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Autore: Be Only One    02/08/2013    1 recensioni
" La vita non è che un'ombra in cammino; un povero attore, che s'agita e che si pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. E' un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato "
                                                                                   -William Shakespeare-
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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2.
Ero ad un negozio di scarpe e guardavo con attenzione tutte le possibile calzature che sarebbero piaciute a mia madre. Dovevo farle un regalo.
C'erano delle scarpe che costavano cento euro però erano bellissime con un leggero tacco blu scure appropriate anche per la sua età ma il costo era troppo per me. Mentre controllavo delle altre scarpe di gran lunga peggiori, ma con un costo molto più razionale, sentii toccarmi leggermente la spalla, mi girai di scatto.
Sabrina era li davanti a me che mi guardava sorridendo. Sabrina mi assomigliava un po' di carattere, era però un po' bruttina. Il naso era storto e gli occhi verdi erano spenti, aveva labbra sottili e quando sorrideva le venivano due splendide fossette. Con una mano si prese un ricciolo dei capelli biondi e iniziò ad arricciarlo.
<< Allora, come va ? >> mi chiese masticando una cicca pesantemente.
<< Tutto ok >> risposi semplicemente cercando di andarmene. Sabrina, significava guai.
<< Aspetta >> mi disse lei << Stasera c'è una festa favolosa da Roberto Masotti >>.
Mi sorrise.
<< No non posso è il compleanno di mia madre >> cercai di usare tutta la mia forza di volontà. Ero divisa in due una parte di me avrebbe voluto con tutto il cuore accettare quella proposta, l'altra più responsabile cercava di respingerla.
<< E tu preferisci stare con quei vecchi ammuffiti invece di divertirti ? >> replico lei ridendo.
<< Non sono dei vecchi ammuffiti, lei è mia madre Sabri, davvero non posso, ora vattene alle dieci devo essere a casa >> riprovai a dire questa volta con più forza.
<< Su dai, almeno accompagnami, sono le sette puoi restare un paio di ore e poi tornartene a casa...>>.
<< Davvero no non voglio >>.
<< Sei sicura di non volerlo? >>.
<< Si >>.
<< Invece no tu credi di non volerlo, invece vuoi venire con me e fregartene degli altri >>.
Quel poco di forza di volontà che mi era rimasta si sgretolò in un baleno e mi ritrovai a balbettare.
<< Allora... magari.. in questo caso...be..si va bene >>.
Lei si aprì in un sorriso sgargiante.
<< Ottimo >> disse << Ho visto che guardavi quelle scarpe blu te le copro io >>.
<< No davvero non devi >> cercai di dire io neanche troppo convinta.
<< Insisto>> si impuntò lei.
Alla fine uscii dal negozio con il pacchetto per mia madre in mano e con l'altra entra in macchina con Sabrina. Appoggia il regalo nel sedile posteriore e inizia a rilassarmi lasciandomi cadere sul sedile. Sabrina guidava come una pazza e in pochi minuti eravamo già li. La festa era già iniziata anche se erano solo le sette.
Ragazzi e ragazze si tuffavano dentro la piscina e bevevano cocktail.
Quello era il mio mondo. Scesi dalla macchina ed entrai. Persi subito di vista Sabrina, ma non mi importava. Io dovevo stare lì. Era come il pesce che deve stare in acqua, io dovevo vivere così, quella era la mia vita.
La musica era altissima ed io iniziai a ballare.
Mi sentivo una farfalla.
<< Ehi, vuoi da bere? >> mi sussurrò un ragazzo.
<< Si >> urlai, volevo bere ed ubriacarmi perché io ero così era inutile nasconderlo, io ero nata per questo.
Mi ritrovai in mano un liquido strano era giallo sapeva di vodka, alcol, grappa e perfino di Coca Cola.
Io alzai le spalle e lo bevvi tutto in un solo dorso.
Sentii il caldo famigliare invadermi la gola e scoccai la lingua, impaziente.
Continuai a ballare.
Musica, vodka,ballare, alcol, gin tonic, musica, tequila, mojito....
Capivo solo più questo e intanto bevevo e ballavo. Mi venne la nausea uscii, vomitai e poi rientrai.
Mentre barcollavo caddi per terra e iniziai a ridere. Non riuscivo più a smettere. Mi bruciava la gola, ma io ridevo.
<< Cazzo ma sei ubriaca ? >> era la voce di Sabrina leggermente preoccupata.
Io risi più forte.
<< Io ubriaca, ma ti pare? >> risposi masticando le parole.
<< Si mi pare, perché non riesci a camminare su una pavimento dritto senza cadere.. >> rispose con rabbia, io riuscivo solo a ridere.
<< Vieni che ti porto a casa >> mi disse.
Mi prese in braccio e con fatica mi portò fino alla macchina io caddi dentro come un sacco.
<< Che ore sono ? >> chiesi.
<< Le sei >> mi rispose.
Come potevano già essere le sei un minuto prima ero appena arrivata erano le sette di sera e ora già le sei di mattina. Poi un ricordo: mia madre che mi chiedeva se potevo andare al suo compleanno.
<< Merda, il compleanno di mia madre >> bofonchiai.
Ormai tanto era troppo tardi per rimediare. La macchina di Sabrina si fermò davanti a casa mia.
<< Sei capace a salire da sola ? >> mi chiese incazzata. << Si, credo >> risposi sulla difensiva.
Presi il regalo di mia madre e iniziai ad incamminarmi verso l'ascensore, ero troppo ubriaca per prendere le scale. Durante il tragitto rischiai di cadere minimo tre volte, speravo che Sabrina venisse ad aiutarmi, ma invece sentii le gomme della sua Mini stridere sull'asfalto e dopo un minuto lei non c'era più, ormai ero sola e sola dovevo affrontare i miei genitori.
Entrai in casa facendo meno rumore possibile.
Era tutto buio, sperai che tutti fossero andati a dormire. Ma poi mio padre mi disse:
<< Dove sei stata questa notte? >> lui cercava di tenere un tono serafico, ma la sua voce tradiva della rabbia.
<< In giro >> risposi assonnata.
<< Ma non ti fai schifo, guardati sei ubriaca, sporca, bagnata di alcol e hai perso il compleanno di tua madre, non sai quanto ci sia stata male >> mi disse alzando la voce e perdendo la pacatezza che cercava di conservare.
<< Che vuoi da me ? Io sono così. Scusa se non sono una figlia perfetta come Giorgia >> urlai io.
<< Non tirare in mezzo tua sorella, solo perché tu sei una irresponsabile lei non ne ha colpa >> urlò anche lui con cattiveria.
In questo momento mi odiava, lo vedevo dallo sguardo duro con cui mi guardava, non avevamo mai avuto un buon rapporto.
Io corsi su per le scale e spalancai con un calcio la porta della stanza di mia madre.
<< Tieni prenditi il tuo regalo di merda, stronza! >> urlai e mia madre si svegliò.
Sentii i passi pesanti di mio padre sulle scale. Mi si avvicino di corsa e mi diede uno schiaffo così forte da farmi cadere per terra.
<< Non osare più rivolgerti in quel modo a tua madre >> mi urlò.
In tanto, con quel caos anche Giorgia si era svegliata.
<< Cosa è successo ? >> chiese allarmata e poi vedendomi li per terra ai piedi di nostro padre che era arrabbiatissimo e mia madre che piangeva con singhiozzi sommessi ricollegò tutta la scena che aveva sentito già nella sua stanza.
Si avvicinò a nostra madre.
<< No mamma, non piangere, lo sai che non voleva dirti quello, è ubriaca, non le pensa davvero quelle cose >>.
Giorgia mi difendeva sempre, anche quando sapeva che avevo torto marcio.
<< Non ci pensare, Rosa, non ti preoccupare di cosa pensa lei >> le disse mio padre.
Io mi vergognavo di me stessa e quindi mi rialzai e andai in camera mia.
' Si papà mi vergogno di me' li volevo rispondere, ma la mia gola bruciava.
Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi. Iniziai a piangere e poi vomitai.
Cosi, sporca, bagnata dalle lacrime ed infreddolita mi addormentai nella tristezza del mattino e del sole che sorge. 
  
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