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Autore: Syryus90    03/08/2013    4 recensioni
dopo un incidente per salvare un bambino, Jack comincia a ricordare pezzi della propria nuova vita che aveva dimenticato.
Grazie ad un dente cadutogli nell'incidente e a Dentolina, accederà ai ricordi perduti.
Cosa avrà ricordato?
chi avrà ricordato?
cosa centrano un drago e un ragazzo vichingo?
se volete scoprirlo non vi resta che leggere ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles Of Winter Spirit '
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Hiccup, a tavola con gli altri, non ce la fece più, si alzò e si congedò come prima aveva fatto Jack per prendere una boccata d’aria, nel momento stesso in cui mise fuori il piede destro dalla sala e la porta si chiuse dietro di lui, rimase sbigottito.
Dinanzi a se, che saliva le scale, vi era Jack, ed era umano, nuovamente umano.
I suoi capelli erano marroni e i suoi occhi erano rimasti azzurro ghiaccio, la sua pelle era più scura, viva e indosso aveva i vestiti di Berk.
Il cuore del vichingo sembrò voler scoppiare, le lacrime invasero il suo volto impedendogli di vedere bene il viso di Jack, che si avvicinava sempre di più al suo.
Jack strinse le proprie mani attorno alle braccia di Hiccup e lo tirò verso di se, facendo si che le loro labbra si incrociassero a metà strada, creando un turbine di cristalli di neve leggero tutto attorno a loro.
Le loro labbra si incrociarono e incrociarono, sembravano non volersi più separare; quel contatto così intenso fece dimenticare ad entrambi le proprie preoccupazione e gli fece ricordare invece il punto nel quale, due giorni prima, erano stati interrotti da Stoik.
I loro cuori si cercavano e quella era la loro ultima notte assieme; Jack voleva a tutti i costi renderla memorabile per entrambi.
La loro prima e ultima volta.
 
Sandy, che era andato a vedere come stava Jack, stava assistendo alla scena dell’ intenso bacio tra i due, era divenuto bronzo in viso e ridacchiava in silenzio, era felice per il suo amico.
Jack lo notò e vide che l’omino del sonno stava riproducendo due pollici in alto, sia con le proprie mani, sia con la sabbia d’orata.
Non appena finì il bacio, Jack prese in braccio Hiccup, fece l’occhiolino a Sandy per ringraziarlo dell’incoraggiamento e prese il volo, andando verso la casa del vichingo.
Astrid che era uscita per vedere se Hiccup stesse bene, vide la scena e un sorriso malinconico si stampò sul suo viso sapendo come i due avrebbero reso indimenticabile per entrambi quella notte; l’omino del sonno allora, vedendo il viso triste della vichinga, gli fece segno di sorridere per tirarla su di morale.
La vichinga sorrise a Sandy, anche se non aveva ben capito le sue intenzioni; entrambi tornarono dentro la sala e Astrid tornò al tavolo dei cavalieri di Berk.
 
I due amanti nel frattempo erano arrivati a destinazione.
Hiccup era rosso come un peperone in viso, abbracciato com’era al suo amato Jack, sentiva il suo cuore che batteva velocissimo; i due scesero sul tetto e si calarono nella stanza del vichingo dalla finestra, prima Jack e poi Hiccup.
Nell’entrare il vichingo scivolò e Jack lo prese al volo per il bacino con entrambe le mani a palmo aperto, facendolo scendere verso le proprie labbra lentamente, tenendolo ancora sospeso nel vuoto; lentamente lo fece scendere verso di se e Hiccup si avvinghiò a lui stringendolo forte.
I due si guardarono negli occhi, l’uno rifletteva l’immagine dell’altro; una sola e unica candela illuminava la stanza in quel caldo momento e ciò bastava a mostrare l’imbarazzo di entrambi.
Un po’ impacciati, i due cominciarono a togliersi l’un l’altro i vestiti, Jack aveva le mani che tremavano ogni volta che si appoggiavano sulla pelle calda di Hiccup e nel togliergli la maglietta gli capitò più volte di appoggiare completamente il palmo delle proprie mani sulla schiena del vichingo, che a ogni suo tocco, sembrava sciogliersi dal piacere.
I due erano ormai a dorso nudo ed entrambi avevano già slacciato la cintura dei pantaloni; lentamente si distesero sui letti.
Jack era sopra Hiccup che lo fissava come se ammirasse il cielo stellato per la prima volta in vita sua, i due si avvicinarono e ricominciarono a baciarsi, Hiccup teneva le proprie braccia attorno al collo di Jack che contornava il corpo del vichingo con le proprie mani, scendendo sempre di più, sempre di più, fino a ritrovarsi nuovamente all’apertura dei pantaloni del vichingo.
Il cuore di Hiccup mancò un battito quando Jack vi infilò la mano; nel sentire quel calore, il vichingo rilasciò un gemito di piacere portando in dietro la testa; Jack mosse lentamente la mano avanti e in dietro sul membro del vichingo, sentendo un calore che premeva sul proprio facendolo indurire.
Per entrambi quelle sensazioni erano nuove e travolgenti, così tanto che, senza nemmeno accorgersene, si trovarono anche senza pantaloni; i due si guardarono intensamente mentre Jack premeva i due membri l’uno contro l’altro, continuando il movimento altalenante della propria mano.
Entrambi si ritrovarono a gemere di piacere e, col respiro affannato, cercarono nuovamente le labbra dell’altro; Jack lentamente si defilò dal bacio, cominciando a baciare il collo del vichingo che teneva una mano tra i capelli dello spirito e l’altra sulla cima della sua schiena.
Jack contornò con le proprie labbra ogni singola parte del corpo del vichingo, dalle spalle alla parte alta del petto, scendendo poi verso il centro e infine arrivando al bacino; a quel punto lo spirito del gelo, fece scorrere la propria mano lungo tutta la gamba sinistra del vichingo, arrivando alla parte amputata che era senza protesi, si sollevò dal corpo e si volto per baciarla, tornando poi lentamente al bacino di Hiccup, che continuava ad avere il fiato corto per l’eccitazione.
Jack allora, si inumidì un dito e lo usò per lubrificare per preparare il vichingo alla penetrazione, che nel sentire il tocco dello spirito si impaurì.
Hiccup: Jack – disse tra uno spasmo e l’altro – io ho paura – disse con uno sguardo dolce e con gli occhi lucidi.
Lo spirito del gelo allora tornò col viso dinanzi a quello del vichingo e gli sussurrò all’orecchio.
Jack: anche io ho paura – confessò con la voce tremula – ma non ti devi preoccupare – gli disse fissandolo con i propri occhi azzurro ghiaccio, profondi come il mare – continua a guardarmi negli occhi – gli disse mentre sollevava lentamente il suo bacino - stringiti forte a me e vedrai che andrà tutto bene – gli disse con un dolce sorriso bianco neve che fece annuire istintivamente Hiccup – ti amo Hiccup – gli sussurrò mentre lo penetrava col proprio membro lentamente.
Il vichingo gemette un istante per il dolore della prima penetrazione e strinse le braccia fortissimo attorno al collo di Jack che cominciò lentamente ad muoversi avanti e indietro all’interno di esso.
Anche a lui la penetrazione fece un po’ male, ma non voleva darlo a vedere al suo amato, perché voleva aiutarlo a calmarsi; il metodo dello spirito funzionò e i gemiti di dolore di entrambi divennero ben presto di piacere, il dolore sparì completamente e i due poterono godersi quel grande momento di totale unione dei loro corpi.
La libido del momento travolse completamente i due ragazzi che cambiarono spesso posizione, arrivando a trovarsi Hiccup seduto sopra il bacino di Jack e quest’ultimo da sotto, lo sollevava dal bacino per far continuare il movimento di penetrazione; i due vennero più e più volte ma non riuscirono a fermarsi, non volevano fermarsi.
Avrebbero continuato fino allo sfinimento, perché volevano imprimere nella memoria, in eterno, quella loro unica notte assieme.
 
La notte era ormai inoltrata e tutti i vichinghi nella sala del consiglio, andarono nelle proprie case, per chi ne aveva ancora una, mentre chi era temporaneamente senza una casa si radunò a dormire nella sala del consiglio, dove rimase anche Stoik assieme ai guardiani; la sera, durante il banchetto, Sandy era rientrato nella sala dicendo loro che i due piccioncini non sarebbero tornati a tavola, lui aveva capito subito a cosa lui alludesse in realtà, capendo che non sarebbe dovuto rientrare a casa quella sera.
Il falò al centrò della sala venne spento e tutti si coricarono felicemente, stanchi e con la pancia piena; Sandy decise di donare dei bei sogni a tutti gli abitanti del villaggio quella sera, non solo ai bambini, per rallegrarli ulteriormente e portare loro un po’ di pace.
Ma nel villaggio c’era ancora chi non dormiva e chi di sicuro non avrebbe dormito fino al giorno seguente; Astrid e i cavalieri di Berk erano tra questi.
Il gruppetto vichingo si era radunato su di un luogo di vedetta, uno dei tanti usati durante la guerra contro i draghi; ormai quei luoghi erano solo i ritrovi ideali per chi, come loro, non riusciva a prendere sonno.
Astrid da quel luogo, vedeva benissimo la casa di Hiccup e vedeva anche chiaramente la luce uscire dalla stanza del vichingo.
Nonostante sapesse che, dal giorno seguente in poi, Hiccup sarebbe stato solo suo, saperlo coricato accanto a Jack a fare l’amore gli corrodeva il fegato incredibilmente.
Sapeva che non sarebbe mai riuscita a colmare completamente il vuoto lasciato da Jack e questo la innervosiva ulteriormente, i suoi pensieri scivolarono via e tornò a godersi l a serata in compagnia dei propri amici.
 
Il vichingo e lo spirito del gelo ormai avevano finito di consumare la loro passione; erano arrivati al punto di non riuscire nemmeno a muovere un solo muscolo.
Jack: wow – disse disteso nel letto sotto le coperte con accanto Hiccup abbracciato a lui – è stato incredibile – confessò con una voce un po’ stanca e trasognata.
Hiccup: già, lo è stato davvero – confermò allo spirito del gelo – La nostra prima volta – cercando col proprio, lo sguardo di Jack.
I due sospirarono contemporaneamente.
Erano ancora nudi, sotto le coperte; nessuno dei due voleva muoversi da quella posizione, perché si sentivano finalmente in pace e completi, il pensiero di doversi separare da li a poche ore li distruggeva entrambi, ma almeno avevano donato l’uno all’altro qualcosa di inestimabile e indelebile, che non sarebbe mai svanito.
Hiccup sapeva di dover interrompere quel bel momento per parlare di quello che era successo la notte prima, così si fece coraggio e si mise a sedere sul letto.
Jack: Hic, tutto bene – chiese preoccupato dopo aver visto l’espressione del vichingo.
Hiccup: Jack – disse portandosi a fatica la gamba destra alla spalla – mi dispiace per ieri sera – disse guardandolo serio – non avevo capito quanto fosse importante la missione che ti attende nel futuro.
Jack: non preoccuparti – disse lui alzandosi e accarezzando il suo volto – chiunque dopo ciò che hai passato avrebbe reagito nello stesso modo – disse appoggiando la fronte alla sua – mi hai visto morire due volte nello stesso giorno dopo tutto – disse accarezzandolo nuovamente.
Hiccup: Lo so ma… non dovevo scappare in quel modo – disse scotendo la testa – facendo così ti ho ferito e mi dispiace – disse chinando il proprio volto.
Jack lo tirò verso di se e lo abbracciò dolcemente, tenendolo stretto a se per qualche minuto.
Hiccup, tra le braccia dell’amato, si sentì meglio e cominciò a pensare agli anni che jack aveva passato senza di lui, alle cose che aveva visto alle cose che aveva fatto, dopotutto aveva trecento anni ormai; in tutto quelle domande che gli saltarono in mente, solo una, forse la più inutile in quel momento, gli uscì dalla bocca.
Hiccup: Jack – disse per attirare la sua attenzione.
Jack: dimmi – rispose lui  con un sorriso bianco neve.
Hiccup: quanti anni avevi prima di diventare uno spirito? – gli chiese guardandolo con innocenza.
Jack rimase in silenzio per qualche secondo, dopo di che scoppiò a ridere e si piegò in due dalle risate.
Hiccup: Perché ridi? – chiese facendo la faccia da finto offeso.
Jack: perché con tutte le cose che potevi chiedermi, proprio la cosa più strana sei venuto a chiedermi – gli disse baciandolo sulla fronte mentre rideva ancora.
Hiccup: uffa, va bene non fa niente – disse infilandosi completamente sotto alle coperte.
Jack allora si girò verso di lui e gli sussurrò all’orecchio la propria età .
Hiccup: come? – disse uscendo da sotto le coperte – non ho capito – disse risedendosi tranquillo.
Jack: io sono morto tre giorni prima del mio ventesimo compleanno gli ridisse tenendosi su con un braccio mentre era ricurvo con le gambe distese sul letto.
Hiccup: quindi sei più grande di me di tre anni – disse arrossendo – pensavo che avessimo la stessa età – disse con una piccola nota di dispiacere nella voce.
Jack: be il mio cervello ne dimostra molti di meno, quindi credo che alla fine sei più grande tu di me – disse ridacchiando.
Hiccup rise a quella sua battuta.
Jack: Sai, in queste decadi ho vissuto ogni giorno uguale all’altro, fino a dieci anni fa – disse tirandosi su seduto anch’egli – ti andrebbe di ascoltare un’avventura importantissima che ho vissuto? – gli chiese frenetico.
Hiccup annui, ricordandosi che la prima volta che si erano raccontati le reciproche avventure, Jack aveva potuto solo raccontare la propria rinascita al vichingo.
Jack, felice come era raccontò a Hiccup l’avventura vissuta al fianco dei guardiani, gli raccontò di come fù rapito dagli yeti e di come avesse rifiutato inizialmente il suo ruolo di guardiano, di come poi avevano tentato di raccogliere i dentini per Dentolina e di come avessero perso Sandy, di come lui affrontò Pitch di petto tutto da solo, di come poi Pitch lo incastrò con il richiamo dei ricordi dei propri denti e di come tentò di fargli il lavaggio del cervello; quel pezzo in particolare terrorizzò Hiccup, Jack era stato davvero molto vicino al passare dalla parte del male, ma nonostante ciò era tornato dai propri amici più carico che mai e pronto ad aiutarli per proteggere l’ultimo bambino che credeva, il famoso Jamie come già lo aveva rinominato lui.
Jack raccontò di come Jamie, nel futuro, fù il primo a vederlo e di come grazie a lui e hai suoi amici fecero tornare Sandy e sconfissero Pitch.
Jack: una volta sconfitto lui, ho giurato dinanzi ai guardiani, a Manny e hai bambini di Burgess – disse tenendo un tono calmo e pacato – di proteggere tutti i bambini del mondo, i loro sogni e le loro speranze – concluse.
Hiccup: e da quel giorno i bambini anno cominciato a vederti tutti quanti? – chiese frenetico e sorridente.
Jack: Si tutti quanti – gli rispose ridendo nel vedere la sua frenesia.
Hiccup: è fantastico Jack – gli disse abbracciandolo dolcemente – sono contento che anche tu hai vissuto la tua grande avventura – gli disse accarezzandolo lui per la prima volta.
Jack rimase incantato da quella carezza e quando Hiccup stava per interrompere quel contatto, lui lo fermò sostenendo con la propria mano quella del vichingo.
Jack: restiamo così ancora un po’ ti prego – gli chiese supplicante – voglio imprimere questo tuo calore nella mia pelle – disse con voce tremula e dolce.
Hiccup allora accarezzò Jack con entrambe le mani, accorgendosi che era sempre stato lo spirito del gelo a baciarlo; mai lui aveva preso l’iniziativa, così in quelle ultime ore che gli rimasero, il vichingo atterro sul letto lo spirito e lo baciò intensamente, passando “all’attacco”.
Jack si sentì travolto da quel bacio e la cosa gli piacque parecchio, così tanto da distendere le braccia in segno di resa.
Jack: se volevi sorprendermi, ci sei riuscito – disse mentre riprendeva fiato.
Il vichingo rise e fece spazio a Jack che si ritirò su.
Improvvisamente, i primi raggi del sole invasero la stanza, annunciando l’ora della loro eterna separazione.
Jack: È ora – disse alzandosi dal letto e guardando il sole fuori dalla finestra.
Hiccup annuì e si fermò a osservare il corpo di Jack, nudo , inondato dalla luce del sole; gli sembrò di vedere una statua bellissima che sarebbe durata per sempre.
Jack notò lo sguardo sognante di Hiccup e sorrise, prese i vestiti del vichingo e glie li lanciò, svegliandolo dal suo sogno ad occhi aperti.
Jack: sarà meglio che ci vestiamo, altrimenti se tuo padre ci vede così gli viene un infarto – disse ridacchiando.
Hiccup ridacchio e si vestì, con molta calma; nel guardare Jack, aveva notato la cicatrice lasciatagli dalla spada di Alvin e, non appena si mise i pantaloni e la protesi, si diresse verso Jack e lo abbracciò da dietro, stringendolo sulla cicatrice.
Hiccup: ti fa ancora male? – gli chiese con voce rauca.
Jack: no, da quando la luna mi ha guarito non mi ha più fatto male – disse avvolgendo le braccia del vichingo con le proprie – sarà anche questo un segno indelebile del mio passato con te – disse voltandosi e stringendo Hiccup che scoppiò in lacrime.
I due si rivestirono e scesero per avviarsi verso la piazza del villaggio, dove lo spirito sarebbe tonato con i suoi amici guardiani nel futuro.
Jack aveva indossato la propria felpa color mare del nord e sopra aveva tenuto gli avambracci abbinati a quelli che lui stesso aveva fatto a Hiccup per Snoggletog; il resto dei vestiti di Berk, Hiccup glie li aveva messi in una borsa di pelle, per far si che lui li portasse con se come ricordo di quel luogo.
Appena fuori casa, il vichingo notò il meraviglioso manto bianco che Jack aveva lasciato il giorno prima su tutta Berk, allora sospirò con un sorriso dolce e gli occhi ancora lucidi.
Lo spirito stava camminando dinanzi a lui, senza voltarsi, così Hiccup ne approfittò per creare una palla di neve e lanciargliela.
La palla colpì Jack dritto sulla nuca; quando si girò con un sorriso provocatorio, vide che Hiccup stava fischiettando mentre si sistemava la maglia.
Jack: mai sfidare lo spirito del gelo – disse ridacchiando, mentre preparava una palla di neve.
Hiccup: e come mai? – gli chiese per provocarlo.
Jack: perché poi sono – disse abbassando il capo – PALLE DI NEVE – urlo felice cominciando a bombardare il vichingo.
I due si lanciarono palle di neve per tutto il tragitto, dalla casa fino al piazzale principale, dove si fermarono e scivolarono a terra, ridendo senza sosta per il divertimento; non sembrava che stessero per dirsi addio, sembrava più un arrivederci.
 
In lontananza, puntuali come un orologio svizzero, arrivarono i guardiani che nel vedere i due a terra si fermarono e sorrisero; era da tanto che non vedevano il viso spensierato di Jack, da prima dell’incidente.
Nord: Vedo che tu ha parlato con Manny ieri sera – disse riferendosi all’aspetto dello spirito del gelo.
Jack: si, ma tra poco tornerò come prima – disse rialzandosi da terra e tendendo una mano al vichingo per aiutarlo a rialzarsi.
Calmoniglio: peccato, così sembri un po’ più maturo – disse istigandolo – ma d’altronde è solo un’illusione, giusto ghiacciolo? – gli disse per provocarlo mentre con una mano nascondeva una palla di neve.
Jack: Spiacente coda di cotone – disse lui mentre giocherellava col proprio bastone – ma la cosa non mi…- si interruppe quando la palla di neve del coniglio si infranse sulla sua faccia.
Calmoniglio: ha ha, ci sono riuscito – disse esultante – questo è per la coda congelata di ieri sera – gli disse ridendo.
Jack si pulì dalla neve ridacchiando, mentre ammetteva di essersela meritata quella piccola vendetta del coniglio.
In lontananza, si videro Stoik seguito da Scaracchio e dai cavalieri di Berk, andare verso di loro.
Stoik: così il momento è giunto? – chiese guardando i guardiani.
Dentolina: si ora torneremo a casa – disse con molta dolcezza.
Scaracchio: fate attenzione durante il vostro viaggio di ritorno – disse non sapendo come sarebbero andati via.
Nord: voi non preoccupa – disse ridacchiando e fischiano per richiamare le renne.
Dal cielo, un rumore di piccoli tintinnii invase l’aria e come dal nulla, spuntò la slitta di Nord; nel vederla i vichinghi rimasero sbalorditi, a bocca spalancata e quando quella atterrò nella piazza, corsero ad ammirarla.
I guardiani allora si guardarono e tutti assieme dissero “ tutti amano la slitta”.
T.Bruta T.Tufo: fico – riuscirono a dire, mentre ammiravano le immense renne che trainavano la slitta.
Moccicoso: wao è la cosa più mitica che io abbia mai visto – seppe solo dire, mentre saltellava attorno alla slitta.
Gambe di pesce: è incredibile – esclamò – riesce a volare nonostante sia fatta di ferro e legno – disse passando una mano su una delle ali della slitta.
Stoik: per la barda di Thor – esclamò divertito.
Scaracchio: questo si che è un bel giocattolino – disse per finire la frase dell’amico.
Nord e i guardiani si avvicinarono e salirono su di essa.
In quel momento, piombarono giù dal cielo ruggendo Calien e Sdentato, di ritorno dalla loro allegra scampagnata durata dal pomeriggio precedente; i due atterrarono e salutarono i rispettivi Amici.
Jack: Piccola sei pronta per andare? – chiese alla dragonessa.
Calien: si sono pronta, e tu piccolo mio sei pronto? – chiese lei con voce amorevole.
Jack: si sono pronto – le rispose con un tono dolce e triste.
Hiccup: sai, a volte sembra che voi due conversiate invece che comunicare come me e Sdentato – disse lui ridacchiando mentre faceva i grattini al proprio amico drago.
Jack: In effetti è così – ammise accarezzando il muso di Calien – lei può comunicare telepaticamente con me, e solo io posso udire la sua dolce voce – disse stringendo il suo bianco muso.
Hiccup: lei può parlare? Davvero? – chiese un po’ incredulo guardando la dragonessa.
La dragonessa rispose per Jack annuendo, spiazzando completamente il vichingo che guardò il proprio drago ad occhi spalancati.
Hiccup: ma come fate? – chiese sperando di poter fare la stessa cosa.
Jack: lei è una parte del mio potere, ed è quindi una parte di me – disse accarezzandole il dorso della schiena – quindi è normale che possiamo comunicare in quel modo – disse sorridendo al vichingo.
Hiccup, capendo l’antifona, sorrise e fece spallucce, dopo di che accarezzo il muso del proprio drago.
Jack allora annuì alla dragonessa che dolcemente saluto Sdentato e svanì in una piccola luce entrando nel petto di Jack.
Jack: è ora – disse guardando il vichingo con occhi teneri.
Hiccup: già – disse distogliendo lo sguardo.
Tutti stavano osservando curiosi la scena, si aspettavano molte cose; baci, abbracci e lacrime a dirotto, perfino i compagni di squadra di Hiccup si aspettavano qualcosa, ma tutti rimasero delusi.
Jack si incamminò verso la slitta, arrivando al centro della piazza; Hiccup era e sembrava non volersi muovere, non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, era bloccato.
Ma quando Jack si fermò e si voltò verso di lui a braccia aperte e con un enorme sorriso bianco neve sul volto, lui non seppe resistere e corse verso lo spirito del gelo, travolgendolo con uno dei suoi abbracci.
Un turbine fortissimo di cristalli di ghiaccio investì i due ragazzi; la luna era sopra di loro e vegliava su quel momento magico, Jack all’interno di quel turbine tornò albino e quando il vento cessò, facendo ricadere nel vento i cristalli di neve, lui baciò il vichingo, lasciando i presenti senza parole.
Era un bacio appassionato, uno di quelli che rimangono nella memoria e nel cuore per sempre.
I cavalieri di Berk non erano abituati a quella vista, ma ciò nonostante non rimasero inorriditi, ma anzi si commossero, uno di loro scoppiò pure a piangere; tutti guardarono convinti Gambe di pesce che li guardò con fare innocente, ma se non era lui a piangere, chi era?
Improvvisamente tutti si girarono verso Moccicoso, che si stava asciugando le lacrime.
Moccicoso: che c’è? – chiese notando gli sguardi perplessi degli altri – sono teneri va bene – ammise stizzito girandosi dall’altra parte.
Jack e Hiccup risero dolcemente per la scena e poi tornarono a guardarsi.
Jack: allora addio Hiccup Horrendous Huddok III – disse guardandolo dritto negli occhi.
Hiccup: addio Jack Frost – disse con gli occhi lucidi.
Jack stava per lasciare la mano del vichingo, quando si fermò e la riprese portandosela al petto, facendogli sentire il proprio battito un’ultima volta.
Jack: Ti amerò per sempre – gli disse con voce spezzata.
Il vichingo allora lasciò che le lacrime velassero il proprio volto, per poi asciugarsele con il palmo dell’altra mano.
Jack allora sorrise e dopo un ultimo bacio, salì sulla slitta.
Jack: è stato meraviglioso essere uno di voi – disse a gran voce guardandosi in dietro – mi avete fatto sentire parte del vostro villaggio e delle vostre vite – disse sorridendo – grazie di tutto – finì facendo scorrere il proprio sguardo tra tutti i vichinghi, fermandosi nuovamente su Hiccup.
Astrid: abbi cura di te Jack – disse salutandolo con la mano stupendo i suoi compagni.
Jack: E tu non cercare di affrontare da sola le ombre della notte – disse guardandola serio – la prossima volta avverti i tuoi amici, perché il loro sostegno può funzionare quanto la mia magia e scacciare Pitch dalla tua mente – gli disse facendogli l’occhiolino.
Tutti i cavalieri allora capirono che era stato L’uomo nero a indurre Astrid a ferire la dragonessa e tutti insieme tirarono un sospiro di sollievo.
Hiccup guardò ancora una volta l’albino e gli sorrise.
La slitta prese il volo, lasciando tutti a bocca aperta; Jack saluto tutti con la mano e Nord lanciò il globo per tornare nel futuro.
Il globo si infranse e creò il tunnel temporale, mostrando oltre di esso il polo Nord, Hiccup vide che stavano per attraversarlo e allora corse il più vicino possibile al ciglio della piazza, urlando due parole che risuonarono nel vento fino al cuore di Jack.
Hiccup: Ti amo - urlò a pieni polmoni sbalordendo i presenti ancora una volta.
La slitta attraversò il portale che si chiuse dietro di essa, Jack non aveva fatto a tempo a rispondere al vichingo, ma sapeva che lui conosceva benissimo la risposta; il dado era tratto e i due non si sarebbero più rivisti.
Un amore che aveva attraversato le ere, si era concluso e il guardiano del gelo e del divertimento era tornato anche se giù di corda, ma almeno sapeva che il suo amato stava bene e che avrebbe vissuto una lunga vita felice.
 
I guardiani atterrarono con la slitta su una pedana che discese nella fabbrica; i cinque tornarono nella sala del globo dove Kronos li attendeva.
Nord: Kronos – disse andandogli in contro – grazie mille per tuo aiuto amico mio – disse stringendogli la mano.
Kronos: non c’è di che – disse sorridendo – sono contento che tutto sia andato per il verso giusto – disse osservando lo sguardo felice di Jack.
Jack: si è andato tutto bene, grazie – disse un po’ evasivo.
Il sorriso che mostrava era un po’ falso, lo mostrava solo perché aveva deciso di non rinchiudersi nuovamente nel suo alone di depressione.
Calmoniglio: è stata una dura battaglia e credo sia il momento per tutti noi di tornare hai nostri doveri in tanto che possiamo – disse guardando gli amici guardiani – vi saluto e alla prossima amici miei – disse aprendo un portale sotto di se – e tu ghiacciolo cerca di restare su col morale – lo indicò prima di saltare nella sua tana.
Jack andò verso l’entrata della galleria e rispose al coniglio che ci avrebbe provato, dopo di che si preparò per andarsene pure lui.
Jack: ragazzi grazie mille per il vostro aiuto – disse passando il proprio bastone da una mano all’altra – ma ora ho del lavoro da recuperare e dei bambini da rallegrare – disse sorridendo sinceramente.
Dentolina: vengo anche io con te – disse lei svolazzando intorno all’albino – devo volare dalle mie fate a vedere come stanno – disse sorridendo.
In realtà aveva una cosa importantissima da chiedere a Jack e non poteva assolutamente rimandarla.
Jack: Grazie di tutto quanto Padre Tempo – disse chinandosi dinanzi all’anziano uomo.
Kronos: non c’é di che – disse lui con il suo solito tono pacato – il tuo futuro ti attende Jack Frost e sarà pieno di sorprese – disse mettendogli una mano sulla spalla – va e incontra il tuo futuro – disse sorridendogli.
Jack annuì e si congedò, salutando e ringraziando sia Nord che Sandy, dopo di che si avviò verso l’uscita della fabbrica accompagnato da Dentolina.
La fatina dei denti gli svolazzava attorno felice che Jack si sentisse meglio, ma improvvisamente scese e si mise a camminare accanto a lui, Jack ne fu sorpreso ma non ci fece troppo caso.
Erano quasi arrivati all’entrata, quando sentirono il portone aprirsi e richiudersi; verso di loro stava arrivando un nuovo spirito.
Era alto come Jack, aveva una maglia verde muschio chiara a maniche lunghe con un cappuccio che gli copriva il volto, degli spallacci in cuoio rinforzato legati da delle cinghie sul petto, dei pantaloni di pelle marrone ed una gamba mezza amputata; il ragazzo portava dietro la schiena il fodero di una strana spada e, ha lato della gamba sana, aveva il fodero di un piccolo pugnale e delle protezioni sulle braccia che erano come delle bende.
Sotto di esse Jack intravide qualcosa di luccicante ma subito la sua attenzione si posizionò sulla gamba del nuovo spirito, era la stessa ferita di Hiccup.
L’albino distolse lo sguardo da essa quando si accorse che il nuovo arrivato lo osservava con una strana espressione.
Quando i due furono vicini i loro sguardi si incrociarono come due magneti; Jack sembrava conoscere quegli occhi verdi, ma subito venne richiamato da Dentolina che gli cominciò a parlare seria e timida.
Dentolina: Jack – disse rossa in viso preoccupando non poco l’albino – posso chiederti una cosa? – disse lei con fare innocente, suscitando curiosità anche nel nuovo arrivato che si era fermato poco più avanti.
Jack annuì e la fatina proseguì.
Dentolina: Posso davvero tenere il tuo dente? – chiese allora frenetica.
Jack: certo che puoi – disse ridendo e sollevato – te lo avevo già promesso, ricordi? – disse scotendo la testa divertito.
Dentolina allora lo abbracciò trascinandolo con se in una giravolta e felice tirò fuori la collanina che aveva già fatto, con appeso il dente dell’albino.
Dentolina: ho preferito chiedertelo di nuovo, visto i preziosi ricordi che contiene – disse lei liberando dalla presa Jack.
Jack: per questo preferisco saperlo in mano a te – disse sospirando – almeno sarà al sicuro – disse facendo spallucce e sorridendo.
Dentolina annuì promettendo di custodirlo con estrema cura, poi svolazzando e sfarfallando felice, andò verso il portone d’entrata della fabbrica per uscire; l’albino la segui girandosi a vedere un’ultima volta quello strano nuovo spirito.
Il cuore gli galoppò nel guardarlo e subito Jack si sentì stupido, attribuì la sensazione al fatto che lo spirito assomigliasse al suo amato vichingo dal quale si era dovuto separare.
Lo spirito lo osservò uscire dalla fabbrica con ancora quello sguardo sognate sul volto, dopo di che si voltò e andò verso la sala centrale.
Jack e Dentolina spiccarono il volo e lui si preparò a decidere la destinazione da indicare all’amico vento, pronto a portare la gioia hai bambini di tutto il mondo.
 
Dall’ombra della sua tetra tana però, un’ombra si preparava all’attacco, un’ombra strava tramando alle spalle dei guardiani e ben presto avrebbe fatto la propria mossa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
–       Fine –

 

la storia sembra conclusa, ma ancora qualcosa è rimasto da raccontare.
ancora una leggenda va narrata.
il prossimo è un capitolo extra, ma non per questo meno importante ;)
Cap 16: Un Ultimo Respiro


se vi piace la storia vi prego, recensite, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni :)
ps: le immagini di fine capitolo sono mie personali realizzazioni ;) spero vi piacciano, le aggiungerò appena posso :)

  
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