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Autore: thegirlwiththebook    03/08/2013    2 recensioni
-Sai, so cosa stai pensando ora.- disse, mentre la ragazza lo guardava incuriosita.
-Pensi che Marcus sarà solo uno dei tanti ragazzi che ti prenderanno in giro e stai anche pensando che resterai sola per il resto della vita ma sai, per quanto potrà sembrarti strano, non sarà così.-
La ragazza lo guardò scettica.
-E tu che ne sai? Eh?- chiese poi, con tono arrogante.
Non era da lei rispondere in questo modo ma Harry non ci rimase male, sapeva cosa stava passando la ragazza.
-Lascia che ti racconti una storia, mia piccola Veronica.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Liam, amico, sta calmo!-

-Stare calmo? E’ in camera sua da ieri sera! Non parla, non mangia, resta al buio e piange! Giuro su Dio che se trovo quel bastardo gli spacco la faccia!-

Keyra Collins passò una mano sul braccio di Liam, suo sposo da ormai 16 anni.

I coniugi Payne erano entrambi preoccupati per Veronica, loro figli ormai sedicenne e chiusa in camera dalla sera precedente, dopo aver scoperto che Marcus, ‘L’amore della sua vita’, l’aveva tradita e spudoratamente lasciata con un messaggino.

Naturalmente, Keyra sa che a sua figlia serve un po’ di tempo e, per quanto le faccia male, sa che la ragazza devi sfogarsi bene prima di potersi riprendere. Ma Liam, differentemente dalla moglie, non riesce a sopportare l’idea che la sua bambina sia chiusa in camera a piangere per un sempliciotto.

Harry, dalla sera precedente, non ha minimamente lasciato casa Payne in modo da restare con Liam e, soprattutto, da fermarlo, in caso gli salisse il sangue al cervello e decidesse di commettere un reato.

In tarda mattinata sarebbero arrivati anche gli altri ragazzi, accompagnati dalle rispettive compagne e dai proprio figli.

-Vuoi una birra, Liam?-, chiese il riccio, sperando che almeno quella alleggerisse l’umore al castano.

Liam desiderava davvero aiutare la sua bambina ma che consigli poteva dargli? Lui non si era mai comportato in malo modo con le ragazze e, quelle poche che aveva avuto non l’avevano certo tradito.

Keyra, dal conto suo, era sempre stata una ragazza timida e gentile, non una donna dalle facili vesti. Si era scelta con cura i ragazzi, evitando di finire tra le braccia degli uomini sbagliati. Non che ne avesse avuto molti, badate bene! E anche nel suo caso, di quei pochi uomini nessuno l’aveva tradita.

Uno, pensò tra se, mi ha addirittura portato all’altare.

Harry si chiese se Veronica avesse almeno dormito un’ora, quella notte.

Impossibile, pensò poi.

Verso mezzogiorno arrivò l’allegra famigliola Horan, composta da Niall, Abby e la piccola Holly, di appena 5 anni.

Al contrario di Liam, Niall ci aveva messo un po’ a trovare l’amore della sua vita, se aggiungiamo anche il fatto che Abby abbia avuto anche problemi con il primo parto…

Abby era rimasta incinta qualche anno dopo la nascita di Veronica ma Dio non era d’accordo. Dovette partorire a 8 mesi e il piccolo, sfortunatamente, non ce la fece.

Provate solo a immaginare le pene di una famiglia che perde il proprio figlio prima che questo nasca.

Niall si era rifugiato nell’alcol e Abby nel fumo.

Con l’aiuto dei ragazzi, i due coniugi uscirono da quella situazione nel giro di qualche mese, per poi riprovare ad avere figli, cosa non assolutamente facile in quanto, per 10 anni di fila, Abby dovette subire visite e assumere medicinali. La povera donna, infatti, dopo la perdita del primo figlio, non riusciva più a concepire bambini e, proprio mentre lei e Niall decidevano se adottare o meno un bambino, Holly decise di appropriarsi del ventre della donna.

-Abbiamo portato la colazione!- , urlò Holly, mentre Niall dava una pacca d’incoraggiamento sulle spalle di Liam e Abby parlava con Keyra.

Harry abbracciò la piccola per prendere uno dei cornetti e dirigersi in camera di Veronica.

-Vi dispiace se cerco di parlarle?-, chiese, quasi avesse paura che Keyra e Liam potessero offendersi.

-Scherzi amico? Mi faresti un grande favore, magari con te parla.-, rispose subito Liam.

-Già Hazza, per favore, cerca di farla ragionare.-, aggiunse Keyra.

Salì velocemente le scale per poi dirigersi verso la porta alla fine del corridoio.

Era una porta rosa piena di citazioni di libri e film scritte a pennarello. Esitò un attimo, quindi bussò e attese una risposta che, come ben sapeva, non sarebbe arrivata.

-Sai Vero, ho un cornetto tanto cado qua.- cominciò, cercando di convincere la ragazza.

-C’è tanta di quella cioccolata che fra poco trabocca.-

Ancora nessuna risposta.

-Sai Vero, so benissimo che l’ultima cosa che vuoi fare ora è parlare con qualcuno, so benissimo che stai soffrendo e stai piangendo da ieri ma sai, a tuo padre sta per prendere un infarto. Non fa altro che andare avanti e indietro dal salotto alla cucina, e vice versa. Credo che tua madre stia perdendo la pazienza. Ho visto che aveva una padella bella grande in mano prima e credimi, non era ora di pranzo né di cena. Credo che tua mamma voglia sbarazzarsi di lui.-

Si sentì una piccola risatina dall’altra parte della porta.

-Quindi, che ne diresti di prendere questo cornetto e permettere a tuo padre di campare per un altro paio di anni?-

Non ci fu risposta per qualche secondo, poi si udirono rumori di passi e Hazza, istintivamente, sorrise.

Vai Styles, pensò, adesso viene il peggio.

Veronica, con gli occhi ancora rossi e il viso bagnato dalle lacrime, aprì appena la porta, in modo da vedere se Harry fosse solo o meno.

-Ciao, bellissima.-, sorrise alla ragazza il quale lo fulminò con lo sguardo.

-Se fossi stata bella Marcus non mi avrebbe lasciata.-, le tremò la voce, segno che aveva pianto fino a poco tempo prima.

-Se io fossi stato bello, cosa che sono, e avessi saputo recitare, cosa che non so assolutamente fare, ora sarei una star televisiva, un attore di livello mondiale e tu avresti i miei poster attaccati alla parete, non quelli del vampiro di Twilight.-

Veronica rise alla risposta di Harry il quale le regalò uno splendido sorriso per poi porgerle il cornetto. Veronica esitò appena, poi allungò la mano per prenderlo ma Harry fu più veloce e l’abbracciò.

-Come va, piccola?-, chiese, come un padre premuroso, e sentì la maglietta riempirsi di lacrime.

-Fa male, zio Harry.- e Veronica scoppiò a piangere, di nuovo, mentre Harry la riportava in camera, cullandola con le sue forti braccia.

Harry non insisteva, non le chiedeva di smettere di piangere, non le chiedeva come si sentiva, non le chiedeva la versione completa della storia, si limitava ad abbracciarla mentre la ragazza piangeva e singhiozzava.

Dopo un’oretta, Veronica finalmente si calmò e Harry partì all’attacco.

-Sai, so cosa stai pensando ora.- disse, mentre la ragazza lo guardava incuriosita.

-Pensi che Marcus sarà  solo uno dei tanti ragazzi che ti prenderanno in giro e stai anche pensando che resterai sola per il resto della vita ma sai, per quanto potrà sembrarti strano, non sarà così.-

La ragazza lo guardò scettica.

-E tu che ne sai? Eh?- chiese poi, con tono arrogante.

Non era da lei rispondere in questo modo ma Harry non ci rimase male, sapeva cosa stava passando la ragazza.

-Lascia che ti racconti una storia, mia piccola Veronica.-

La ragazza lo guardò, non capendo dove volesse arrivare, poi si sdraiò e si mise all’ascolto.

-Era il dicembre del 2009 e in Francia quell’inverno era uno dei più freddi. Era l’ultimo dell’anno e le strade erano deserte. Infondo, chi era in strada alle 11 di sera? Erano tutti a casa a festeggiare. Ma forse non tutti, sai? Conosci il Viadotto di Millau?-

-Cosa?-

-Il Viadotto di Millau.-

-Cosa c’entra adesso?!- Veronica era annoiata, voleva solo che quella situazione finisse.

-Sii paziente, ragazzina!- Harry rise e Veronica sbuffo.

-Il Viadotto di Millau è il ponte sospeso più alto d’Europa. Si trova in Francia ed è una delle costruzioni più grandi del mondo!-

-Si, grazie per la lezione, ora mi dici che centra con la storia?-

-Centra perché su quella costruzione più alta della Torre Eiffel e solo 40 metri più bassa dell’Empire State Building, era seduto un ragazzino di appena 16 anni.-

Veronica lo guardò in modo curioso.- E  cosa ci faceva lì?-

-Beh, sai, era in un periodo difficile. A scuola era lo zimbello di molti. Veniva maltrattato e credimi, non vedeva l’ora che la campanella suonasse per tornare a casa da sua madre. In quel periodo però, la mamma stava frequentando un altro uomo. Lui era okay ma al ragazzo, al ragazzo non andava a genio. Il compagno della madre faceva sempre regali e cercava di essere gentile con lui e sua sorelle ma il ragazzo,  il ragazzo non lo notava affatto. Marcel, questo il nome del ragazzo, notava solo che il nuovo compagno della madre stava cercando di occupare il posto di suo padre. Ma non erano certo queste le intenzioni dell’uomo! Lui voleva solo rendere felici i ragazzi! Non voleva sostituire il loro padre, voleva solo regalargli un sorriso ma, purtroppo, questo Marcel non lo notava. Sua sorella poi, che all’inizio era contraria alla presenza del nuovo compagno di sua madre in casa, stava cominciando ad accettarlo, convinta dal suo allora attuale ragazzo.-

Veronica si sistemò meglio sul letto, ormai presa dalla storia.

-Marcel era seduto sul ponte, senza scarpe e senza occhiali, con i piedi che gli penzolavano nel vuoto. Stava riflet..-

-Aspetta Zio Harry!- Veronica scattò a sedere. –Perché era senza scarpe e senza occhiali?-

Harry sorrise. –Devi sapere, tesoro, che molte persone si sono suicidate gettandosi dai ponti e quasi tutte, credimi, erano senza scarpe o senza occhiali. L’inconscio elabora strane teorie e induce le persone a togliere le scarpe o gli occhiali per evitare che si rovinino.-

Veronica lo guardò stranita, poi annuì. –Quindi? Che succede poi?- e Hazza sorrise.

-Macel stava riflettendo sul da farsi. Si sentiva così strano e indeciso. Era pazzo? No. O almeno lo sperava. Come si capisce se si è pazzi o meno? ‘Hei!’, sussurrò qualcuno alle sue spalle e il ragazzo tremò, spaventato. ‘Ti dispiace se mi siedo lì?’, chiese ancora quella voce e Marcel annuì, non guardando neanche il punto indicato dal ragazzo. ‘Beh, io sono Johnatan ma puoi chiamarmi Jonny.’ continuò e Marcel sbuffò. ‘Beh,tu ce l’hai un nome?’. Marcel sbuffò ancora. ‘Mi chiamo Marcel e tu puoi chiamarmi Marcel.’ L’altro sorrise, divertito. ‘Cosa ci fai qua, Marcel?’ e, per la terza volta, Marcel sbuffo. ‘Sono qui per mangiarmi un panino!’ rispose con sarcasmo. ‘Davvero? Bene! Anche io vengo spesso qui per mangiare!’ esclamò l’altro, prima di tirar fuori dallo zaino un grosso panino. Marcel lo guardò stupito. ‘Beh?Ne vuoi un po’?’Marcel scosse la testa in segno di negazione, ‘Sai Marcel’, continuò l’altro, ‘io so che non sei qui per mangiare, non sono mica scemo! Ma vedila così: sai se dall’altra parte potrai mangiare? No. Vale la pena stare a stomaco vuoto per il resto della tua vita?’. Marcel ci pensò su. Quel discorso non faceva una piega. Accettò il pane offertogli da Jonny e diede un’occhiata al cellulare, spegnendolo. Sua madre lo aveva chiamato Dio solo sa quante volte, e lo stesso sua sorella e il compagno di sua madre. ‘Perché non rispondi?’ chiese Jonnny. ‘Non mi va.’ e non si può certo dire che Marcel mentì. Non voleva sentire nessuno. Voleva solo andare via, una volta per tutte. ‘Era la tua famiglia? Ti va di parlarmi di loro?’ chiese Jonny e Marcel scosse la testa. ‘Sai, ti parlerei della mia ma sono tutti morti in un incidente d’auto il mese scorso quindi non ci sarebbe molto da dire.’ aggiunse Jonny e a Marcel si strinse il cuore. ‘Mi dispiace davvero tanto, sono desolato.’ Si affrettò ad  aggiungere mentre Jonny rispondeva con un semplice ‘Si va avanti.’-

-Povero Jonny!- esclamò Veronica e Harry annuì.

-Mia madre è abbastanza giovane, molto per avere un figlio di quasi 16 anni e mia sorella è più grande di me di qualche anno. I miei genitori si sono separati quando ero piccolo e ora hanno entrambi un nuovo compagno e una nuova compagna. A me non piacciono okay? Cercano solo di farsi vedere come i miei nuovi genitori. E a quell’idiota di mia sorella va anche bene!’gridò quasi, mentre Jonny lo ascolta attento. Marcel allentò appena la presa sul ponte, mentre la rabbia lo divora. ‘Sai Marcel, forse sono io l’idiota, ma  credo che loro non abbiamo questa intenzione. Io credo che loro vogliano solo la tua fiducia e un quarto del tuo amore. Sono sicuro che ti vogliono un bene dell’anima e soffrono a vederti non ricambiare quell’amore.’ ‘ E tu che ne si?’ chiese Marcel, scettico. Come si permetteva quel tipo? Che ne sapeva dei suoi genitori e della sua famiglia? ‘Perchè anche mia mamma ha un compagno.’ Marcel lo guardò stranito. ‘Ma non erano morti?’ Jonny rise ‘No! Grazie a Dio! Ho detto quello che ho detto solo per vedere la tua reazione. Sai Marcel, io credo che tu sia una persona troppo buona per buttarti di sotto e mettere fine alla tua vita. ‘ Tu non sai nulla di me!’ gridò e Jonny lo fissò intensamente. ‘E allora raccontami di te, Marcel’ l’altro sbuffo, contrariato. ‘Mi chiamo Jonny, ho 18 anni e vivo con mia madre, le mie sorelle e il compagno di mia madre. Lavoro part-time in un bar all’angolo e fra qualche mese, a febbraio forse, io e la mia famiglia ci trasferiremo nella città natale di mia madre, Doncaster. A me va bene ma sarà difficile insegnare l’inglese al compagno di mia madre. Mh, allora, odio i tatuaggi , odio fumare e..mh..sono gay!-

-E’ gay?!- chiese Veronica, strabuzzando gli occhi.

Harry ridacchiò per poi annuire. – Marcel a quell’affermazione si strabiliò della facilità con cui Jonny ammetteva le cose. ‘Non ti hanno mai offeso a scuola?’ chiese di getto, senza riflettere. Jonny rise. ‘Marcel, a scuola ti prendono in giro anche se respiri’ rise di nuovo ‘Comunque si, mi hanno preso in giro ma, sinceramente, a me non importava. A te invece importa tanto del giudizio degli altri, mi sbaglio?’ Marcel non rispose. ‘No, non mi sbaglio.’ Restarono in silenzio per qualche secondo mentre Marcel ritornava ai suoi iniziali pensieri. Che cos’era Marcel? Era forse pazzo? Aveva forse disagi mentali? Com’era quel ragazzo? ‘Jonny? Posso chiederti una cosa?’ ‘Stanco, distrutto, lacerato.’ Marcel lo guardò interrogativo mentre Jonny sorrideva. ‘Cosa?’ chiese poi, non capendo la risposta di Jonny. ‘Dimmi, Marcel, non stavi forse pensando come definirti?’ e il ragazzo sbarrò gli occhi, meravigliato.  ‘Non pensi che io sia pazzo?’ chiese ancora. ‘Sei forse qui perché a casa non avevi nulla da fare?, Marcel scosse la testa. ‘Allora non sei pazzo. Sei stanco, distrutto e lacerato.’ Ed era vero. Marcel era stanco di quella situazione. Era stanco delle prese in giro, stanco di essere picchiato, stanco della tua vita. E il cuore di Marcel era distrutto. Era stato distrutto da quello che credeva suo unico amico. Amico di cui si era innamorato. Amico che aveva scoperto l’eterosessualità di Marcel e lo aveva abbandonato, sputtanando il suo segreto a tutto la scuola. In conclusione sì, Marcel era lacerato.-

-Che figlio di buona donna l’amico di Marcel!-

Hazza annuì. –Sai, era il primo vero amore di Marcel e gli aveva confessato anche di essere gay ma, dopo essere stato preso spesso in giro come era successo a Marcel, aveva deci8so di mettere fine alla loro amicizia e al loro amore.-

-Continua zio, forza!-

Harry rise - ‘Allora, ti vuoi buttare? Ti do una mano?’ Marcel si meravigliò della domanda di Jonny ma annuì. ‘Sai Marcel, ho capito di essere gay quando ho trovato la mia ragazza a letto con la sua migliore amica.’ Marcel lo guardò, non capendo. ‘La prima cosa che ho pensato appena le ho trovate insieme sai qual è stata?’ –

-Quale!- gridò Veronica, impaziente.

Harry rise di nuovo. ‘Ho pensato al ragazzo di Ruth, la migliore amica della mia ex. Era davvero un gran figo della Madonna!’ Marcel rise e Jonny tornò con i piedi sulla strada. ‘Allora, Marcel, hai bisogno di una spinta?’ A Marcel mancò il respiro. Aveva deciso di mettere fine alla sua vita, no? Non poteva avere ripensamenti. ‘Sai, io direi di metterti al contrario, almeno non vedi il vuoto sotto ai tuoi piedi e ti sarà più facile lanciarti.’ Marcel annuì alle parole di Jonny. Aveva ragione, non vedere il vuoto lo avrebbe aiutato. ‘Girati Marcel.’ E Marcel ubbidì. Jonny si avvicinò alla figura di Marcel, poggiandogli le mani sulle cosce. Al contatto, Marcel arrossì.  ‘E’ stato un piacere conoscerti, ragazzo.’ Sussurrò Jonny, a pochi centimetri dalle labbra di Marcel. Questo chiuse gli occhi, lanciandosi all’indietro. Passarono alcuni secondi:  nulla. Nessuno schianto. Nessun dolore. Era così semplice morire? Eppure tutti dicono che prima di morire del tutto, ti passa davanti tutta la tua vita nella bellezza di 7 minuti. Erano tutte balle? Perché a lui non era successo?-

-Beh?Che succede? Che successe? Sbrigati zio Harry!-

Harry rise ancora all’impazienza di Veronica.  - Aprì un occhio, spaventato da quello che avrebbe potuto vedere e, con sua meraviglia, si ritrovò il viso di Jonny davanti. Quindi aprì anche l’altro occhio e si, era proprio Jonny, lo stesso Jonny che lo stava tenendo per la maglia e gli aveva quindi impedito di mettere la parola fine alla sua vita. ‘Sei una persona troppo buona per morire, Marcel. Hai degli occhi troppo belli per farli spegnere a solo 16 anni.’ Sussurrò Jonny, tenendo stretta la maglietta di Marcel. Gli occhi di Marcel si riempirono di lacrime mentre Jonny lo aiutava a risalire. Jonny si sedette sulla strada, con le spalle alla parete del ponte, e tirò Marcel per una mano, facendo accoccolare tra le sue braccia, asciugandogli di tanto in tanto le lacrime e cullandolo mentre si liberava dei singhiozzi e delle angosce. Passarono forse 20 minuti in quella posizione e Marcel non la smetteva di piangere. A pochi minuti dalla mezzanotte, Marcel vide una macchina familiare avvicinarsi a loro. Dall’auto scese infatti il compagno dell madre di Marcel che si precipitò verso i sue ragazzi, con il viso rigato dalle lacrime.-

-Ommioddio!- gridò Veronica, eccitata e commossa.

Harry ridacchiò, capendo l’entusiasmo della ragazza. –‘Marcel? Grazie a Dio!’ e anche l’uomo scoppiò in lacrime mentre Marcel lo guardò confuso. ‘Come mi hai trovato?’ chiese, con tono indagatore.’La prima volta che uscì con tua madre, passò la maggior parte del nostro tempo insieme a parlare di te e tua sorella. Mi disse di tutto. Dalla nascita di tua sorella alla sua prima delusione d’amore, dalla tua nascita al tuo primo giorno di scuola. Passammò l’appuntamento a parlare di voi e, credimi, più tua madre parlava di te e tua sorella, più mi innamoravo di tutti e tre. Mentre giravo per la città a cercarti, mi è venuto in mente una cosa che mi disse tua mamma al nostro secondo appuntamento. Mi disse che tu amavi la Francia ed eri affascinato da questo ponte. Ogni anno volevi venire qui in vacanza per vederlo e quindi mi sono precipitato qui, rischiando la vita di 3 persone, un gatto, un topo, uno scoiattolo e un cartellone stradale!’ Marcel rise, asciugandosi le lacrime. ‘Lui…è il tuo ragazzo?’ Marcel arrossì e si affrettò a scuotere la testa mentre Steve, il compagno della madre, si metteva in ginocchio e fissava i suoi occhi in quelli di Marcel. ‘Sai che per me non ci sarebbero problemi, vero? Sai che ti accetterei sempre, vero?’ e Marcel non resistette, scoppiò a piangere per poi lanciarsi ad abbracciare l’uomo. ‘Su piccolo, va tutto bene..’ sussurrò Steve, accarezzandogli la schiena. ‘Mi dispiace così tanto.’ singhiozzo Marcel. ‘Non è colpa tua, ragazzo.’ Rispose Steve. ‘Marcel, tua madre e tua sorella sono preoccupati per te.’ aggiunse dopo e Marcel annuì. ‘Puoi lasciarmi 5 minuti con lui?’ chiese, indicando Jonny e Steve annuì. ‘Se vuoi, ho una corda e qualche straccio in macchina: possiamo legarlo, imbavagliarlo e portarcelo a casa.’ bisbigliò Steve e Marcel scoppiò in una meravigliosa risata. –

-Si? Beh? Quindi? Basta con queste pause ad effetto, Zio Harry!- gridò Veronica e Hazza potette notare che finalmente il suo viso non era più bagnato e i suoi occhi stavano diventando di nuovo di un color caramello davvero stupendo.

-Ehi? Andiamo!- Veronica spintonò appena Harry, incitandolo a muoversi.

Il riccio rise, scompigliando i capelli della ragazza. –Marcel rimase in silenzio qualche secondo, quindi abbracciò Jonny di slancio. ‘Grazie’, sussurrò solo e Jonny gli regalò un meraviglioso sorriso. ‘Posso chiederti una cosa, Jonny?’ e il ragazzo annuì, senza mai lasciare Marcel. ‘Ma tu, perché sei qui?’ chiese e Jonny sorrise. ‘Sai, ero sdraiato sul divano di casa mia a giocare con le mie sorelline quando mi sono sentito strano. Tipo una fitta alla bocca dello stomaco. Mi sono alzato, correndo in bagno, credendo dovessi vomitare ma nulla, non dovevo vomitare. Alle terza fitta e dopo un forte dolore al cuore, ho detto a mia madre che sarei tornato per la mezzanotte e sono corso qui, senza una vera motivazione. Diciamo che la testa mi ha detto di farlo.’ Marcel ascoltò attentamente. Jonny lo aveva salvato. Si staccò dall’abbraccio, restando con la testa sulla spalla del ragazzo. Sbadigliò appena e si strofinò un occhio: quanto era lunga quella giornata? Jonny sorrise e si alzò, prima di far alzare anche Marcel, passargli una mano sotto le gambe e prenderlo in braccio. Il minore arrossì violentemente, mentre Jonny lo portava all’auto di Steve. ‘Buona Notte, piccolo, e Buon Anno.’ Sussurrò, posando il piccolo corpo di Marcel sui sedili posteriori dell’auto. ‘Buon Anno Jonny.’ Sussurrò, accovacciandosi su se stesso.-

-Che cosa adorabile!-

-Intanto Steve era uscito dall’auto e aveva abbracciato Jonny, cercando di non piangere. ‘Grazie, quasiasi cosa tu gli abbia fatto, grazie per averlo tenuto al sicuro.’ Jonny sorrise. ‘Sono sicuro che sarà un ottimo secondo padre per lui, Steve.’-

-Quindi? Poi? Ehi? E’ finita così? Ma non può essere!- si lagnò Veronica, scuotendo Harry per un braccio.

-Ho forse detto che è finita?- chiese il riccio e la ragazza si aprì in uno stupendo sorriso.

-Il ritorno a casa di Marcel scatenò lacrime a non finire da parte delle due donne di casa. Il ragazzo sorrideva felice, chiedeva scusa per le preoccupazioni che aveva creato in casa ma con la testa, beh con la testa non faceva altro che pensare a quel ponte. Ma non perché si pentissi di non essersi buttato, più che altro si pentiva di non aver passato più tempo in quelle braccia. Aveva ancora il profumo di Jonny addosso e quella notte, dopo essersi fattola doccia, decise di dormire solo con la maglia ancora piana del profumo di Jonny.’-

Voronica sospirò, con aria sognate. –Che è successo poi?-

-Beh, due giorni dopo Marcel si alzò presto e si incamminò per la città alla ricerca del famoso bar dove lavorava Jonny. Non sapeva perché, voleva solo rivedere quelle iridi un’altra volta, sentire quel profumo un’altra volta. E lo trovò, sai? Dopo aver camminato per circa quattro ore, a mezzogiorno finalmente trovò il famoso bar. Entrò, stringendosi nel capotto e lasciandosi cullare da quel caldo confortante. Salutò la donna alla cassa con un educato ‘Buon giorno’ e si diresse verso il bancone prendendo posto su uno degli sgabelli. ‘Che ti porto, bellezza?’ chiese Jonny e Marcel arrossì perché sapeva che Jonny l’aveva riconosciuto. ‘Ciao Jonny.’ bisbigliò, ancora rosso in viso.  ‘Ciao Marcel’ sorrise ‘Posso portarti qualcosa? Un caffè?’ e Marcel annuì. Infondo era mezzogiorno e se non avesse mangiato, Dio solo sa in quanti pezzi sua madre lo avrebbe fatto! Jonny gli portò il caffè    in pochissimo e Marcel si beò subito del calore che lo invase. ‘Senti, io fra dieci minuti ho finito il turno, ti va se ti accompagno a casa?’ Marcel arrossì alle parole di Jonny, prima annuire. ‘Perfetto!’ proferì Jonny e corse a preparare una cioccolata calda. I dieci minuti successivi passarono a rallentatore e Jonny non perdeva mai occasione di sorridere a Marcel e farlo arrossire. Finito il suo turno, Jonny afferrò la giacca, e salutò Kate, la donna alla cassa, e Greg, ò’altro cameriere. ‘Aspetta, devo pagare il caffè!’ si affrettò a dire Marcel, prima di correre verso la cassa. ‘E’ già stato pagato, figliolo.’ gli rispose Kate, con un sorriso gentile. E Marcel arrossì ancora. ‘Grazie.’ disse solo, raggiungendo Jonny. Sulla via del ritorno, non fecero che parlare di loro. Jonny gli raccontò che la sua famiglia aveva subito accettato il fatto che lui fosse gay. Raccontò che si era diplomato qualche anno prima e gli disse che l’università non faceva per lui. Gli raccontò di come sua sorella lo interrogasse prima di ogni compito e come fosse severa quando si trattava di studio. Gli raccontò della sua infanzia, di come aveva preso la separazione dei suoi genitori e tante, tantissime altre cose. E Marcel non fece da meno. Gli raccontò della sua infanzia, di tutte le volte che aveva coperto sua sorella, di  tutte le volte che aveva pensato di scappare da casa. Gli raccontò dei bulli a scuola, dei suoi voti, dell’idea di andare all’università o meno. Gli raccontò le sue paure, i suoi incubi peggiori e tante altre cose. Arrivati sotto casa, Marcel lo invitò ad entrare e a fermarsi a cena ma Jonny rifiutò dicendo che doveva aiutare la madre a pulire il disastro che le sorelle avevano creato l’ultimo dell’anno. ‘Quando partirai?’ chiese poi, mentre il sorriso scivolava via dalle labbra di Marcel. ‘Stasera ho l’aereo.’ sussurrò, quasi come se dirlo a basta voce gli avrebbe impedito di partire. Jonny si avvicinò pericolosamente al volto di Marcel. ‘Oh Beh, se le cose stanno così, buon viaggio, piccolo.’ sussurrò, prima di baciarlo, per poi tornare a casa. E Marcel, che fino a quel momento aveva pensato che Will, il suo ex migliore amico, fosse stato l’amore della sua vita, cominciò a pensare che Jonny era l’unico motivo per viverla.-

-E’ finita?- chiese Veronica, meravigliata, mentre Harry annuiva.

-Ma come? Come diavolo è possibile? Che fine hanno fatto Jonny e Marcel?-

-Beh, piccola, diciamo che Jonny è stato molto bravo ad infilare un foglietto nella giacca di Marcel.-

-Foglietto? Che foglietto?- chiese, morendo dalla voglia di sapere di più.

Harry sorrise. -Un foglietto con scritto ‘Non dimenticarmi’, seguito dal suo numero.-

-Quindi hanno continuato a sentirsi?-

-Certo! Fino a febbraio.-

-Perché? Che è successo a febbraio?-

-Ricordi cosa disse Jonny a Marcel quando erano sul ponte?-

A Veronica si illuminarono gli occhi. –Che si sarebbe trasferito a Doncaster a febbraio!-

Harry annuì. –E Doncaster dista solo 70 km dalla città di Marcel.-

-Quindi si sono incontrati?- chiese, con gli occhi sognanti.

-Si sono messi insieme.-

Veronica saltò il piedi sul letto. –Si sono messi insieme? Oddio!-

Harry sorrise. –E si sono sposati.-

Veronica spalancò la bocca, tornando a sedersi composta. –Ma è meraviglioso!-

Harry sorrise ancora e, immaginandosi la prossima reazione della ragazza, si tappò le orecchie. –E hanno adottato due bambini.-

Veronica lanciò un urletto di gioia, prima di battere allegramente le mani.

-Ma è una storia vera, Zio Harry?- chiese, e il riccio annuì.

-Ti va di scendere ed evitare che a tuo padre venga un infarto?- Veronica sorrise e abbracciò Harry, ringraziandolo.

-Zio Harry, ma tu conosci Marcel e Jonny?-

In quel preciso istante, in camera della ragazza fecero irruzione Liam, Zayn, Harry, Niall e Louis.

Liam indossava un pantaloncino di jeans largo, un maglione di 3 taglie più grandi, un paio di scaldamuscoli rosa, delle scarpe da ginnastica e una strana parrucca bionda, contornata da una fascia rosa. Il resto dei ragazzi erano vestiti da power ranger e Harry non potette fare a meno di ridacchiare.

-Adesso state con me perché sarò abbastanza veloce!- gridò Liam, con voce da donna, dando il via ad un serie di mosse che i ragazzi imitarono.

Veronica scoppiò a ridere e corse ad abbracciare Liam. –Mi dispiace papà.- sussurrò stringendolo forte.-

-Credimi piccola, dispiace anche a me.- rispose Liam, stringendo la ragazza tra le braccia.

-Che diavolo… che cazzo state facendo? Zayn!- Perrie entrò in camera seguita da Hatchi.

-E’ per questo che hai mandato me a portare a spasso Hatchi?-

-Perrie, tesoro, posso spie..-

-Spiegare cosa? Io devo portare a spasso il cane perché tu devi vestirti da cazzone?!-

-Veramente sono un power rang..-

-Sei un’idiota!-

-Ma…-

-Hatchi!-

-Salute, amore.-

-Parlavo al cane!-

-Oh io..-

-Stasera dormi sul divano e niente sesso per molto, molto tempo.-

Liam cercò di coprire le orecchie di Veronica, la quale si stava  letteralmente scompisciando dalle risate.

-Vero? C’è un tuo amico che ti cerca.-

Keyra entrò in quel momento in casa, portando in braccio Zack, il primo genito di Zayn e Perrie, e tenendo per mano Eveleen, la loro secondogenita.

-Chi?- chiese Veronica, dirigendosi verso la porta.

-Un certo Justin.- rispose vaga la madre della ragazza.

-Ma è il ragazzo più carino della mia classe!-

A quelle parole, Niall, Louis, Zayn e Harry si alzarono contemporaneamente, avvicinandosi alla ragazza.

Harry le sistemò la camicetta, lasciando sbottonati i primi due bottoni e le lisciò per bene la gonna mentre Zayn le pettinava bene i capelli. Intanto, Louis la truccava e Niall la riempiva di profumo e di gioielli.

-Ma che.. che diavolo state facendo?- chiese Liam, non capendo il comportamento dei ragazzi.

-Stiamo cercando di farti avere dei nipotini.- rispose Louis, sorridente, mentre Veronica scoppiava a ridere e Liam sbiancava. Keyra intanto, se la rideva, felice che la sua bambina si fosse ripresa.

Una volta pronta, la ragazza scese al piano di sotto e, dopo pochi minuti avvisò tutti che sarebbe uscita.

Harry si stese sul letto di Veronica mentre i ragazzi uscivano dalla stanza.

-E’ arrivata una cartolina dalla Francia.- disse Louis, prendendo posto ai piedi del letto.

-E’ di tua mamma, dice che la Francia in questo periodo è perfetta e che dovremmo andare a farle visita.-

Harry annuì. –Voglio davvero tornarci. C’è il Viadotto di Millau lì e sai che è la mi costruzione preferita.-

-Dal 2009, anche la mia.- bisbigliò Louis, prima di lasciare un tenero bacio sulle labbra Harry il quale non potette fare a meno di sorridere.

-Papà! Papino!-

Darcy e Tom entrarono correndo nella stanza, prima di tuffarsi tra le braccia di Louis e Harry.

Si Veronica, pensò Harry, io conosco bene Marcel e Jonny.



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ZALVE ZALVINO!
Okay, sarò breve lol
Non  so, onestamente, da dove mi sia uscita questa os. All'inizio avevo pensato ad una cosa completamente diversa da questa ma, avendo una mente strana e contorta, ho partorito questa osa.
Non mi aspetto commenti positivi, io stessa so che non è un gran che. Ad essere sincera, non volevo neanche pubblicarla ma una mia aamica mi ha convinta so....ECCOLA QUI c:
L'unica parte che più mi piace è la fine, dove arrivano i due bambini.
Sapete l'attore che ha recitato in 'How I meet you mother' ? Intendo Neil Patrick Harris, ovvero Brney.
Bene, lui è gay e ho letto in giro che ha un compagno e die splendidi figli. La cosa mi ha commosa tantissimo e una ragazza mi ha detto che i bambini chiamano un padre 'dad' e l'altro 'papa' e questo mi ha commosso ancora di più perchè Neil ha avuto il coraggio e la forza di volotà per costruirsi una vita sua, con la persona che ama, fottendosene degli insulti degli altri.
Vorrei che anche per i nostri ragazzi ci fosse modo di farlo.
Bene, me ne vado, vi lascio in pace.
Vi va di dirmi che ve ne pare di questa os?
Un abbraccio fote a tutte.
Holly c:
  
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