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Autore: Vals Fanwriter    03/08/2013    6 recensioni
Dal capitolo 4:
"Sebastian non si era mai sentito così strano, nel leggere una singola frase; provava un sacco di sentimenti contrastanti, in quel momento: dalla delusione all’esaltazione, dall’incredulità allo scetticismo. Tuttavia, non c’era altra spiegazione a quel fenomeno; era qualcosa di paranormale, una specie di varco, di macchina del tempo; era un intervallo che conteneva due anni, due anni che separavano Sebastian da Thad, due anni che separavano il passato dal futuro."
Thadastian, e un po' di Niff qua e là | Long-fic | Fluff, Romantico, Sentimentale, Triste, e molto altro… | AU | deliberatamente ispirata a "la casa sul lago del tempo"
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rating: Verde.

Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale, Triste, e molto altro…

Capitolo: Epilogo.

Pairing: Thadastian.

Avvertimenti: AU; deliberatamente ispirata a “la casa sul lago del tempo”.

Note: Alla fine. ♥

 



 

LH


 

Lake House

 

Epilogo

For once in my life

 

 

 

Quando Thad varcò la soglia della casa sul lago, quel pomeriggio, Sebastian lo stava già attendendo da due ore. Sapeva che sarebbe passato. Praticamente passava da lui ogni giorno, da quando si erano ritrovati. Diceva che non voleva perdersi più neanche un secondo di loro e Sebastian lo capiva perfettamente. Anche lui non riusciva a stargli lontano, lo chiamava ad ogni ora del giorno e della notte e così faceva anche Thad. Era come se stessero cercando di recuperare il tempo che avevano perduto, anche se Sebastian dubitava del fatto che sarebbe cambiato qualcosa, che si sarebbero stancati di sentirsi e vedersi così tanto.

Thad era così pieno di cose da scoprire e imparare ad apprezzare che Sebastian non riusciva ad aspettare per trovarne di nuove. Aveva quella smania di scavare nella sua personalità e di amarla in ogni suo pregio e difetto, che pareva quasi surreale. E poteva scommettere qualsiasi cosa sul fatto che per Thad non fosse diverso.

Lo vedeva e lo sentiva, quando gli parlava, quando lo guardava, o anche soltanto quando lo sfiorava. Era come una corrente elettrica che gli attraversava tutto il corpo e lo scuoteva dolcemente. Era così, Thad: delicato e forte allo stesso tempo. E lui amava ogni parte di lui, ogni singola smorfia o cruccio, la sua risata, tutto.

E nonostante avessero smesso di scriversi lettere e di stare lontani, Sebastian continuava ad accumulare ragioni che lo inducessero a trascorrere le giornate ad immaginarlo, a chiedersi dove fosse e cosa stesse facendo, quando non era con lui, o a lottare contro quella parte di lui ormai persa che gli faceva battere forte il cuore al solo pensiero di averlo tra le braccia.

Anni prima, a vedersi così, si sarebbe rimproverato, dandosi del rammollito – perché era evidentemente così che Thad lo aveva ridotto – e invece adesso, da quel nuovo e bellissimo punto di vista, gli sembrava impossibile anche solo provare ad ignorare tutte quelle sensazioni. Gli riempivano la vita e le giornate. Thad gliela riempiva. E non poteva essere più meraviglioso di così.

Anche Cameron gliel’aveva fatto notare. Era tutto diverso da quando lui e Thad si erano messi insieme per davvero. Lui era diverso: più solare, di buon umore, felice.

Il suo migliore amico era soddisfatto di quel cambiamento. Gli aveva detto che aveva sempre creduto in loro, in fondo in fondo, e che sapeva che avrebbero trovato un punto di incontro, prima o poi. Della sua presunta morte, però, stranamente, Cameron non ricordava niente e Sebastian ci aveva speso davvero poco per cercare di comprendere cosa fosse accaduto. Non gli importava realmente e tutto quello che doveva sapere aveva già trovato il suo posto nella sua mente.

Alla fine, si era convinto di una cosa: era stato Thad a riscrivere gli avvenimenti. Lui aveva trovato la lettera e non aveva più attraversato la strada. Thad lo aveva salvato e tutti gli altri, nel momento in cui la storia si era riscritta, avevano dimenticato quell’improbabile lutto. Perciò non si era preoccupato affatto di ficcare di nuovo in testa a Cameron quel pensiero lugubre.

Era andata così. Lui stava bene e Thad era insieme a lui.

‹‹Ma guarda chi è tornata›› ridacchiò Sebastian, alla vista di Jack che precedeva il suo padrone e faceva il suo ingresso in cucina tutta scodinzolante e allegra.

Era la prima volta che rimetteva piede – zampe, a dir la verità – nella casa, da quando lo aveva lasciato per condurre Thad sulla sua strada, e Sebastian avrebbe mentito se avesse detto che quel sacco di pulci non gli era mancato.

‹‹La mia bambina.››

Scese dallo sgabello sul quale era seduto e si calò sulle ginocchia per accogliere Jack e regalarle qualche carezza dietro le orecchie. La cagnetta si alzò sulle zampe posteriori e posò le altre due sulle sue ginocchia, quasi nostalgica, tant’è che parve riconoscerlo, perché abbaiò contenta e lo guardò con i suoi occhioni scuri e vispi e con la lingua di fuori.

‹‹Guai a te se scappi di nuovo.››

‹‹Era scappata per portarmi da te, amore, lo sai.››

Anche quella volta, come succedeva di solito, la voce dolce e profonda di Thad gli penetrò nelle vene e gli regalò una serie di brividi leggeri che lo costrinsero a catalizzare tutta la sua attenzione su di lui, che lo guardava adorante sulla soglia della cucina. Quando vedeva Thad, tutto il mondo si illuminava di una luce diversa e diventava più bello, lo stomaco gli si annodava piacevolmente e non riusciva, a lungo, a non ricambiare quel sorriso incantevole che era rivolto sempre e solo a lui.

Smise di accarezzare Jack, quasi senza accorgersene, e si alzò in piedi, fermandosi ad osservare tutta la sua figura. Era bellissimo. Qualsiasi cosa decidesse di indossare, lo era sempre. Erano quegli occhi profondi e brillanti, forse; oppure erano le sue labbra piene, o i suoi capelli.

No, era lui.

‹‹Anche oggi ti ha portato da me?›› Lo disse in un sussurro, ma non si mosse da dov’era. Fu Thad ad avanzare, con quell’espressione da bambino in volto, che lo faceva impazzire e innamorare.

Scrollò le spalle impercettibilmente, o forse fu solo una sua impressione, ma non era importante. Era più vicino, ma ancora troppo lontano per i suoi gusti. Sebastian sembrava starsi tramutando in una calamita. Trattenuto in quel punto da una forza di volontà pressoché inesistente e, dall’altro lato, attratto dal calore che poteva regalargli l’ennesimo suo abbraccio.

‹‹Le mancavi.››

Un altro passo e gli fu di fronte, ma Sebastian non allungò le braccia per poterlo stringere. Aspettò, perché era troppo bello quando Thad si avvicinava e si alzava in punta di piedi per baciargli le labbra. Gli piaceva quando lui lo cercava in quella maniera così dolce da essere unica nel suo genere. Lo faceva sentire unico e speciale a sua volta.

‹‹Non vedeva l’ora di vederti›› aggiunse e non ci volle molto per capire che, in realtà, stava parlando di se stesso.

‹‹Beh, ora è qui con me. Non dovrebbe più sentire la mia mancanza›› sussurrò Sebastian, riempiendo il silenzio tutto attorno a loro col flebile suono della sua voce.

Thad si avvicinò ancora – adesso si sfioravano quasi – e Sebastian poté specchiarsi nel cioccolato dei suoi occhi, e annegare e sentirsi morire in maniera tutt’altro che spiacevole.

‹‹La sente ancora, invece›› rispose Thad e poi lo fece. Si allungò a premere la sua bocca morbida su quella di Sebastian, baciandolo con tutta la dolcezza che riuscì a trovare, e solo dopo fece scivolare le braccia intorno al suo collo per avvicinarsi definitivamente e sentirsi di nuovo parte di lui.

E così fece anche Sebastian. Non appena le loro labbra si furono toccate, lo strinse tra le braccia, perché era inconcepibile l’idea di provare a tenerle lontano da lui e, di conseguenza, di non sentire la consistenza del suo corpo contro il proprio.

Di nuovo, sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che si erano baciati e invece, probabilmente, era trascorsa soltanto qualche ora. Quando Thad si allontanava da lui, il tempo sembrava come rallentare e la voglia di vederlo e di cercarlo aumentava a dismisura.

E poi si ritrovavano. Si raggiungevano ancora e ancora, ed ogni volta i loro baci parlavano da soli. Dicevano “Dio, mi sei mancato da morire” e poi passavano le ore a tenersi stretti l’uno all’altro, a ripassare il ricordo del loro profumo e a guardarsi negli occhi come se fosse la prima volta, come se avessero appena scoperto qualcosa di mai visto e mai provato.

Eppure erano sempre loro. Erano loro, ma quel bacio aveva una sfumatura e un sapore diverso ogni volta.

‹‹Adesso va già meglio.››

Il mormorio gli arrivò sulle labbra come un leggero soffio, ma quelle di Thad erano ancora vicinissime alle sue. Gli sfiorarono l’angolo della bocca e scivolarono lentamente lungo la sua guancia, lasciandovi sopra una carezza gentile. La frase che aveva sussurrato non poteva essere più vera: andava già meglio, ma non andava mai bene; non era mai abbastanza, era sempre troppo poco. Avrebbe voluto tenerlo sempre con sé.

Con sé. Sempre.

‹‹A che pensi?››

Non si era neanche accorto di avere aperto gli occhi e di stare fissando il parquet assorto. La sua mente era completamente persa in quel pensiero e nelle sensazioni dei baci di Thad e delle sue dita che passavano ritmicamente tra i suoi capelli. Fece un passo indietro e si poggiò con il fondoschiena alla penisola della cucina, tirandosi dietro anche Thad – non l’avrebbe mai lasciato andare, ora che era lì con lui. Sollevò nuovamente lo sguardo su di lui e non ebbe bisogno di mentirgli. Non ne aveva mai, in realtà. Loro due si dicevano sempre la verità, qualunque essa fosse.

‹‹Pensavo al fatto che›› gli accarezzò la schiena col dorso dell’indice, fino alla scapola, e intanto gli rivolse uno sguardo trasparente, come a voler trasmettergli il pensiero attraverso di esso, piuttosto che con le parole, ‹‹che stiamo troppo poco insieme, che mi manchi troppo.››

Il sorriso che gli rivolse Thad, in quel momento, fu come uno spicchio di sole che man mano si allargava e irradiava lo spazio intorno a loro di una luce intensa e bellissima. Thad aveva imparato a sua volta a conoscere Sebastian e sapeva per certo che lui non era un tipo di grandi parole o lunghi discorsi, eppure con lui – esclusivamente con lui – si lasciava andare e permetteva alle parole che gli passavano per la testa, anche a quelle eccessivamente stucchevoli, di lasciare la sua bocca e farsi reali. Era uno dei privilegi che comportava essere amati da Sebastian, essere l’unica persona in grado di catalizzare su di sé tutti quei sentimenti e vedersi sommersi da essi ad ogni sguardo.

‹‹Anche tu mi manchi troppo.›› Lasciò che quella risposta sfiorasse le labbra di Sebastian, come accompagnata da un sospiro felice, e poi si strinse maggiormente a lui, adagiando la fronte alla sua e rimanendo immobile a sentire il movimento del suo petto sotto il proprio.

‹‹Forse potresti…››

‹‹Potrei?››

Non serviva proseguire, però, per sapere come continuava la frase. Sebastian era un libro aperto. Guardarlo negli occhi era esattamente come sentirlo parlare, per lui. Ma le voleva sentire quelle parole, voleva sentire l’emozione crescere e raggiungere il culmine proprio lì, al compimento di quella richiesta.

‹‹Potresti rimanere qui›› concluse Sebastian, ma Thad finse di non capire e permise al suo sorriso di tramutarsi in una smorfia birichina.

‹‹Ma sono già qui›› rispose.

L’espressione sul volto di Sebastian diventò lo specchio della sua, allora. La bocca gli si incurvò, facendolo apparire divertito, e al contempo, le braccia si cinsero maggiormente, di rimando, attorno alla sua vita.

‹‹È vero›› iniziò e gli sfiorò la punta del naso per gioco, ‹‹ma io ti voglio qui sempre.››

Sebastian non era un tipo di grandi parole, appunto, ma sapeva trasmettergli i suoi pensieri in maniera concisa. La stretta attorno al suo corpo ne era la prova, quella vicinanza ne era la prova, quel sempre lo era. E Thad non ce la fece più a continuare a giocare, perché il suo cuore continuava a tamburellargli nel petto maledettamente forte a causa dell’emozione.

‹‹Quindi›› si decise a domandare, ‹‹mi stai chiedendo di trasferirmi qui? Me lo stai chiedendo davvero?››

Non ebbe bisogno di un “sì” in risposta. Tutto quello che doveva sapere si manifestò in un altro bacio, l’ennesimo bacio pieno di significati nascosti, pieno di “lo voglio”, di “sempre”, di “ti amo”.

Non si sarebbero mai abituati a tutto quello.

‹‹Voglio vivere con te›› asserì Sebastian, dopo aver preso un profondo respiro e una lunga pausa da quel bacio.

‹‹E io voglio fare lo stesso.››

Quando Thad aveva varcato la soglia della casa sul lago, quel pomeriggio, Sebastian non aveva immaginato minimamente che si sarebbe ritrovato con il cuore in gola dopo soli dieci minuti. Di solito, ci volevano venti, trenta minuti, e la cosa era piuttosto graduale. Quel giorno, invece, fu così veloce da poterne morire. Morire e poi tornare alla vita all’istante perché, per una volta nella sua vita, stava vivendo con uno scopo preciso. Non stava buttando al vento tutto se stesso, bensì stava regalando se stesso a qualcuno di importante, qualcuno che non si sarebbe mai permesso di perdere.

‹‹Fallo allora.››

 

Thad.

 


Fine.

 




Siamo alla fine. Adesso posso dirlo con certezza. Adesso. Dopo che Robs mi ha dato la sua approvazione, ovviamente. Tra qualche ora pubblicherò le ultime 2000 parole di Lake House e poi mi accascerò sulla scrivania e frignerò fino a domani, o dopodomani, o l’anno prossimo. No, okay, cerco di riacquistare un minimo di contegno, lo giuro. Lo faccio e dico quello che devo dire – anche se non mi viene in mente nulla al momento.

Ormai è passato un anno da quando (quasi per gioco) ho iniziato a scrivere il primo capitolo e, di certo, non pensavo che sarei andata fino in fondo perché il film su cui mi sono ispirata era già un groviglio di eventi di per sé. Ma avevo questo tarlo in testa, da un lato, e dall’altro lei, l’altra metà del mio cervello, ad infierire. Poi ho iniziato a postare e, se non ci foste stati voi (tutti voi) ad incoraggiarmi ad andare avanti come avete fatto, di certo non sarei mai arrivata a scrivere la parola fine.

Quindi grazie. Penso che non ci sia bisogno di scrivere tutti i vostri nomi, uno per uno, qua sotto. Lo sapete di chi parlo. No, non parlo solo delle recensioni, parlo anche di tutti gli altri piccoli gesti che hanno contribuito a farmi sapere quanto piaceva e prendeva la storia. Nonostante sparissi per settimane, delle volte, voi tornavate sempre e questo è stato importantissimo per me e mi ha reso un sacco felice. Quindi, sì, grazie di nuovo. Siete stati davvero meravigliosi. ♥

*fine discorsone, asciuga lacrimuccia*

Quindi, boh, è ora di salutarvi (PER ADESSO) e siccome io sono una pippa con i finali/addii/saluti, vi lascio con qualcosa di random.

 

GNAH a tutti! :P ♥

 

Vals

 

 

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