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Autore: Hewa    02/08/2013    0 recensioni
Il suo sguardo vagò ancora. Stavolta ricadde sul grembiule sporco. Quella mattina lei e Dylan avevano cucinato un dolce, che il secondo in questione si era divorato avaramente. Lo guardò. Dylan; non poteva tralasciare questo dettaglio nella sua stanza. Mosse istintivamente le gambe nella sua direzione, intrecciando entrambi gli arti con quelli del ragazzo. Miranda si stupì con quanta facilità i copri dei due si incastrassero tra loro e, pensandoci, una calda sensazione gli esplose nel petto.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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  “Danda”

 

C'era silenzio in quella stanza; la luce soffusa filtrava dalle tapparelle della piccola finestra che dava sulla parte posteriore dell'immenso giardino, il ventilatore continuava a girare con fare calmo e monotono, dando vita ad un lieve ronzio metallico. Miranda era stesa sul letto, il braccio appoggiato svogliatamente su un fianco e la mano intenta a sgualcire quel vestitino a fiori che tanto gli piaceva. L'altro braccio, invece, era posto per sostenere la sua testa e quella lunga treccia castana che i suoi capelli andavano a formare. Stese entrambe le gambe lungo al letto stirandosi, per poi piegarle nuovamente e girarsi su un fianco, ammirando quell'insolita quiete che la circondava.

I muri della stanza erano di un rosa candido, ormai logoro dal tempo. Vi erano attaccati numerosi fogli come disegni della ragazza, scarabocchi, oppure c'erano alcune scritte che gli amici di Miranda gli avevano inciso nel muro come uno dei più inviolabili segreti. Sorrise lievemente leggendo quello che la sua amata migliore amica Eveline gli aveva dedicato:

 

Forse passeranno mesi, anni, che io sappia! Ma ti ripeto, tu rimarrai sempre quella dolce ragazza che, al nostro primo incontro alla fermata del bus, mi si è presentata con un grande sorriso e un buffo soprannome sulle labbra.

Tua, Ivy. 12/07/2011”

 

Erano passati tre anni da quando quella frase era scritta su una delle pareti della camera di Miranda e lei non sembrava mai pentirsi di non aver fermato l'amica dallo scriverla, era stata la prima frase, la prima delle tante incise. Ripensò al dolce sorriso di Ivy, quando, due giorni prima, l'aveva salutata dal binario della stazione, mentre questa si sbracciava con gli occhi lucidi, dal finestrino adiacente al suo posto. Era dovuta tornare nella sua città per un impegno di lavoro del padre e, molto probabilmente, le due non si sarebbero riviste fino all'estate dopo, tralasciando qualche fortunata giornata in cui avrebbero potuto incontrarsi a metà strada tra le grandi città in cui abitavano. Già gli mancava, la sua migliore amica. Lo sguardo cadde sulla sedia della grande scrivania in legno e ferro battuto. Era una seduta vecchia che lei e sua nonna avevano risistemato con stoffe colorate e con diverse fantasie. Era molto bella e ogni volta che il suo sguardo finiva su di essa le si riempiva il cuore di gioia nel ricordare i bei momenti trascorsi con la sua anziana parente.

Il suo sguardo vagò ancora. Stavolta ricadde sul grembiule sporco. Quella mattina lei e Dylan avevano cucinato un dolce, che il secondo in questione si era divorato avaramente. Lo guardò. Dylan; non poteva tralasciare questo dettaglio nella sua stanza. Mosse istintivamente le gambe nella sua direzione, intrecciando entrambi gli arti con quelli del ragazzo. Miranda si stupì con quanta facilità i copri dei due si incastrassero tra loro e, pensandoci, una calda sensazione gli esplose nel petto. Si aggiustò il vestito lievemente sgualcito per poi dedicarsi al volto del ragazzo.

Lunghe e nere ciglia si muovevano lentamente spinte dal lieve venticello che produceva il ventilatore. Faceva molto caldo quel giorno. Gli occhi chiusi impedivano a Miranda di ammirare quegli zaffiri blu che tanto amava e che così spesso l'avevano rapita e portata in un mondo in cui nessuno l'avrebbe mai potuta raggiungere, perché infondo era questo che Dylan le faceva; la portava via. Via da tutti, via dai problemi, via dalle parole di troppo. Gli scrutò avidamente ogni centimetro di pelle. Prima la fronte, dove spesso erano stati lasciati dei dolci baci e dove il ciuffo ambrato del ragazzo ricadeva quando lui si bagnava i capelli. Respirò profondamente ammirando quegli zigomi pronunciati e la mascella prorompente. Amava vederlo ridere e poter ammirare la dolce e fragile scintilla che bruciava dentro agli occhi di lui ogni volta. Sorrise notando l'accenno di barba di cui Dylan andava tanto fiero.

 

Ora si che sono un duro..”

 

Ripeteva scherzosamente guardandosi allo specchio. Lei si avvicinò ulteriormente, cercando frettolosa quel piccolo segno che, giorni prima, gli aveva giocosamente lasciato alla base del collo. Si sentiva al sicuro stretta tra le braccia di lui, lasciandogli teneri ed umidi baci sulle spalle. Le piaceva esserne stretta all'interno, coccolata. Sobbalzò lievemente vedendo le sottili labbra del ragazzo schiudersi e un mugugno uscirne sonnolento. Aprì lentamente le palpebre, lasciando intravedere quei due bellissimi occhi oltremare alla giovane. Lei sorrise inconsciamente a quell'immagine tenera e si lasciò trasportare in quel posto lontano in cui solo il biondo avrebbe potuto raggiungerla.

 

Danda..”

 

Le sospirò a pochi centimetri dalla bocca il ragazzo. Lei continuò a sorridere, non curante dell'odioso soprannome che Dylan le aveva dato da piccolo e con il quale continuava a chiamarla contro un suo notevole disappunto. Lei fece cadere lo sguardo sul tatuaggio che il ragazzo si era fatto fare l'inverno stesso e che sfoggiava con molta fierezza. In esso erano incise tre iniziali due delle quali una di sua madre e una di sua sorella, mentre la terza, per grande felicità di Miranda, era proprio la sua. Non che fossero fidanzati, perché in realtà non era così. Il loro era un amore strano, uno di quelli estivi. Di un'estate lunga sedici anni. Perché infondo tra loro c'era sempre stato un legame forte che con il tempo e la crescita era sfociato in una relazione senza impegni, senza forzature, che però durava nel tempo come una di quelle normali. Un'amore composto per lo più da un odio reciproco. Lui odiava il suo perbenismo, la sua pelle chiara e il suo fare da brava ragazza. Lei odiava il suo espansore, il suo skate rovinato e il suo alito che puzzava sempre di fumo e menta. Entrambi odiavano il modo in cui stavano bene insieme e amavano il modo in cui non potevano starsi lontani. Venivano dalla stessa città. La stessa affollata e confusionaria Londra. Due quartieri opposti, due posizioni sociali opposte, due caratteri opposti, eppure si sentivano così vicini su quel vecchio letto tutto rugginoso. Lui la guardò, sorprendendosi ancora una volta di quanto la ragazza fosse bella. Forse l'amava, forse no, non era questo il momento di pensarci. La strinse tra le braccia e inspirò quel suo dolce profumo di fresco. Perché quel bisogno di lei d'inverno spariva? E perché puntualmente, ogni estate, si ritrovavano soli e distrutti da un freddo e gelido trascorso, bisognosi di calore e affetto, l'uno di quello dell'altra? Lui l'avrebbe voluta sempre e si ritrovava con soltanto il dolce profumo di lei nei ricordi, vangando per quella grande città in cerca di una lunga treccia castana tutta scombussolata e di una ragazza sempre di corsa, con mille cose da fare e quell'aria da bambina. Una volta se l'era pure immaginata che correva fuori dalle scale della metropolitana. Lui la notava di sfuggita, la chiamava, lei si guardava intorno, senza capire chi stesse urlando quel suo soprannome tenero e allo stesso tempo sfacciato con il quale odiava venir chiamata. Poi si voltava e lo vedeva. Se l'era immaginata con un cappotto verde che le stava largo, il trucco leggero e un po sbaffato per colpa della pioggia, Le labbra rosse e carnose un po' screpolate, mentre rideva di gusto andandogli incontro. Erano già due inverni che la desiderava così morbosamente da immaginarsela. Dopo tanto tempo, aveva capito di amarla. Amava lei e il loro amore consumato. Ma come poterglielo dire? E se per lei non fosse stato lo stesso? Non poteva farlo, avrebbe aspettato..

Un inverno ancora”

 

..Continuava a ripetersi. E intanto si era alzato e si era diretto verso quella vecchia porta della casa sul lago, un'abitazione di un paesino sperduto nelle campagne inglesi. Le vacanze estive erano finite ancora una volta. Si guardarono e in entrambi i loro sguardi notarono quella punta amara di rimorso nel non essersi dichiarati ancora, di aver voluto aspettare..

 

Ormai è tardi”

 

..Pensò Miranda.

Lei aveva lo sguardo triste. Lui le si avvicinò cauto, prese la sua mano e sorrise nel riconoscere quelle dita affusolate. La strinse avvicinandosi ancora alla ragazza. Le baciò la fronte, inebriandosi del suo profumo per l'ultima volta.

In quel momento lei si ricordò il giorno in cui gli chiese perché solo d'estate, perché solo in quella casa sul lago. Lui pensò ad una risposta ovvia.

 

Per paura. Non voglio rovinare tutto quello che abbiamo. Mi conosco, temo di non essere capace ad amarti tanto quanto in questo breve periodo. Perdonami, ho pura che il mio amore non possa bastarti per tutto il tempo che vorrei passare con te, ho pura di non avere abbastanza da donarti. Perdonami, Danda, per essere un codardo.”

 

Invece di dirle questo, Dylan era rimasto in silenzio, aveva fatto spallucce, l'aveva baciata.

Il ragazzo era sulla porta, l'abbraccio si era sciolto. Lei non voleva lasciar andare quella mano per paura di non poterla più stringere..Poi qualcosa cambiò. Lui le sorrise e lei non poté fare a meno di fare altrettanto. In quell'istante entrambi presero coraggio e lasciarono la loro presa solenne. Dylan si voltò e salì sul furgone sgangherato del padre mentre Miranda, con il poco orgoglio che ancora possedeva, rimase a guardare il rottame mentre spariva tra i campi e i piccoli alberi. Poi, una volta che questo se ne andò, sorrise amaramente lasciando cadere qualche lacrima salata. Ed è lì che promise a se stessa..

 

Ancora un inverno..solo uno.”

 

Dylan frenò di colpo, tenendosi poi la testa tra le braccia muscolose. Avrebbe voluto dirglielo. Non avrebbe voluto altro freddo tra i loro copri lontani.

 

Ancora un inverno, Danda, e ti prometto che ti amerò per sempre.”











*spazio autrice*
Saaalvee, innanzitutto grazie mille a chi ha letto questa os perché non solo è la prima che ho scritto, è anche la prima storia in assoluto che ho pubblicato, quindi credo che possiate capire quanto io sia nervosa a riguardo. Spero che vi piaccia e vi chiedo, se ne avete voglia, di lasciarmi una piccola recensione, anche solo per capire cosa ne pensate! Adesso mi dileguo senza sprecare altro del vostro tempo!  c:
A presto, Hewa.

   
 
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