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Autore: ChiiCat92    02/08/2013    4 recensioni
"Negli Ultimi Istanti" percorre una strada alternativa successiva allo scontro tra Naruto e Sasuke, avvenuto durante il summit dei Kage.
Che cosa sarebbe successo se a salvare Sasuke non ci fossero stati Tobi e Zetsu e la condanna a morte del Raikage fosse stata portata a termine?
Questa è la mia versione!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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L'alba sta per sorgere.

La luce s'infila con prepotenza tra i rami degli alberi, scivolando nella radura.

I raggi del sole si poggiano sull'acqua, facendone brillare la superficie. Il fiumiciattolo sembra ringraziare, scrosciando e schizzando goccioline tutto intorno.

La vita si risveglia lentamente dal sonno notturno, intonando i primi canti del giorno.

Due uccelli tra i rami si scambiano melodie, avvertendosi l'un l'altro della reciproca presenza.

Il cielo è terso, color pesca, del disco solare non si intravede che uno spicchio.

Sasuke lascia scivolare la schiena sul tronco di un albero. Abbandona il corpo stanco così, senza nessuna precauzione.

Il ruscello chioccia a pochi passi da lui, richiamandolo con il suo continuo sciacquio.

La pinna luccicante di un pesce salta fuori dalla superficie; illuminata immediatamente dai primi raggi d'alba diventa un arcobaleno di colori. Un flash che per un attimo acceca Sasuke, ma che immediatamente sparisce.

Respira affannato, disfatto dopo l'ennesima lunga notte in fuga.

Non può permettersi di fermarsi. Ma è stanco di fuggire.

Però sa che se i suoi inseguitori correranno sempre un po' più veloce di quanto possa fare lui.

Per quattro giorni e quattro notti ha corso, tra i boschi, i villaggi, le case, le persone, ombra tra le ombre, oscurità nell'oscurità.

Per quattro giorni e quattro notti si è negato il risposo, il cibo, l'acqua, costringendo se stesso nello sforzo immane di mantenere il passo, di fuggire ancora e ancora, di percorrere tutto il mondo fino ai confini, alla ricerca di un luogo dove potrà riposare.

Così, ha scoperto che quello che tanto cerca, non esiste.

Fuggirà in eterno, perché i suoi inseguitori non gli daranno tregua.

L'ha capito sin dal primo momento, ma non ha voluto darsi ascolto.

Il suo cuore si è rassegnato, e lui ancora non lo sa.

L'inevitabilità di ciò che sta per succedere gli stringe il petto in una morsa, gli occlude la gola, lasciandolo boccheggiante.

Ma non gli renderà le cose tanto semplici.

Prova a rialzarsi, ma il suo corpo gli lancia un doloroso grido di allarme.

Le membra pesanti non gli consentono nessun movimento.

Potrebbe morire qui, adesso, e tutti i suoi problemi sarebbero risolti.

Un fruscio nel bosco fa alzare uno stormo di passeri dagli alberi. I loro cinguettii spaventati si diffondono come un'eco, arrivando alle sue orecchie.

Sono qui, l'hanno trovato, presto saranno nella radura e lo cattureranno.

Sasuke deve fare violenza a se stesso per rialzarsi.

Usa kusanagi come bastone per tenersi dritto.

Chi l'avrebbe mai detto che un giorno si sarebbe ridotto al fantasma di se stesso?

Il suo mondo è andato distrutto; ancora una volta si ritrova a raccogliere i cocci di quel che è stato.

Dovrebbe essere in grado di ricostruirsi, per poter distruggere chi gli ha causato quel male.

Ma prima, deve sopravvivere.

Tutti, la pagheranno tutti, i loro cuori bruceranno come brucia da sempre il suo.

Ma deve sopravvivere, deve sopravvivere.

I fruscii si fanno più vicini, e più frequenti.

Uno shinobi meno esperto non li coglierebbe; nonostante le sue capacità, fa fatica anche lui ad individuare la fonte di quei rumori così sottili.

Gli hanno mandato alle calcagna i migliori, in quantità. La lama di kusanagi è imbrattata del sangue di quelli che ha ucciso, ma altri sono arrivati dopo di loro, e non sembravano voler smettere di inseguirlo.

Con la vista che si fa sempre più debole, e l'oscurità che minaccia di inghiottirlo, si sente vulnerabile.

Per la prima volta nella sua vita, sente di non essere mai cambiato dal giorno in cui ha visto la morte della sua famiglia.

È ancora il bambino sperduto, solo e spaventato che era allora.

Tutta la sua sofferenza, tutti i suoi sforzi, non sono serviti a niente.

Si è annullato nell'odio per ottenere qualcosa che non ha, e che forse non avrà mai.

Mai, mai come adesso questo pensiero lo terrorizza.

No, sono cambiato, sono diverso, sono più forte.

Ma anche alle sue orecchie suonano come parole false, vuote, dette per trovare conforto.

Un strepitio, un fischio, un kunai si infilza a pochi centimetri dal suo viso: sono arrivati.

L'adrenalina lo spinge a superare i suoi limiti e ricomincia a correre.

Una pioggia di aghi avvelenati rischia di colpirgli la schiena; con un fendente preciso di kusanagi ne elimina la maggior parte. Qualcuno supera la protezione ingenua della stoffa bianca della casacca che indossa, rischiando di sfiorarli la pelle.

Li sente fischiare nelle orecchie, ma riesce ad evitarli.

Se venisse colpito anche solo di striscio, sarebbe la fine.

È quasi sicuro che non contengano un veleno tanto forte da ucciderlo, ma da stordirlo e renderlo innocuo sì. Perché i suoi inseguitori non hanno l'ordine di riportare indietro un cadavere.

Lui deve tornare vivo.

I suoi sensi lo avvertono che ci sono sei shinobi ad inseguirlo, due alla sua destra, due alla sua sinistra, due in retroguardia.

Vogliono accerchiarmi.

Lo pensa con leggerezza, quasi sorride.

È questo Sasuke, sprezzante del pericolo, sorridente davanti alla morte.

Chiude l'occhio destro e si volge.

Amaterasu.

Le fiamme nere avvolgono il bosco in un istante, mentre un dolore atroce e bruciante colpisce l'occhio sinistro di Sasuke che si sente lanciare un gemito spaventato.

La vista vacilla e rischia di spegnersi, appannandosi di lacrime di sangue denso.

Sasuke si porta una mano all'occhio sanguinante. Nonostante il dolore che gli scuote le membra, sorride, e non si gira indietro per vedere se i suoi inseguitori sono sopravvissuti.

 

Per tutto il giorno, corre. Corre se volesse fuggire da se stesso, più che da quello che lo aspetta dietro di sé.

Il fumo sollevato dalle fiamme nere che ha scatenato nel bosco ha avvolto il mondo intorno a lui in un crepuscolo eterno. Dovrebbe essere mezzogiorno, invece sembra l'ora del tramonto.

È certo che niente e nessuno è riuscito a sfuggire alla sua tecnica.

Potrebbe fermarsi a riposare, ma se che non è ancora sicuro.

Non deve sottovalutare i suoi nemici.

Dentro di sé, però, continua a ripetersi che ormai è finita, è finita e lui ha vinto.

Incontra più volte luoghi che potrebbe usare come temporaneo rifugio: la tana vuota di un orso, un concavità dietro una cascata, un albero gigantesco, un intricato labirinto di rovi. Ma non si ferma, non è ancora giunto il momento.

Perché una parte di lui lo sa.

Si rifiuta di ascoltarsi, ancora una volta.

E continua a correre.

I muscoli delle gambe, benché scattanti ed allenati, sono pregni di acido lattico, e presto cederanno.

La vista appannata non gli consente di capire in quale direzione sta andando, verso quale confine si sta spingendo.

Vuole solo andare, andare avanti, lasciarsi tutto indietro.

 

È calata di nuovo la notte, quando ormai stremato dalla stanchezza, Sasuke si accascia in una grotta, scavata nella parete dal lavoro instancabile dell'acqua.

È un nascondiglio perfetto: se qualcuno metterà un piede lì dentro, l'eco lo tradirà giungendo prima di lui al suo orecchio, e Sasuke potrà reagire in tempo per ucciderlo.

Le pareti umide d'acqua sono gonfie di muffa e funghi che brillano al buio, dando l'impressione di trovarsi immersi in un cielo stellato.

Sasuke non abbandona kusanagi, sguainata e stretta in una mano, pronta a colpire se ne sentirà il bisogno.

Abbandonato alla parete umida della grotta, sente il suo corpo scricchiolare e cedere.

Tutti i muscoli sono percorsi da spasmi di stanchezza. Pre quanto lui cerchi di trattenere i fremiti, il cervello continua a mandare impulsi elettrici, instancabile, pur essendo stremato.

Il sonno minaccia di prenderlo. Arriva strisciante all'improvviso, pronto a chiudere i suoi sottili occhi scuri.

Il viso pallido è ancora coperto di sangue, il suo.

La vista è ormai completamente appannata. Tutto ciò che si trova ai lati del suo campo visivo non è più identificabile; non ne riesce più a scorgere la forma.

Se continuerà ad usare le sue tecniche, cadrà per sempre nel buio della cecità, e non ci sarà più nulla da fare.

Stringe i denti.

Ho bisogno dei tuoi occhi.

Ora più che mai. Ma non è certo che arriverà in tempo.

È successo tutto così velocemente, che non riesce subito a mettere a posto tutti i tasselli.

Immagini spezzate gli giungono alla memoria, rischiando di sopraffarlo.

Tobi, Danzo, Karin.

Chi è morto, chi è vivo?

C'è sangue, nei suoi ricordi. Sangue che si versa da innumerevoli ferite. Non sa più chi le ha inflitte, quando, perché, di chi sia quel sangue.

Il suo, quello della sua famiglia, quello dei suoi compagni.

Compagni”, gli viene naturale sbuffare per aver anche solo pensato quella parola.

I suoi unici compagni sono l'odio e la rabbia. Gli stessi che gli impediscono di dormire, che lo tengono sveglio con i fantasmi del suo passato, e che lo spingono un po' più giù verso il baratro.

Gli stessi che ora gli fanno stringere l'elsa di kusanagi e mandare un urlo di disperazione e impotenza.

È morto” gli dice una voce, strisciante e dolcissima alle orecchie “Danzo è morto, l'hai ucciso.”

I ricordi diventano come miele nella sua mente, mentre ripercorre quei momenti.

Le mani gli tremano, ancora scosse dal forte flusso di chakra che ha ucciso Danzo, trapassando anche il corpo di Karin.

Quell'incapace sarà morta?

Non gli interessa neanche.

È più importante che di Danzo non sia rimasto altro che polvere.

Però, perché invece di procurargli piacere, la sua morte non fa che acuire il suo dolore?

Perché si sente ondeggiare nel vuoto nel punto in cui è più oscuro?

Non ha ancora raggiunto la pace che cercava, il suo Clan non ha ancora avuto vendetta.

Non ha ancora fatto abbastanza. Non è mai abbastanza.

Devono morire tutti, devono bruciare tutti.

Tutti i legami devono essere spezzati. Solo quando sarà solo, solo in mezzo al fiume di sangue e alle macerie del villaggio, potrà tranciare l'unico, ultimo legame: quello che lo tiene ancorato alla vita.

Porta una mano al collo, dove sa esserci il ciondolo con il simbolo della sua casata.

Cerca conforto, cerca sostegno, cerca la mano che può riportarlo indietro.

Non c'è niente di tutto ciò nel pezzo di metallo freddo che si ritrova a stringere.

È un pugno nello stomaco, è dolore che gli mozza il fiato in gola.

Naruto.

In piedi, ritto di fronte a lui, le mani ai fianchi e quell'espressione da dobe stampata sul volto.

Come ci è arrivato lì? Quando è entrato? Perché non l'ha sentito arrivare?

Che cosa vuoi da me, va' via!

Con una mano cerca di scacciarlo via, come fosse un'immagine proiettata dei suoi stessi incubi.

Un urlo di frustrazione lo prende alla gola.

Mena fendenti con kusanagi a destra e a manca, cercando di fare a pezzi il suo sorriso sicuro, i suoi occhi seri e brillanti, la sua indistruttibile voglia di vivere. E far vivere anche lui.

Perché, che senso ha.

Sono davvero felice di averti incontrato.”

Quel sorriso lo deride, quella tranquillità gli scuote l'anima gettandola in una tempesta.

La rabbia fa esplodere il suo chakra, che schizza come elettricità tutto intorno.

Morirò con te facendomi carico della tua rabbia!”

Bugiardo, tu non sei pronto a morire!

Scaraventa kusanagi contro Naruto, trapassandolo da parte a parte.

Neanche per un attimo, ha smesso di sorridere.

La lama si infilza alla parete.

Naruto si disfa nell'aria come fumo.

Non era qui, non era lui.

Il respiro si fa sempre più affannoso.

La stanchezza comincia a dargli delle visioni. O è semplicemente la sua vista ad ingannarlo?

Ha visto e creato troppe illusioni.

Si strofina gli occhi, con furia, cercando di cancellare tutto quello che vede.

Non capisce più cosa è reale e cosa no.

Si stringe la testa tra le mani, aspettando che il dolore delle dita strette tra le ciocche di capelli nero inchiostro lo riporti brutalmente alla realtà.

Respira a fondo l'odore della muffa, dell'umidità che stagna nell'aria.

Il gocciolio continuo di acqua in lontananza è il ticchettare del tempo che scorre.

Ricorda lo scontro con Naruto, ricorda che il chidori e il rasengan si sono scontrati e hanno causato una gigantesca esplosione.

E poi?

Perché tu sei mio amico.”

E poi è scappato.

Perché, da cosa, non lo sa neanche lui.

Ingenuamente, vuole convincersi di essere sfuggito allo scontro perché indebolito da quello con Danzo.

Ma da qualche parte dentro di sé, sa benissimo che ha avuto paura.

Ha avuto paura della sicurezza di Naruto, ha avuto paura di lui, delle sue parole, ha avuto paura di esserne toccato, e cambiare.

Ha avuto paura di perdere la sua unica ragione d'essere.

Per questo è scappato, voltando le spalle all'unica persona che aveva in mano il potere di ucciderlo, e di riportarlo alla vita.

Avrebbe dovuto raggiungere Tobi nel suo nascondiglio, per riprendere le forze.

Ma non ci era mai riuscito.

Gli sgherri del Raikage l'hanno intercettato a metà strato, costringendolo a continuare la fuga.

Tobi ha avuto uno strano modo di aiutarlo per poi abbandonarlo.

Il dubbio che avrebbe voluto che morisse nello scontro con Danzo comincia ad insinuarglisi nella mente.

Ridotto in questo stato, non può andare molto lontano, e lui deve saperlo.

Ma perché?

Chiude gli occhi, che vedono sempre meno, e si lascia andare al sonno, così simile alla morte da dargli ristoro.

 

Si sveglia di soprassalto, poche ore dopo, da un incubo pieno di luce che non riesce a ricordare.

Spalancando gli occhi non vede che buio di fronte a sé.

Il panico gli serra lo stomaco per un istante, finché, faticosamente, non riesce a mettere a fuoco le sue mani tremanti, tese davanti al volto.

Ci vede ancora, ma non sa per quanto.

Kusanagi è dove l'ha lasciata: infissa alla parete dalla sua violenza.

Si alza dolorosamente e va ad estrarla.

Dalla fessura scaturisce un getto d'acqua cristallina, che comincia a gocciolare lentamente.

Rinfoderata la spada, Sasuke si dirige verso l'uscita della grotta.

La luna è ancora alta nel cielo, finché può, è meglio sfruttare le tenebre della notte.

Un soffio di vento freddo lo fa rabbrividire, costringendolo a stringersi nelle spalle.

Se fosse stato in condizioni migliori, non avrebbe avuto nessun'esitazione a gettarsi nella mischia.

Li avrebbe potuti uccidere in un sol colpo.

Non ha idea di cosa vogliano da lui quei ninja.

Il Raikage deve davvero avercela a morte con lui.

Per qualche motivo, gli viene da sorridere.

Catturare Sasuke Uchiha è un'impresa che va sicuramente oltre la capacità del Raikage, e di tutti gli uomini di cui dispone.

Guardingo, si avvia verso il bosco.

Non è detto che ci sia qualcuno appostato nei dintorni, pronto a saltargli addosso non appena abbassa la guardia.

Ma si sente abbastanza tranquillo: non possono essere scampati ad Amaterasu, non tutti almeno. E nel tempo necessario per riorganizzarsi, lui sarebbe stato lontano.

Non ha fatto neanche qualche passo, che sente un frizzare elettrico nell'aria.

Carte bomba!

Sgrana gli occhi mentre l'onda d'urto dell'esplosione lo spinge lontano.

La schiena cozza contro un albero, e il dolore gli strappa un urlo indignato.

La grotta in cui si stava nascondendo è esplosa in mille pezzi. La parete era costellata di carte bomba.

Perché sono state piazzate lì?

Se fossero esplose quando lui era ancora dentro, le macerie l'avrebbero schiacciato e ucciso.

Sicuramente, avevano atteso con pazienza che lui uscisse, prima di attivarle e farle esplodere.

Era un tentativo per prenderlo alla sprovvista e stordirlo?

Un kunai sibila vicino al suo volto. Salta indietro appena in tempo, ma un graffio gli si disegna sulla guancia.

L'ennesima carta bomba è legata al kunai.

Dannazione!

Porta le braccia davanti al volto, prima che l'esplosione lo colpisca.

Automaticamente, l'armatura di Susanoo risponde alle sue necessità, costruendosi intorno al suo corpo per proteggerlo dallo scoppio.

Il dolore lancinante che ne consegue non ha niente a che fare con il kunai, o con l'esplosione.

È un dolore che parte dai suoi occhi, bruciante, e si diffonde in tutto il suo corpo, facendo scomparire Susanoo e facendolo precipitare al suolo.

Con il cuore che gli scoppia in petto, e gli occhi sgranati, constata che non riesce a vedere altro che ombre. Gli oggetti hanno perso consistenza, e sono diventati macchie scure e senza contorni.

Due forme umane entrano nel suo campo visivo.

Sasuke si tira su con un colpo di reni spinto dalla forza di volontà e dall'istinto di sopravvivenza, estraendo immediatamente kusanagi ed elettrizzandone la lama con una forte concentrazione di chakra.

Le forme scure sono immobili davanti a lui.

Sente la presenza di altre quattro persone alle sue spalle.

Ma senza la vista, è scoperto.

Non può usare le sue tecniche, o peggiorerà la situazione.

Deve preservare i suoi occhi, finché non potrà averne di nuovi.

- Sasuke Uchiha. Durante il Summit dei Kage, sei stato accusato di alto tradimento e condannato a morte. Consegnati volontariamente e non ci saranno ripercussioni. -

Declama una delle figure, con fare autoritario.

Sasuke riesce a capire dalla sua voce che si tratta di un uomo nel fiore degli anni.

Allora è questo che vuole il Raikage.

Pensa con leggerezza, come se fosse qualcosa che non lo tocca nemmeno.

- Sarete costretti ad usare la forza. -

Ribatte lui, con un mezzo sorriso.

Sa di essere in svantaggio, e sa che perderà se non trova il modo di scappare.

Ma non può permettere ai nemici di capire che teme il confronto. Devono essere loro ad avere paura di lui.

Strizza gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che lo circonda.

Anche gli alberi gli sembrano una minaccia.

Tutto pare muoversi intorno a lui, con l'intento di circondarlo e colpirlo a tradimento.

Le pupille annebbiate vagano a destra e a manca, avidamente alla ricerca di qualche particolare in più.

- Non più di tanta. - ride la seconda figura. Una voce di donna. - Sei quasi cieco, non è vero? -

Il cuore perde un battito e il fiato si fa più corto.

Il suo volto non ha un fremito; non cambia espressione, rimane una maschera neutrale e imperscrutabile.

Ma i suoi occhi, i suoi occhi persi nel buio l'hanno tradito ancora prima che se ne rendesse conto.

- Non pensare che io faccia affidamento solo sulla vista. -

Dice Sasuke, con estrema pacatezza, e la sua rabbia di concretizza con il frizzare del chidori nagashi che percorre ogni fibra del suo corpo, scuotendolo.

L'elettricità si scarica al suolo, impregna l'aria, fa tremare la terra sotto i suoi piedi, mentre lui si getta con furia sulla figura davanti a sé.

Trattenendo un urlo vittorioso, Sasuke affonda kusanagi nel torso della donna, fino all'elsa.

Una risata si solleva dietro di lui.

I suoi occhi, nel buio, riescono a vedere che ciò che ha colpito non è la donna, ma un albero.

- Non riesci più a distinguere le forme. -

Il colpo gli arriva alle spalle.

Sasuke fa in tempo a calarsi non appena percepisce lo spostamento d'aria, più per riflesso involontario che per altro, ma una ginocchiata in pieno stomaco lo sbalza indietro.

Una boccata di sangue gli risale su per la gola, ed è costretto a sputarla.

- Non puoi più fare niente, consegnati. -

Intorno a lui, fantasmi, ombre che danzano, niente gli sembra reale.

Kusanagi è persa nel buio, lontana, dove i suoi occhi non riescono più ad arrivare.

Spossato dalla fatica dei lunghi giorni d'inseguimento, non gli rimane che poco chakra, e poche speranze.

Basta Sasuke.” la voce che gli risuona nelle orecchie ha una strana calma, un tono così familiare, dolce e deciso al tempo stesso “Basta.”

Sasuke abbassa le braccia, dimesso.

Due figure nere gli vengono subito vicino e gli legano le mani.

Come se un paio di nodi potessero fermarlo.

È più una forma di sottomissione, che una garanzia di prigionia, questo lo sa ognuna delle persone presenti.

Quello che vogliono è solo una parvenza di controllo.

- Ti riporteremo al tuo villaggio, dove sarai giustiziato pubblicamente. -

Un sorriso nasce spontaneo sulle labbra di Sasuke, mentre gli shinobi lo spingono in avanti, per costringerlo a camminare.

Naruto, alla fine sto tornando a Konoha.”

 

Giorno o notte che sia, per Sasuke non fa differenza.

I suoi occhi non riescono più a vedere.

La cecità l'ha ridotto a camminare tentoni, lentamente, in completa balia degli shinobi che l'hanno catturato.

Che bel trofeo che deve essere.

L'ultimo degli Uchiha, cieco e debole tra le mani dei suoi aguzzini.

Tutta la sua vita si è ridotta a niente.

È solo, al centro della terra bruciata che ha fatto intorno a sé.

Non ci sarà nessuno a piangerlo, anzi.

Ciò che il villaggio voleva fin dall'inizio, adesso si sta realizzando: gli Uchiha, saranno finalmente estinti.

Il mondo li ha creati per essere il dente marcio, il seme cattivo da cui non nasceranno frutti, il male da estirpare.

Perché?

Perché è toccato a loro?

Sasuke è contento di non riuscire più a vedere, di non riuscire a vedersi.

Non vuole scorgere neanche per un istante i volti degli abitanti del villaggio, non vuole vedere se stesso gettato nel fango della vergogna e dell'infamia.

Il suo odio si rivolge ora solo contro se stesso, divorandolo come un buco nero dalla fame insaziabile.

- Fermiamoci qui. -

Dice qualcuno nel buio.

Sasuke sottostà all'ordine e si ferma.

Lo costringono a sedersi, e gli cacciano tra le mani una scodella di cibo freddo, che lui non mangerà.

Riesce a sentire i sussurri concitati degli shinobi, riesce a percepire la loro sorpresa.

Non pensavano che si sarebbe arreso a loro così, non pensavano che si sarebbe abbandonato tra le loro braccia.

Questo perché non sanno che lui non ha smesso di combattere.

Che lo riportino pure al villaggio. Può ancora farli bruciare tutti nelle sue fiamme nere. Le ultime, quelle per cui sta conservando quello che è rimasto dei suoi occhi.

Probabilmente morirà nel tentativo, ma ora come ora non ha altra scelta.

Se Tobi non ha intenzione di liberarlo, se il suo piano è stato da principio quello di mandarlo a morire in un'assurda battaglia suicida, allora non c'è davvero niente altro da fare.

- Mangia. - gli viene automatico alzare la testa verso la voce. È la donna. - Devi arrivare in buone condizioni al villaggio. -

Così il mio cadavere sarà un bel trofeo.

Vuota la ciotola in terra, e poi la getta verso di lei. Ne capta il rumore mentre rotola ai suoi piedi.

Ma sente anche che gliene versano un'altra e gliela porgono.

Perché tanto disturbo.

- Siete mercenari? Shinobi? -

Chiede, sprezzante.

- Non credo che ti serva saperlo. -

Questo è la voce del giovane uomo.

- No, certo. -

Ribatte lui, con un sorriso.

- Mangia. -

Ribadisce la donna, e lui per la seconda volta versa il contenuto della ciotola per terra.

 

Durante il viaggio di ritorno, Sasuke passa il tempo a concentrarsi sulle poche parole che si scambiano gli shinobi.

Parlano troppo, per essere degli esperti.

Non sanno che in presenza di un ostaggio non deve sfuggire nessun'informazione.

In quella che deve essere una giornata, Sasuke riesce a capire che una volta arrivati a Konoha, gli shinobi lo consegneranno agli Anbu. Quando verrà giustiziato, non riesce a capirlo, ma sa che succederà pubblicamente, di fronte a tutti gli abitanti del villaggio.

Esattamente come sperava.

Più di loro riuscirà ad uccidere, meno si sentirà inutile morendo.

Per il momento, non si lascia dare nessun ordine, non si lascia tirare e strattonare come un cane al guinzaglio. Cammina a passo sostenuto, come se la stanchezza non avesse effetto su di lui.

In realtà, il suo corpo sta per cedere; ma non vuole dare a nessuno di loro la soddisfazione di rendersene conto.

 

- Ci siamo quasi. -

Era ora.

Le porte di Konoha sono vicine.

Anche se non può vederle, è come se ne sentisse la presenza.

Non sono lontane, non ci vorranno che un paio d'ore.

Chissà se Naruto assisterà alla sua entrata trionfale al villaggio.

È quasi certo che lui non sappia niente di tutta questa storia, altrimenti farebbe di tutto per impedirgli di giustiziarlo.

Nella sua stupidità si farebbe ammazzare con lui.

Mi piacerebbe vederti negli occhi, mentre muoio.

Avrebbe voluto cogliere il momento in cui la rabbia e l'odio l'avrebbero sopraffatto, avrebbe voluto godersi l'istante di smarrimento e paura che si prova quando un legame viene spezzato, quando ti viene portato via qualcosa di importante.

Sarebbe diventato come lui, si sarebbe ritrovato a combattere la sua battaglia.

Forse finalmente avrebbe compreso i suoi sentimenti.

Sorride al pensiero, e affretta il passo.

Non vede l'ora di raggiungere le porte del villaggio.

 

- Ve lo consegnamo. -

Dice la voce della donna.

Sasuke non perde neanche tempo ad individuare il punto da cui proviene.

- Ha tentato di scappare? -

È l'ingenua domanda di uno degli Anbu che sono venuti ad accoglierlo alle porte.

- No. -

La risposta vaga, ma secca, getta nella confusione gli shinobi della foglia.

Sasuke scuote la testa, sorridendo.

Come avrebbe potuto scappare, sapendo tutto quello che lo aspetta al villaggio?

- Va bene, ora ce ne occupiamo noi. -

La corda che gli lega i polsi si tende, e lui asseconda il movimento.

Lo trascinano in avanti, per le strade di Konoha, facendo in modo che sia ben visto da tutti.

Manca poco perché si mettano ad urlare “venghino i signori venghino, solo per oggi, solo per voi l'ultimo degli Uchiha”.

Quello, forse, succederà il giorno dell'esecuzione.

 

Anche percorrendo le strade al buio, riesce a capire dove lo stanno portando, per cui non si stupisce quando si trova al cospetto di Tsunade.

Il suo profumo sembra essersi acuito, adesso che uno dei suoi sensi si è spento.

È forte come disinfettante, e pungente, lo prende alla gola e gli disturba l'olfatto.

- Sasuke. -

Comincia la donna.

La sua voce tremula appena; è quella di una vecchia, dimessa e stanca.

- Tsunade. -

La rimbecca lui, con un tono di voce sfrontato.

Uno degli Anbu lo colpisce alla nuca a tradimento, facendogli perdere l'equilibrio.

Cade a terra, ginocchioni, riuscendo a proteggersi con le mani.

- Porta rispetto al quinto Hokage. -

Ringhia lo shinobi.

- Ma sei impazzito?! -

Strilla Tsunade. Sasuke sente che si alza con foga, gettando a terra la sedia su cui era seduta. Gli si avvicina. Lo prende con dolcezza per un braccio, con l'intenzione di aiutarlo a rialzarsi.

Sasuke la scosta con violenza, accendendosi di rabbia per un istante e rischiando di far esplodere tutto il chakra che sta conservando per il giorno dell'esecuzione.

- Non mi toccare. -

Sibila, come un serpente a cui è stata pestata la coda.

Si rialza da solo, facendo scrocchiare il collo e le spalle, dove l'Anbu l'ha colpito.

Sente lo sguardo della donna su di sé, che lo scruta, che lo studia.

Volge lontano il suo, ma ormai è troppo tardi

- Tu...sei cieco. -

- Ci voleva l'Hokage per dirmelo. -

Sottolinea la parola in modo che sembri un insulto, impregnandola di veleno e rabbia livida.

- Sei stato tu a costringerci a tanto, Sasuke. - riprende Tsunade. All'improvviso il suo tono di voce è cambiato, si è fatto freddo. Tutta la pietà dei suoi gesti, ha lasciato posto ad una gelida indifferenza. Sasuke ne è contento, è contento che lei abbia capito chi si trova di fronte. - Verrai giustiziato domani mattina. È tutto. -

- Grazie, Hokage. -

Fa lui, con una risata, volgendosi per uscire dallo studio.

Gli Anbu gli vanno dietro, presi alla sprovvista.

È lui che conduce i giochi.

 

Lo sbattono in una cella, senza slegargli i polsi, e se ne vanno.

Il calore del sole che filtra dall'unica finestra gli bacia il viso.

Spalancando gli occhi, riesce a vedere un alone biancastro.

È ancora abbastanza in forze per usare Amaterasu, come sperava.

Non importa che cosa ne sarà di lui da questo momento in poi.

Gli hanno tolto kusanagi e tutte le sue armi, i kunai, gli shuriken, tutto.

Quello che gli è rimasto addosso è solo il ciondolo con il simbolo degli Uchiha.

Ci fa scivolare la mano sopra, sondando gli anfratti freddi e rotondeggianti del metallo.

Un rumore di passi lo fa voltare. La mano gli ricade lontana dal ciondolo.

Deve essere un uomo da come cammina, dalla pesantezza dei suoi passi, dal modo brutale in cui apre la porta, con uno sferragliare di chiavi.

Alza gli occhi; la luce del sole gli permette per un fugace istante di scorgere la figura dell'uomo, per poi gettarlo di nuovo nel buio.

- Non ho richiesto il servizio in camera. -

Dice, con una risata.

Sente l'uomo irrigidirsi per la stizza. Deve essere armato, da come i suoi muscoli continuano ad essere tesi verso qualcosa che tiene al suo fianco. È pronto ad estrarre un kunai per colpirlo.

L'uomo però non risponde alla provocazione.

L'unica cosa che fa è lanciargli un tozzo di pane raffermo, aspettandosi che lui ci si getti sopra per mangiarlo con foga.

Anche se Sasuke sente lo stomaco contrarsi, rimane immobile nella sua posizione, gli occhi velati fissi dove sa esserci il volto dell'uomo.

- Non ho diritto ad un ultimo pasto decente ? Voglio del ramen. -

L'uomo sbuffa dal naso, sempre più indeciso se sguainare il suo pugnale e colpirlo.

Ma non dice una sola parola, gli volta le spalle e se ne va, sbattendo la porta con furia.

Sasuke ride.

 

Il suo tempo è agli sgoccioli.

La vita gli sta sfuggendo via dalle dita un minuto dopo l'altro.

Sente di essere come una candela ormai consumata, pronta a spegnersi.

Ma le braci nascondono nuove fiamme, pronte a mordere e bruciare, e fare a brandelli tutto ciò che le circondano.

Il sole comincia a tramontare, la sua luce non tocca più il volto di Sasuke.

Se non si sbaglia, tra poco dovrebbe sorgere la luna.

Questa sera sarà piena.

Il suo occhio lucente getterà uno sguardo su di lui, la sua luce argentea gli bacerà il viso per l'ultima volta. E lui non potrà vederla.

Di nuovo, la mano si arrampica su per il petto, e si ferma sul ciondolo che gli pende al collo.

Che cosa ne faranno del suo corpo quando sarà morto?

Che cosa ne sarà dei suoi pochi averi?

Visto che è un ninja traditore, è probabile che brucino tutto, tutto quanto.

Allora, non ci sarà alcun problema, perché sarà lui ad appiccare il fuoco.

Però, perché se ne sente così angosciato?

Perché le sue mani non fanno che stringere con foga il piccolo ciondolo?

Perché vuole imprimersi le sue forme sulla pelle, per portarne memoria anche dopo la morte?

C'è uno strisciante senso di oppressione che gli prende il petto, mentre il respiro si fa più lento, e il cuore rallenta i battiti tanto da sembrare che sia fermo.

È qualcosa di simile alla paura della morte?

No, lui non prova paura, non ha paura di niente.

Però le sue dita continuano a scivolare intorno al ciondolo, a sondarne gli anfratti.

Improvvisamente, sa che non vuole separarsene.

È quella l'unica cosa che gli è rimasta.

Lo avvolge tra le mani con foga quasi ossessiva.

Non vuole.

C'è tutta la sua esistenza, la sua e quella del suo clan, in quel ciondolo.

Dei passi che si avvicinano lo sorprendono ancora convulsamente attaccato a quel pezzo di metallo.

Non si sorprende di sentire l'ennesimo estraneo che gli si avvicina.

A nessuna delle persone che lo conoscono sarà permesso di entrare.

Ma perché vuole convincersene?

Perché semplicemente non accetta di essere stato abbandonato?

Forse il dolore dell'abbandono è troppo, per poter anche solo essere capito.

Preferisce pensare che sia un evento esterno ad impedire agli altri di raggiungerlo.

Lo fa sentire meno solo, meno insignificante.

Lo fa sentire come se la sua vita fosse importante per qualcuno. Per lui, non ha più alcun senso.

- Spogliati, indossa questo. -

Sbotta l'uomo.

È lo stesso del tozzo di pane.

Gli lancia un ammasso di stoffa ai piedi.

Sasuke non si muove. Rimane con le dita avvolte sul ciondolo, seduto nell'angolo della sua cella.

- Perché? -

Chiede, senza rivolgere lo sguardo all'uomo.

- Perché è così, non verrai giustiziato con i tuoi abiti. Indossalo, e consegnami tutto quello che hai addosso. -

Allora, Sasuke volge il viso verso di lui.

La sua voce non ha tremito, e il suo sguardo è sicuro.

Non è una supplica, non è una pretesa. Forse è solo una richiesta accorata.

- Prenditi i miei vestiti, prendi tutto quello che ho. Ma lascia che io tenga il ciondolo. -

Sente che l'uomo trattiene il fiato.

Anche se i suoi occhi non possono vedere, sa che lui ha sgranato i suoi, e lo guarda, reticente.

- Perché dovrei. -

Cerca di assumere un tono sicuro, e fermo, ma Sasuke lo sente vacillare.

- Perché non mi rimane niente altro. -

- Spogliati. -

Dice l'uomo dopo un lungo silenzio.

Sasuke non se lo lascia ripetere ancora.

Slaccia il cordone che ha in vita, lascia scivolare la casacca bianca.

Il petto nudo rabbrividisce a contatto con l'aria fredda.

Consegna i suoi vestiti all'uomo, e infila lo yukata duro di stoffa grezza che gli ha portato.

L'uomo se ne va, senza togliergli il ciondolo.

 

Sasuke si getta con la schiena contro la parete.

L'aria della notte si appoggia sul suo viso.

La lune è sorta, piena, rotonda. La sua presenza in cielo è qualcosa che non si può vedere con lo sguardo, ma sentire con l'istinto, e l'abitudine.

Sasuke ne segue il tragitto con gli occhi, aspetta che sia di fronte a lui, prima di fissare lo sguardo su di essa.

Perché fino a quel momento aveva creduto che qualcuno sarebbe venuto a liberarlo?

È per questo che non ha opposto resistenza, è per questo che ha seguito gli shinobi fino al villaggio, senza provare neanche a ribellarsi?

O è per la vendetta che continua a meditare?

Non ce la farai a usare Amaterasu.” gli sussurra alle orecchie la stessa voce familiare e calda.

È vero, non ce la farà.

La consapevolezza gli arriva leggera, lo prende alla testa e gliela fa girare dolcemente, lo getta in uno stato confusionario simile all'ebrezza.

Non ce la farà.

Ha voluto illudersi fino a quel momento, ha voluto crederlo fino a quel momento.

Perché? Perché sarebbe stato troppo aspettare la morte con paura?

Tanto grande è il suo orgoglio?

Che cosa se ne fa, ora, di quell'orgoglio.

Quando sorgerà il sole, lui andrà al patibolo, e non ci sarà più onore o orgoglio.

Tu vuoi morire.” continua la voce nella sua mente.

Itachi.

Non è vero, non vuole morire. Non ha mai agito per questo.

Hai fatto davvero tutto il necessario, per sopravvivere?”

No.

No, non l'ha fatto.

E ora che la calma lo avvolge, non gli importa più.

Non gli importa davvero più.

Gli viene quasi da ridere.

Vuole morire.

Ha smesso di combattere, vuole solo morire.

Avrebbe dovuto capirlo prima.

Quante volte ha inseguito la morte, senza mai avere il coraggio di accettarla?

Ha continuato a combattere ancora, e ancora, solo per arrivare a quel momento, il momento in cui il buio lo avrebbe consumato completamente, facendogli finalmente abbracciare l'oblio.

Ha aspettato a lungo, per tutta la vita.

Itachi, vieni a prendermi domani?

 

Poco dopo l'alba, due guardie armate vanno a prenderlo nella cella.

Non avrebbero immaginato di trovarlo sorridente e sereno, tranquillo e pacato di fronte all'inevitabile.

Non dice una parola mentre percorre la strada verso il patibolo.

Il simbolo del suo clan brilla al suo collo.

Nel buio dei suoi occhi percorre con la mente la strada che lo porta alla piazza centrale di Konoha.

C'è uno strano silenzio tutto intorno.

Gli animali non emettono versi, il volo degli uccelli non solleva alcun rumore, i cani hanno smesso di abbaiare.

I bambini si stringono al petto delle madri, con gli occhi lontani dalla spettacolo di morte cui stanno per assistere.

Sono tutti lì, raggruppati nella piazza. Ma nessuno parla, nessuno quasi respira.

Sono un oceano di corpi che trattiene il fiato.

Sasuke sale sulla gogna, sorridendo affabile in faccia alla morte.

Ora riesce che riesce a vederla, è bellissima.

Non esiste più dolore, odio, rabbia, non esiste niente di tutto quello che l'ha bruciato, che ha consumato la sua anima fino a distruggerla.

La voce dell'Hokage enuncia i futili motivi umani per cui lui sarà giustiziato; non l'ascolta nemmeno.

Da qualche parte nella folla, con occhi voraci, cerca i suoi; ma non può vederli, e ne è felice.

Perché sa che Naruto lo sta guardando.

Gli stringono il cappio intorno al collo, con la delicatezza di un amante, e si allontanano.

Lasciano che la folla lo guardi, nella sua interezza. Lasciano che imparino la lezione da lui.

Chiunque tradisce il villaggio, è degno solo di morte.

Il suo sorriso si allarga ancora di più.

Quanto sono stupidi gli uomini.

Suo fratello si è sacrificato per il villaggio, ed è morto lo stesso.

Non sarebbe dovuto essere innalzato alla gloria per le sue azioni coraggiose?

Ma nessuno lo saprà mai, è un segreto che Sasuke si porta nella tomba.

Con un clack la botola sotto i suoi piedi si apre. La corda si tende intorno al suo collo.

Negli ultimi istanti prima di morire, Sasuke sente una mano poggiarsi sulla spalla.

Alza gli occhi per vedere suo padre, sorridente.

Una mano piccola e gentile gli afferra la sua destra. Portandola alle labbra, gli lascia un bacio sul dorso.

Sua madre. Con la mano libera gli accarezza il viso con dolcezza.

Qualcuno gli scombina i capelli, affettuosamente.

Volge gli occhi di fronte a sé. Itachi gli sorride, come sempre, come se non fosse passato un solo istante dall'ultima volta.

Suo fratello si abbassa, in modo che possa sussurrargli qualcosa all'orecchio.

Alza un braccio, con un dito puntato tra la folla di fronte a loro.

Lui conosce la verità.”

Sasuke incontra gli occhi blu di Naruto. E muore.

 

   
 
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