Timblerline Knolls, 8 giugno 2010, 1.00 a.m.
Mi sentivo così sola. Sì, avete capito bene, sola.
Demi era fuori da una mezz’oretta buona col suo ragazzo, ex, amico, insomma quello che era; ma almeno aveva una persona che le stava accanto. Ero un po’ invidiosa lo ammetto, ma non troppo. Insomma bisognava dire che lui non era stato proprio il ragazzo ideale. Ma magari lo sarebbe diventato. Non l’avevo ancora conosciuto ed ero davvero curiosa.
Li avevo un po’ osservati dalla finestra.
Era un bel ragazzo d’altronde, col viso un po’ sciupato e rovinato, forse dall’alcool e non voglio sapere che altro, ma come ho già detto, i suoi occhi non mi ispiravano fiducia. Ma forse era solo un’impressione mia. Avevo visto in quei pochi momenti come fissava Demi. Io lo riuscivo a vedere, lei no. Lei sembrava cosi ingenua con lui al suo fianco. Sembrava così piccola ed indifesa di fianco a quel ragazzo - dal passato tormentato come il suo - con la barbetta. Ma forse era solo una mia impressione.
Avevo imparato a non fidarmi velocemente delle persone e a diffidarne subito prima di conoscerle a fondo e forse questo era uno dei miei difetti; o anche dei pregi, non so.
Avevano passato tutto il tempo fuori in giardino seduti su una panchina, la stessa su cui io poco più di un mese fa, appena arrivata, ero scoppiata, lasciando che tutte le mie emozioni lasciassero la mia bocca trasformandosi in parole e singhiozzi. La stessa panchina dove io mi sedevo sempre a pensare, nei giorni più difficili.
Avevano parlato per la maggior parte del tempo e per quel poco che avevo visto prima di tornare a pensare a me stessa, a volte lui le diceva qualcosa e Demi sorrideva; a volte diceva qualcos’altro e a Demi scendeva una lacrima; ed era lì che lui la prendeva per il mento, glielo alzava e le lasciava un bacio frettoloso, freddo e distaccato. Non mi piaceva affatto. Poi lui continuava a parlare e parlare e io non sentivo. Ma vedevo la faccia e le espressioni della mia compagna, e forse non erano belle cose. Lui si avvicinava con sguardo malizioso a lei sorridendo proprio da bastardo, per non dire un’altra parola, e lei si scansava.
Non mi sembravano proprio belle situazioni per una coppia.
“Coppia” poi. Lui aveva una faccia da bastardo che mi dava sui nervi solo a guardarlo. Lei era sempre la stessa Demi, fragile ed innocente, e la sua presenza affianco a lui, devo dire, che mi preoccupava.
Ma mi preoccupò ancora di più poco dopo, quando scoprii che quel Joe, di bastardo, non aveva solo la faccia.
1.20 a.m.
Ora di pranzo. Devo dire che nell’ultimo mese io e Demi dal punto di vista del mangiare eravamo molto migliorate.
Eravamo molto controllate si - basta sapere che non potevamo neanche andare in bagno da sole dopo un pasto – però era stato molto anche merito nostro. Mangiavamo quasi tutto un pasto e anche di gusto. A volte era comunque difficile, ma ci dicevano che stavamo facendo grandi progressi e sarebbe stato solo una questione di tempo.
Demi alla fine aveva avvertito Jess, l’infermiera, della sua visita e per fortuna non c’erano stati problemi sul far mangiare con noi Joe.
Mi recai a mensa e mi sedetti con le altre ragazze, aspettando Demi che sarebbe arrivata di lì a poco.
Subito dopo infatti arrivò lei, con Joe al seguito, e si sedette affianco a me.
“Joe ti presento Jillian, la mia compagna di stanza” disse indicandomi “e queste sono Allie, Maggie, Cathy e Beth” presentò le altre ragazze del tavolo.
Joe ci sorrise, sempre con quella faccia da bastardo, e si limitò a dire un “ciao a tutte”. Poi si sedette anche lui affianco a Demi.
“Allora?” sussurrai nell’orecchio di Demi.
“Tutto nella norma finora, spero non dica cazzate”
“Ah” mi dovevo preoccupare? Lo scoprii qualche secondo dopo.
Iniziammo a mangiare.
C’era della pasta e di secondo il pollo con le verdure.
Allie, una tredicenne con dei problemi, molto espansiva, cercò di iniziare una conversazione.
“da quanto state insieme?” disse sorridendo a Joe.
Demi abbassò lo sguardo, così le strinsi la mano sotto il tavolo e le sussurrai un “su, dai” per farle coraggio. Lei stette zitta, anche perché Joe l’anticipò.
“veramente da due anni e mezzo, poi Dems ha avuto questi problemucci, ma è okay” disse lui infilzando un maccherone non curante.
Ah, problemucci, ma estinguiti.
Ok calma, trattieniti.
Stettimo tutte zitte un po’ sconvolte dalla sua risposta, compresa Demi che non so che stesse pensando.
Joe continuò a sparare cazzate, cosa che, a quanto pare, gli veniva davvero bene.
“Ma voi mangiate questa roba ogni giorno? No perché fa davvero schifo, poi cosi magari Dems potresti perdere quei kg in più come hai sempre voluto, no? HAHAHHAH” rise solo quel coglione.
“Joe per favore” disse Demi senza parole cercando di rimediare.
Bastardo, ecco come si poteva definire.
Demi si alzò di scatto e si avviò verso la nostra camera.
Lui poco dopo la seguì scusandosi al tavolo.
“scusateci ha un carattere un po’ incomprensibile e strano” disse andandosene.
RICICLATI, davvero.
Gli avrebbe rovinato la vita, lo avevo capito definitamente.
Dovevo fare qualcosa, tenevo troppo a Demi.
I commenti su Joe appena seguì Demi in camera spaziarono dagli insulti normali, a quelli pesanti, a quelli volgari e agli auguri di morte.
E dovevo ammettere che ci stavano anche bene.
Finii di mangiare velocemente mentre la frase che aveva detto Joe qualche minuto prima mi rimbombava nella testa.
“Dems potresti perdere quei kg in più come hai sempre voluto, no? HAHAHAH”
Lui era la persona sbagliata. Non capiva nulla sui problemi della sua ragazza; quella forse era una delle cose più sbagliate che potesse dirle e su cui avrebbe potuto scherzarci sopra. Ma l’aveva fatto. Facendo, oltre che a una grandissima figura davanti a tutte noi, stare male psicologicamente una delle persone a cui tenevo di più, Demi.
Insomma ci arriva pure un piccione, non puoi dire a una ragazza che ha problemi e ha passato degli anni cercando di non mangiare, mentre cerca di guarire e ha ricominciato a mangiare, queste cose.
Sei coglione o sei coglione.
Le infermiere non avevano sentito per fortuna, gli avrebbero detto qualcosa. Noi ragazze avevamo detto che Demi non si era sentita bene e per questo era tornata in camera. Per fortuna nessuna si era insospettita.
Ma in fondo era vero che non si era sentita bene, assolutamente.
Dopo tutti quei progressi fatti, per quella stupida frase detta da quella stupida persona, sarebbe potuta ricadere in mezzo ai suoi vecchi problemi.
Tornai nella mia camera ma prima di entrare mi fermai. Molto probabilmente il coglione –si lo chiamerò cosi, scusate la mia finezza inesistente- sarebbe stato dentro con Demi, nella MIA camera, in mezzo alle MIE cose, vicino alla MIA Demi.
Eh no. Bussai ed entrai fregandomene.
Immaginavo lo stato d’animo di Demi, distrutto, avrebbero litigato, sicuro, sarebbe stata male nei prossimi giorni, ma avremmo risolto tutto insieme. Senza Joe, sì lui sarebbe sparito dalla sua vita…
...fermai i miei pensieri mentre aprivo la porta; quando i miei occhi videro una scena che non avrei mai voluto vedere.