POV GINEVRA
Mi riaddormentai, erano le 13.30 quando mi alzai, eppure avevo detto a quella strega di dover uscire con Francesca. Mi stiracchiai, e notai che, sopra il tavolo, c’era un biglietto con scritto “Bambina mia, io e la mamma siamo andati a pranzo fuori, riordina la casa, ci vediamo nel tardo pomeriggio. Baci, papà.”. Andai su tutte le furie! Come aveva osato chiamare quella vipera ‘MAMMA’!? Lei non è mia mamma, mi fa schifo pensare che possa essere paragonata a mia madre! La donna che mi ha messo al mondo, che fino all’ultimo ha lottato per restare con me e Filippo, forse neanche per papà, perché in fondo a lui interessava e interessa solo il suo bene…  Ero infuriata, così chiamai Martina, la mia migliore amica, quella con cui ne avevo passate di tutti i colori, quella disposta a venirmi a prendere alle 3 di notte in Antartide, se fosse necessario, la mia compagna di avventure, un po’ la sorella che non ho; le raccontai l’accaduto e lei mi chiese se volevo andare a mangiare da lei, accettai senza pensarci. Ma, prima di andare scrissi un bigliettino, “Caro papà e ‘mamma, che non sarai M A I’, andate a quel paese! Entrambi, tu, papà, invece di lavorare che fai?! Porti a pranzo una che sperpera i tuoi soldi per cose INUTILI e non mi ha permesso di frequentare gli studi universitari, per la sua sola avarizia. E tu, sei solo una stupida se pensi di poter rimpiazzare mia madre! Lei mi ha dato alla luce, NON TU. Lei mi ha consolato durante le mie crisi di pianto, NON TU. Tu sei solo un ostacolo in mezzo al mio cammino, e non vedo l’ora di scavalcarti perché mi fai solo schifo. Papà, arrabbiati, ma non ti aspettare di potermi cacciare di casa, innanzitutto perché mamma non l’avrebbe mai permesso, e secondo perché lo faccio IO. Me ne vado… Preferisco vivere per strada che con un padre STRAFOTTENTE come te. Mi avete preso per una schiava!?! A mai più, Ginevra.”
Preparai le valige con tutti i miei vestiti, presi tutti i miei soldi, portai via tutto! TUTTO. Avevo deciso, in quella casa non ci avrei messo più piede. Arrivai da Martina in lacrime, e le raccontai del biglietto, e del fatto che avevo deciso di non tornare a casa, e dato che lei viveva in un appartamento di due stanze, affittato, le chiesi la gentilezza di ospitarmi per un po’, solo finché non avessi trovato un posto dove stare, ma lei mi disse che se avessi aiutato con l’affitto, sarei potuta rimanere tutto il tempo che desideravo. La ringraziai, la ringraziai circa un miliardo di volte…
Nel tardo pomeriggio, verso le 18.00 inizia a riceve telefonate e messaggi da mio padre, non risposi, non volevo.
POV ANDREA
Dovevo dimenticare quella ragazza, non l’avrei vista più… Non sapevo neanche il suo cognome. Ero stanco e non mi andava di uscire, non volevo andare al pub, ero sicuro che non l’avrei più rincontrata. Aprii facebook e trovai una nuova richiesta di amicizia, era una ragazza, una bella ragazza, si chiamava Martina, ma non era come Matilde, era bella, ma non risplendeva di quella luce interiore di cui era dotata Matilde. Iniziammo a chattare, parlammo di molte cose, e ci ripromettemmo di non perderci di contatto così magari un giorno ci saremmo potuti incontrare nel centro, dato che vivevamo nella stessa città. Sul tardi spensi il computer.