dovresti vedere. - dice ancora girandosi dalla mia parte, prima di uscire fuori dall'infermeria.

Mi alzo di scatto dal letto ed esco anche io dalla stanza, pronta per dirigermi dove mi ha detto il centauro. Corro sul prato per raggiungere il prima possibile il luogo stabilito e quando arrivo non posso fare a meno di notare una grande folla accerchiata dove prima c'era soltanto una distesa di erba verde. Mi avvicino dando spintoni a destra e manca per riuscire a vedere qualcosa e rimango stupita da quello che c'è di fronte a me. Una cabina con le pareti fatte di pietra nera, una grande  " S " stilizzata di colore blu elettrico domina la facciata e due  grandi braceri, dai quali scoppietta del fuoco blu sono posti ai lati dell'entrata.  Sorrido felice e non posso fare a meno di pensare che la casa che ho di fronte non poteva essere più perfetta di così visto che si addice perfettamente a me.

- E' bellissima. Vi siete messi proprio d'impegno per costuirla; ci avete messo pochissimo tempo.  - dico rivolta a Travis e Connor e a tutti i semidei li riuniti.
- Non siamo stati noi a realizzarla. Avevamo appena iniziato i lavori quando, ad un tratto è comparsa dal nulla avvolta da un alone blu. Credo che sia stato tuo padre a costruirla per te. - replica Travis
- Dai, vai a vedere com'è all'interno. - continua Connor spingendomi verso l'entrata mentre la folla di semidei si dirada e tutti tornano a fare le loro mansioni.

Presa da una grande curiosità, spalanco la porta e varco la soglia ritrovandomi letteralmente nel mio mondo. Nella stanza, le pareti sono di colore blu mentre l'unico letto presente è fatto di ferro battuto nero accanto al quale vi è un comodino del medesimo colore. Alle pareti sono appesi innumerevoli poster di band metal, metalcore e hard rock fra i quali vi sono i miei adorati Avenged Sevenfold, i Bullet for my Valentine, i Papa roach e gli Skillet e in un angolo riesco a scorgere anche una stupenda chitarra elettrica.  Accanto alla chitarra vi è una scrivania sulla quale è poggiato un computer portatile di ultima generazione, uno stereo e dei cd messi gli uni sopra gli altri.
- Oddei è fantastico. - non posso fare a meno di dire, mentre prendo i cd e realizzo che sono tutti in linea con il genere che più adoro. Prendo quello degli Avenged Sevenfold, faccio partire Natural Born Killer e metto la musica a tutto volume .

Certo che mio padre ha fatto proprio un ottimo lavoro e anche se non ci siamo mai incontrati sembra conoscermi alla perfezione visto che ha creato per me una cabina che mi rispecchia in tutto e per tutto, a partire dai poster  e per finire con il colore delle pareti.
Faccio un altro giro della stanza e solo in quel momento scorgo un grande armadio nero posizionato in un angolino. Lo apro e rimango ancora più sorpresa nel vedere tutti i miei vestiti disposti ordinatamente sulle grucce. Dopo aver passeggiato su e giù per la mia nuova casa decido di stendermi sul letto volgendo lo sguardo verso il soffitto e rilassandomi con la musica del mio gruppo preferito. Rimango lì per un lasso di tempo indefinito e solo dopo il suonare della conchigla che segnala il momento della cena, decido di uscire per andare a mangiare. Mi siedo al tavolo desolato che mi è stato assegnato e rimango ferma, con gli occhi puntati su quello dei figli di Ermes che scherzano e ridono fra loro. Beh per fortuna sono sempre stata abituata a stare sola, anche se questa volta mi sarebbe piaciuto stare in compagnia di Andrew e dei fratelli Stroll. Prendo il vassoio pieno di cibo che ho davanti a me, mi dirigo verso il braciere e getto fra le fiamme una fetta di pizza con il salame piccante.
- Per Moros, mio padre. - sussurro, mentre un profumo buonissimo sembra espandersi fino ad andare verso il cielo.
Ritorno al mio posto e mi metto a mangiare in silenzio, mentre Chirone si mette a dire svariate raccomandazioni che io non ascolto nemmeno visto che il mio sguardo è perso ad osservare il meraviglioso cielo notturno. Ho sempre preferito la notte rispetto al giorno perché mi ha sempre dato un senso di estremo benessere.
Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso la mia cabina, percorrendo il molo e proprio prima di arrivare a destinazione, sento una voce conosciuta chiamarmi. Mi volto di scatto e vedo davanti a me un ragazzo con i capelli neri e lisci e con gli occhi blu. Era la stessa persona che avevo visto prima di salire sul pulman per andare in gita.
Socchiudo gli occhi e scuoto un tantino la testa, con un sorriso sulle labbra:  il ragazzo per il quale le galline della mia classe avevano perso la testa era mio padre.
Lui sembra proprio essere in preda ad i miei stessi pensieri ed un sorrisetto sghembo aleggia sul suo viso mentre viene verso di me.
- Credo che tu ormai abbia capito chi sono. - dice.
- Oh sì che lo so, tu sei James *. - rispondo con evidente ironia, mentre il suo sorriso si allarga ancora di più.

A quanto pare deve aver apprezzato la mia battuta.


- Il tuo sarcasmo sembra non esaurirsi mai bambiana mia. Sappi che quello era l'unico modo che avevo per avvicinarmi a te in quel momento. - replica divertito.
- Sicuro di essere venuto qui solo per farmi visita? - chiedo aspettandomi già che ci sia qualcos' altro dietro la sua presenza qui.

Avevo sentito parlare del comportamento che gli dei avevano verso i loro figli e  di solito, dietro la loro " visita di cortesia " c'era una questione importante e pericolosa della quale dovevano parlare.
- Perché non posso venire a trovarti? Ho passato anni senza poterti conoscere, adesso vorrei almeno provarci. - afferma lui con decisione.
- Ho una cosa per te. - aggiunge in seguito, portando la mano nella tasca dei suoi jeans ed estaendo una collanina con un ciondolo a forma di teschio con le ali ( simbolo degli Avenged Sevenfold)
- E' bellissimo, grazie. - dico io rigirandomi la collana fra le mani.
- Aprila. - afferma lui con un sorriso.
Solo in quel momento, osservando meglio il ciondolo, scorgo una piccola fessura fra le due metà. Non perdo tempo e faccio quel che mi ha chiesto rimanendo piacevolmente sorpresa da quello che vedo.
Sfioro con le dita la piccola foto che mi ritrovo davanti agli occhi e non posso fare a meno di guardare i tre volti sorridenti racchiusi in essa. Una donna che deve avere all'incirca 19-20 anni, molto bella e con gli occhi azzurro cielo, tiene in braccio una bambina che deve avere all'incirca 6 mesi mentre il giovane ragazzo che ha accanto guarda sia lei che la figlia con un sorriso sincero che fa risplendere i suoi occhi blu come la notte. Mi volto verso Moros e noto che ha lo stesso sguardo che aveva nella foto, mentre guarda con insistenza l'immagine di mia madre. Di solito sorrido raramente, ma in questa occasione non riesco a farne a meno; di certo non credevo che mio padre potesse tenere così tanto a mia madre.
- Eravamo così felici, peccato che non tutte le cose belle siano destinate a durare per sempre. - dice mio padre staccando gli occhi dalla foto ed assumendo uno sguardo misterioso ed impenetrabile. Ora capisco perché mia madre non è mai ruscita ad odiarlo, so perché sorride con un lieve accenno di tristezza ogni volta che le ho chiesto sue notizie; loro non volevano lasciarsi, sono stati costretti a farlo.
- Non sempre è così, le cose possono cambiare. - rispondo con convinzione. Incredibile, io che sono una pessimista per eccellenza mi metto ad incoraggiare qualcun altro.
- Questo si vedrà dopo, ora devo andare ma tieni a mente quello che sto per dirti; segui sempre le tue sensazioni perché tu vedi  molto di più di chiunque altro. - dice con il suo solito fare misterioso.
- Cosa ved... - inizio a dire ma subito dopo mi accorgo che Moros è già sparito nel nulla.
Mi guardo intorno sbuffando e decido di andare nella mia cabina visto che l'orario del coprifuoco doveva già essere passato. Varco la soglia della mia meravigliosa camera e mi butto a peso morto sul letto, rimanendo ferma ad osservare il soffitto. Non riesco a fare a meno di pensare all'ultima frase che mi ha detto mio padre; è la seconda volta che mi dice che vedo più degli altri e se le mie supposizioni sono esatte, non sempre è bene vedere tutto alla perfezione. Con quella convinzione che mi vortica in testa chiudo gli occhi e cado in un sonno pieno di incubi.














* Angolo Autrice *

Ciao a tutti e scusate per il ritardo, la prossima volta aggiornerà con più puntualità. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Non so perché ma ha da quando ho iniziato a scrivere questa storia che i fratelli Stroll mi piacciono sempre di più xD
Come sempre ringrazio chi segue/ preferisce/ ricorda/ recensisce/ legge questa storia.
A presto,


Elizabeth_Lovegood
  
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