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Autore: _morph_    03/08/2013    0 recensioni
"Viaggio senz'occhi, e non ho la lingua, e grido."
Se il dolore si potesse misurare, non ci sarebbe sicuramente una bilancia adatta per ogni anima he ne richiamerebbe il responso.
Il dolore è imprevedibile.
L'imprevedibilità è spesso violenta.
I risultati indecifrabili.
Il dolore è un'ape.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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While there's a moon, a moon up high
While there are birds, birds to fly
While there is you, you and I, I can be sure that I love you... Oh...
Stand beside me, stand beside me all the while
Come on daddy face the future, why don't you smile?
Trust in me, and I'll be worthy of you


Se ne stavano lì; cere immobili, nella loro quiete priva di aria ed eccesso, in quello spazio etereo e un po' sporco di vita. Lì, distesi l'uno accanto all'altra ed innalzati dal suolo di mille metri. E non c'era un fiato a dipingere il cielo, non c'erano mani che spostassero nuvole o palmi aperti ad impedire il suono. Ma tutto taceva.
In quella sacralità che entrambi amavano, tutto taceva.
Ryan continuava ad osservarla, sentendo una cascata nel cuore. Lei che tra l'erba fissava l'alto; lei che cercava una risposta e sperava che da lì qualcuno potesse gridargliela.
Fece scivolare le dita accanto alle sue, sfiorandole appena. Non reagì, perché Bee voleva quel contatto. Bee sapeva che lassù nessuno avrebbe parlato.
Le mani s'intrecciarono, donandosi forza.

Wise men say
It looks like rain today
It crackled on the speakers
And trickled down the sleepy subway trains...

Bee lo sentì canticchiare e posò la testa sulla sua spalla.
Perché in quel prato umido si erano trovati, ed erano stati nella perdizione fino ad allora. E amavano quella sacralità, amavano quella distanza dal mondo, quel cieco pianto che li assillava nel guardare il cielo. Perché stavano pregando e nessuno avrebbe mai gridato risposte.
Lui le accarezzò il dorso con il pollice, continuando a intornare quella stessa melodia, non ricordando però il resto del testo. Si chiese se l'avesse mai almeno ascoltata fino in fondo. Forse non avrebbe mai compreso la mente di Bee, ma ciò gli bastava per starle accanto in quelle poche ore che condividevano.
Accostò quindi le labbra al suo volto diafano e gelido. Carezzò la guancia, attento a non rovinarle la visuale, a non distrarla
Cautamente avvicinò il viso nell'incavo del collo, inspirandone il profumo; odorava di bambino, di latte, di pesca.
Lei si volse, richiamata da quelle mute richieste di attenzione, e lui si sentì indifesso sotto quello sguardo. Perché quegli occhi turchesi non perdonavano e in quel momento Bee era estremamente dolce; Bee si era lasciata trascinare dall'incanto di quella ninnananna e lui ne era terrorizzato. Non ne era in grado.
Beatrice si sporse, incontrando quelle labbra calde e facendone la sua dimora. E lo sorprese con quel gesto, perché adesso era lei ad accarezzargli la nuca, lei ad andargli più vicina. E Ryan non poteva muovere un muscolo, Ryan non poteva stringe di più.

~

Rientrarono nel momento in cui quel cielo che prima minacciava pioggia, adesso liberava le prime gocce e le faceva infrangere al suolo. Non si erano mossi per un po', persi in quel bacio, persi nel cercare il calore che gli era stato negato dalle loro stesse anime costantemente impegnate a trovare il nulla. E le lacrime adesso si confondevano nell'odore di bosco, di tempesta, di saliva. Di amore.

Bee si era accucciata all'angolo del divano, profondo una piazza e mezza. Lui tentava di ridare vita alla stufa, e quindi di conseguenza al cottage. La legna era rimasta lì dall'inverno precedente, quando ci era stato con sua sorella ed alcuni amici, e per questo motivo adesso era umida e causava solo una gran quantità di fumo. Continuava a rompere pezzi di diavolina e posizionarla in modo tale che questa incendiasse i ciocchi, accerchiandola anche da giornali e pigne (custodite in un sacco, in previsione appunto che qualcuno volesse accendere la stufa).
Solo al quarto tentativo, in cui aveva borbottato tutte le parolacce che il suo dizionario conosceva, riuscì ad ottenere qualcosa. Si accertò quindi che avesse veramente preso, prima di accomodarsi accanto a Bee, che per tutto quel tempo lo aveva fissato.
La trovò avvolta nella coperta che prima era sul divano. Le sorrise, intenerito da quegli occhi spalancati e in attesa, da quell'aria infantile che l'accompagnava -tuo padre sa che sei con me?- questa annuì, rilassata dall'odore confortante che vi era in quel posto, ma che non seppe definire.
-Quando ti sono venuto a prendere non c'era. Come fa a saperlo?- sperò di aver usato il tono giusto. Sperò di non essere risultato troppo invadente. Bee fece sbucare il telefono da una fessura  lasciata dalla coperta. Lui annuì, sentendosi un cretino per aver dubitato di ciò che (non) gli aveva detto. Bee allora si avvicinò di poco con il corpo, mantenendo quell'aurea sobria che saltava subito all'occhio; avvertiva un senso di smarrimento nel suo viso. Avrebbe voluto chiedergli quale canzone aveva canticchiato, quando alla fine si convinse ad accarezzargli una guancia, prudentemente, e tacere.
Lui tornò su di lei, su quella bellezza che un po' gli sfuggiva e un po' restava lì.
Era dolce, e questa non credeva davvero fosse la qualità giusta da appropriarle -il weekend potremmo trovarci sempre qui. Potremmo guardare film, leggere... Sai, queste cose- lei annuì ancora, accennando un sorriso -domani potrei portare il computer, vediamo un film...- Bee gli baciò una guancia, dimenticando le stesse dicendo qualcosa. Tornò al proprio posto, poi, smettendo di sentire tutto ciò che la circondava. Fissò il vetro della finestra, adesso costellato da migliaia di particelle di cielo. A Bee piaceva pensare che era in questo che si tramutavano i morti, che tutto sarebbe tornato ad essere pioggia prima o poi.
Sebbene questo particolare non lo sapesse nessuno, era terrorizzata dalla morte. Terrorizzata dagli incidenti, dalle cadute, dalle strade, dalle persone. Terrorizzata le potesse all'improvviso accadere qualcosa che la portasse via dalla vita, che la trascinasse nell'ignoto. Bee era sempre stata sensibile. Sentiva sempre un po' troppo
-Una volta, dopo aver fatto l'amore con una ragazza, mi sono ritrovato sul balcone di casa mia; pioveva. Mi ricordo quanto in quell'istante, sebbene avessi appena condiviso il mio corpo qualcuno, mi fossi sentito vuoto. Non so se a te è mai capitato;, non so a cosa fosse dovuto; comunque ogni tanto capita io abbia paura, io non riesca ad affrontare i minuti senza quel panico che precede i pianti immotivati. È come una gabbia, come una costante incertezza, come una preoccupazione fissa che ti affolla la mente e ti rende schiavo sempre degli stessi pensieri. A volte anche io mi sento solo- Beatrice ascoltò, respirando piano per non intralciare quel breve racconto. Non aveva mai pensato lui potesse essere così pieno di vita. Tutto ciò in cui navigava -e aveva sempre navigato- era se stessa; gli altri non avevano mai incrociato la propria sfera intima con la sua, e questo le andava bene. Stava per aprire bocca, per dire qualcosa, quando si ammutolì nuovamente, e si sentì stupida per aver preso in considerazione la stessa cosa per ben due volte. Perché ne era certa: lei con la propria voce avrebbe rovinato tutto.

~

Verso le sei del pomeriggio Ryan propose di tornare a casa. A quel weekend avevano deciso di partecipare anche i suoi genitori, così da avere anche occasione di vedere il proprio figlio, che pur abitando nella loro stessa città, era diventato come un parente lontano. E sua sorella, entusiasta di quella rimpatriata.
I due percorsero la strada vicini, desiderando ad ogni passo di poter tornare indietro e stringersi. E tenersi l'un l'altra.
Aveva notato il momento in cui Bee aveva boccheggiato, alla ricerca di aria e parole che le facessero vibrare le corde vocali. Sentiva di star compiendo dei miglioramenti in lei; vedeva come la ragazza si lasciava toccare e avvicinare con più facilità e meno nervosismo.
Ryan tornò a canticchiare lo stesso motivetto di quando erano distesi sul prato, innervosendosi per quel punto in cui la sua mente voleva trovare costantemente rifugio da un paio di ore. Bee stavolta si volse, perché non era neanche la seconda volta che la intonava, e cominciava davvero a chiedersi quale pulsione ci fosse alla base di quella fissazione -ne ho ascoltato l'inizio oggi in macchina, non me la riesco più a togliere dalla testa- si spiegò nell'accorgersi dell'occhiata curiosa e al contempo irritata di lei. Beatrice fece un cenno con la testa, invitandolo così ad essere più specifico -si chiama "we all fall in love sometimes", altro?- non era stato antipatico, quanto più lo sorprendeva quella sua (non) loquacità. Lo rallegrava lei s'incuriosisse, lei gli volesse fare delle domande -una sera dovremmo uscire, sai?- lei annuì, sorridendo. Era ironica, pur non parlando -davvero. Tu ti metteresti qualcosa di carino per me e io ti verrei a prendere- Bee fece una smorfia. Erano troppo sovrannaturali per potersi permettere la naturalezza di un appuntamento. Il tutto sarebbe stato troppo fuori portata, troppo pieno per un'anima così vuota come la sua. Troppe parole intorno per poter sopportare il silenzio.
Ryan la fermò, perché era talmente elettrizzato da tutto ciò che lei aveva fatto quel giorno da non poter stare buono adesso -secondo me sarebbe un'ottima idea- avrebbe apostrofato volentieri quel tono da giullare, prendendolo un po' in giro -voglio che tu sia carina per me- a quel punto la ragazza corrugò la fronte, spingendolo, facendolo ridere. Lo tempestò di qualche schiaffo che lui neanche percepì, mentre volgendole le spalle si fingeva dispiaciuto. Beatrice si unì anche lei a quel momento d'ilarità, finendo col tirargli la manica, come a dichiarare bandiera bianca.
Ryan non aveva mai giocato con la propria ragazza, riteneva una relazione qualcosa di troppo serio. Ma lei non era la sua ragazza, né tantomeno era destinata a diventarlo -d'accordo, scusami- si riprese, come se un secondo prima la fanciulla non si fosse sbilanciata tanto -perché non vieni con me stasera?- scosse il capo, volgendo gli occhi a terra -andiamo Bee...- le cinse i fianchi, e un moto di rabbia le annebbiò la vista, ma fu un attimo.
Incrociò le braccia al petto, infastidita da quella confidenza che non si era neanche accorta fosse nata -beviamo una birra, stiamo insieme...- lei ripeté il gesto con più veemenza, impuntandosi su quell'idea.
E va bene avesse voglia di stare con lui, va bene le piacesse... Un momento. Cosa? -non c'è motivo di rifiutare. Possiamo divertirci, come quando siamo andati al parco- Ryan sapeva di giocarle un tiro mancino nel rivangare certi episodi, semplicemente non tollerava quegli immotivati rifiuti.
Beatrice, dal canto suo, non sapeva se gridare o ucciderlo. O baciarlo, che era sempre un'ottima alternativa per metterlo a tacere. Perché lui era fatto così, lui se voleva qualcosa insisteva fino all'esasperazione. Come i bambini. Non a caso era stato accettato nella facoltà di medicina, non a caso era uno degli studenti più dotati senza compiere troppi sforzi. Intelligenza e determinazione rendevano Ryan un bambino migliore -ci stiamo per poco. È un posto carino, non affollato...- e mentre lui continuava a parlare, lei rifiutava. E rifiutava, e rifiutava, e rifiutava.
-No!- sbottò poi, accecata dalla rabbia che lui aveva contribuito a far cresce. Voleva solo che stesse zitto per un minuto.
Era diventata una questione che andava al di là della pigrizia. Doveva imparare a conoscere chi aveva di fronte. Doveva imparare che ciò di cui era fatta lei, non era neanche lontanamente paragonabile al resto del mondo.
Impallidì il secondo dopo, comunque, slacciandosi dal suo abbraccio e riprendendo a marciare verso casa.
Ryan non cercò di attirare nuovamente la sua attenzione, dispiaciuto. Continuava a sentire la sua voce rimbombargli nella mente, e ogni volta che aggiungeva un ricordo, diventava sempre più rosso.
Le piaceva, e voleva che uscisse con lui. Voleva che lei rimettesse il vestito che aveva indossato quando erano andati sul pontile. Voleva che lei volesse essere bella per lui. Per se stessa, perché sapeva avrebbe acquistato sicurezza, sapeva sarebbe stata più calma anche con lui.
Le cinse la vita, ma lei era fredda ed irritabile adesso. La magia se ne era andata, difficilmente si sarebbe ancora spinta a baciarlo o ad avvicinarsi in qualsiasi altro modo.



Commenti dell'autrice:
Salve a tutte fanculle (e fanciulli. Ammesso ce ne siano). Scusatemi se sono stata assente per un po', me ne dispiaccio davvero. Comunque, l'ispirazione è tornata e a quanto pare anche i capitoli. Mi piacerebbe mi diceste cosa ne pensate, non avendo io molta dimestichezza con le storie originali.
Grazie a chiunque stia leggendo questa creaturina e spenda il proprio tempo prezioso per una mia creazione.
Non so se volete un'immagine dei protagonisti. Nel caso, basta chiedere alla sottoscritta.
Grazie

NB sarebbe davvero importante sapere cosa ne pensate. Senza impegno, comunque, gradirei lasciaste una recensione :)
   
 
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