Un
odore dolciastro e bruciacchiato gli
punge le narici, svegliandolo.
Allunga
un braccio per cercare Tony e
dirgli che l'attico sta probabilmente prendendo fuoco, ma l'altra parte
del
letto è vuota.
Apre
gli occhi e si tira a sedere di
scatto.
Tony
da qualche parte e un anomalo odore di
bruciato non promettono nulla di buono.
Infila
in fretta i pantaloni del pigiama e
recupera la propria vestaglia mentre già si sta precipitando
fuori dalla
stanza.
«Tony,
sta andando a fuoco qualcosa. Ma che
diavolo è successo qui?» lo sguardo gli cade sulle
pile di stoviglie sporche
che coprono ogni superficie disponibile della cucina, nascondendo
l'uomo alla
vista.
«Che
ci fai qui? Chiudi gli occhi e torna a
dormire, non rovinarmi la sorpresa.» Tony sbuca da dietro un
cumulo di
strumenti non meglio definiti, coperto di farina e altri ingredienti.
«La
sorpresa consiste nel mandare a fuoco
casa?»
«Forse.
È una sorpresa.» gli posa le mani
sulle spalle e lo fa voltare, sospingendolo verso il corridoio.
«Posso
sapere che stai combinando?» lo
asseconda, vedendo che l'altro sembra aver perso tutti i collegamenti
tra i
neuroni, le sinapsi che sono fuggite annodandosi tra loro per formare
un
lenzuolo come nel più squallido telefilm adolescenziale.
«No,
è una sorpresa. Torna a letto e
restaci.»
«Ma
sto bene.» si lamenta.
«So
che stai bene, l'ho sperimentato
piuttosto accuratamente, ma adesso resta qui.» lo fa sedere
sul letto tenendogli
ancora le mani sulle spalle «Resta qui, per favore, senza
fare domande.»
Rotea
gli occhi «Mi spiegherai entro oggi
il perché di questa buffonata?»
«Dammi
una manciata di minuti e lo faccio.
Riusciresti a rimetterti a dormire?» domanda aggrottando le
sopracciglia.
«Primo:
non penso proprio. Secondo: con
questa puzza di bruciato preferirei essere cosciente nel caso in cui
dovessi
scappare se tutto dovesse prendere fuoco.»
«Va
bene, come non detto. Resta qui e fai
il bravo per un po'.»
«Pensi
di sopravvivere al casino di là?»
domanda accontentandolo e tornando a sdraiarsi sotto le coperte.
«Grazie
alla tua gita fuori porta sì.» gli
posa un leggero bacio sulle labbra «Mi prometti di non
sbirciare dalla porta?»
«Non
amo l'orrido, quindi penso che starò
qui.» si tira su le coperte e chiude gli occhi
«Fingi che io stia dormendo.»
Ridacchia
e torna di là prima che l'altro
cambi idea.
Loki
sente dei rumori piuttosto inquietanti
provenire dalla cucina, ma decide di accontentare il compagno e
lasciare che
questo si diverta a combinare qualunque cosa stia combinando; si
riavvolge
nelle coperte consultando l'orologio e scoprendo che è
l'alba delle sette di
mattina.
Scatta
nuovamente a sedere, preoccupato.
Cosa
sta macchinando Tony per essere
sveglio a quell'ora, quando di solito deve tirarlo con la forza
giù dal letto
alle dieci e mezza passate, con la minaccia che se non si
alzerà a breve non
contribuirà più a fargli passare la notte in
bianco?
Si
alza in piedi, indeciso sul da farsi.
Lasciare
che Tony architetti qualunque cosa
stia architettando o andare di là e rovinare quella che lui
ha definito una sorpresa,
sorbendosi poi per tutta la giornata le sue lamentele e quel fastidioso
senso
di colpa che solo lui riesce a scatenargli?
Alla
fine opta per subire il giochetto
inventato dall'altro, tornando sotto le coperte e aspettando
nervosamente di
scoprire i suoi piani.
Non
ha idea di cosa possa stare combinando,
ma già solo l'ora a cui si è alzato per poter
aver creato tutto il casino
nell'altra stanza lo allarma; è strano questo suo
comportamento, di solito
quando sta progettando qualcosa, che sia un nuovo modello dell'armatura
o un
qualche giocattolo per Hela o Fenrir, visto che Jormungandr preferisce
passare
la giornata dormicchiando o provando a stritolare Clint, con sommo
divertimento
di Natasha, passa la notte sveglio in laboratorio finché lui
non si stufa e non
lo va a recuperare quasi trascinandolo via.
Si
rigira tra le coperte, nervoso.
Odia
non sapere cosa stia succedendo, e non
poter ottenere la risposta sebbene questa si trovi dall'altra parte
della porta
è ancora più seccante.
Perché
ha acconsentito a quello stupido
giochetto?
Ah,
già, in un modo o nell'altro Tony
riesce a fargli fare quello che vuole, e la cosa strana è
che questo non lo
infastidisce nemmeno.
Quando
ormai la sua pazienza é al limite la
porta si socchiude rivelando la schiena di Tony fasciata dalla solita
canottiera
nera, ora chiazzata di bianco da una polvere che spera vivamente essere
farina;
l'uomo riesce a entrare nella stanza e alla fine si volta, rivelando un
vassoio
colmo di roba che rischia di cadere.
«Cos'è
quello?» domanda Loki tirandosi a
sedere, pronto a balzare per raccogliere ciò che sicuramente
cadrà di lì a
poco.
«La
colazione.»
«Cosa?»
chiede incredulo.
«La
colazione. Buon compleanno.» sorride
esitante sedendoglisi accanto.
«È
il mio compleanno?»
«Sì,
non lo sapevi?»
«È
passato parecchio tempo dall'ultima
volta che ho festeggiato il mio compleanno, ho perso l'abitudine di
ricordarmene. Ma tu come fai a saperlo?» lo fissa
stupito.
«Me
lo ha detto tuo fratello.» spiega
candidamente.
«Perchè?»
ha gli occhi, quei meravigliosi
occhi color smeraldo, sgranati, increduli per la sorpresa.
«Beh,
gliel'ho chiesto perchè ero curioso.
Vivi qui con me e con i tuoi figli e non sapevo nemmeno il giorno del
tuo compleanno,
mi sembrava strano.»
«E
hai deciso di prepararmi la colazione,
alzandoti all'alba delle sette di mattina?»
«Veramente
le sei. Comunque perchè fai quella
faccia? Sembri sotto shock.»
«C'è
un motivo per cui ho smesso di
festeggiare il mio compleanno: l'unico che se lo ricordava ero
io...» ammette
abbassando lo sguardo.
Tony
posa il vassoio dall'altra parte del
letto e lo stringe a sè, abbracciandolo e confortandolo come
sempre accade
quando Loki decide di raccontargli del suo passato.
«Thor
se lo ricorda però.» gli fa notare.
«Sì,
ma il poveretto è scemo quanto una
zucca, non si ricorda nemmeno che giorno sia quello che sta vivendo,
figuriamoci qualcosa a distanza di un anno.» ridacchia
distratto dal ricordo
triste.
«Per
tua fortuna ho un quoziente
intellettivo più alto e una cosa misteriosa chiamata agenda
su cui segnarmelo.»
gli poggia un lieve bacio sulle labbra «Buon
compleanno.»
Si
appropria della bocca dell'uomo
costringendolo a sdraiarsi su di lui, e lo coinvolge in un bacio
intenso e
passionale.
«Aspetta,
io mi sono dato da fare per
preparare la colazione...» si lamenta provando a separarsi da
lui.
«Mio
compleanno, io decido.» lo riporta
contro di sè.
«Guarda
almeno cosa ho provato a fare e
lasciami spostare il vassoio prima che il succo d'arancia si
versi.»» tenta
ormai del tutto convinto a mandare al diavolo la colazione per passare
direttamente al suo piatto preferito: Loki.
«E
va bene.» sbuffa come se avesse a che
fare con un bambino petulante e si tira a sedere.
«In
effetti la colazione può aspettare.» lo
fa ricadere accanto a sè, salendogli addosso.
«No,
ora voglio vedere cosa hai combinato.»
sguscia da sotto il suo corpo gattonando fino al vassoio.
«Sei
più lunatico di una ragazzina.»
borbotta infastidito, raggiungendolo.
«Tu
invece sei la persona più equilibrata
del mondo. Questo cos'é?» solleva qualcosa di
bruciacchiato, osservandolo da
ogni lato.
«In
teoria una brioche...»
«Come
hai fatto a ridurla così?» domanda
tra il divertito e l'incredulo.
«Volevo
scaldarla ma l'ho dimenticata e
beh, questo è il risultato.» si stringe nelle
spalle con aria colpevole.
«Va
bene, sorvoliamo su questo. Non dirmi
cos'è questa cosa, voglio provare a indovinare. Sono dei
pancake?»
«Veramente
sarebbe una crepe...»
Gli
scoppia a ridere in faccia «Sul serio?
È più spessa di una suola!»
«Non
sono riuscito a fare bene le dosi.»
mormora mortificato, abbassando lo sguardo.
«Ehi,
non fare così.» Loki gli si siede
accanto «Ti sto prendendo in giro ma apprezzo il gesto,
nessuno mi aveva mai
preparato, o provato a preparare, la colazione per il mio compleanno, e
già
solo il fatto che tu abbia scoperto quando è e che abbia
deciso di fare
qualcosa di simile mi rende felice, non mi importa del fatto che se
Gordon
Ramsey passasse di qua ti defenestrerebbe.» gli sfiora
dolcemente le labbra
«Grazie.»
«È
davvero conciata così male?» domanda con
un mezzo sorriso.
«Guarda.»
indica i resti carbonizzati nel
vassoio «L'unica cosa che si salva è la
spremuta.»
«Che
non ho fatto io.» ammette.
«Altrimenti l'avresti bruciata.» lo sfotte prendendo un sorso dell'unica cosa commestibile della sua colazione «Se ti puó fare piacere questa è buona. Solo una domanda: hai presente quelle simpatiche creature che girano per casa e sono solito chiamare miei figli? Dove sono?»
«Dormono,
è presto, ma si sono inventati
anche loro qualcosa.»
«Cosa?»
domanda, gli occhi che sj accendono
per la curiosità.
«Ho
promesso di non dirtelo e non ho
intenzione di tradire un patto fatto con dei bambini.»
«Dai...»
mugola sbattendo le ciglia.
«Puoi
sempre andare a svegliarli e
chiedere.»
«È
presto, non ho intenzione di svegliarli
ora.»
«Allora
ti toccherà aspettare. Comunque non
mi sembra che tu ti faccia molti scrupoli a svegliare me la mattina
presto o
nel cuore della notte.»
«Non
mi sembra che tu ti possa lamentare
visto che dopo che ti sei messo a piagnucolare per l'ora ti lascio fare
quello
che vuoi.»
«Io
non piagnucolo, mi limito a esporre la
verità dei fatti e a ribadire che persino io ho bisogno di
dormire.»
«No,
tu piagnucoli proprio come un bambino
invece che girarti e tornare a dormire.»
«Solo
perché tanto non mi lasceresti
riaddormentare.» incrocia le braccia come per sostenere la
propria tesi.
«Questo
non è vero.»
«Oh
sì che lo è. Magari non mi diresti
niente, ma mi guarderesti male e io non riuscirei a dormire.»
«Povero
uomo sensibile.» lo sfotte con un
finto tono dolce e preoccupato.
«Questa
è l'ultima volta che ti preparo
colazione.» sbuffa.
«E
questa la chiameresti colazione? Dai, se
andiamo di là magari riusciamo ancora a trovare qualcosa da
mangiare.»
Lo
fissa deluso.
«Che
c'è ora?»
«Niente.»
Gli
si porta davanti e gli poggia le mani
sulle spalle, costringendolo poi con i pollici ad alzare il viso.
«Ok,
va bene, mi sono offeso.» ammette.
Alza
gli occhi al cielo e poi posa le
labbra sulle sue, zittendo ogni protesta e facendolo poi cadere
all'indietro
per potersi posizionare su di lui e guardarlo negli occhi «Ti
ho già detto che
apprezzo il gesto, davvero, non sentirti offeso solo perchè
dico che il tuo
tentativo, tenero anche se un po'goffo, non è
commestibile.»
Sospira
«Va bene, me ne faccio una ragione,
non so cucinare.»
«Bravo.»
gli sfiora di nuovo le labbra «Ora
posso avere la mia colazione»
«Proverò
a cercare qualcosa di non
bruciato, mal che vada andiamo da Starbucks.»
«Ma
fa freddo fuori...»
«E
ti fai chiamare Gigante del Ghiaccio? Ma
per favore!»
«È
gennaio, siamo a New York, sono le sette
e mezza di mattina, io sono in pigiama e non ho la minima voglia di
uscire.»
elenca tenendo il conto delle sue ragioni sulle lunghe dita pallide.
«Ti
stai impigrendo, non va bene, rischi di
ingrassare.» ridacchia pungolandogli la pancia con un dito.
«Dacci
un taglio, mi fai il solletico.» lo
allontana con un spintone ma a causa della reazione dell'altro finisce
con la
schiena sul materasso.
«Sai,
è divertente sapere che qualcuno che
ha provato a conquistare il mondo soffre terribilmente il
solletico.» gli
lancia uno sguardo crudele mentre lo intrappola contro le lenzuola.
«No,
non farlo.» lo avverte provando a
sfuggire come un animaletto in trappola, che per nascondere la propria
debolezza fa la voce grossa nella speranza di spaventare il predatore.
«Solo
perché è il tuo compleanno, ma domani
non te la cavi cosí facilmente.» lo lascia andare
e si alza «Andiamo a cercare
colazione?
«A
patto che non la cucini tu.» gli sorride
e lo raggiunge, avviandosi con lui verso la cucina invasa dalle
stoviglie
sporche.
Frugando
tra vari resti carbonizzati e
residui non meglio identificabili riescono a scovare un paio di brioche
scampate
alla preparazione amorevole di Tony e quelli che decidono di
classificare come
pancake, che innaffiati di qualche litro di sciroppo d'acero o di
cioccolato
fuso si rivelano quasi buoni.
Inutile
dire che nella ricerca anche i
pantaloni del pigiama di seta nera di Loki sono diventati bianchi per
la farina
lanciatagli da Tony e che quest'ultimo sembra essere appena caduto
nella macina
di un mulino.
Mangiano
con calma, godendosi la neve che
cessa di imbiancare Manhattan per cedere il posto a un timido raggio di
sole
che arriva in tempo per l'alba e per infilarsi diabolicamente in un
occhio di
Tony, seduto in direzione est.
«Sicuro
di non voler uscire? È una bella
giornata oggi.» propone ancora una volta Tony.
«Quel
sole promette solo un freddo tremendo
e non ho voglia di diventare blu in mezzo a New York, quindi ne sono
del tutto
sicuro.»
Ridacchia
al ricordo di quando ha scoperto
l'incapacità dell'altro di celare il suo aspetto da jotun a
contatto con il
freddo; una mattina aveva deciso di fargli uno scherzo e di svegliarlo
con un
simpatico cubetto di ghiaccio nel collo, ma non appena questo aveva
sfiorato la
pelle diafana Loki era diventato blu e aveva provato a nascondersi tra
le
lenzuola per la vergogna finché Tony non lo aveva trascinato
fuori dicendogli
che quell'aspetto era incredibilmente affascinante.
«Okay,
restiamo qui, oggi scegli tu.»
«Devo
ammettere che questa storia del
compleanno inizia a piacermi.» commenta inghiottendo un
boccone con un lungo
sorso di caffè per mascherarne il gusto.
«E
non hai ancora visto il mio regalo.»
«Cos'è?»
domanda curioso.
«Te lo darò stasera.» sorride lascivamente «Ciao, piccoli.» saluta i tre assonnati cuccioli che sono
appena
entrati nella stanza, chi
stropicciandosi gli occhi e chi no a causa dell'assenza delle mani.
«Buon
compleanno, papà!» esclama Hela
facendosi portavoce anche dei suoi fratelli.
«Sapevate
tutti del mio compleanno tranne
me?» prende in braccio la bambina e si dirige verso il divano
in modo che anche
gli altri due possano salirgli comodamente addosso.
«Penso
proprio di sì.» Tony gli si siede
accanto «Sì, Kaa, potete dargli il suo regalo
subito.»
I tre
spariscono in un baleno, diretti alla
loro stanza.
«Dimmi
che non li hai aiutati.»
«Sono
piccoli, avevano bisogno di una
mano.»
«Garantiscimi
almeno che non mi esploderà
nulla in faccia.»
Scoppia
a ridere «Parola di scout. Hai mai
pensato di iscrivere Fenrir agli scout? Come "lupetto" sarebbe
fantastico.»
Viene
zittito da uno sguardo capace di
scarnificarlo, ma gli intenti omicidi di Loki vengono fermati
dall'arrivo
dell'allegra combriccola con una scatola piatta. Hela gliela porge con
un
sorrisetto carico di aspettativa.
Un
po' per farli felici e un po'per la
curiosità elimina in fretta la carta per poi rimuovere il
coperchio della
scatola, rivelando una foto di loro cinque insieme. La cornice
è particolare,
decorata con impronte di manine, di zampette e di spire colorate,
insieme a
qualche bottone e carta di caramella reperiti chissà dove.
«È
bellissima...» sussurra.
I tre
piccoli gli saltano in braccio
entusiasti per l'accoglienza del loro regalo, mentre Tony sorride per
la
riuscita del suo piano.
Trascorrono
la giornata in casa, guardando
la tv e prendendo in giro la colazione di Tony che ormai ha deciso di
prenderla
con filosofia ridendoci su; sembrano la famiglia più normale
del mondo e non un
eterogeneo agglomerato di geni miliardari playboy filantropi,
dèi e cuccioli
con intelligenza umana e corpo non necessariamente della stessa forma
della
mente perseguitati dai loro parenti, o quasi.
Ben
presto arriva la sera e dopo aver messo
a nanna i bambini Loki attende poco pazientemente il proprio regalo sul
divano,
gli occhi che seguono Tony in ogni suo movimento nella penombra creata
dalle
luci abbassate; sembra che l'altro lo faccia apposta a girovagare per
il salone
scansando vari giocattoli che si china a mettere a posto.
Dopo
un po' decide di porre fine a questo
gioco e va a sedersi sul divano accanto a Loki, che posa su di lui gli
occhi
involontariamente dilatati per l'attesa.
«Penso
che sia ora di darti il tuo regalo.»
si avvicina lentamente alla sua bocca, ma quando si trova a un soffio
dalle sue
labbra frappone tra loro una scatola con tanto di fiocco.
Loki
lo fissa sconcertato, distolto dalla
sua idea di regalo alla Tony Stark.
«Dai,
aprila.»
Si
decide a sciogliere il nastro e a
eliminare il coperchio, rivelando un qualcosa di non identificato al
suo
interno.
Tony non aspetta che infili la mano nella scatola e ne estrae il contenuto, infilandogli il berretto di lana con un pon pon verde in testa Ecco il tuo regalo, così non ti lamenterai più per il freddo.» sogghigna divertito.
Note della
Vecchia
Volpe
Lo so, sono in un ritardo mostruoso, ma questa raccolta di shot non ha un giorno di pubblicazione preciso, e tra vacanze, demoralizzazione, crisi di idee e altre shot non ce l’ho proprio fatta.
Ringrazio tutte, mi incoraggiate ad andare avanti e siete tenerissime :3
Non commento il capitolo, fatemi sapere voi che ne pensate.
Baci e a presto <3