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Autore: Locutus    02/08/2013    1 recensioni
...potemmo guardarlo negli occhi: due pozzi di nera furia. Evidentemente avevamo fatto male i nostri conti: l'uomo era chiaramente trasformato. In un lampo, capii che dovevamo inventarci qualcosa e pure in fretta, altrimenti tra trenta secondi saremmo morti.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue di lupo

Prologo

 

Non guardo la TV. Non ce l'ho nemmeno. In realtà, non ho nemmeno una dimora fissa. No, non sono un senzatetto. Per scherzare, “noi” ci definiamo “cacciatori”. Lo so, è banale. Pur non avendo mai avuto modo di guardare quella famosa serie alla tele, che mi pare si chiami Supernatural, da quel che ho sentito in giro i protagonisti cacciano mostri e simili in giro per il mondo. Ecco, “noi” siamo come loro. Ma non c'è proprio niente di divertente. Se la mia storia, la “nostra” storia, diventasse un programma TV, sarebbe vietato. Non “vietato ai minori di...” proprio vietato, non credo la trasmetterebbero.

Le mie giornate sono piene di sangue. Ho detto che siamo cacciatori, ma non ho specificato di cosa. Noi cacciamo e uccidiamo gli uomini lupo. Quella dell'uomo capace di mutarsi in lupo è una delle leggende più famose al mondo: persone dall'aspetto perfettamente normale, almeno finché non c'è la luna piena. In quel caso, diventano enormi lupi, eccetera, eccetera. Lasciate che vi dica una cosa: sono tutte balle. Innanzitutto, la luna piena non c'entra proprio nulla. Gli uomini lupo potrebbero trasformarsi anche alle due del pomeriggio, se lo volessero. Ah, e non si uccidono con i proiettili d'argento o con armi d'argento. In realtà, è scorretto dire che noi li uccidiamo, perché questi esseri non muoiono. Invece, è vero che la “malattia” si trasmette per contagio, ma il morso non c'entra nulla. E' il sangue, la chiave.

Quando si trasformano, gli uomini lupo mantengono perfettamente il controllo di sé e non hanno peli che spuntano loro ovunque. Diventano solo più grossi, i muscoli delle braccia, del torace e delle gambe si gonfiano e le loro iridi diventano nere. Trasformati, sono dieci volte più forti di un essere umano adulto, e più veloci. E' vero anche che il loro fiuto diviene più sviluppato, riescono a percepire odori anche a quattro, cinque chilometri di distanza. Chiamarli uomini lupo non è che sia molto corretto, ma definirli come “loro” li fa sembrare degli extra-terrestri.

Non sono alieni, solo abomini. Oh, quasi dimenticavo: per sopravvivere, hanno bisogno di bere sangue. Circa tre litri al giorno.

 

Capitolo I - Il caso

 

Quella volta, avevamo a che fare con un uomo lupo furbo. Non uccideva, rubava direttamente il sangue dagli ospedali. E solo la notte. Guardai mio fratello minore, Dario, che consultava la mappa di Catania. - Dunque - cominciò - ho segnato i punti degli attacchi del nostro uomo. Non è stato difficile, perché furti come questi si notano in fretta. -

Aggrottai le sopracciglia, ma prima che potessi aprir bocca, Serse, il maggiore, m'anticipò - E allora com'è che qualcun altro non l'ha ancora preso? Non dev'essere difficile capire chi è e in che modo agisce. - Dario alzò gli occhi al cielo - Sì, forse, ma questo qui si ferma in una città tre, massimo quattro giorni. Ho controllato: ci sono stati casi simili a Reggio Calabria e a Siracusa, nell'arco delle ultime due settimane. Insolito, eh? - Serse ed io ci mettemmo un po' a capire. - Certo, - dissi poi - è insolito. Normalmente, quelli della loro razza hanno bisogno di nutrirsi una volta al giorno. Questo, invece, non si nutre ogni giorno, ma si trattiene finché non arriva in una nuova città. -

- E allora? - fece Serse - Che cambia? - Dario lo guardò per cinque secondi, prima di sbuffare

- Cambia, genio, perché i furti sono cominciati due giorni fa e quindi abbiamo solo due giorni prima che cambi città, forse regione. Dobbiamo muoverci. - Serse assentì. Afferrai la cartina sulla quale stava lavorando Dario - Allora. Da qua mi pare di capire che i furti si concentrino tutti vicino al parco Gioe...Gioeni. Il nostro uomo deve avere una casa qui nei dintorni, - guardai Dario - tu devi fare il giro degli ospedali e delle case di cura in quella zona. Fingiti un giornalista, fai domande, e cerca di capire come sono avvenuti i furti. Scassinando le serrature? Aprendole? Cerca di scoprire tutto quello che puoi, senza far... -

- ...insospettire nessuno, lo so. - concluse lui. - Comincio subito. Sono le dieci e venti. Tornerò nel tardo pomeriggio. - Annuii.

- Tu, invece - continuai, rivolgendomi a Serse - vai al parco. Cerca degli alberghi o dei motel nelle vicinanze, e vedi di scoprire se qualcuno ha affittato per pochi giorni una camera. -

Serse incrociò le braccia e si rivolse a Dario - Ma perché Ciro dà ordini e se ne resta qui nel motel, comodo comodo? - prima che potessi rispondergli, Dario gli disse spiccio - Perché Ciro intanto prepara le armi. Muoviamoci, non stiamo giocando. - Serse sbuffò, ma non ribatté. I due presero i giubbotti e uscirono.

Rimasi a guardare la porta chiusa per un attimo, poi mi avvicinai ai letti. Coltelli, molotov, pistole lanciarazzi...tutto in ordine. Mi misi ad affilare i coltelli, poi controllai le munizioni dei lanciarazzi e il liquido nelle molotov. Ero sempre molto meticoloso: se un coltello non era affilato, o un lanciarazzi faceva cilecca, c'era il rischio di non avere una seconda occasione. Ad ogni modo, questa storia mi turbava: un mostro che non uccideva, ma cercava di nutrirsi rubando sangue donato. Un mostro con una coscienza? Un mostro alla Robert Pattinson? Sogghignai. Avremmo fatto quello che facevamo sempre: gli avremmo mozzato la testa e la avremmo sepolta lontano dal corpo, per evitare che si riattaccasse al collo. Magari non morivano, ma sapevamo come renderli inoffensivi.

Terminai di controllare l'armamentario in un'ora. Non mi restava che attendere notizie da Dario e Serse. Rimasi per un po' assorto nei miei pensieri, a riflettere su come fare per scovare l'uomo lupo. Lo squillo del cellulare quasi mi spaventò.

- Pronto? -

- Ciro. Sono Serse. Ho trovato qualcosa. -

- Hai scoperto se qualcuno ha affittato una camera? -

- Sì, ma sono in molti che l'hanno affittata per pochi giorni... -

- Che diavolo! Allora... -

- Aspetta, non ho finito. Ho parlato con Dario, che mi ha dato un'idea. E' possibile che il nostro ladro abbia affittato la camera per più tempo, in modo da depistarci. A quelli non importa se ci stai o meno in camera, basta che paghi in anticipo. -

Ancora una volta, ammirai l'acume di Dario. - Bene. E...?-

- ...e sono riuscito a farmi dire alla reception di uno squallido alberghetto vicino al parco che un tizio ha affittato una camera per un mese, ma non aveva valigie con sé e se ne sta fuori tutta la notte. E' probabile che sia lui, no? -

- Probabilmente sì. Adesso torna qui, poi aspettiamo Dario. -

Nonostante si trattasse di un mostro, un po' lo stimavo. Chissà da quanto tempo riusciva a farla franca in questo modo. Ad ogni modo, avremmo posto fine a tutto ciò.

 

Capitolo II - La caccia

 

Erano da poco passate le dieci di sera e tutti e tre stavamo facendo progetti sul da farsi. Avevamo stabilito di attendere l'uomo lupo all'albergo dove alloggiava. C'erano troppi ospedali in zona, non avremmo mai potuto controllarli tutti contemporaneamente. Grazie alle informazioni ottenute, Serse aveva scoperto che la nostra preda lasciava sempre la stanza verso la mezzanotte, per poi tornare dopo qualche ora, uscire nuovamente e tornare poco prima dell'alba. Dopo averlo visto rientrare la prima volta, saremmo entrati dopo di lui e l'avremmo seguito su nella sua camera. Dario aveva scoperto che tutte le porte dei depositi di sangue agli ospedali erano state abbattute, il che aveva fatto pensare alla polizia che si trattasse di una banda bene armata. D'altra parte, noi sapevamo benissimo che un uomo lupo trasformato poteva sfondare una porta blindata in poco tempo.

Fortunatamente, dopo la fine della trasformazione era necessario che trascorresse almeno un'ora prima che l'uomo lupo potesse ritrasformarsi. Avremmo sfruttato questo lasso di tempo per intrappolarlo e tagliargli la testa. Con un po' di fortuna, sarebbe finito tutto quella notte. Dario stava stabilendo gli ultimi dettagli. - ...allora, una volta che il mostro sarà rientrato, tu, Serse, come al solito, dato che sei il più grosso, busserai alla sua porta fingendo di avere un pacco da consegnare. Dopo che avrà aperto... - - ...una volta che avrà aperto gli salto addosso, e lo blocco a terra. - concluse Serse con un sorriso. Dario fece un cenno d'assenso. - Esatto. Poi, io e Ciro entreremo, lo legheremo e gli taglieremo la testa. Una volta fatto il grosso del lavoro, ci occuperemo del resto. Dovremo corrompere o mettere fuori gioco l'addetto alla reception, potrebbe allarmarsi se ci vedesse trasportare fuori un corpo decapitato. -

- Potrebbe, sì. - risi. - Bene, - proseguii, tornando serio - allora non perdiamo tempo. Lui dovrebbe uscire dalla camera tra circa quattro ore. Non può uscire trasformato, si noterebbe troppo la differenza. Non dovrebbe sentirci né fiutarci. Ci apposteremo lì vicino. - I miei fratelli annuirono. Raccogliemmo le armi e salimmo sull'auto presa a nolo. Avevamo preso in affitto una stanza in un hotel in via Giacomo Leopardi, un po' distante dal parco dove invece alloggiava il nostro “amico”.

Arrivammo a destinazione verso le undici e un quarto, parcheggiammo in un vicolo, per non dover fare troppa strada col rischio di essere visti con un cadavere in spalla. Nessuno di noi tre parlava mai, durante le fasi finali di una caccia. Dal canto mio, ripensavo al piano e mi tenevo pronto per qualsiasi imprevisto. Serse era quello che aveva la parte più difficile e sapevo che pensava al modo più rapido di mettere k.o. il suo nemico. Dario, come sempre, controllava la zona, per essere sicuro di non avere sorprese.

Nostro zio Alessandro ci aveva insegnato tutto ciò che sapevamo, aveva comincio ad addestrarci da che eravamo poco più che bambini. Oramai vicino alla sessantina, si era tirato fuori dai giochi. Ogni tanto andavamo a trovarlo o gli facevamo un colpo di telefono. I nostri genitori non li avevamo conosciuti per niente: eravamo ancora in fasce che furono uccisi durante una caccia. Da allora, ci aveva cresciuti Alessandro, rimasto vedovo a causa di una battuta di caccia finita male. Lui, e noi di riflesso, considerava la caccia come una missione. Noi contro loro, il bene contro il male, angeli contro demoni. Una volta smesso, aveva cominciato a fare ricerche per capire in che modo fossero nati gli uomini lupo: chi era stato il primo? Oltre a non poter morire per cause non naturali, erano immortali? Esisteva un modo per toglierli di mezzo una volta per tutte? Tutte domande a cui dedicava il suo tempo.

Immerso nei miei pensieri, quasi non mi resi conto che mancavano pochi minuti all'una. Scambiai uno sguardo d'intesa con i miei fratelli. Passarono pochi minuti e sentimmo il rumore di un'auto che si fermava a poca distanza da noi. Tenevamo d'occhio la porta d'ingresso dell'albergo e quindi lo vedemmo con chiarezza, quando fu illuminato da un lampione lì vicino: alto più o meno come me (ovviamente in forma umana), capelli scuri, volto glabro, fisico robusto. Un uomo come tanti. Aveva con sé uno zaino, probabilmente vi aveva nascosto le sacche di sangue. Ero disgustato. Aspettammo due minuti prima di entrare. Non c'era nessuno alla reception; meglio, sarebbe stato più semplice. Serse ci guardò e annuì, poi cominciò a salire le scale il più in fretta possibile, cercando nel contempo di non far rumore.

Noi aspettammo finché non udimmo un tonfo, poi scattammo su per le scale, armi alla mano, individuammo la porta spalancata e vi entrammo. La scena, però, non fu quella che ci aspettavamo: Serse era steso sulla schiena, gemente, con il labbro inferiore spaccato, mentre il mostro torreggiava su di lui. Levò di scatto lo sguardo su me e Dario e potemmo guardarlo negli occhi: due pozzi di nera furia. Evidentemente avevamo fatto male i nostri conti; l'uomo era chiaramente trasformato. In un lampo, capii che dovevamo inventarci qualcosa e pure in fretta, altrimenti in trenta secondi saremmo morti. Per fortuna, l'uomo lupo non si aspettava di trovarsi contro altri due cacciatori, e per un momento sembrò indeciso sul da farsi. Dario ne approfittò e con un grido gli scagliò contro il proprio coltello, che però il mostro schivò con facilità. La mossa lo aveva però sbilanciato e decisi di giocare il tutto per tutto: mi lanciai su di lui gridando a mia volta e riuscii ad atterrarlo.

Ringhiando, il mostro mi afferrò a mi scaraventò dall'altro lato della stanza. - Noooaaaah! - battei la testa contro il muro e mi esplosero davanti agli occhi luci di mille colori diversi. Seppur stordito, sapevo che ogni istante poteva rivelarsi fatale. Cercai di rimettermi subito in piedi con le braccia alzate, pronto a difendermi da un attacco, che però non arrivò. Appena riuscii a mettere di nuovo a fuoco la stanza, vidi Dario che ansimava coperto di sangue. Col cuore a mille temetti il peggio, ma poi notai che il mostro giaceva immobile, senza testa. Evidentemente, Dario aveva approfittato della nostra lotta e l'aveva colpito di sorpresa.

- Uff...bel colpo. A momenti ci rimanevo secco. - ansimai rivolto a Dario, mentre aiutavo Serse ad alzarsi. A parte qualche taglio, il labbro sanguinante, non mi sembrava che avesse riportato ferite gravi. - Tutto bene, campione? - Serse mi lanciò un'occhiataccia - Meno male che non poteva trasformarsi, eh? Quando ha aperto la porta... - strinse i denti - ...gli sono saltato addosso, ma mi ha spinto via e in un attimo era diventato più grosso di me. Mi ha preso e mi ha scaraventato a terra...mi fa male dappertutto. - si lamentò. Mi rivolsi a Dario - Abbiamo sbagliato la tempistica. - mio fratello era sovrappensiero, mi rispose dopo qualche secondo - Come? Ah sì...no...forse si è “ricaricato” mentre tornava in stanza, non lo so...però è andata bene, alla fine... - Serse lo guardò di traverso - Parla per te, io ho dolori in tutto il corpo! -

- Vuoi che andiamo all'ospedale?- gli chiesi con una certa ironia. Serse sbuffò - Certo, e poi come lo spieghiamo? Lo sai che fanno sempre troppe domande... - - Va bene, dai...andiamo, dobbiamo seppellire il corpo. -

 

Epilogo

 

Guardavo Serse che dormiva sul sedile posteriore, mentre Dario era attento alla strada dinnanzi a sé. Ero perso nei miei pensieri, come sempre dopo una caccia. Mi sentivo come un peso in meno nello stomaco dopo ogni “missione”. Magari era questa la “ricompensa”, per aver reso il mondo un pochino migliore. Sapevo che Dario faceva pensieri analoghi...lo zio Alessandro ci aveva passato anche la sua ideologia, oltre alle abilità di caccia. Improvvisamente, Serse prese ad agitarsi. Pensammo che stesse avendo un incubo, non gli demmo molta importanza. Si agitava però sempre più forte e cominciò a lamentarsi. Dario, preoccupato, accostò e spense il motore. Provai a svegliare Serse, scuotendolo - Andiamo fratello, sveglia! - ma Serse continuava ad agitarsi, sempre con maggior forza. Dario scese, aprì lo sportello posteriore e provò a bloccare Serse, ma ricevette una manata sul petto, che lo fece volare di cinque metri all'indietro. - Dario! - scesi dall'auto, aiutando mio fratello ad alzarsi. Ci guardammo preoccupati, ma non osammo avvicinarci a Serse. Notai, però, che il sangue sul labbro spaccato ribolliva, come se Serse stesse andando a fuoco dall'interno. Feci per avvicinarmi a lui, ma Dario mi trattenne per un braccio - Fermo! Guarda! - esclamò, indicando il volto di Serse: le palpebre ancora chiuse avevano preso a tremargli, come se gli occhi stessero subendo l'effetto REM.

Quasi a rallentatore, il corpo di Serse cominciò a gonfiarsi, tanto che cadde fuori dall'auto. Le convulsioni erano cessate, ma il le braccia, le gambe, il torace di continuavano a gonfiarsi, fino divenire più grandi del doppio rispetto a quelli di un uomo normale. Così come erano iniziate, le convulsioni cessarono. Mio fratello aveva cominciato ad ansimare. Io e Dario ci scambiammo un altro sguardo e cominciammo ad avvicinarci in sincrono, lentamente. Serse aveva ancora gli occhi chiusi. Quando eravamo a poco meno di un metro da lui, improvvisamente, senza preavviso, li spalancò. Erano neri come la notte.

  
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