Sapete
tenere un segreto?
Se vi state annoiando e siete entrati in internet per cercare qualcosa da fare siete a posto, l’avete trovato! Una storia troppo “bella” scritta da due troppo sceme che come voi non avevano nient’altro di meglio da fare. Iniziate a leggere però noi vi avvertiamo che il primo pezzo è un po’ noioso, il secondo l’abbiamo già pronto e fa decisamente ridere ( della seria quanto siamo modeste) ma veniva troppo lungo metterlo in una sola volta. Quindi buona lettura!!
Adrian era stanchissimo.
Organizzare quella vacanza segreta per la band di
suo figlio era stato più difficile di quello che aveva immaginato; sorrise.
Evidentemente i Tokio Hotel avevano fatto parecchia strada da quando avevano
fondato i Devilish.
Però, in quel momento, voleva solo godersi un
“bicchierino” di brandy.
Era appena entrato in uno dei bar della nave,
quando la vide: non poteva essere lei.
All’improvviso si ricordò di quando 17 anni prima
aveva conosciuto quella donna in un bar della Svizzera. In quel periodo si era
separato da sua moglie e quindi non si era fermato quando poi lei lo aveva
invitato a salire in camera sua; ma tra loro non c’ era solo stata
un’esplosione di passione, prima avevano parlato per ore dei motivi che li
avevano portati in quel posto.
Anche lei in quel momento era libera da legami
sentimentali, quindi quella notte l’avevamo passata assieme, ed era stata
fantastica, ma il mattino dopo lei non era più accanto a lui. Era sparita.
Ora era lì ed era esattamente come la ricordava:
non molto alta, con lunghi capelli neri e ricci e un corpo da bambina.
La sola cosa che gli venne in mente di fare,
nonostante le mille emozioni contrastanti che lo attanagliavano in quel
momento, fu quella di andare a sedersi di fianco a lei. La donna si girò
appena, quel tanto che bastava per riconoscere l’uomo che le si era seduto
accanto: non poteva crederci, quello era l’ultimo posto in cui si sarebbe
aspettata d’incontrarlo.
- Ciao.-
-Ciao.- rispose lei – Chi
si vede, non mi sarei mai aspettata di trovarti qui; è passato tanto
dall’ultima volta che ci siamo visti. -
- Già. - ad
Adrian bruciava ancora quella storia; lui di certo non l’amava e non si era
aspettato una grande storia d’amore, ma non aveva potuto far a meno di sentirsi
tradito quando al risveglio non l’aveva trovata accanto a lui, era
semplicemente scomparsa senza lasciare alcuna traccia.
- Allora come va con
tua moglie? -
- Bene. Io e Marion
ora stiamo di nuovo insieme. -
- Sono felice per voi,
veramente. -
- Grazie, invece tu
come te la passi? -
- Non male, adesso
sono sposata e ho 3 figli: 2 gemelle e un maschietto. -
- Congratulazioni.
- le sorrise, ormai era una storia passata – Allora
brindiamo alle nostre nuove vite! - e cosi sollevarono i bicchieri per brindare
a quell’ incontro inaspettato. Dopo aver passato un po’ di tempo a parlare del
più e del meno e dopo qualche drink di troppo, Elena, che ormai non si rendeva
conto di ciò che diceva, disse qualcosa che avrebbe voluto tenersi per se.
- A proposito, tu non
lo sai, ma io ho un ricordo tangente del nostro incontro. Anzi due e mi tengono
anche molto occupata. -
- Che stai dicendo?!
-
- Wow, non ti è ancora
capitato di incontrare i nostri due tornadi? -
- Continuo a non
capire, mi sa che hai esagerato col cognac, tra poco inizierai a vedere doppio.
- rise lui.
- No no io sono
seria - rise anche lei buttando
indietro la testa. – Le tue figlie sono veramente
due pesti, a volte mi fanno proprio disperare. -
- Ma cosa stai
dicendo? Io ho solo un figlio! - L’uomo continuava a non capire e adesso
cominciava a sentirsi infastidito.
- Certo certo. Ma se ricordi bene quella sera non usammo
nessuna precauzione e nove mesi dopo sono nate Sonia e Simona. Simona ha
persino la tua stessa voglia a forma di stella dietro al collo. –
Adesso l’uomo la
guardava veramente come se fosse una pazza ubriaca.
- Elena, forse è meglio che io ritorni nella mia cabina, è
stato un piacere. -
………
Intanto, Simona stava esultando perché aveva appena battuto Sonia a biliardo, di nuovo..
- Non è giusto Smi!
Questa sera continui a battermi secondo me stai imbrogliando! -
- Eh eh mia cara, a me sembra che non sia solo questa sera, sei tu che non ti vuoi rassegnare! -
- Vorresti forse
insinuare che non so accettare la sconfitta?!? -
Adesso Sonia era veramente arrabbiata; a Simona
aveva sempre fatto sorridere la cocciuta ostinazione della sorella, e sapeva
bene cosa sarebbe successo dopo, così iniziò a scappare prima che Sno potesse
acciuffarla.
- Vieni qua!! Dove
scappi codarda, accetta la tua punizione divina e non farmi stancare per
niente! -
Simona ridendo si voltò a guardarla, ma continuò a correre finché non raggiunse il bancone di un bar e li, sfinita, chiese una tregua. Sonia però la agguantò lo stesso per il collo e le grattò la testa dai capelli rossi e le punte bionde: a Simona piaceva cambiare spesso la pettinatura, infatti solo una settimana prima i capelli erano di un altro colore. Stavano ancora ridendo quando Sonia si accorse che a poca distanza da loro, al bancone, c’era seduta la loro mamma in lacrime.
- Mamma! Cos’è
successo?!! - Le ragazze corsero ad abbracciarla.
- Ragazze mi dispiace
tanto! Non volevo farlo! -
- Fare cosa?! Ma mamma
tu puzzi d’alcool! - Simona guardò preoccupata la sorella. - Sarà meglio riportarla in camera prima che papà la veda
conciata così; tanto per il momento non è in grado di raccontarci cos’è
successo. -
Allora le ragazze la sollevarono e la portarono
nella loro stanza.
- Per sta notte è
meglio che dormi qua mamma, penseremo noi a papà tu pensa solo a riposare.
- Così le due sorelle uscirono chiudendosi piano la porta alle spalle.
- Smi secondo te cos’è
successo?! -
- Non ne ho idea,
possiamo solo aspettare domani. Per ora preoccupiamoci di trovare un posto dove
dormire sta notte -
- E dov’ è il
problema?! Basta non andare a dormire ti pare?! -
- Ah ah hai ragione!
Che ne dici, sta sera proviamo la discoteca a prua? -
- Ma sì va!! E sta
volta abbiamo anche una buona scusa per non rispettare il coprifuoco! -
- Scema! Sno sei
sempre la solita - Sonia cacciò fuori la lingua e insieme si diressero
ridendo verso la discoteca.
……………
Il mattino seguente Adrian si svegliò con un mal
di testa da paura e il fatto di non aver chiuso occhio tutta la notte per le
parole di Elena di certo non lo aiutava a sentirsi meglio. Aveva cercato in
tutti i modi di convincersi che ciò che gli aveva detto la donna era stato
dettato completamente dall’alcool, ma non c’era riuscito; ora avrebbe dovuto
controllare. Si stava dirigendo verso il numero di cabina che aveva ricevuto
dalla reseptionist dietro una discreta
sommetta, ma ancora non sapeva come si sarebbe comportato quando si
fosse di nuovo trovato di fronte Elena; era una fortuna che Marion non fosse
venuta in crociera con loro. Stava per bussare alla porta della cabina quando si sentì
tirare da dietro per il braccio.
-
Ma che cosa sta succedendo? – disse l’uomo
preso alla sprovvista; si voltò e vide due paia di occhi marroni che lo
fissavano.
-
Shh! Ti prego non bussare o sveglierai nostro
padre! –
-
Già! E a quel punto noi saremo morte perché sta
volta l’abbiamo ignorato di brutto il coprifuoco! –
Adrian guardò
meglio le ragazze che avevano un’aria pietosa: quella notte probabilmente non
avevano chiuso occhio. Non sapeva come comportarsi, probabilmente quelle che
aveva difronte erano le presunte figlie, due gemelle che assomigliavano
paurosamente a sua madre.
-
Signore lei è tedesco, vero? - Simona lo
stava guardando con una faccia strana.
-
Si, voi siete le figlie di Elena? - chiese impacciato l’uomo.
-
Certo!! Ma lei come fa a saperlo? Conosce nostra
mamma? Voleva parlare con lei? Ora sta dormendo, ma è nella nostra stanza. Sa’
ieri sera si è ubriacata e se lo sco...AHI!! Ma che fai Simi! –
Guardò
malissimo la sorella che le aveva appena tirato una gomitata anche se quella
volta non aveva fatto niente di male.
-
Sno ti sembra il caso di spifferare tutto quello
che è successo alla mamma a uno sconoscuto? - Simona iniziò a parlare in
italiano, probabilmente perché non voleva che il signore la capisse.
-
Ma si! Se stava bussando alla sua porta ci sarà un
motivo no? -
-
Ragazze state calme! Non so che cosa vi stiate
dicendo, ma è tutto a posto! Sono un vecchio amico di vostra madre, ieri era
con me quando si è ubriacata! Comunque piacere di conoscervi io sono
Adrian Schafer! -
Porse
la mano alle ragazze e la prima a rispondere al gesto fu Sonia.
-
Piacere nostro, io sono Sonia mentre la ragazza
scorbutica di fianco a me è Simona. -
Anche
la sorella porse la mano e sorrise a Adrian.
-
Ragazze ma come fate a conoscere così bene il
tedesco? -
-
E’ una delle idee strambe di nostra mamma,
prendiamo lezioni private da quando abbiamo 6 anni. -
-
E a dire la verità questa è la prima volta che ci
sono servite a qualcosa. – concluse Simona.
Adrian rimase
sconvolto dalla notizia, Elena aveva fatto studiare alle figlie una lingua che
nemmeno lei parlava; ormai era quasi del tutto convinto di essere il vero padre
di quelle ragazze, ora doveva solo controllare la voglia a forma di stella; e
per farlo avrebbe usato Sonia, che le sembrava molto più estroversa della
gemella.
-
Capisco! Comunque che bei capelli Simona, tua mamma ieri
mi ha parlato della tua capigliatura! Immagino che tu sia una di quelle che
seguono la moda! Avrai anche qualche tatuaggio. -
-
Ma chi lei?! - Rispose Sonia, come sperava
l’uomo. – Già come no. La guardi: si veste come uno
spaventapasseri e i capelli fanno schifo! Non ha
neanche mezzo tatuaggio, ha solo una voglia
a forma di stella! – La ragazza prese la sorella, la girò e le tirò su i
capelli – Ecco guardi è proprio qui! – Disse
indicando il collo di Simona.
-
Sonia, non sono una bambola, lasciami andare! E poi
sono i tuoi lunghi capelli castani a far schifo, della serie ecco un'altra
pecora. –
Adrian
rise, quelle ragazze erano proprio buffe, ma subito dopo tornò serio: Simona e
Sonia erano veramente le sue figlie. Era proprio nei pasticci, cosa avrebbe
dovuto fare?Mentre cercava una soluzione decise che doveva conoscere un po'
meglio le figlie.
-
Ehm, signore, allora vuole parlare con nostra
mamma? - Simona si era ricomposta e mentre parlava con Adrian cercò di
sistemarsi i capelli.
-
Non è importante, lasciamola dormire; vi và di
venire con me a fare colazione? -
-
Sno, non è che questo tizio è un maniaco? –
Sussurò Simona, in italiano.
-
Ma figurati, un tizio così un maniaco?! Ha troppo
la faccia da angelo, sembra il nonno! - Sonia poi ritornò a fissare
l’uomo – Accettiamo volentieri! -
Si diressero assieme verso un bar e si sedettero a un tavolino. Non si alzarono subito, tra loro si era creata una strana atmosfera; anche Simona, che in un primo momento era diffidente, si sentiva a suo agio con Adrian.
-
E ditemi ragazze, quanti anni avete? -
-
17. –
-
Appena compiuti. – Continuò l'altra.
-
Questa vacanza è il nostro regalo di compleanno. E
lei come mai è qui? –
-
Come fa a conoscere nostra madre? –
Le
ragazze completavano le loro frasi a vicenda; per fare una cosa del genere
l’uomo pensò che dovessero essere molto legate.
-
Io sono qui in vacanza con mio figlio e dei suoi
amici. -
- Sono carini!? -
- Ma Sonia? Ti sembrano domande da fare? -
Adrian si mise a ridere.
- Mi dispiace non mi sono mai posto questa domanda. Comunque ho
conoscuto vostra madre 17 anni fa’ in Svizzera. –
-
Bella la Svizzera vero? –
-
Nostra mamma probabilmente era li dai nonni!
-
-
Si, mi aveva detto che era li per trovare de suoi
parenti! E ditemi, andate a scuola? -
- Certo, io vado al liceo artistico e Sonia, anche se non sembra,
va al linguistico. -
-
Ehi Simona la vuoi smettere? -
- Bene! Che ne dite di ordinare? Vado io a prendere le
cose! - Le interrupe lui, prima che
iniziassero a litigare di nuovo.
- Non si preoccupi. Ci andiamo io e mia sorella! Lei rimaga pure
qui seduto. Dai Simi, sbrigati. -
Le gemelle si alzarono e andarono verso il bancone che si trovava
dall'altra parte della stanza.
Stava ancora contemplando le figlie che si allontanavano quando si
sentì battere sulla spalla.
- Cosa ci fai qui, con le mie figlie? -
- Eh?! - L'uomo rimase sorpreso quando vide vicino a lui Elena. - Oh buon
giorno! Bhè sto facendo colazione, non si vede? -
- Sì, ma perchè fai colazione con le mie figlie? -
Elena non si ricordava nulla di quello che aveva confessato a Adrian, si sentiva solo stordita e confusa, le figlie non avrebbero mai dovuto conoscere quell'uomo!
- Elena, forse tu non te lo ricodi, ma ieri sera mi hai raccontato
tutto. -
La donna si mise le mani nei capelli, non poteva essere, lei non
lo avrebbe mai fatto. Il suo sguardo si posò su un punto indefinito della
stanza, avrebbe dovuto portare via Sonia e Simona prima che potessero scoprire
di non essere le figlie di suo marito.
- Elena, io voglio conoscerle. -
La donna, immediatamente, iniziò a fissare con odio Adrian.
- Non ne hai il diritto! -
- Che vuol dire che non ne ho il diritto!? Sono il loro vero
padre, io devo conoscerle e non perchè mi sento in dovere di farlo, ma perchè
sono parte di me!Non dirmi che non hai mai detto niente a quelle povere
ragazze! -
- E come avrei potuto farlo? - Disse coprendosi gli occhi con le
mani - Loro non ti avrebbero mai dovuto conoscuto! -
- Ma se davvero pensavi che non mi avrebbero mai conoscuto perchè
è da undici anni che fai studiar loro tedesco? Loro lo devono sapere! Non puoi farci niente!Se non
me le farai conoscere di tua spontanea volontà, chiamerò un avvocato; mi
dispiace Elena, ma per me devono sapere! -
- Non ne avresti il coraggio, se ne chiamassi uno tua moglie
scoprirebbe tutto e divorziereste subito! -
- Mia moglie capirà, devo solo parlarle. Ho intenzione di dirlo
anche a mio figlio Gustav! -
La donna crollò sfinita sulla sedia. Dicassette anni di menzogne
buttate nel cestino in una notte; e la cosa peggiore è che in fondo sapeva che
Adrian aveva ragione.
- Ok, ma mio marito non deve scoprire nulla e potrai stare con
loro, solo qui, sulla nave. Se poi vorranno rivederdi, te le manderò l'anno
prossimo in Germania quando ci saranno le vacanze estive. Prendere o lasciare. -
- Prendo. -
- Ok. Ora però dobbiamo pensare al modo migliore per informarle.
Allontanati dalle due pesti con una scusa e vieni a poppa, ti aspetterò lì! -
- Certo. -
La donna si allontanò, facendo attenzione a non farsi vedere dalle
figlie.
Erano passati solo pochi minuti che le 2 gemelle eran già di
ritorno.
- Ecco Adrian, caffè e brioches - iniziò Sonia.
- Speriamo di aver scelto bene. -
- Oh si ragazze, perfetto. -
Adrian finì in fretta la
colazione e cliccando, di nascosto, il tasto del cercapersone lo fece suonare;
dopo averlo tirato fuori dalla sua tasca lo fissò e disse. - Mi dispiace
ragazze ma devo scappare, mio figlio ha bisogno! -
- Non si preoccupi! Vada pure! - Disse un po' delusa Simona.
- Già, piacere di aver fatto la sua conoscenza. - concluse la
sorella.
- Piacere mio. - Rispose l'uomo sorridendo. - Ci vediamo. -
Le ragazze rimasero in silenzio a guardare il signore che si
allontanava dal loro tavolo. Avrebbero, entrambe, preferito che rimanesse.
Simona buttò la testa sul tavolo mentre continuava a fissare l'usicta del bar.
Sonia, invece, iniziò a sorseggiare il suo cappuccino.
- Che peccato, mi stava simpatico. - Iniziò Sonia
- Già, ma che vuoi farci, alla fine ci lasciano sempre sole! - Disse
facendo una smorfia.
- Bhè meglio sole che mal accompagnate. -
La discussione finì lì. Rimasero in silezio per parecchi minuti,
un po' per la stanchezza e un po' per la delusione.
Lo sguardo di Sonia si posò su delle strane figure che stavano
entrando nel bar: erano quattro uomini, anche se non ne era certa, imbacuccati
come dei salami; portavano occhiali da sole, cappotti e sciarpe. Rimase
sconcertata dalla visione; si stroppicciò gli occhi con le mani probabilmente
stava sognando. Ma quando li riaprì, quegli strani individui si erano appena
seduti a due tavoli di distanza dal loro; che gente strana.
- Ehi Simo! Guarda quegli stupidi, ci saranno minimo 30 gradi e vanno
in giro con la sciarpa e gli occhiali da sole, il bello è che siamo al coperto!
-
Simona presa alla sprovvista si girò di scatto per guardare i
nuovi arrivati. Non l'avesse mai fatto: mentre si girava perse l'equilibrio
finendo per terra.
- Ahi!Che male! -
Sonia iniziò a ridere di gusto, la sorella aveva fatto un'altra
delle sue figure.
- E smettila di ridere, scema! -
Anche gli strani individui iniziarono a ridere e Simona, che si
sentiva offesa e imbarazzata, si girò verso di loro tirando fuori la lingua.
Nessuno, tranne sua sorella, poteva prenderla in giro.
- Dai Sno andiamocene. Sti tizi mi stanno antipatici. -
La rossa iniziò a dirigersi verso l'uscita passando vicino al
tavolo degli esseri che non si meritavano la sua attenzione; la sorella la
seguì immediatamente, ma appena si trovò vicino ai quattro si girò verso di
loro.
- Poveri scemi! -
Poi continuò per la sua strada. Nessuno, tranne lei, poteva
prendere in giro Simona.
Le quattro figure, invece rimasero in silenzio a fissarsi, non
avevano capito niente di quello che gli era stato detto.
Grazie per aver letto il primo
capitolo, speriamo di ricevere dei commenti ( sia belli che brutti ). A
presto!!
Vale & Vane.