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Autore: Dzoro    03/08/2013    2 recensioni
Angelo è un ex marine veterano della guerra del golfo. Vive in una città americana, da solo, il suo unico amico è un barista di colore. Angelo è un assassino a pagamento. Questa è la sua storia.
Per fan di Cormac McCarthy, Quentin Tarantino e Garth Ennis.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angelo Strano'
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In Bagno

 

Angelo premette il grilletto. L’otturatore slittò, la polvere da sparo si incendiò e esplose, il proiettile frantumò le ossa del cranio, perforò il cervello ed uscì dall’altra parte, avvolto da una fontana di sangue.

La vita è una troia orrenda: un attimo prima stai versando il bagnoschiuma nella tua vasca da bagno, un attimo dopo ci stai versando il tuo cervello. Questo il signor River lo sapeva bene, perché era sua la testa che era stata appena perforata dal proiettile di Angelo.

Era stato tutto molto veloce: Angelo aveva scassinato la porta dell’appartamento, si era mosso furtivamente fino al bagno, e aveva sfondato la porta con un calcio. Il signor River era la dietro, ammollato nella sua piccola vasca da bagno. Un proiettile in testa, un altro figlio di puttana in meno a sottrarre ossigeno all’atmosfera. L’acqua calda che lambiva i flaccidi fianchi del cadavere iniziò gradualmente a tinteggiarsi di rosso. Angelo girò la manopola del rubinetto, ancora aperto: non voleva certo sporcare il bel bagno del signor River.

“Beh, direi che ho finito. Magari tutti i lavori fossero così.” Si disse tra se, dando un’ultima occhiata all’ultimo cadavere della sua collezione: lo stava fissando con i suoi occhi vitrei da morto. Angelo rinfoderò la quarantacinque, e se ne sarebbe andato per sempre da quella casa, a meno che qualcosa non lo avesse fermato. I qualcosa furono due: un’ombra che si allungava dal corridoio e una voce.

- Ehi, Bud, sei in casa? Hai lasciato la porta aperta.- sembrava un uomo giovane, preoccupato per il suo amico Bud. Un’imprecazione nacque e morì, senza assomigliare a niente di più che un sussurro, sulle labbra di Salerni. Rientrò nel bagno, e chiuse la porta. Non poteva chiuderla a chiave, aveva rotto lui stesso la serratura nemmeno un minuto prima. Quindi puntò la sua pistola contro di essa, nel caso il nuovo arrivato avesse avuto l’infelice idea di aprirla. I testimoni erano uno dei problemi peggiori del suo mestiere. Finché era gente del giro, spacciatori, tirapiedi, mafiosi e feccia del genere, bastava dirgli di stare zitti: che Angelo rimanesse un ombra priva di identità era nel loro interesse, dato che di solito le persone che ammazzava e quelle che gli dicevano di ammazzare appartenevano alla stessa classe sociale. Ma nel caso di civili, non si poteva mai essere sicuri. Certe volte bastava allungargli cento dollari, altre volte mille, ma corrompere non era mai una buona scappatoia. Con i soldi puoi zittire qualcuno per un po’, ma non fargli dimenticare cosa ha visto.

- Bud? Ehi, Bud, sei lì? Sono io, Thomas. Che fai, ti nascondi?- i passi di Thomas si avvicinarono sempre di più, così come la sua voce si fece sempre più distinta.

- Sei al cesso?- la maniglia del bagno iniziò ad abbassarsi. Angelo era già pronto a premere il grilletto. Però quel coglione non doveva morire: o meglio, Angelo non aveva intenzione di ammazzarlo. Nessuno lo avrebbe pagato. Quando sei abituato a fare una qualche cosa per lavoro, non la fai mai volentieri per te stesso. Quindi, prima che la porta potesse aprirsi, disse:

- Se la apri, sei morto.- gli sembrò di essere stato abbastanza convincente. Aveva pronunciato le parole chiaramente ed ad alta voce, perfino l’ultimo degli imbecilli le avrebbe capite. Infatti la porta non si aprì.

- Ehi, okay, scusa, scusa. Avevi la porta dell’ingresso aperta, Bud. Sicuro che non ti è entrato nessuno in casa?- disse ridacchiando Thomas, dall’altra parte.

- No.- rispose Angelo, che si ricordava chiaramente di averla chiusa. Serratura rotta, forse.

- Sicuro? Ehi, ma che è questa voce? Cazzo, tu non sei Bud!- A quanto sembrava Tommy era più sveglio di quanto sembrasse. Peccato.

- Effettivamente non lo sono. E tu?-

- Chi cazzo sei? Guarda che chiamo gli sbirri!- ora il ragazzo si fece addirittura risoluto. Angelo iniziò a trovarlo seriamente un gran bel dito nel culo.

- Senti, ora ti spiego come stanno le cose. Bud si trova qui con me, sta benone, ci stiamo prendendo una birra. Ho una pistola, quindi siediti a terra, conta fino a cinquecento e non rompere il cazzo. Capito?-

- Diosanto, ma cosa vuoi? Gli hai fatto qualcosa?- Balbettò Thomas, dall’altra parte della porta.

- Senti buon samaritano, Bud è già bello che andato. Ora che non hai più motivo di preoccuparti, inizia a contare.-

- L’hai ucciso?-

- Vuoi raggiungerlo?-

- Ehi, calmo, calmo, okay, lo faccio. Però, chi mi dice che non stai bluffando?-

- Vuoi che spari un paio di colpi attraverso la porta?- Thomas rimase un attimo zitto. Poi iniziò a contare.

- Bravo ragazzo. Continua così.- Angelo rinfoderò con un movimento lento e accurato la pistola nella fondina. C’era una finestra, in quel bagno. Poteva fuggire da lì. La aprì, facendo cadere pezzettini di intonaco bianco sul pavimento. Diede un’occhiata di fuori: c’era una grondaia a circa due piedi dal davanzale, l’ideale per scivolare non visto fino in strada. Angelo era pronto a calarsi, quando si accorse che Thomas aveva smesso di contare. Per un attimo temette se la fosse filata. Ma fu presto tranquillizzato.

- Vuoi scappare dalla finestra?- domandò il ragazzo. Doveva aver sentito il rumore.

- Avevo detto fino a cinquecento. Spero che tu sia veloce a correre come a contare.- Ad Angelo parve di essere stato abbastanza minaccioso, ma forse non era stato così, poiché Thomas continuò a parlare come se non avesse sentito alcunché:

- Non puoi scendere da lì. La grondaia passa davanti al terrazzo del primo piano, e ci stanno facendo una festa. Se scendi ora, ti vedranno tutti quanti, e non ti posso assicurare che non chiamino loro gli sbirri.-

- Non dire cazzate, ragazzo, mi vuoi tenere qui per chiamare la polizia, giusto?-

- Ma che dici, no! Prova ad ascoltare, non senti la musica?- Angelo aguzzò l’udito: effettivamente da lì sotto si udiva, anche se molto debole, una melodia classica. Mozart forse.

- Ma che cazzo di musica ascoltano?- chiese al ragazzo.

- Bah, che ne so, è il compleanno della signora Rochester, avrà invitato i suoi amici, tutti insieme faranno almeno mille anni. Ascoltano soltanto classica, a volume moderato. Personalmente preferirei gli Slipknot, ma almeno non danno fastidio a nessuno.-

- Bah, bella merda.-

- Ognuno ha i suoi gusti.-

- No, intendevo il fatto che non posso scendere. Hai qualche suggerimento?-

- Beh, aspetta! Al massimo tra un’ora la sotto non ci sarà più nessuno, e tu potrai scendere giù senza problemi.-

- Ehi, un attimo, perché cazzo mi stai aiutando?-

- Bud era un vero stronzo, era ora che qualcuno lo facesse fuori. Sai, non mi pagava l’affitto da due mesi. E ogni volta che tentavo di ricordarglielo mi minacciava con quel suo fottuto coltello a serramanico. Quando poco fa ho visto la porta aperta, pensavo fosse di nuovo ubriaco, comunque avevo intuito che qualcosa non andasse. Non sarebbe stata la prima volta che quel bastardo ci dava di che preoccuparci.- Era plausibile. Angelo interruppe il monologo del ragazzo:

- Buono a sapersi. Va bene, aspetterò. Tu rimani lì, e continua a parlare. La pistola di cui ti parlavo prima ce l’ho ancora qui.-

- Ehi, rilassati, non voglio fregarti. Mi hai fatto davvero un favore a farlo fuori. Magari diventiamo addirittura amici! Sai, da quando Bud è arrivato in questo condominio, ha solo dato problemi. Voglio dire, girava sempre con gente strana, messicani.-

- Colombiani.-

- Come?-

- Erano colombiani, gli fornivano la droga. Lui la tagliava e la smerciava.-

- Ah, che stronzo. Lo sapevo che era un poco di buono. Lo si vedeva dalla faccia.-

- Sì, posso immaginarlo.- Angelo si sedette sul pavimento del bagno, tenendo sempre la pistola puntata contro la porta chiusa.

- Sai, una volta uno dei suoi amici sudamericani mi stava per ammazzare di botte, senza motivo. Continuava a gridare in spagnolo, a dirmi che ero un figlio di puttana, e a prendermi a calci.-

- Sono trafficanti di coca, non maestre dell’asilo. Sono su di giri persino quando siedono al cesso.-

- Immagino, ma vorrei starmene alla larga da simili schifezze. Sono solo il fottuto portinaio di questo fottuto condominio, e vorrei solo un po’ di calma. Beh, ora che Bud è morto, direi che posso dormire sonni tranquilli.-

- Sono contento per te.- Angelo iniziò a giocherellare con la sua pistola, per nulla interessato ai discorsi del suo interlocutore dall’altra parte della porta. Calò il silenzio: probabilmente gli argomenti di conversazione erano finiti. Oppure Thomas stava tentando di tagliare la corda.

- Sei ancora lì?- chiese Angelo.

- Sì, sì, tranquillo!- rispose velocemente Thomas, che non aveva nessuna voglia di beccarsi una pallottola. Rimasero ancora per un po’ in silenzio. Poi il ragazzo riprese a parlare, prima che Angelo cominciasse di nuovo a dubitare della sua presenza.

- Cosa si prova?-

- Cosa si prova a fare che?- la domanda giunse troppo indefinita per piacere ad Angelo. E il suo intuito gli fece capire che, una volta completata gli sarebbe piaciuta ancor meno.

- Intendevo… tu uccidi spesso?-

- Non ti deve interessare.- rispose Angelo stizzito.

- Però lo fai.-

- Ne vuoi una prova?-

- No, no, stai calmo! Non scaldarti!-

- Freddo come il ghiaccio.-

- Bene. beh, allora hai ucciso, e credo anche più di una volta. Cosa si prova? Cazzo, io non ci dormirei la notte, non è una cosa… normale. Cosa si prova a togliere la vita ad un essere vivente?- La domanda era strana: Angelo non capì dove il ragazzo volesse arrivare.

- Perché, si dovrebbe provare qualcosa?-

- Non lo so, magari ti ecciti, provi paura, rabbia, che ne so io.-

- Eccitarsi? Per chi cazzo mi hai preso, per uno psicopatico che gli viene duro ogni volta che ammazza qualcuno?-

- No! Non intendevo quello. Perché, ti succede così?-

- Cristoiddio, certo che no! Ma che cazzo ti viene in mente! E poi le tue domande iniziano a farmi davvero incazzare!- Ma che diavolo voleva sapere quel tipo? Era il suo lavoro, mica un passatempo. Provare qualcosa. E che cazzo avrebbe dovuto provare?

- Scusa, scusa! Sto zitto!- si affrettò a dire Thomas, temendo che il killer desse in escandescenze.

- No che non stai zitto! Parla, o io sparo.-

- Ah, certo okay.- Thomas parve riflettere. - Hai visto che forza l’ultima partita degli Eagles? Che forza Blanchette, come fai a non volergli bene?-

- Lascia perdere Blanchette, che finisce che mi incazzo di nuovo.-

- Ah. okay.- il ragazzo si prese un’altra pausa di riflessione. - Che musica ascolti?-

- Diosanto, che schifo!-

- Eh? Che dici?-

- Qui dentro c’è un odore da vomitare. Dio, sto morendo.-

- Odore? Beh, ci credo, c’è un cadavere lì dentro, no?-

- Ma non è quello, mica iniziano a decomporsi dieci minuti dopo la morte. Mi riferivo a quello che sta galleggiando in questo momento nella vasca.-

- Cosa? Se l’è fatta addosso? Nella vasca da bagno?-

- Ehi, te la fai addosso dovunque quando vedi uno che ti sta per sparare contro! Poi quando muori, dentro il tuo corpo è come se si rilassasse tutto, e quindi lasci uscire ogni cosa. Ma che cazzo avrà mangiato a cena?- Angelo emise un altro sospiro di schifo, portandosi una mano davanti al naso.

- Puzza forte?- Gli fece Thomas.

- Non ne hai idea. Fanculo, e dire che stava andando tutto così bene.-

- Aspetta un attimo.- Angelo udì qualche passo dall’altra parte. Poi il rumore di un interruttore che veniva premuto. Subito una ventola, posizionata sopra il water, iniziò a girare.

- Fatto. Dovrebbe aspirare gli odori. Sai, le ho messe io in tutti gli appartamenti. All’inizio ero un po’ indeciso se comprarle o no, sai, le spese, l’installazione. Ma un mio amico mi ha detto che sono fenomenali. Che dici, funziona?- Chiese Thomas. Ed in effetti il puzzo iniziava gradualmente a svanire, lasciando il posto ad un aroma artificiale di lavanda.

- Oh… sì. Grazie.- fece Angelo di risposta.


 

   
 
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