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Autore: Pwhore    03/08/2013    3 recensioni
A Jack Alex era sempre piaciuto, fin dal primo momento in cui l'aveva visto e aveva deciso di voler diventare suo amico, e non aveva mai avuto dubbi al riguardo.
Gli piaceva, era una gran bella persona, un ragazzo simpatico, un ottimo compagno di scorribande e si poteva fidare di lui per qualsiasi cosa; e gli sembrava strano che potesse non piacere a qualcuno. Fin da piccolo aveva capito che era una persona speciale, di quelle che incontri poche volte nella vita e che con un battito di ciglia possono farti sentire su un altro pianeta, e aveva sempre messo tutto sé stesso nel loro rapporto, perché per quanto la sua mente da bambino riuscisse a capire, senza di lui stava male. [...] Gli c'erano voluti anni per dare un senso ai suoi batticuori improvvisi, allo stomaco che gli si attorcigliava e all'insaziabile bisogno di stargli accanto; ma quando c'era riuscito non si era stupito affatto. Alex era la persona più bella del mondo, sarebbe stato strano non amarlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    non riesco a nasconderlo così bene, quando siamo io e te sotto le stelle A Jack Alex era sempre piaciuto, fin dal primo momento in cui l'aveva visto e aveva deciso di voler diventare suo amico, e non aveva mai avuto dubbi al riguardo.
Gli piaceva, era una gran bella persona, un ragazzo simpatico, un ottimo compagno di scorribande e si poteva fidare di lui per qualsiasi cosa; e gli sembrava strano che potesse non piacere a qualcuno. Fin da piccolo aveva capito che era una persona speciale, di quelle che incontri poche volte nella vita e che con un battito di ciglia possono farti sentire su un altro pianeta, e aveva sempre messo tutto sé stesso nel loro rapporto, perché per quanto la sua mente da bambino riuscisse a capire, senza di lui stava male. Quando Alex era in giro andava tutto bene e riusciva a incassare qualsiasi colpo senza vacillare, ma quando se ne andava era come se l'intero universo gli si buttasse addosso e lo sommergesse con il suo peso, impedendogli di esistere come avrebbe voluto. Gli c'erano voluti anni per dare un senso ai suoi batticuori improvvisi, allo stomaco che gli si attorcigliava e all'insaziabile bisogno di stargli accanto; ma quando c'era riuscito non si era stupito affatto. Alex era la persona più bella del mondo, non amarlo sarebbe stato strano.
E ora avevano formato una band insieme; era il suo cantante, il suo chitarrista e il suo migliore amico tutti assieme. Non era più solo l'ancora che lo teneva coi piedi per terra lasciandolo però libero di sognare, era anche il centro del mondo di altre migliaia di persone e una fonte d'ispirazione per chiunque entrasse in contatto con lui. Aveva trovato la maniera fatta apposta per lui di brillare e dare conforto a chi ne aveva bisogno, e circondato da tutto quell'affetto e quel supporto era fiorito ancora di più, diventando il ragazzo meraviglioso che in quel momento aveva appena finito di salutare il pubblico e di promettergli che sarebbero tornati presto, molto prima di quanto potesse immaginare.
Jack si sfilò la tracolla di dosso e consegnò la chitarra a un tecnico, scompigliandosi i capelli, e senza neanche pensarci si diresse verso il frontman, porgendogli una bottiglietta d'acqua.
«Che figata di finale» fece con un sorriso «dire che ha fatto colpo è dire poco, avrai oceani di groupie ad aspettarti». Alex accettò l'acqua e ne bevve metà; una goccia gli corse lungo la guancia e lui se l'asciugò con la mano, sospirando con soddisfazione.
«Per essere la prima volta che suoniamo qui da anni c'è andata da paura» commentò, sinceramente felice. «Mi aspettavo un pubblico molto più difficile da soddisfare e una folla molto più restia a muoversi, invece è stato semplicemente fantastico. Dio, potrei tornare là fuori e suonare non-stop per altre due ore, potrei perfino scalare l'Everest per come mi sento». Jack sorrise, finendo l'acqua rimasta, e Alex ricambiò il sorriso con uno ancora più grande. «Ti va di andare a farci una birra e quattro passi? Non ho voglia di rinchiudermi in un pub con gli altri, è la serata ideale per guardare le stelle e sarebbe uno spreco osservarle attraverso i vetri colorati di una bettola qualsiasi». 
Se c'era una cosa di Alex che Jack amava davvero alla follia, oltre alla sua voce morbida e al suo carattere, quella era la sua spontaneità nel chiedergli spesso di uscire da soli e nel non scandalizzarsi quando Jack organizzava cose che sembravano un po' appuntamenti e della cui fraintendibilità si rendeva conto solo troppo tardi; e capitava spesso che fra di loro si creasse un'atmosfera che tra gli altri non c'era mai. Nonostante fossero in quattro a girare il mondo e a cambiare le vite dei loro fan, Jack era rimasto il migliore amico per eccellenza per Alex, e il rapporto che c'era fra loro due era qualcosa che nessun altro nel gruppo aveva o poteva sperare. Non c'era Jack senza Alex e non c'era Alex senza Jack; erano due persone distinte ma condividevano la stessa anima, e non c'era mai stata una volta in cui uno dei due avesse detto che avrebbe potuto farcela benissimo senza l'altro senza mentire a sé stesso e a chi gli stesse attorno. La gente si era abituata a vederli sempre insieme e aveva smesso con le battutine su loro come coppia, ma ad Alex non era mai fregato niente di quello che pensavano loro. Quando passavano davanti a un gruppo di persone e quelle cominciavano a sparlottare fra loro dicendosi che erano sicuramente gay, Alex stringeva la mano di Jack e lo baciava davanti a tutti, li guardava con uno sguardo sicuro che sembrava dire 'possiamo essere quello che ci pare, metteteci una pietra sopra' e se ne andava a testa alta, con una sicurezza che Jack gli aveva sempre invidiato. E in effetti sarebbero potuti benissimo essere una coppia per come vivevano la loro amicizia, ma Alex aveva una ragazza e questo era un ostacolo insormontabile per Jack. Il biondo viveva la cosa con molta calma - anche se non era più libero continuava a tenere Jack per mano in pubblico, a chiedergli di andare a vedere film assieme e di andare a mangiare qualcosa ogni tanto; e non si faceva problemi a baciarlo sul palco o farsi trovare costantemente con lui dalla ragazza, ma Jack non era sicuro di come avrebbe dovuto comportarsi e di come lui si aspettasse di vederlo reagire, quindi a volte andava nel pallone ed era costretto a sfogarsi con qualcuno. Che quel qualcuno fosse il suo riflesso non era importante - non poteva permettersi che qualcuno sapesse della sua cotta, perfino lo specchio a volte gli sembrava distante e pronto a sputtanarlo a tutti. Non che avesse paura della reazione degli altri, era quella di Alex che lo spaventava. Certo, la maggior parte delle volte era lui a creare situazioni romantiche fra loro due, ma era fidanzato e se non fosse stato innamorato di Lisa non si sarebbe mai messo con lei, quindi per quanto dolce fosse con lui c'erano dei limiti che Jack non poteva assolutamente
superare, e fargli sapere che lo amava era uno di questi.
«Ehi Jack, vieni qui!». Jack alzò lo sguardo e incontrò quello del biondo, che gli faceva freneticamente cenno di avvicinarsi con una mano e con l'altra reggeva un ramo carico di foglie; corrugò le sopracciglia senza capire e l'altro optò per un segno col capo e un 'forza, sbrigati!', a cui stavolta il moro reagì. Si avvicinò ad Alex e tirò più in alto la frasca, scoprendo una strada buia e sterrata che si snodava per un'altra decina di metri prima di sfociare nell'oscurità più completa. Alex lo guardò pieno di vitalità e s'inumidì le labbra, intrigato. «Secondo te dove porta?».
«Conosco già la risposta» disse Jack con un sorriso divertito; lanciò un'occhiata veloce al cespuglio che troneggiava su di loro e scivolò sui ciottoli, spingendosi avanti di qualche passo per poi tornare indietro e tendere la mano al biondo, che la strinse e lo raggiunse, lasciando scattare il ramo alle sue spalle. Ruppero la stretta e Jack si fece ciondolare le mani vicino alle gambe, guardandosi un po' attorno. Dopo una decina di metri si ritrovarono inghiottiti dal buio e Jack cercò Alex con le dita, sentendolo improvvisamente lontano anni luce; lo sfiorò e il biondo si mosse verso di lui, avvinghiandoglisi al braccio.
«Okay, dalla strada sembrava più illuminato» disse divertito per scusarsi.
«Se mi dai un accendino possiamo fare gli esploratori» ribatté Jack, per niente intimorito.
«Non credo di averne mai avuto uno» mormorò Alex «ma se vuoi ho il cellulare, l'idea è figa». Jack scrollò le spalle.
«Lascia perdere, rovina tutti i colori» commentò «piuttosto procediamo alla cieca. Poi oh, alla più puttana uccidiamo un alce e viviamo come due pazzi dormendo sugli alberi e mangiando radici, sarebbe comunque un'avventura». Alex rise e scosse la testa, inumidendosi le labbra; mosse qualche passo in avanti e Jack lo seguì docilmente, sentendosi al sicuro da qualsiasi pericolo. Dopo un paio di minuti i loro occhi finirono di abituarsi alla luce fioca della Luna, permettendogli di distinguere vagamente le forme che li circondavano, e Jack indicò uno spiazzo erboso ad un livello più alto del loro.
«
Guarda Lex, quel punto sembra fatto apposta per noi» esclamò voltandosi a guardarlo, e prima che il biondo potesse ribattere si avvicinò e toccò la roccia con i polpastrelli della mano libera, osservando attentamente le striature che la Luna metteva in risalto con la sua luce. Si girò di nuovo verso Alex e gli sorrise, lasciandogli la mano. Cercò un appiglio e afferrò una radice, infilando il piede in una rientranza della parete e issandosi un po' verso l'alto, poi guardò l'amico e gli fece cenno di seguirlo. Alex ricambiò lo sguardo con una certa preoccupazione.
«Jack è buio e non abbiamo idea se questo coso sia in grado di reggerci entrambi, lascia perdere» provò a convincerlo, ma il moro liquidò le sue obiezioni con un gesto della mano e un 'maddai, figurati, non succederà niente'.
«Anzi, facciamo così, ora salgo io e se tutto va bene sali pure tu, okay?» non aspettò la risposta di Alex e cominciò a scalare la parete, incontrando qualche difficoltà che si curò bene di nascondere. Raggiunse lo spiazzo, si tirò in piedi e si mise le mani sui fianchi, lanciando un'occhiata soddisfatta al paesaggio attorno a lui; poi s'inginocchiò e tornò dal biondo.
«E' tutto okay, puoi venire anche tu» lo tranquillizzò, tendendogli la mano. Alex rimase immobile, esitante, e Jack rise per alleggerire la tensione, sporgendosi un altro po'. «Dai, avanti, non ti succederà nulla» insistette «e se dovessi perdere la presa ci sono qui io a salvarti il culo, non preoccuparti. Vedrai che tornerai da Lisa sano e salvo, te lo prometto». Il biondo respirò a fondo, infilò il piede nella stessa rientranza dell'amico e gli strinse la mano con forza.
«In questo momento Lisa è l'ultimo dei miei pensieri» disse stringendo i denti e tirandosi lentamente su, consapevole di essere meno allenato dell'amico e di star facendo la figura del cittadino imbranato e restio a sporcarsi. Jack indietreggiò per far leva e dopo una decina di secondi di sforzi Alex riuscì a raggiungere la piazzola, rovinandogli addosso. Jack rise della sua espressione piena d'ansia e non cercò di spostarlo, mentre l'altro cercava di calmare il fiatone, incredulo.
«Non voglio pensare a quando dovremo scendere» disse scuotendo velocemente la testa; Jack si piegò in avanti, lo raccolse e lo abbracciò, senza smettere di ridere sommessamente.
«Dio Lex, grazie di esistere» esclamò, divertito, e Alex lasciò cadere la testa sul suo petto, abbozzando una risata.
«Sei un coglione Jack, non ci credo che siamo qui» si passò una mano sul viso, cercando di realizzare «appena riusciamo a tornare sull'asfalto ti spezzo in due, porca puttana; le mie vertigini ti stanno dedicando un monumento». Jack rise ancora di più e Alex alzò gli occhi al cielo, ridendo pure lui. Quando erano assieme, gli era molto più facile affrontare le sue paure e la ricompensa che otteneva era sempre un abbraccio o una stretta di mano, e tutto sommato la cosa gli piaceva.
«Okay, questo è il tuo campo ora» disse Jack con un sorriso, indicando il cielo col mento. Alex sorrise, posò la testa più in alto, nell'incavo del collo del moro, e indicò una costellazione sotto gli occhi attenti dell'altro, felice.
Non avevano mai parlato dei loro sentimenti e delle situazioni che si venivano a creare fra loro, sebbene ogni tanto Rian si mettesse a fare battutine sceme e minacciasse di inviare foto compromettenti a Lisa; né tanto meno progettavano di farlo. Jack s'inebriava dell'odore di Alex e cessava di pensare nel momento stesso in cui si trovavano nella stessa stanza, e Alex sembrava cogliere al volo ogni occasione di sfiorarlo e farlo sorridere, qualunque fosse il momento. Ogni tanto se ne usciva con frasi carine sul palco che di solito non gli diceva oppure veniva a mettergli qualche coperta addosso quando si addormentava fuori dalla cuccetta; ma non era raro che si svegliasse sul divano con lui sulla sedia a pochi passi o che si trovasse davanti qualche dolce fuori programma i giorni in cui si sentiva un po' giù, così come era normale che prendesse in prestito le sue magliette e si comprassero cose a vicenda per il puro gusto di farlo. Si prendevano cura l'uno dell'altro più di quanto avessero fatto i loro genitori quando ne avevano avuto bisogno, e nessuno di loro sentiva la necessità di chiarire il perché del loro comportamento - era così e basta, perché rovinare tutto?
Jack si strinse di più ad Alex e lui sorrise, spostando appena il volto per guardarlo negli occhi neri, parzialmente nascosti da alcune ciocche disordinate; alzò la mano dal suo petto e gliele rimise a posto, dolcemente. Jack abbozzò un sorriso.
«Gran bello spettacolo, eh?» mormorò, osservando il buio farsi sempre più profondo. Alex annuì, chiudendo gli occhi.
«Grandioso» convenne, sistemando meglio il capo. Jack sciolse una mano dall'abbraccio e gli accarezzò la guancia con un sorriso, sfiorandogli per caso il labbro col pollice. In quei momenti poteva fare ciò che voleva senza doversi preoccupare di quanto qualcosa fosse sconveniente o troppo intuibile, si sentiva in completa pace col mondo.
«Vorrei che momenti come questo potessero durare per sempre» mormorò Alex; respirò sofficemente e s'inumidì le labbra.
«Hai freddo, Lex?» domandò il moro, ascoltando il vento accarezzare le fronde attorno a loro. Alex annuì lievemente, come se la cosa lo imbarazzasse, ma non sembrò voler far nulla per rimediarvi. Jack sciolse l'abbraccio, si mise a sedere e si sfilò la felpa, posandola sulle spalle del biondo. Lui sorrise e ci si avvolse, poi tornarono a stendersi, abbracciati uno all'altro.
«
Jack, ci pensi mai al futuro?» ruppe il silenzio dopo un po' Alex, il viso rivolto alla coltre stellata.
«Certo, in continuazione. Diventeremo un gruppo bomba e continueremo a solcare le scene finché non arriveremo a un'età assurda, e a quel punto ci scioglieremo per esasperazione dei fan, magari dopo qualche scandalo per far felice la stampa. Zack si troverà qualcuna, tu sposerai Lisa e io-» Alex lo interruppe girandosi a guardarlo.
«Io non ho intenzione di sposare Lisa» obiettò.
«Se pensi che vorrà restare solo una fidanzata per il resto della sua vita ti sbagli di grosso» rise il moro.
«Ma io non voglio sposarla» insistette Alex, i grandi occhi scuri improvvisamente in tempesta. Jack lo osservò.
«Be', allora cosa volete essere? Una coppia di fatto o qualcosa del genere?» domandò, senza capire.
«Niente di tutto questo» rispose il biondo «non penso staremo neanche insieme, fra qualche anno». Jack sgranò gli occhi.
«Ma se siete la coppia perfetta!» esclamò, colto alla sprovvista. Alex spostò lo sguardo verso l'orizzonte, imperscrutabile.
«Non è vero, non siamo la coppia perfetta» disse «so benissimo che non è la persona più adatta a me, il vento sostiene più della neve». Jack lo fissò strizzando gli occhi, senza riuscire ad afferrare il concetto.
«Metti da parte le metafore; state insieme da anni, perché dovreste rompere?» chiese. Il biondo espirò.
«Perché la gente si lascia, Jack?» domandò a sua volta.
«Incomprensioni, oorgoglio, tradimenti, litigi, una mia foto particolarmente attraente...» si morse la lingua. Che cretino.
«Indovinato. Il motivo è tra quelli» rispose Alex. Jack serrò le labbra e appoggiò il mento sulla sua nuca.
«State insieme da una vita, vedrai che risolverete tutto» soffiò, tornando ad accarezzargli i capelli «male che vada puoi venire a stare da me finché non chiarirete la situazione, ma sono sicuro che non ce ne sarà bisogno». Gli baciò la fronte. «Se esiste una coppia per cui il 'per sempre' è valido, quelli siete voi». Alex si limitò a respirare profondamente.
Alex e Lisa stavano insieme da così tanto tempo che Jack non si ricordava con precisione quando lei gli si era dichiarata ed erano diventati più di semplici amici - avrebbe dovuto avere quella data scolpita nel cuore visto che il centro del suo mondo aveva cessato di occuparsi sempre e solo di lui e aveva cominciato a girare anche attorno a qualcun altro, ma qualcosa in lui aveva fatto in modo che quella data scomparisse dalla sua mente senza lasciare tracce e ora ne era decisamente grato. Non aveva mai pensato di poter competere con lei né ci aveva mai provato; aveva continuato ad essere lì in ogni momento per il biondo e si era sforzato di apparire il più speciale possibile davanti ai suoi occhi, ma non aveva mai potuto concedersi di sperare in qualcosa di più fra loro e si era sempre limitato a essere sé stesso sotto forma di amico, riuscendoci così bene da non venir considerato un rivale da Lisa. Non sapeva come sentirsi al riguardo - da una parte gli tornava comodo poter girare attorno ad Alex senza che lei s'insospettisse o facesse scenate di gelosia, ma dall'altra era demotivante sapere di essere così lontano da ciò che avrebbe potuto interessare Alex da far comportare la fidanzata come se il suo essere amico del frontman fosse una specie di atto di carità da parte del biondo, al punto da veder scherzare pure lei sulle foto che li vedevano addormentati assieme sotto la stessa coperta, anche quando queste foto li ritraevano abbracciati o l'uno con le magliette dell'altro. Lisa era sempre stata il muro che gl'impediva di raggiungere il paradiso, una specie di recinto dell'Eden che lo costringeva a volar basso e non esporsi tanto con lui; una specie di cartello 'guardare ma non toccare' a dirla tutta, che permetteva a Jack di ammirare il suo sole ma che lo diffidava dall'avvicinarsi oltre il limite stabilito. Le poche volte in cui aveva provato a oltrepassare il suddetto limite, Lisa era intervenuta, aveva baciato il fidanzato sedendosi sulle sue ginocchia e gli aveva ricordato la sua posizione, rimettendolo al suo posto con uno sguardo di ghiaccio. A volte Jack aveva pensato che sapesse e che lo lasciasse fare perché era così impossibile che Alex s'innamorasse di lui che vederlo annaspare dietro la sua ombra era solo un altro modo per divertirsi e passare le giornate; ma preferiva non pensarci e far finta di essere tranquillo e rilassato quando lei era nei paraggi per far felice il biondo, che a quanto pare teneva parecchio a saperli amici. Amici non lo sarebbero stati mai, ormai il moro ne era consapevole, ma per vederlo sorridere fingevano di starsi simpatici a vicenda e si trattavano con gentilezza e facendosi favori che in realtà in altre circostanze non si sarebbero fatti mai e poi mai. Per Jack comunque Lisa rimaneva un muro insormontabile, e la sua presenza lo metteva profondamente a disagio, qualunque fosse il motivo del suo essere lì. Si sentì in colpa a pensarlo, ma se avesse effettivamente rotto con Alex, per lui sarebbe stato solo meglio.
«Lex, che ne pensi delle regole?» domandò di punto in bianco Jack, la mano ancora fra i capelli di Alex.
«Penso tante cose, dipende dal caso» rispose quello, alzando lo sguardo «di che regole parli?»
«Regole riguardo al comportamento, ai sentimenti, a ciò che uno può fare e non può fare per rientrare in una determinata categoria agli occhi della gente... Cose così, insomma. Soprattutto riguardo quelle che c'imponiamo da soli» buttò lì.
«Penso che andrebbero infrante tutte» disse francamente, abbassando lo sguardo «i sentimenti non hanno regole e se gliene imponiamo ci facciamo solo lo sgambetto da soli, dovrebbero essere liberi di esistere come e quanto vogliono, indipendentemente da ciò che ci torna comodo. Se a me piace qualcuno piace qualcuno, non posso prendere e decidere che non è giusto e devo sentirmi in un altro modo solo perché qualcun altro pensa che non sia il modo corretto di sentirmi o perché magari sono vincolato da qualche altro impedimento. Se mi sento in un modo mi sento in quel modo e basta, devo abbracciare le mie emozioni e venir loro incontro; non ha senso aggirarle e ingoiare tutto perché qualcun altro preferisce che io menta a me stesso e soffra piuttosto che esser lui ad accettarmi, non è giusto». Tirò distrattamente su col naso. «Grammatica a parte, non credo dovrebbero esserci regole riguardo ai sentimenti. Andrebbero ignorate tutte, servono solo a far sentire sbagliati e fuori posto e non aiutano praticamente mai, se non a sentirsi una merda». Spostò lo sguardo sul moro, facendolo guizzare dalla sua fronte al suo mento, e arcuò le sopracciglia. «Perché, comunque?».
«Perché sto per fare una cosa stupida» rispose impulsivamente lui, deglutendo. In condizioni normali avrebbe continuato a scompigliargli i capelli e se ne sarebbe rimasto al suo posto, ma complice l'adrenalina post-concerto, si sentiva come se quella sera qualcosa fosse diverso, pronto a dargli una possibilità. Provò a tirarsi su ma Alex lo fermò e lo rispinse contro l'erba, indecifrabile. Jack lo guardò senza capire e sentì il sangue scrosciargli nelle tempie,agghiacciato. Non era neanche riuscito ad avvicinarsi al suo viso che già era stato rimesso al suo posto, e stavolta Lisa non c'entrava nulla. Faticò a trattenere le lacrime e serrò le labbra più che poté, cercando di calmare i battiti del cuore, lo sguardo fisso sul terreno alle sue spalle. Inspirò profondamente, strizzando le palpebre.
«Jack?» lo chiamò Alex.
«Che c'è?» rispose riaprendo gli occhi alle stelle, sperando di non sembrare fragile.
«Stai piangendo?»
«No»
Sì.
«Jack non volevo respingerti». La voce di Alex lo colpì dritto in fronte e Jack chiuse gli occhi il più forte possibile, il viso contorto in una smorfia di dolore. Certo Alex, non volevi, però l'hai fatto; e anche in modo dannatamente freddo.
«Non voglio parlarne» riuscì a mormorare, facendo uscire a fatica le parole da dietro ai denti. Voglio solo seppellirmi e morire da solo, senza dover più vedere la luce del sole. Si portò una mano davanti al volto e si coprì gli occhi con il palmo, permettendo ad altre due lacrime di corrergli lungo le guance e inumidirgli il collo. Coglione, coglione, coglione.
«Veramente Jack, non volevo, io» riprovò Alex, ma il moro lo fermò.
«Ti prego basta» sussurrò con voce rotta «lasciami stare». Si girò dall'altra parte e si portò le braccia vicino al volto, lasciandosi piangere in silenzio. Alex osservò il corpo magro scosso dai singhiozzi e gli sembrò di sprofondare. Si sedette, gli prese il capo e se lo posò sul grembo, passandogli le dita fra le ciocche disordinate; Jack irrigidì i muscoli ma poi li lasciò andare, abbandonandosi ancora una volta alle cure del suo migliore amico.
«Jack...» lo chiamò il biondo; quello mandò giù un groppo alla gola, senza guardarlo. Alex respirò a fondo, si morse il labbro ed esitò, poi gli accarezzò la guancia e lasciò che la mano gli rimanesse lì per un paio di secondi, prima di farla scivolare dietro la nuca e sollevargli il capo. Si piegò in avanti e fece scontrare le loro labbra, lentamente. Jack sgranò gli occhi e lo fissò chiedendogli una spiegazione, e Alex ruppe il bacio, riluttante.
«E questo cosa significa?» domandò Jack spiazzato, piantando lo sguardo nelle sue iridi dilatate.
«Non volevo respingerti Jack» ripeté il biondo in un sussurro, deglutendo a sua volta «mi piaci, mi piaci da morire». Jack sembrò ancora più colto alla sprovvista di prima e vacillò, facendo guizzare gli occhi a destra e manca mentre cercava di realizzare; e in tutta risposta Alex abbozzò un sorriso, esitando. «E' che non me l'aspettavo, non pensavo potessi essere così...» cercò una parola con cui chiudere la frase ma fallì «non pensavo l'avresti mai fatto, ecco. Mi dispiace».
Il cuore di Jack si fermò per qualche decina d'istanti e poi riprese sconnessamente a battere, riempiendo di vita ogni cellula del suo corpo magro, nuovamente scosso dai singhiozzi. Non ci credo, porca puttana, non ci credo. Si tirò su, gli buttò le braccia al collo e affondò il viso nel suo petto, inumidendolo di lacrime, troppo sconvolto per lasciarlo andare o affrontare i suoi occhi caramello. Il biondo lo circondò con le braccia e gli posò una mano sul capo, baciandogli delicatamente la nuca e lanciandogli uno sguardo carico d'affetto, e si sorrisero entrambi come non avevano mai fatto prima.
«Ti amo Jack» mormorò Alex, abbattendo i muri che si era costruito attorno in tutti quegli anni passati accanto a Lisa. Jack si rannicchiò sulle sue ginocchia e gli prese le braccia, avvolgendosele attorno al bacino, fece scivolare le dita dietro al suo viso e lo portò verso di lui, fermandosi a osservarlo a pochi centimetri dal suo volto.
«Anch'io» sussurrò guardandolo negli occhi, poi li chiuse e lo baciò, dolcemente. Alex partecipò al bacio e quando Jack si staccò ne cercò un altro, affondando ogni preoccupazione nelle sue labbra. Gli portò una mano vicino al viso e gli sistemò una ciocca dietro l'orecchio, sorridendo premurosamente.
«Ecco, adesso tutti possono perdersi nei tuoi occhi» mormorò, accarezzandogli la guancia col pollice. Jack chiuse le dita sopra il suo palmo e sorrise, tenendolo premuto contro la pelle.
«I'll drop a line, fall in the grave I've been digging myself, but there's room for two» sussurrò, accarezzandogli la mano.
«Six feet under the stars» concluse Alex con un sorriso, azzerando di nuovo la distanza fra di loro.
E per un momento, mentre si baciavano, tutto attorno a loro smise di esistere - Lisa, i ragazzi, i loro genitori, quelli che li prendevano in giro alle medie, le guerre, la fame; niente era più importante, niente aveva più senso se non quelle scariche elettriche che li attraversavano e gli dicevano che si appartenevano, che era ora che si fossero trovati e che si sarebbero salvati a vicenda fino alla fine dei loro giorni, che agli altri piacesse o no. Jack si sdraiò sull'erba e Alex si accoccolò sul suo petto, stringendolo. Si erano rincorsi troppo a lungo perché non s'incrociassero mai, e ora che le loro strade coincidevano, non ne sarebbero saltati fuori per nulla al mondo.
Dopotutto, c'era spazio per due, sei piedi sotto le stelle.

   
 
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