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Autore: Altariah    03/08/2013    2 recensioni
Kolyat riuscì solo a vedere le labbra di questo muoversi, ma il suono fu sostituito dall’insopportabile gracchio del campanello, che lo trascinò fuori da quella falsa realtà che lo aveva sollevato per un momento da tutti i suoi problemi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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IV – Down to Earth

 

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 Did you feel you were tricked

by the future you picked?

 

Miranda alzò lo sguardo dal terminale, sulla retina ancora impressa la luce che aveva continuato a fissare per troppo tempo e che seguiva ogni cosa su cui lei andava a posare gli occhi. Era esausta e aveva bisogno di dormire, così disattivò le attrezzature e camminò lentamente verso la finestra, dall’altra parte della stanza.
Non le capitava spesso di pensare al passato, alle cose di cui si sentiva fiera o a ciò che rimpiangeva, anzi, evitava di farlo.
Ma ora, iniziava a capire che, per quanto la sua vita fosse stata un susseguirsi di tempeste, non avrebbe voluto cambiare nulla. Miranda non si amava, non amava la propria vita… ma conosceva le ragioni che la miglioravano e addolcivano.
Oriana era una di queste, la sua più convincente ragione per lottare, per non arrendersi, per sentirsi migliore. E, senza rendersene conto, sentiva di essere lo stesso per lei, l’unica nel suo mondo, e non calcolava l’amarezza che avrebbe provato se  non fosse stato così.
Cercò tra i file sul factotum un’immagine della sorella che le mancava così tanto, senza riuscire a provare altro che un’immensa voglia di riabbracciarla. Nonostante i pericoli fossero stati scongiurati Miranda aveva paura, temeva che qualcosa di profondamente sbagliato si mettesse di nuovo a distruggere ogni cosa che cercava di costruire. Ogni volta che stringeva un legame con qualcuno, una persona di cui credeva di potersi fidare, o qualcuno a cui iniziava a tenere con tutta se stessa, ecco, tutto andava a rotoli.
Osservò attraverso il vetro il nuovo cielo a cui si stava lentamente abituando, sentendo una fitta all’altezza del cuore senza riuscire a riconoscere nessuna delle costellazioni che aveva conosciuto negli anni. Era costretta a soffocare il suo senso di vuoto, il suo smarrimento ogni volta che in cielo cercava cose che aveva conosciuto ma non avrebbe potuto ritrovare, consistenze della terra e colori che non avrebbe potuto più percepire o vedere, se non dopo aver atteso a lungo.
E faceva ancora troppo male ricordare tutti coloro che aveva perso, che l’avevano lasciata sola quando ormai lei immaginava di poterli avere per sempre al proprio fianco. Le mancava la voce di Niket che la chiamava con un soprannome, le sarebbero mancati tutti i compagni di squadra sulla Normandy se solo avrebbe avuto la forza di pensare a loro, per quanto avesse sempre cercato di dimostrarsi indifferente a loro, sempre per paura di affezionarsi troppo…
Niket, al suo pensiero riusciva a trovare soltanto risentimento, ormai ogni sua sensazione si era acquietata trasformandosi in quello, dopo tutto quel tempo, che non era neppure troppo.
“Miri” Lei sorrise a se stessa, appoggiandosi sul davanzale. Restare in piedi era diventato troppo complesso ormai.
Era morto, come tutti gli altri. Credeva che non facesse differenza l’avesse ucciso lei oppure no, il risultato nei primi momenti le sembrava identico. Ma c’era stato qualcosa negli occhi di lui, qualcosa che era emerso con il tempo, riflettendo, che se avesse premuto il grilletto non avrebbe visto.   
Troppe cose continuavano a mutare nella sua vita, avventure e disgrazie la circondavano, scivolandole addosso, mentre lei cercava di concentrarsi solo sulla sua corsa verso i propri obiettivi. Senza avere il tempo di rendersene conto aveva rinnegato ogni dono egoistico che le era stato fatto, si era volontariamente gettata nel cuore di un’organizzazione terroristica, poi si era ritrovata a ripararsi dietro uno scudo cinetico semidistrutto accanto al Comandante Shepard. E ora… ora era finito tutto e lei si sentiva frastornata, come se il tempo le fosse stato sottratto insieme a tutto ciò che aveva avuto ed amato.
Le mancava Shepard e non poteva assolutamente alleviare malinconia e dolore, rendendosi conto che se il suo Comandante fosse ritornato dall’ultima battaglia, lei sarebbe stata la prima ad osservarlo scendere dalla Normandy. Avrebbe alzato la mano che prima stava mollemente lungo il fianco, e fatto il saluto militare. Avrebbe sorriso, o forse pianto… e nonostante il tempo continuasse a scorrere, lei lo stava ancora aspettando, fedelmente.
E le venne da piangere, perché sapeva di non aver mai dimostrato nulla a nessuno, nulla a Shepard: non aveva mai esternato il rispetto che quella figura incredibile le evocava e tutta la gratitudine ogni qualvolta si metteva incondizionatamente a sua disposizione.
Ma lei sentiva di poter ancora provare a riporre in qualcosa speranza ed amore, per paura aveva cercato di privarsene prima di Omega4 e prima dei Razziatori, ma non ci era più riuscita. Dopotutto cosa sarebbe cambiato? Se si fosse rinchiusa nell’indifferenza lasciando il mondo esterno chiuso dietro l’azzurro di due occhi perfetti si sarebbero creati soltanto altri rimpianti. Avrebbe semplicemente provato, d’ora in poi, uscendone ammaccata ma non vinta.
Miranda si stava svestendo, travolta dai pensieri altalenanti. Il bisogno opprimente di felicità, in quell’istante, iniziò a plasmare un’idea che al solo pensiero le faceva perdere il fiato dall’emozione.

 
We’ve got snow up on the mountains,
we’ve got rivers down below

 

“E’ dura prendersene cura?” Una giovane commessa umana sorrise ad Oriana, imbustandole le tre gigantesche confezioni di cibo liofilizzato per gatti.
Oriana sbuffò una risata, senza osservare la ragazza, con gli occhi fissi sul factotum pronta a digitare l’importo per pagare. “Affatto” rispose. “La cosa peggiore è solamente saltare qua e là di ufficio in ufficio al Presidium per dichiarare che hai un animale domestico…”
“Io ricordo di aver avuto un cane da bambina, quando vivevo ancora sulla Terra… non c’erano tutti questi vincoli, nemmeno la metà.”
“Viveva sulla Terra? E com’è?” Oriana si ritrovò a sorridere entusiasta e curiosa. Era da tempo che avrebbe voluto visitarla, ma iniziava a credere che non ci sarebbe mai riuscita.
“E’ strano che tanti umani me lo chiedano.” Commentò, un po’ confusa. “E’ la nostra casa, ma da quando ci siamo connessi con l’Universo abbiamo voluto scappare dalla nostra madre naturale e mi dispiace non ricordarla quasi per niente… so soltanto che una volta che ci sei, è come se sapessi di essere a casa, quella vera. L’aria ha qualcosa di sbagliato in ogni posto che ho visitato dopo essere partita.”
“E’ stata una buona madre per figli irriconoscenti, a quanto pare…” Il discorso aveva scatenato in lei un nuovo ragionamento e aperto nuovi punti di vista su cui riflettere che non aveva mai considerato.
“Sono dieci crediti” Le disse gentilmente, dopo aver passato qualche secondo riflettendo a sua volta. “Credo che darà da mangiare al suo cucciolo per mesi, con tutta questa roba!” Dopo aver sistemato gli acquisti e ricevuto il pagamento allungò il sacchetto ad Oriana.
“Non conosce il mio gatto” Le sfuggì una nuova risata, mentre gli occhi si andavano a soffermare su una richiesta di adozione dell’ultimo gatto rimasto di una cucciolata numerosa. Era incredibile, stava ritornando tutto a posto, e giorno dopo giorno, insieme alle speranze dei sopravvissuti, anche la Cittadella sembrava ritornare a pulsare di vita. I danni gradualmente sbiadivano, tutto sembrava tornare alla normalità nonostante ogni cosa o persona ne avrebbe portato i segni per molto tempo ancora.
La commessa seguì il suo sguardo accigliato verso l’immagine. “E’ bella, non è vero?”
Oriana annuì, chiarendo prontamente il suo interessamento: “Oh, sì, è meravigliosa, ma non sono intenzionata ad adottarla… non ho proprio spazio nel mio appartamento…”
“…e nemmeno la voglia di girovagare senza meta tra gli uffici del Presidium immagino” aggiunse la giovane.
“Esattamente” Ammise lei, afferrando la busta e salutando la ragazza con un cenno del capo. “Grazie mille” La salutò poi con la mano e si voltò, camminando verso casa.
Camminava a brevi e svelte falcate, pensando all’ultimo messaggio di Miranda. Conteneva qualcosa di troppo bello, e non vedeva l’ora di poter seguire la sua proposta, anche se le sembrava un progetto irrealizzabile. Ad un tratto le s’illuminò il factotum, e lei lo avvicinò al viso immediatamente, emozionata solo all’idea di trovare un altro di quei messaggi così carichi di dolcezza capaci di risollevarle la giornata e farla sorridere. Ma non trovò tra le e-mail ricevute un nuovo messaggio della sorella, bensì trovò qualcosa di Kolyat.
Oriana s’irrigidì, senza sapere a cosa pensare. Una parte di lei fremeva dalla voglia di scoprire il motivo che lo avesse spinto a mandarle un’e-mail, cosa che, peraltro, non aveva mia fatto. Non riusciva a spiegarsene il motivo ma aveva paura di aprire qualcosa di tanto inaspettato, così inaspettato che probabilmente nemmeno lui aveva calcolato.
Si appoggiò ad una parete accanto a delle nuove proiezioni olografiche che riportavano repliche su repliche del secondo olofilm su Blasto, in un’ovvia assenza di nuovi titoli.
Chiuse gli occhi, appoggiando il dito sul messaggio e ascoltando il rumore del factotum mentre lo apriva. Trattenne il respiro, come fosse un rito, e notò subito che l’impatto visivo lasciava parecchio a desiderare. Rialzò gli occhi, chiedendosi cosa avesse intenzione di dirle – o come avrebbe avuto l’intenzione di scusarsi, che era il minimo- con una riga di testo.
E’ una mia impressione o questa mail finisce con il punto interrogativo? Si domandò, sempre più curiosa.
Al diavolo!Così riportò gli occhi sul factotum, con decisione.
“Oriana, ma com’è che l’80% di roba che viene dalla terra ha dei peli?”
Lei scoppiò in una risata che sapeva di divertimento ma anche di felicità, una gioia autentica. Scrivere molto ed esporsi non era il suo forte, ma quella volta doveva decisamente essersi impegnato. Era quello il modo di scusarsi? Beh, lei lo avrebbe accettato benissimo.
E forse, iniziò a pensare, fare altri chilometri lungo il presidium saltando di ufficio in ufficio non sarebbe neppure stato così noioso.

 

 










 
 
Prima cosa: mi scuso con gli È che qualche volta hanno l'accento e altre volte quell'abominevole apostrofo. Questo computer è scemo e prende il codice quando gli pare e sono troppo pigra per copiaincollarlo. 
Grazie per le recensioni, sono importantissime e non so come farei a trovare il coraggio di continuare. Davvero, grazie grazie grazie ;-; 
Poi mi sono accorta che forse troppo grande il formato del testo D: Cioè se lo è ditemelo, il fatto è che sono cieca io e non me ne accorgo.
Di chiarimenti vorrei scriverne diversi ma non so da dove iniziare. Boh. Quindi non lo farò direttamente. Se non capite nulla allora chiedetemelo auauauau D: 
Ecco. Ecco. Era la storia dei peli che volevo sviluppare. L’avevo inserita apposta nel primo capitolo ma dal momento che aveva preso una piega terrificante-triste-deprimente l’ho lasciata in sospeso.
Pubblico perché sto guardando in tv un documentario su Roma e Pompei e sto piangendo perchè sono come una psicopatica e voglio smettere. Troppe cose belle in così pochi minuti.
 
Voglio una nave da pirata rosa con una polena parlante. 
  
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