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Autore: Gloria Bennet    03/08/2013    2 recensioni
Stefan e i suoi pensieri (e allucinazioni) dopo aver trascorso troppo tempo dentro alla bara.
Un'anima travagliata e sola come la sua in preda a quel dolore delirante che solo un'esperienza del genere può provocare, sommata a tutto il dolore già provato.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo

 

Per una lettura migliore, ascoltatevi questa canzone mentre leggete:
http://www.youtube.com/watch?v=-vppwtFSgc4


 

Perché il rosso era per me
l'irraggiungibile che sempre m'ingannò
Sto qui, il cuore lento di diavolo fragile

 

 

Desidero il sangue, voglio il sangue.

Non so quanto tempo sia trascorso dal momento in cui ho iniziato a bramare quel nettare rosso; l'unica cosa che potrebbe darmi la forza di andare avanti, qui dentro.

Il rosso. Il sangue.

Strumento di vita e di non morte.

Sono morto perché ho perso sangue, sono rinato perché ho assunto sangue.. divertente, no?

Soprattutto se si pensa che proprio ora sto continuando a morire perché mi manca.

Sì, quel sangue mi manca.

Quel rosso che sempre mi ha ingannato, togliendomi la vita, dandomi questa morte infinita.

Procurandomi infiniti sensi di colpa ogni volta che squarciassi la gola di qualcuno, solo per nutrirmi del suo sangue. Ogni volta che combattevo la sete per non azzannare Elena, per non ferire gli altri.

Beh, ora lo vorrei con tutto me stesso. Qualsiasi tipo di sangue. Basterebbe una goccia di quel perfido rosso ingannatore.

Il mio cuore batte lento, sì. Batte lento perché non riesce più a stare al passo di quei respiri flebili che diventano sempre più difficili da emettere, sempre più silenziosi, sempre più invisibili.

E, anche se per tutto ciò che ho fatto, posso considerarmi forte come un diavolo, ora sono solo fragile.

 

 

Così, il sole aspetta che abbassi la mia testa
e il toreador colpisca.
Così, l'attesa su di me. Silenzio immobile.
E adesso sono solo,
perché da qui non uscirò e non ritornerò.

 

 

Non c'è luce, qui. Qui, c'è solo oscurità.

Il sole ormai è andato da tempo. Quando l'ho visto per l'ultima volta?

Non lo ricordo.

E, anche se adesso potessi tornare a vederlo, morirei ancora.

Perché Silas si è preso il mio anello e, anche il sole, è qui, fuori da questa bara ad aspettare il momento in cui mi potrà bruciare.

In cui potrà vincere quella lotta impari che mi vede sempre sconfitto.

Attendo la sua mossa. Attendo la mossa del sole.

Attendo la mossa dell'acqua assassina che mi circonda.

Dovrei attendere qualcun altro?

No.

Il silenzio conferma che non c'è nessuno a salvarmi dall'oscurità.

Il silenzio è immobile e, in ogni istante, è consapevole di farmi sapere quello che non c'è, più.

E forse non c'è mai stato. Perché sono solo, adesso.

E da qui non uscirò, più.

E non ritornerò alla vita, non quando l'unica cosa che riesca a vedere è il nulla che cresce intorno a me.

 

 

Scivolerò, io mi innalzerò,
cercherò ali.
Più forte del vento e del male che è qui,
correrò nell'arena starò lì.

 

 

 

Poi, non so come, da quel nulla distinguo una sagoma.

Sempre più chiara, sempre più reale. E' Elena.

E, nonostante il dolore che mi ha inferto, io la riesco ancora a vedere la luce, dentro di lei.

Riesco ancora a scorgere quella speranza che mi salverà.

Possibile che lei non se ne renda conto? Vorrei sorriderle, ma non ne ho la forza.

La guardo avvicinarsi e sento che quel cuore, il mio inizia a battere più forte.

Mi perdo nei suoi occhi e so che, anche se scivolerò sotto quest'acqua che mi divora, sarò in grado di innalzarmi, ancora. Perché lei mi darà le ali per farlo.

Sarò più forte della sofferenza di un cuore spezzato, sarò anche più forte del vento e del male che ha sempre tentato di annientarmi.

Questa bara è il male, ma con Elena qui, potrò tornare a correre.

Ritornare alla vita, stare ancora nel posto in cui merito di stare.

 

 

Poi negli occhi mi bagnai. Sudore e lacrime,
il cuore si fermò.
Le sei,
la folla non c'è più,
ed altri come me vedranno questo sole.
Sto qui, l'azzurro accorderà l'onore inutile.


 

Elena mi guarda, il suo volto è radioso. Sa di luce.

Luce in mezzo all'oscurità.

Non faccio neanche in tempo a sfiorarle la guancia che il suo viso svanisce. E il mio cuore si ferma.

“Elena, no! Non scappare, ti prego! Elena, noooo!” lo urlo con tutto il fiato che mi resta perché lei non se ne deve andare, non può, non quando tutto si sta sgretolando intorno a me e dentro di me e, solo in quel momento, quando sento l'acqua penetrarmi nella bocca, entrarmi nei polmoni, riempirli di quel peso di sogni e speranze infrante, mi rendo conto che è stata solo un'allucinazione.

Niente Elena. Niente di niente.

E i miei occhi si bagnano di lacrime perché non possono reagire in nessun altro modo.

Gli altri vedranno il sole, io starò qui, inghiottito dall'oscurità.

Intanto l'azzurro di quest'acqua si crederà vittorioso vedendo lacrime salate uscire dai miei occhi, ormai perennemente liquidi.

E l'onore, quell'onore che viene dalla salvezza sarà inutile.

Non c'è onore nell'essere un eroe.

Un eroe che muore.

Un eroe che si illude, vedendo fantasmi di sogni reali.

 

 

 

Più solo del vento e del male che è qui,
correrò nell'arena starò lì.
Scivolerò io morirò, cercherò ali.
Più forte del vento del male che è qui,
correrò nell'arena starò lì.


 

 

Sono solo, irrimediabilmente solo.

Più solo del vento e del male che mi perseguitano, qui.

Potrò correre, stando fermo?

Potrò vivere, restando immobile?

No.

Mi lascerò scivolare negli abissi e morirò.

Forse, morendo, troverò quelle ali che sto cercando dal momento in cui sono stato rinchiuso in questa bara.

Forse, trovando quelle ali, riuscirò a volare fuori da qui, oltre il mio corpo.

A liberare la mia anima, a farla vivere fuori da questa bara, oltre il confine dell'acqua, oltre le increspature delle onde, fino al cielo.

Forse lì troverò pace.

E correrò, sì, io correrò.

Scavalcando il dolore, sorvolando la mia anima spezzata, per raggiungere la pace.

Quella pace fatta di persone che ti stanno accanto, comprendendo il tuo dolore e aiutandoti ad affrontarlo.

Perché soli non si può stare.

Soli si muore.

 

 

Ma la verità è che sono solo.

 

 

 

 

A/N

 

A quest'ora la gente dovrebbe dormire, invece io scrivo.. ;)

Avevo già scritto una OS su Stefan dentro la bara, chiamata “Nell'Abisso”, ma, quella shot, riguardava proprio i primi momenti della sua agonia, questa, invece, è ambientata dopo che Stefan ha già trascorso un bel po' di tempo (ahimè) nella bara.

Oggi ho ascoltato questa canzone di Marco Mengoni, “Solo” appunto, e ho pensato da subito fosse perfetta per la situazione attuale di Stefan e ho dovuto, ma soprattutto ho voluto scriverci qualcosa sopra. Sarebbe perfetto se voi l'ascoltaste mentre leggete!

Spero che sia di vostro gradimento, fatemi sapere :3

 

Buonanotte e sogni stellati a tutti quelli che leggeranno questa mia storia ;*

Un bacio,

 

Gloria

   
 
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