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Autore: Gufo    10/02/2008    5 recensioni
Questa storia è corta, parla di una sera e di Michele, il narratore. spero recensirete (anche negativamente), data la brevità dello scritto dirvi di più non sarebbe bello... ^^ (441 parole)
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Melodia 


Michele fumava.

Fumava da solo, di sera.

Non avrebbe saputo dire il perché lo faceva, semplicemente era una cosa da fare per passare il tempo.

Avrebbe potuto leggere un libro, certo, se fosse stato pomeriggio, ma era sera.

Era sera, era buio, faceva freddo e pioveva. Un tempo ideale per fumare nella vecchia cappella del cimitero abbandonato.

La sigaretta si consumava lentamente, le spire di fumo salivano in alto e l’odore di esso si mischiava a quello di muschio e di pietra.

Sorrise, Michele, nessuno lo avrebbe infastidito, non lì. Il cellulare era spento sul piccolo altare sul quale si era seduto.

Era bella la notte.

Era bella la notte nel cimitero mentre pioveva e con una sigaretta in bocca.

Avrebbe potuto anche mettersi a cantare, lui, proprio lui che non lo aveva mai fatto. Ma aveva paura di rovinare l’atmosfera.

All’improvviso sentì dei passi, troppo vicini, troppo rumorosi. Non s’accordavano affatto con la melodia della notte, non erano aria, non erano gocce di pioggia, erano semplici e banalissimi passi mortali.

I passi divennero corsa. Sempre più vicino, sempre più sgraziati e pesanti, sempre più fastidiosi.

Cosa c’è di più fastidioso che venire interrotti nella contemplazione di una così bella notte? Certo è un crimine, un crimine come può essere impedire agli uccelli di cantare, un crimine contro natura.

Allora, l’unica cosa che Michele poteva fare era uscire dal suo spazio e incontrarsi con la notte, ma se fosse arrivato qualcuno con cui condividere quegli attimi? Un altro ascoltatore della notte?

Nessuno, certo, avrebbe disturbato con quei passi quella meravigliosa melodia o almeno nessuno che avesse avuto un minimo di sensibilità. Ma tanto valeva aspettare che quella presenza si mostrasse, ormai che aveva rotto l’atmosfera.

E una ragazza socchiuse la porta della cappella, entrando.

Si immobilizzò e Michele la trovò bella.

Era un’opera d’arte, una dea.

Le gocce di pioggia si ostinavano sui suoi capelli scuri, tuffandosi sul pavimento, con grazia. I vestiti neri e lunghi aderivano al suo corpo snello con un’eleganza e una dolcezza sconosciuta, gli occhi brillavano nell’oscurità come stelle.

- Anche tu nel vecchio cimitero? Dai, piove, mettiamo un po’ di musica, che noi dark ci capiamo sulla musica di notte e nel cimitero- ammiccò lei e lui capì.

Capì che era solo una stonatura nella grande melodia, così se ne andò lasciandola a una musica che non sapeva veramente ascoltare.

Uscì dal cimitero e s’avviò verso le pozze di luce che facevano i lampioni, camminando a ritmo con la pioggia che batteva sul suo ombrello.

Passò per le strade e ascoltò quello che volevano trasmettergli.

Perché anche quella era una melodia, ma solo se nessuno l’interrompeva.

  
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