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Autore: Mary CM 93    02/08/2013    2 recensioni
La storia di una ragazza, Angelique, dei suoi drammi famigliari, dei suoi amori e dissapori...di una ragazza bellissima, che vive giorno per giorno, un piccolo dramma dentro di sè...che tenterà di evadere da una realtà che l'ha sempre schiacciata...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Salutai con cordialità la famiglia di Jean, ma lui non c’era: io con la mia valigia in mano che me ne tornavo a casa e lui non c’era, perché avevo davvero passato il limite, ero fuori dalla soglia…dalla soglia del suo cuore…e lui non c’era. Già mi mancava…avevo sbagliato.
Ma forse Jean non era così arrabbiato, forse avrei dovuto dirgli che per me era stato importante, che provavo qualcosa anche per lui e che avrei voluto provare qualcosa solo per lui, sarebbe stato giusto.
 
Tornata a casa la mia vita aveva preso un ritmo ancor più monotono di prima, ma ora ero più sola che mai e, per la prima volta, me stessa non mi bastava, dopo che avevo scoperto il mondo esterno, quello reale, quello dove io non comandavo e non ero assolutamente nessuno, né tanto meno contavo qualcosa più degli altri, tutto era solitudine, imperterrita solitudine, che martella alla testa, quella solitudine che ti fa persino compagnia, quella solitudine che inizi ad apprezzare una volta assuefatta.
 
Non esisteva più nulla, il mio mondo mi era crollato addosso e quello che non era mio si prospettava più pesante del previsto, io non ero pronta, perché ero ancora una bambina, non ero una donna come credevo, e più di ogni altra cosa in quel momento avrei voluto ritornare bimba, priva di ogni preoccupazione, ingenua…volevo fare ciò che volevo…volevo Jean…e non potevo…volevo che miei errori non contassero nulla, ma purtroppo era proprio il momento in cui contavano di più.
 
Un giorno pioveva, ero andata in biblioteca per una ricerca, terminato il lavoro, uscii e sotto i portici incontrai Jean: era forse più mesto del cielo, ma si vedeva che nei suoi occhi c’era uno squarcio di contentezza nel ritrovarci finalmente soli, pronti a dirci qualcosa.
Abbassai lo sguardo e lo salutai, lui di tutta risposta mi alzò con delicatezza il viso e mi diede un bacio sulla guancia, me la sfiorò, e mi sembrò di volare: quelle labbra fini, pure ed allo stesso tempo tentabili e passionali, quelle che per la prima volta non erano un capriccio.
 
Mi prese la mano e mi portò sotto un immenso orologio che segnava le quattro ed un quarto…io assaggiai ancora il sapore del suo amore…un bacio…ancora un bacio…sotto quell’immenso orologio, mentre il tempo scorreva veloce sulla nostra pelle, sulla nostra bocca, attraverso i nostri baci…quei secondi che scoccavano veloci, quelli interminabili che scandivano ancora più il rumore della pioggia, che scandivano i nostri baci umidi ed innocenti.
 
Abbracciata a lui, ad ascoltare nel suo petto i battiti d’amore. Jean si voltò: “Ancora non mi ami eh?!”…scossi la testa…mi aspettavo che s’alzasse di scatto e mi ordinasse di vestirmi, invece mi strinse più forte a se e restammo per ore in quel letto caldo di una leggera confusione che ancora avvolgeva i nostro corpi.
 
Quando fu sera ci alzammo e sentimmo di nuovo il freddo, quello comune, che faceva male, ma c’era aria di quiete e questo mi rendeva finalmente felice.
Cenai da Jean e cucinai per lui, cosa che mi mancava parecchio, parlammo molto come ai vecchi tempi, poi fu ora di tornare a casa e sull’uscio lui mi salutò con due baci sulla guancia dicendomi sorridente: ”Di nuovo amici? Dai buona notte piccola ci vediamo domani!”.
 
Io annuii: Jean rimaneva un mistero, non c’era risposta, solo uno sguardo…buona notte Jean.
 
  
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