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Autore: ILoveZioVoldy    01/08/2013    6 recensioni
Cassie ha quindici anni, vive a Little Whinging, è conosciuta da tutti come "l'amica delinquente di quel delinquente di Potter" e sa tutto sul mondo della magia, nonostante sia, come dice Harry, una Babbana. O questo è quello che crede fino ad una sera d'agosto, quando la sua vita sembra essere capovolta dall'attacco di due Dissennatori.
DAL CAPITOLO 2
-...lei è una Strega Benefica, signorina Shepard.-
-Io sono cosa?-
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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DEMENTORS' ATTACK
 

Cassiopea Beatrice Shepard, che per ovvi motivi preferiva essere chiamata Cassie, ma era conosciuta da tutti come l'amica delinquente di quel delinquente di Potter, girava per le strade di Little Whinging maledicendo il gran caldo. Per fortuna la giornata stava volgendo al termine e la temperatura si stava abbassando. Certo, in casa c'era sicuramente più fresco che fuori, ma preferiva ritardare il più possibile il suo rientro. Le botte della sera prima facevano ancora male e di certo non fremeva per procurarsene delle altre. Per tutti gli abitanti di Privet Drive, Cassie non era altro che una pericolosa giovane criminale sempre in cerca di risse, per quello era sempre coperta di lividi.
"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire" pensò amaramente. "O in questo caso, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere."
Si passò una mano tra i capelli biondi sparati in ogni direzione, tanto corti da lasciare scoperte le assurde orecchie leggermente a punta, arruffandoli più di quanto già non fossero. Di certo la sua trascuratezza non la rendeva casa ai vicini, che osservavano sempre con disappunto i suoi jeans strappati e le sue t-shirt troppo larghe. Quando poi, in un moto di ribellione, si era tinta alcune ciocche di capelli di un viola intenso, si era stupita che i vicini non avessero firmato una petizione per farla cacciare non solo da Little Whinging, ma dall'intera nazione.
Raggiunse il parco giochi deserto, scavalcò il cancello chiuso e si sedette sotto lo scivolo semi distrutto da Dudley Dursley, dove nessuno poteva vederla. Si godette la tranquillità di quel momento, cosa rara quando era a casa e spesso doveva chiudersi a chiave in camera per fuggire da Michael, quando riusciva a raggiungerla. Ricordava ancora quello che era successo la sera prima, quando tornando a casa aveva trovato il padre più ubriaco del solito e di come aveva dormito tutta notte sdraiata prona per il dolore. Istintivamente si rannicchiò su sé stessa, come per proteggersi.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi che si avvicinavano. Sbirciò fuori dal suo nascondiglio e vide un ragazzo smilzo e più trasandato di lei sedersi sull'unica altalena che non fosse stata distrutta da Dudley.
-Ehi, Harry!- lo salutò, avvicinandosi.
-Cassie!- esclamò il ragazzo con un sorriso tirato.
-Che succede?- chiese Cassie, sedendosi ai suoi piedi ad appoggiando la testa sulle sue ginocchia.
-Credo di stare impazzendo- sospirò Harry, attorcigliando un braccio attorno alla catena dell'altalena.
-Sono anni che lo dico, io. Ti dovranno rinchiudere in quell'ospedale per maghi, come si chiama? Il San Mungo, giusto?-
Harry sorrise di nuovo. Cassie sapeva tutto della sua natura di mago. Lo sospettava da quella volta che, quando erano bambini, mentre Dudley lo stava inseguendo, il suo amico si era trovato improvvisamente sul tetto della cucina della scuola. Ne aveva avuto la conferma qualche anno prima, quando Harry aveva ricevuto la visita dell'enorme guardiacaccia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Hagrid. Il ragazzo la teneva sempre informata su tutto quello che succedeva a scuola tramite le sue dettagliatissime lettere ed i suoi racconti durante l'estate.
-Grazie tante, Cassiopea- disse Harry, marcando il nome completo della ragazza, ben sapendo quando la infastidisse, e beccandosi un bugno. -Probabilmente hai ragione, comunque. Pensa che prima, mentre ero nascosto nell'aiuola dei Dursley, mi è sembrato di sentire il rumore di qualcuno che si Smaterializzava.-
-Una creatura magica qua a Privet Drive?- domandò Cassie, stupita.
-Credo di essermelo immaginato. E' così tanto che non ricevo vere e proprie notizie da nessuno che i rumori più ordinari mi sembrano magici.-
Cassie vide la frustrazione sul viso dell'amico, e poteva ben capirla. Sapeva tutto quello che era successo l'anno prima, dal Torneo Tremaghi al ritorno del Mago Oscuro che aveva ucciso i suoi genitori, Voldemort, e non capiva perché tutti lo tenessero all'oscuro e soprattutto lo lasciassero lì a Privet Drive. Non che a lei dispiacesse, era il solo vero amico che avesse in quel posto, ma non le sembrava giusto.
-Se almeno gli incubi la smettessero di tormentarmi!- esclamò Harry. -Quando non sogno Cedric ed il cimitero sogno quegli stupidi corridoi che non portano da nessuna parte. E' frustrante! E questa stupida cicatrice non fa che prudermi!-
Ormai Harry sembrava sul punto di urlare. Prese un respiro profondo e cercò di calmarsi.
-Ti sembra giusto?- domandò retorico. -Se non fosse stato per me non avrebbero mai saputo del ritorno di Voldemort, e la mia ricompensa è restare prigioniero a Little Whinging per quattro settimane, completamente isolato dal mondo magico, ridotto a nascondermi tra le ortensie di zia Petunia per sentire il telegiornale dove parlano solo di pappagallini che fanno sci d'acqua! Possibile che Silente si sia dimenticato della mia esistenza? E perché Ron e Hermione sono in vacanza insieme e non mi hanno invitato?-
Lo sfogo sembrò calmarlo un po'. Harry abbassò la testa ed il suo sguardo si fece preoccupato. Passò una mano sul livido sotto l'occhio destro di Cassie, che sobbalzò.
-Scusa- mormorò. -Questo non l'avevi ieri. Ti ha picchiato di nuovo?-
Annuì, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi smeraldini che sembravano leggerle dentro.
-Ti ha anche...?- Lasciò la domanda in sospeso, incapace di continuare. Cassie non rispose, ma il suo silenzio fu eloquente.
Harry strinse i pugni, più arrabbiato di prima, ma non disse niente, perché delle voci lo distrassero. Una voce cantava una canzone volgare, mentre gli altri ridevano. Un lieve ticchettio si alzava dalle costose bici da corsa che spingevano.
Sia Harry che Cassie sapevano chi erano. La sagoma in testa era senz'ombra di dubbio quella di Dudley Dursley, che si avviava verso casa accompagnato dalla sua fedele banda di bulli.
Dudley era enorme come sempre, ma un anno di dieta ferrea e la scoperta di un nuovo talento avevano cambiato parecchio il suo fisico. Come suo padre raccontava deliziato a chiunque lo ascoltasse, Dudley aveva recentemente vinto il Campionato Scolastico di Pesi Medi Juniores del Sud-est. La "nobile arte", come amava definirla Vernon Dursley, aveva reso Dudley ancora più temibile di quanto non fosse apparso a Harry ai tempi della scuola elementare, quando spesso e volentieri gli faceva da punching ball. Né Harry né Cassie erano più neanche lontanamente spaventati da lui, ma il fatto che Dudley imparasse a prendere a pugni gli altri con crescente precisione non era di certo qualcosa di cui rallegrarsi. I bambini erano terrorizzati da lui ancora più che da "quel Potter" che, li avevano avvertiti, era un teppista incallito che frequentava il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili, e da "quella Shepard" sempre in cerca di risse che era ancora più pericolosa.
Cassie osservò le sagome scure solcare l'erba e si chiese quale bambino avessero picchiato quella sera. Chissà cosa sarebbe successo se avessero visto lei e Harry lì seduti. Li avrebbero raggiunti, o sarebbero stati intimoriti dalla ragazza che riusciva ad affrontare due di loro contemporaneamente ed uscirne vittoriosa? E se avessero deciso di infastidirli, come avrebbe reagito Dudley? Non avrebbe voluto perdere la faccia davanti alla banda, ma sarebbe stato terrorizzato all'idea di provocare Harry...
Cassie guardò Harry. Sembrava dominare l'impulso di chiamarli. La ragazza sapeva che teneva la bacchetta nella tasca dei jeans. Di certo era un'idea allettante per lui sfogare la sua rabbia sui ragazzi che un tempo gli avevano reso la vita un inferno.
-Non fare idiozie- disse Cassie. -Sai che rischieresti l'espulsione usando la magia. Non ne vale la pena.-
Il ragazzo non disse niente, serrò la mascella e guardò Dudley e la banda sparire dalla loro vista. Quando anche le loro voci si spensero, Harry e Cassie si alzarono in piedi.
-Ti accompagno a casa- disse Cassie. -Io non ho fretta.-
Harry la guardò preoccupato, ma non disse niente. Cassie sapeva che odiava quello che Michael le faceva, si sentiva impotente. Una volta aveva cercato di convincerla a denunciarlo, ma lei aveva riso amaramente, dicendo che era inutile. Suo nonno era stato un sindaco rispettato dalla gente, tutti pensavano che suo figlio fosse un uomo altrettanto rispettabile con gli stessi valori del padre che aveva avuto la sfortuna di vedere morire la moglie e la figlia trasformarsi in una teppista. Nessuno le avrebbe creduto. La verità era che Michael era solo un violento ubriacone che viveva grazie all'eredità del padre, nient'altro. Ma questo la gente sembrava ignorarlo.
Uscirono insieme dal parco. Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di grandi case quadrate con prati perfettamente curati, tutte appartenenti a grandi proprietari quadrati che guidavano auto pulite molto simili fra loro. Sia Harry che Cassie preferivano Little Whinging di notte, quando le tende erano abbassate, le strade vuote e nessuno li squadrava borbottando con disapprovazione. Camminavano in fretta, tanto che a metà di Magnolia Road la banda di Dudley fu di nuovo in vista; si stavano congedando all'imbocco di Magnolia Crescent. Harry e Cassie si nascosero all'ombra di un grande albero di lillà e attesero.
-...strillava come un maiale, vero?- stava dicendo Malcom, tra le risate generali.
-Bel gancio destro, Big D- disse Piers.
-Domani alla stessa ora?- chiese Dudley.
-Da me, i miei sono fuori- rispose Gordon.
-Ci vediamo là- disse Dudley.
-Ciao Dud!-
-Ci si vede, Big D!-
Harry e Cassie attesero che il resto della banda si allontanasse prima di muoversi. Quando le loro voci si furono spente di nuovo, girarono l'angolo di Magnolia Crescent e procedendo rapidi si trovarono presto a tiro di voce da Dudley, che passeggiava tranquillo cantando un motivetto stonato. Si guardarono negli occhi con un ghigno divertito, poi si girarono verso Dudley.
-Ehi, Big D!- gridarono in coro.
Dudley si voltò.
-Oh- borbottò. -Siete voi.-
-Quand'è che sei diventato Big D, eh?- domandò Cassie divertita.
-Piantatela- ringhiò Dudley, voltandosi.
-Bel nome- disse Harry, sorridendo ed accorando il passo con quello del cugino, affiancato subito da Cassie. -Ma per me sarai sempre Didino Piccino.-
-Ho detto PIANTATELA!- ripeté Dudley, con le mani grosse come prosciutti strette a pugno, mentre Cassie scoppiava a ridere.
-I ragazzi non lo sanno che la tua mamma ti chiama così?-
-Chiudi quella bocca.-
-A lei non lo dici di chiudere la bocca. E vogliamo parlare di Patatino o Diduccio? Questi almeno li posso usare?- infierì Harry.
Dudley non disse niente. Lo sforzo di trattenersi dal picchiare il cugino era evidente, ma non voleva provocare lui o Cassie. Si ricordava ancora quando, un paio d'anni prima, la ragazza l'aveva messo KO, non tanto per la sua capacità di fare a botte o per la sua forza fisica, che era molto scarsa, quanto per la sua agilità nello schivare i colpi, grazie al suo corpo piccolo e minuto. Dopo meno di trenta secondi era riuscita a mollare un precisissimo calcio sullo stinco del ragazzo, facendolo cadere pesantemente a terra. Da quel momento tutti cercavano di girarle alla larga e non irritarla.
-Allora, a chi le avete date stasera?- chiese Harry, col sorriso che svaniva. -A un altro bambino di dieci anni? Lo so che due sere fa avete picchiato Mark Evans...-
-Andava in cerca di botte- soffiò Dudley.
-Oh, sul serio?- domandò sarcastica Cassie.
-Ha fatto l'insolente.-
-Davvero? Ha detto che sembri un maiale a cui hanno insegnato a camminare sulle zampe di dietro? Perché questa non è insolenza, Dud, è la verità- lo prese in giro Harry.
Un muscolo si contrasse sulla mascella di Dudley. Cassie trovava estremamente divertente vedere Harry provocare il cugino, sapendo che questo non avrebbe reagito.
Voltarono a destra lungo lo stretto vicolo che faceva da scorciatoia tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Era vuoto e molto più buio delle vie che collegava poiché privo di lampioni. I loro passi suonavano smorzati tra le pareti di un garage da un lato e l'alta staccionata dall'altro.
-Credi di essere un grand'uomo a portare in giro quella roba, vero?- disse Dudley dopo qualche secondo, rivolgendosi al cugino.
-Quale roba?-
-Quella... quella cosa che tieni nascosta.-
Harry sorrise di nuovo.
-Non sei stupido come sembri, eh, Dud? Ma immagino che se lo fossi non riusciresti a camminare e parlare nello stesso tempo.-
Harry estrasse la bacchetta. Dudley lo guardò torvo.
-Non hai il permesso- disse subito. -Lo so che non ce l'hai. Verresti espulso da quella scuola di mostri dove vai.-
-Come fai a sapere che non hanno cambiato le regole, Big D?-
-Non è così- borbottò Dudley, anche se non suonava del tutto convinto.
Harry rise piano.
-Non hai il coraggio di sfidarmi senza quella, vero?- sibilò Dudley.
-E invece tu hai bisogno di quattro compari alle spalle per darle a un bambino di dieci anni- ribatté Harry. -E quel titolo di boxe che continui a sbandierare? Quanti anni aveva il tuo avversario? Sette, otto?-
-Ne aveva sedici, per tua informazione- replicò Dudley, -ed è rimasto secco venti minuti dopo che l'ho steso, ed era il doppio di te. Aspetta che dica a papà che hai tirato fuori quella roba...-
-Corri da papà, adesso, eh? Il campioncino di boxe ha paura della brutta bacchetta di Harry?-
-Non sei così coraggioso di notte, vero?- sogghignò Dudley.
-Adesso è notte, Big D- intervenne Cassie. -Sai, si chiama così quando diventa tutto buio.-
-Non parlo con te, Shepard! E comunque dico quando è a letto!-
Aveva smesso di camminare. Anche Harry e Cassie si fermarono e lo fissarono. Da quel poco che riuscivano a vedere, l'espressione di Dudley era di uno strano trionfo.
-Cosa intendi dire, non sono coraggioso a letto?- domandò Harry, sconcertato. -Di che cosa dovrei aver paura, del cuscino?-
-Ti ho sentito, ieri notte- disse Dudley. -Che parlavi nel sonno. Che piagnucolavi.-
-Di cosa stai parlando, Dursley?- sbottò Cassie, anche se l'aveva intuito. Probabilmente il suo amico aveva sognato il cimitero.
Dudley esplose in un aspra risata canina, poi scelse una voce lamentosa.
-"Non uccidere Cedric! Non uccidere Cedric!" Chi è Cedric, il tuo amichetto?-
-Io... Bugiardo- disse Harry automaticamente, ma sia lui che Cassie sapevano che Dudley non mentiva: altrimenti come avrebbe fatto a sapere di Cedric?
-"Papà! Aiuto, papà! Mi ucciderà, papà! Buuu!"-
-Zitto- sibilò Harry. -Zitto, Dudley, ti avverto!-
-"Aiuto, papà! Mamma, aiutami! Ha ucciso Cedric! Papà, aiuto! Mi..." Non puntarmi addosso quella cosa!-
Dudley indietreggiò contro il muro del vicolo. Harry gli stava puntando la bacchetta dritto al cuore. Cassie scattò in avanti e gli afferrò il braccio, preoccupata per quello che l'amico avrebbe potuto fare. Dudley non sapeva cosa aveva fatto. Rischiava veramente di essere trasformato in uno scarafaggio.
-Non parlarmi mai più in quel modo- ringhiò. -Mi hai capito?-
-Punta quella cosa da un'altra parte- boccheggiò Dudley.
-Ho detto: mi hai capito?-
-Harry- mormorò Mary. -Lascia stare...-
-Puntala da un'altra parte!-
-MI HAI CAPITO?-
-TOGLI QUELLA COSA DA...-
Dudley emise uno strano sospiro tremolante, come se qualcuno l'avesse immerso nell'acqua gelata.
Qualcosa era successo alla notte. Il cielo indaco cosparso di stelle era all'improvviso diventato nero come la pece: le stelle, la luna, i lampioni nebulosi ai due capi del vicolo erano scomparsi. Il rombo lontano delle auto ed il sussurro degli alberi erano spariti. La serata fragrante all'improvviso era fredda e pungente. Erano circondati da un'oscurità totale, impenetrabile, silenziosa, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacciato sull'intero vicolo, accecandoli.
-Sei stato tu?- chiese Cassie, afferrando la mano di Harry.
-No, impossibile- rispose. -Non ho il potere di spegnere le stelle.-
-N-non è v-vero- balbettò Dudley. -Sei t-tu! C-cosa stai f-facendo?-
-Non sto facendo niente! Zitto e non muoverti!-
-N-non ci vedo! Sono d-diventato cieco! Io...-
-Stai zitto, idiota d'un Dursley!- sbottò Cassie.
La ragazza rimase immobile, spostando lo sguardo cieco da una parte all'altra. Il freddo intenso le penetrava fin dentro le ossa, facendola tremare tutta. Aveva la pelle d'oca. Spalancò gli occhi più che poteva, ma fu inutile. Non vedeva niente.
-Impossibile- sussurrò Harry. -Non possono essere qui...-
E Cassie capì. Harry le aveva parlato tanto di quelle creature in passato, dell'effetto che facevano. Ma era impossibile! Non potevano essere lì a Little Whinging! Tese le orecchie, cercando di captare ogni rumore.
-Lo d-dirò a papà- piagnucolò Dudley. -D-dove sei? Che cosa stai f-fa...-
-Vuoi star zitto?- sibilò Harry. -Sto cercando di ascol...-
Ma all'improvviso tacque, e Cassue capì cosa l'avesse fatto irrigidire. C'era qualcosa nel vicolo oltre a loro tre, qualcosa che emetteva lunghi respiri rochi e sonori. Cassie, tremante nell'aria gelida, avvertì un terribile fiotto di paura e strinse di più la mano di Harry.
-P-piantala!- balbettò ancora Dudley. -Smettila! Te le d-do, giuro che te le do!-
-Dudley, chiudi...-
WHAM.
Cassie sentì la mano di Harry scivolare dalla sua. Probabilmente Dudley l'aveva colpito con un pugno.
-Stai bene, Harry?- domandò, ansiosa.
-Dudley, sei un idiota!- urlò Harry.
Dudley iniziò a sferrare pugni a caso, mancando fortunatamente Cassie, che si era rannicchiata vicino a Harry, colpì la staccionata del vicolo e barcollò.
-DUDLEY, TORNA INDIETRO! GLI STAI CORRENDO INCONTRO!-
Ci fu un urlo orrendo, come uno squittio, e i passi di Dudley si fermarono. Nello stesso tempo, Cassie sentì un gelo strisciante alle spalle e capì che ce n'era più di uno.
-Harry, sono...?-
-TENETE LA BOCCA CHIUSA! DUDLEY, HAI CAPITO? QUALUNQUE COSA TU FACCIA, TIENI LA BOCCA CHIUSA! ANCHE TU, CASSIE! La bacchetta!- borbottò Harry agitato. -Dov'è... la bacchetta... andiamo... Lumos!-
Con stupore, Cassie vide una luce fiottare a meno di un metro da dove era lei. La punta della bacchetta si era accesa. Harry la afferrò, si alzò barcollando, aiutò Cassie a fare lo stesso e si voltò.
A entrambi i ragazzi si rovesciò lo stomaco. Una sagoma incappucciata e torreggiante scivolava quieta verso di lui, incombente sul suolo, senza piedi o volto visibili sotto la veste, succhiando la notte.
"Quello è un Dissennatore!" pensò Cassie terrorizzata.
Barcollando all'indietro e facendo scudo all'amica col suo corpo, Harry levò la bacchetta.
-Expecto Patronum!-
Uno sbuffo argenteo di vapore si sprigionò dalla punta della sua bacchetta e il Dissennatore rallentò, ma l'incantesimo non aveva funzionato a dovere. Cassie assisteva impotente alla scena, indietreggiando, mentre il panico la invadeva. Il Dissennatore si chinava su Harry, ma lei non poteva fare niente per aiutarlo.
Delle urla, le sue stesse urla, le riempirono le orecchie. Una voce impastata si unì alla sua, una voce che rideva, sprezzante, e la scherniva. L'immagine di Michael che si piegava su di lei le balenò nella mente. Sentì le sue mani ruvide sul suo corpo e si rannicchiò per terra, mentre le lacrime le rigavano le guance. Il freddo le riempiva i polmoni, affogandola. Non c'era felicità in lei.
Una voce remota le riempì le orecchie.
-EXPECTO PATRONUM!-
La paura svanì, i suoi polmoni si svuotarono dal freddo, lasciandola libera di respirare. Scattò in piedi e vide un enorme cervo d'argento che colpiva con le possenti corna il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto esserci il cuore; l'essere venne scagliato indietro, come privo di peso, e di fronte al cervo che caricava ancora, scivolò via come un pipistrello, sconfitto.
-DA QUESTA PARTE!- urlò Harry al cervo. Voltandosi, scattò lungo la stradina, tenendo la bacchetta accesa, seguito subito da Cassie. -DUDLEY? DUDLEY!-
Avevano corso forse una decina di passi quando li raggiunsero: Dudley era rannicchiato a terra, le braccia strette sul volto. Un secondo Dissennatore era chino su di lui e gli stringeva i polsi nelle mani viscide, allontanandoli lentamente, quasi con affetto, curvando la testa incappucciata verso il suo viso, pronto a baciarlo.
-PRENDILO!- urlò Harry, e con una sorta di rombo sibilate in cervo lo superò al galoppo. Il volto privo d'occhi del Dissennatore era solo a qualche centimetro da quello di Dudley quando lo colpì: volò in aria e, come il compagno, si allontanò fluttuando e fu inghiottito dall'oscurità; il cervo trotterellò fino in fondo alla stradina e scomparve in una nebbia perlacea.
Luna, stelle e lampioni si riaccesero. Una calda brezza spazzò il vicolo. Gli alberi frusciarono nei giardini vicini ed il banale rombo delle auto in Magnolia Crescent riempì nuovamente l'aria. Cassie rimase immobile, come pietrificata, stupita del brusco ritorno alla normalità. Quando si riscosse, notò che aveva la maglietta incollata al corpo. Grondava di sudore.
-Harry- mormorò. Il ragazzo si voltò di scatto a guardarla. -Harry... Cosa ci facevano due Dissennatori... qui?-
Harry scosse la testa, come a dire che non ne aveva idea. Si chinò su Dudley, che piagnucolava e tremava rannicchiato a terra, per vedere se era in grado di rialzarsi. Cassie udì dei sonori passi di corsa alle sue spalle e si voltò.
La signora Figg, la vecchia pazza che viveva a tre case di distanza dalla sua, comparve ansimando. I capelli brizzolati le sfuggivano dalla retina, una tintinnante borsa della spesa le penzolava dal polso ed i suoi piedi erano mezzi fuori dalle pantofole di feltro scozzese.
-Non metterla via, sciocco!- strillò rivolta a Harry, che si stava affrettando a riporre la bacchetta. -E se ce ne fossero altri? Oh, lo ucciderò, quel Mundungus Fletcher!-


TANA DI ZIO VOLDY

Buongiorno potterheads!
Lo so, sto già scrivendo un'altra long, ma visto che tanto non me la caga nessuno midedicherò a questa storia.
Allora, qualche spiegazione è d'obbligo.
So che i Babbani non possono vedere i Dissennatori, la mia non è una svista. Capirete al prossimo capitolo, se lo leggerete.
Secondo. Negli avvertimenti ho messo "non-con",cioè l'avvertimento per rapporti non consensuali. In effetti la mia storia contiene rapporti non consensuali, ma non sono descritti nel dettaglio, anzi sono appena intuibili, ma l'ho messo per sicurezza. Secondo voi dovrei lasciarlo?
Non mi viene in mente nient'altro.
Ehm... vi va di lasciare una recensione?
Al prossimo capitolo (se ci sarete)!

   
 
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