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Autore: Fish_789    03/08/2013    1 recensioni
Gli anni erano passati. Molte cose erano cambiate. Dalla sconfitta di Voldemort, il tempo aveva preso a scorrere lentamente, scandito dal silenzioso e monotono passare dei giorni. Dopo le lacrime, le urla, la rassegnazione per i cari persi, nel cuore di ogni mago si era accesa una flebile fiamma di speranza e ottimismo, che dava luce a un nuovo modo di vedere l’alba di ogni mattina. Era come se il male fosse stato estirpato dal loro mondo. Ognuno si impegnava a compiere piccoli gesti in aiuto del prossimo, perché la grande guerra di Hogwarts, aveva lasciato segni indelebili nelle anime di tutti loro. La pace andava mantenuta.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arthur Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Ginny/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Gli anni erano passati. Molte cose erano cambiate. Dalla sconfitta di Voldemort, il tempo aveva preso a scorrere lentamente, scandito dal silenzioso e monotono passare dei giorni. Dopo le lacrime, le urla, la rassegnazione per i cari persi, nel cuore di ogni mago si era accesa una flebile fiamma di speranza e ottimismo, che dava luce a un nuovo modo di vedere l’alba di ogni mattina. Era come se il male fosse stato estirpato dal loro mondo. Ognuno si impegnava a compiere piccoli gesti in aiuto del prossimo, perché la grande guerra di Hogwarts, aveva lasciato segni indelebili nelle anime di tutti loro. La pace andava mantenuta.





Ginny, appena alzata, aveva un’ abitudine. A dir la verità, due. La prima era quella di levarsi e scostare le tende dalla finestra della camera da letto per constatare il tempo. Il sole la metteva di buon umore, mentre la pioggia solitamente la faceva sentire circondata da un costante velo di misteriosità e in estate un po’ di fresco faceva piacere. In entrambi  i casi era fondamentale assicurarsi che il cielo fosse sempre al suo posto. Il secondo gesto che compieva di consuetudine, era osservare la ragazza con cui condivideva assieme il letto. Meglio, osservarla incantata, con aria decisamente ebete. Hermione era bellissima. Lei lo sapeva bene. Ma non era di quelle bellezze pacchiane, esagerate. No. Hermione possedeva un fascino delicato, fine. Di prima mattina, con l’aria un po’ sbattuta dal sonno, il broncio e i capelli sparpagliati sul cuscino, era una delizia. Di solito la sua ordinatezza e precisione, ti impedivano di poterla sorprendere anche soltanto con un unico capello fuori posto. Ma la sciattaggine che la disegnava, aggrovigliata scompostamente tra le lenzuola, era qualcosa di unico e che Ginny custodiva con gelosia, come un’opera che solo lei aveva il diritto di contemplare. Quella mattina, il cielo era chiaro. Un paio di nuvole bianche spruzzavano l’azzurro sfumando in forme dai contorni indefiniti. La ragazza osservò la distesa limpida con occhio diligente, rilassata dalla tranquillità delle prime ore di luce, quando il mondo giaceva ancora assopito. Si voltò verso il suo fagotto, che mugugnava impercettibilmente. Le si avvicinò scivolando silenziosa sul pavimento, raggiunse il letto e si infilò sotto le lenzuola, abbracciando il corpo caldo che era coricato supino a pancia in su. Hermione girò il viso di lato e mormorò infastidita, parlando con voce impastata dal sonno.
“Ginny…”
“Mmmm…”
“Voglio dormire ancora un po’”
“No, è già abbastanza tardi.”
“Ma io ho sonno.”
“Herm…è tardi.”
“Che ore sono?”
“Le dieci.”
“Le dieci….come le dieci??”
Aprì di scatto gli occhi balzando seduta, facendo rotolare l’altra giù dal materasso.
“Oddio è tardissimo, io dovrei già essere alzata da più di un’ora, ma perché non mi hai svegliata??”
Ginny si alzò faticosamente, massaggiandosi il sedere dolorante per la botta.
“Ma non sono le dieci Hermione. Era uno scherzo.”
“Oddio, veramente?” tirò un sospiro di sollievo “non lo fare mai più, mi hai fatto prendere un colpo.”
La rossa scosse il capo ormai abituatasi allo scarso senso dell’umorismo di Hermione, che specialmente di prima mattina, se veniva svegliata bruscamente era in grado di sollevare una bufera.
“Per tutti i maghi, ti sei fatta male?”
“No, scherzi? una delle mie attività preferite è cadere dal letto e sfondarmi il fondoschiena.”
L’altra arricciò il naso.
“Così impari a farmi scherzi idioti.”
“Non era uno scherzo. Era l’ultima speranza che avevo per cercare di farti smuovere dalle coperte.”
“Cosa stai insinuando?”
“Che la mattina sei peggio di un troll. O ti picchio con la scopa, oppure continui a ronfare come se niente fosse.”
Hermione interruppe il suo giornaliero stropicciamento occhi, che Ginny trovava assolutamente adorabile e la guardò come se le avesse appena tirato uno schiaffo.
“Cooosa? io ho il sonno delicato!”
“Certamente. Hai presente i giganti?” ribattè con aria strafottente.
“Rimangiatelo.”
“Ho solo detto la verità” continuò a punzecchiarla “per non parlare del tuo alito…”
Si udì un attimo di silenzio. La rossa capì di essersi lasciata sfuggire qualcosa di troppo.
 “…..Tu. Ora. Scappi!”
Ginny attraversò di corsa la stanza e si buttò sulle scale ridendo, inseguita da Hermione che con un balzo, era scesa dal materasso e si era messa al suo inseguimento.
“Ragazze, che avete da essere così reattive stamattina??”
“Niente mamma, jogging mattutino!”
“Buongiorno Molly!”
Le due schizzarono fuori inseguite dalle raccomandazioni della padrona di casa.
“Fate attenzione, il giardino è pieno di buche! Bah, questi giovani d’oggi, chi li capisce più!”
Ginny aveva allargato le distanze. Si girò a fare la linguaccia a un Hermione che le annaspava dietro; fu un errore. Sentì il piede impattare contro qualcosa e in un attimo finì in un groviglio d’erba, terra e muschio.
“Oh no, no ,no! Stupido prato impraticabile”
Cercò di alzarsi pulendosi il viso, quando udì un gridolino dietro di lei. Si girò e vide Hermione a faccia in giù per terra, nelle sue stesse condizioni.
“Oh nooo! Sono tutta….sudicia. Ma guarda qui, la mia vestaglia!”
Alzò lo sguardo incrociando quello di Ginny.
“Tu! È tutta colpa tua!” si rizzò in piedi arrabbiata “tua e di questo campo minato!”
La ragazza indietreggiò scivolando sul soffice manto verde, preoccupata per la sua incolumità. Gli sbalzi di umore della sua compagna, sovente diventavano un vero e proprio pericolo.
“Ma guarda qui come sono ridotta! Ginevra Weasley, questa me la paghi!”
Ginny cercò di mettersi in piedi per sfuggire all’ira di Hermione, che aveva già fatto il primo passo.
“No, no pietà ti prego!”
La ragazza le si gettò addosso, mettendosi a cavalcioni e bloccandole i polsi al terreno. La scrutò con inquietudine.
“Ti odio.”
“Ti piacerebbe. Ma mi ami.”
“Ma che presuntuosa….”
“Tu dici?”
Hermione si abbassò verso il suo volto in cerca del primo bacio della giornata.
“Aspetta. Potrebbe vederci qualcuno.”
“….non ti posso nemmeno baciare?”
“Lo sai che non è per me. Potessi girerei pure mano nella mano.”
“Non voglio più nascondermi.”
“Neanch’io.”
“Quando lo dirai ai tuoi?”
Ginny si specchiò in quei bellissimi occhi che l’avevano stregata ormai da molto tempo. Glielo diceva sempre. La prima cosa di cui si era innamorata, erano i suoi occhi.
“Lo vorrei fare, veramente. Ma la verità e che non so se riuscirò mai a trovare il coraggio. Ogni volta che ci provo mi muoiono le parole in gola perché mia madre se ne esce con frasi del tipo ‘chissà quando avremo dei bellissimi nipotini dalla nostra Ginny’ oppure ‘quando mi presenterai un ragazzo?’ e io ho una paura matta. Paura di deluderli.”
“Non potresti deludere nessuno, dichiarando che sei innamorata e felice.”
Osservò quel volto delicato e i capelli ribelli che lo circondavano.
“Lo so. Peccato che tu sia l’unica a pensarlo.”
I sorrisi di Hermione erano la cura a qualsiasi malanno della rossa. Ma in quel momento, forse per la prima volta, non la guarirono del tutto. Fu come se la ferita avesse smesso di sanguinare e si fosse appena rimarginata. Ma avrebbe potuto aprirsi in qualsiasi momento. Ginny sospirò.
“Ti amo.”
La risposta della bruna fu diversa, ma dallo stesso significato. Un bacio dolce, lento e breve. Che sapeva di terriccio, amore e speranza.
“Mmmm, meglio che ti lavi i denti, il tuo alito è ancora pessimo.”
Hermione rise divertita.
“Sempre romantica, vero?”
Ginny sorrise, con lo stomaco in subbuglio per il suono cristallino appena udito e capovolse le posizioni. Le morse affettuosamente un lobo scendendo a lasciarle tenere pernacchie sul collo, scatenando le sue risate.
“Diabeticamente dolce.”
“Ragazze! Venite dentro è pronta la colazione!”
Molly si fermò sulla soglia con sguardo accigliato.
“Che state facendo?”
“Oh, ecco niente, Ginny stava… mi stava aiutando a rialzarmi. Vero Ginny?”
“Oh si certamente. Ecco, prendi la mia mano.”
“Ah. Va bene” Molly indugiò un paio di secondi, perplessa “sbrigatevi che si fredda.”
Hermione si alzò aiutata dalla ragazza.
“Secondo me sospetta qualcosa.”
“E lasciamoglielo sospettare. Capisse tutto senza bisogno di spiegazioni, mi farebbe un gran favore.”
Hermione lasciò un bacio sulla guancia calda di Ginny e insieme si avviarono in casa, stuzzicandosi le dita che si sfioravano casualmente.
“Buongiorno ragazze, avete visto che splendida giornata?”
Arthur le accolse allegramente come sempre.
“Si papà.”
“’Giorno Arthur.”
“Allora, programmi d’oggi? Hermione?”
“Oh, ecco io avrei un paio di commissioni da fare a Diagon Alley questa mattina e nel pomeriggio…avrei un impegno…..” si scambiò un veloce sguardo con la sua ragazza, che nascose il velo di un sorriso dietro  a una cucchiaiata di latte. Molly le osservò insospettita.
“Sarebbe un problema per te, rinviare questi impegni?”
Hermione, un po’ colta alla sprovvista, rispose con espressione sorpresa.
“Oh no, insomma non c’è niente di vitale importanza perciò…”
“Benissimo. Perché pensavo di portarti al Ministero della Magia. Direi che è arrivato il momento di iniziare a farti conoscere il settore.”
“ Arthur non le metterai pressioni? è appena ventenne!”
“Certo che no, ma sono sicuro che questa ragazza arriverà in alto.”
“Più in alto di quanto già non sia? Papà, Hermione non è esattamente una sconosciuta.”
“Si Ginny ma pensavo di farle visitare il luogo, sai per valutare la possibilità di poterci lavorare un giorno. Insomma sarebbe anche un buon elemento, considerando tutte le volte in cui si è trovata faccia a faccia con il pericolo.”
“Anch’io mi sono trovato parecchie volte di fronte al pericolo.”
“Certo Ron. Ma diciamo che non mi sembri esattamente adatto a lavorare nel Ministero.”
“Come vuoi.”
Ron si sedette a tavola con uno sbuffo. Da quando la storia tra lui e Hermione si era interrotta, era sempre costantemente rabbuiato. Le prime settimane dopo la rottura non era più uscito dalla sua stanza; finche Ginny non era piombata nella camera facendogli una bella lavata di capo. A dir la verità lei si sentiva anche in colpa: prima l’aveva consolato, poi gli aveva soffiato la ragazza. Le cose erano alquanto complicate.
“Miseriaccia! Che spavento!”
Grattastinchi sfilò pigramente tra le gambe di Ronald, dirigendosi da Ginny che gli grattò la testa. Si strusciò contro la sua mano e si accoccolò in grembo a Hermione.
“Che ruffiano di un gatto.”
“Solo perché non ti sopporta Ron, non vuol dire che sia ruffiano…Salve gente!”
George fece il suo ingresso: Ginny gli lanciò la sua colazione che afferrò prontamente al volo, facendole l’occhiolino.
 “Io scappo, vado alla bottega. Mamma non mi contare a cena, rimango da Angelina. Ci vediamo.”
Un coro di saluti si levò mentre George si smaterializzava, con in mano una pesca e del pane tostato. George aveva un suo appartamento a Diagon Alley, ma quando poteva, specialmente nel periodo estivo, tornava a fare visita alla sua famiglia.
“Mi chiedo se a quarant’anni finirà mai di fare scherzi.”
“George? Impossibile.”
Le ragazze consumarono la loro colazione chiacchierando del più e del meno, con Ron che partecipava alla conversazione rispondendo a monosillabi. Si ritirarono in camera per prepararsi alla giornata.
“Rivoglio indietro mio fratello”
“Intendi dire quella sottospecie di cadavere ambulante che si aggira per casa?”
“Da quando gli hai spezzato il cuore sembra che gli abbiano tolto l’ossigeno.”
“Ehi. Io non ho fatto un gesto tanto animalesco. Anzi, penso che sia stato meglio interrompere la nostra relazione prima che sfociasse in qualcosa di più serio, piuttosto che mentirgli per il resto della vita. Poi troverà la sua anima gemella, intendo dire, è un bravo ragazzo di certo un giorno si imbatterà in colei che lo renderà felice.”
Ginny chiuse le ante dell’armadio con in mano alcuni capi.
“Non saprei,” disse dubbiosa “tu sembravi l’unica in grado di capirlo veramente.”
Hermione la guardò soffiando.
“Va bene. Basta pensieri tristi. Io devo andare al Ministero, tu invece?”
“Ma dai, ci vai sul serio? Insomma, con tutte le volte in cui ci sei capitata lo conosci già a memoria.”
“Si, ma mi farebbe piacere poterci andare senza essere inseguita dai Mangiamorte per una volta e magari in veste di futura dipendente.”
“Se ti fa piacere allora….ma così non ci vedremo tutto il giorno…..”
“Sopravviverai una giornata senza di me, no?”
“Lo spero, anche perché non ho nulla da fare. Penso che rimarrò tutte queste ore in codesta triste e silenziosa stanza, aspettando il tuo ritorno…”
“Ma quanto siamo drammatici….”
Ginny fece pochi passi camminando sinuosa verso Hemione. Fece volare i vestiti che aveva in mano sul letto e prendendola per i fianchi la attirò a se per un bacio passionale. Sorrise sulle sue labbra, sentendo quelle dell’altra incurvarsi allo stesso modo. Con uno schiocco la lasciò andare, tornando coi piedi per terra.
“Sei il mio tutto.”
“Diabete in arrivo tra tre, due, uno…”
Hermione rise divertita affondando il viso nei capelli rossi di Ginny, perdendosi nel loro profumo di lavanda… dalla spalla della ragazza vide i letti. Saltava subito all’occhio come il suo fosse perfettamente intatto.
“Non ho passato nemmeno una notte nel mio letto.”
“Si. La cosa ti traumatizza?”
“No cioè….è da due settimane che sono qui…e ti sono rimasta appiccicata come nastro adesivo!”
“Come nastro adesivo? Veramente è il meglio che sai fare?”
Hermione balbettò corrucciandosi, provocando il divertimento di Ginny che rise della sua faccia contrariata.
 “Be se vuoi da stanotte puoi tornare ad utilizzare il tuo.”
La ragazza le lasciò un bacio fugace sulle lentiggini, osservando il rossore imporporarle il viso e un magnifico sorriso distenderle le labbra. Era incredibile come quei piccoli gesti potessero farla stare bene. Si godette la dolcezza del suo imbarazzo, rispondendo con calma.
“Neanche per tutti i galeoni della Gringott .”
“Allora deduco che la cosa sia seria….anche perché ci risulterebbe difficile fare cose sconce in due letti separati.”
Hermione alzò un sopracciglio e le mollò uno scappellotto sulla fronte.
“Ahia! Mi hai fatto male!”
Spostò lo sguardo sull’orologio appeso al muro, staccandosi dall’abbraccio.
“Ben ti sta. Rimetti a posto quel letto, prima che entri tua madre e ci sottoponga a un questionario” disse sparendo in bagno.
 Ginny, ancora offesa, sfilò la bacchetta dai pantaloni e con un rapido gesto, lenzuola e coperta tornarono linde.
“Hermione sei pronta?”
Una voce arrivò dal pian terreno.
“Si papà, scende subito.”
Rientrò in camera. Ginny la guardò con aria malinconica.
“Mi hai anche fatto male” esclamò contrariata, riponendo la bacchetta.
“Scusa”
Le lasciò un bacio sulla fronte.
“Ci vediamo stasera allora”  disse trafficando nella sua borsa.
“Ma oggi avremmo dovuto passare il pomeriggio insieme…” piagnucolò.
“Prima il dovere e poi il piacere…”
“Certo, certo. Intanto sarai in giro senza di me, con tutti gli sguardi sbavanti dei maghi addosso.”
Hermione si girò sorridendo.
“Gelosa eh?”
“Non sai quanto.”
La attirò a se per un bacio decisamente poco casto, che lasciò Ginny totalmente attonita.
“Devo andare.”
“Che palle.”
“Cerca di non combinare disastri apocalittici durante la mia luuuuunga assenza.”
“Ma che simpatica. E io che avevo in mente un picnic romantico…”
“Sarà per la prossima volta Weasley.”
Le lasciò un bacio a fior di labbra e uscì dalla stanza, seguita dallo sguardo totalmente perso, dell’altra ragazza.
                                      
 
                                                                 
                                                     ********   
 


Siamo sinceri. I pomeriggi passati da soli a deprimersi nella Tana, erano veramente logoranti. Ron era in camera a pensare a Hermione, probabilmente, sua madre era indaffarata nelle faccende domestiche e lei si divertiva disegnando parole dorate nell’aria. La maggior parte erano cose alquanto diabetiche e zuccherose, tanto che a un certo punto la bacchetta sembrò ribellarsi iniziando a storpiare le scritte. Grattastinchi le si era disteso affianco per godere delle sue coccole. Poi era sgattaiolato via, in cerca di qualche divertente passatempo. Sul letto giaceva abbandonata la lettera che aveva ricevuto verso l’ora di pranzo. Era di Harry. Il loro rapporto si era mantenuto sano e la rottura, voluta da entrambi, non aveva inciso sulla loro relazione. Continuavano a sentirsi settimanalmente. La cosa dava fastidio a Hermione, che nonostante si fidasse del suo migliore amico, non poteva non provare risentimento a causa del fatto che le cose tra lei e Ron erano andate nel verso opposto. Quasi non si parlavano più.
 
 
“Ginevra, scendi un attimo, devo parlarti.”
Ginny si bloccò." Come l’aveva chiamata? Ginevra?"
Il tono austero che non ammetteva repliche e il modo in cui l’aveva interpellata, non promettevano nulla di buono. Ginny scese dal letto riponendo la bacchetta. Alquanto accigliata, scese le scale con un evidente senso di preoccupazione che andava crescendo.
“Preoccupata per cosa?” pensò tra se e se “non ho fatto nulla di male.”
Molly era seduta al tavolo della cucina, gambe e braccia incrociate, sguardo immobile e ghiacciato.
“Che c’è mamma?”
“Siediti.”
Ubbidì. La donna prese a fissarla per lunghi istanti. Iniziarono a sudarle i palmi delle mani.
“Bene. Sarò chiara. Cosa c’è tra te e Hermione?”
Era un sogno. O meglio un incubo. La testa, colta alla sprovvista, prese a elaborare risposte sconclusionate, ognuna più falsa della precedente, finche la bocca non si mosse da sola, quasi con aria di sfida e ciò che ne uscì sorprese entrambe.
“Stiamo insieme.”
Silenzio. Ginny aveva le mani sulle ginocchia, chiuse quasi a come a voler strappare il tessuto, le nocche bianche, il viso teso in un espressione di totale terrore e nervosismo, il cuore martellante. I battiti se li sentiva nelle orecchie.
Molly aprì la bocca. E la richiuse. Sciolse le braccia poggiandole con lentezza calcolata in grembo. Ginevra conosceva la madre. Sapeva tradurre a memoria i gesti del suo corpo, le espressioni del suo viso. Sapeva già che ciò che le avrebbe detto, non le sarebbe piaciuto. Si preparò ad attutire il colpo, ricacciando le lacrime che sentì pizzicarle gli angoli degli occhi.
“Ne ho parlato con tuo padre.”
La sua voce era spezzata.
“Ce ne siamo accorti da un paio di settimane, ti vedevamo sempre sorridente e quando abbiamo invitato Hermione qui, sembrava che….”
Si interruppe non trovando le parole adatte.
“…brillavi. Siete sempre state una attaccata all’altra. Io… pensavo foste migliori amiche. Pensavo che la tua felicità derivasse da un incontro con un ragazzo.”
“Io la amo.”
“Si, lo immagino. Ma….non è un amore…”
“Non dirlo…” pensò Ginny “non spezzarmi il cuore.”
“Non è naturale.”
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
Ron si bloccò prima degli ultimi scalini, immobile, pietrificato da ciò che le sue orecchie avevano udito. Cercò di non farsi notare, voleva tornare indietro, ma qualcosa lo tratteneva, come un incantesimo. Si accucciò per non essere visto, maledicendo ogni scricchiolio del legno.
“Perciò per te sono un errore?!”
“No io…”
“Mamma, non girarci attorno. Cosa vuoi da me?”
“Cosa voglio da te?” Molly pareva confusa e provata “Io voglio che tu stia bene.”
“Io sto bene. Anzi. Sto benissimo.”
“La vostra relazione non ha futuro. Cosa direbbe la gente di voi? Ginny, io voglio solo farti capire che probabilmente questa è una fase di passaggio” addolcì la voce “dovete aver confuso l’amicizia con l’amore.”
Nel modo in cui pronunciò quelle parole sembrava quasi stesse cercando di convincere se stessa, più che la figlia. Fu come un pugnale nel cuore. Il dolore arrivò dritto e tagliente. Sua madre non capiva. Prese un bel respiro. Sorrise sarcasticamente.
“Io la amo e lei ama me. Non è amicizia. Amore, mamma. Non c’è nulla da capire.”
Si alzò dalla sedia bruscamente avviandosi alle scale, sorda ai richiami della madre. Riconobbe Ron, seduto con la faccia di qualcuno che aveva appena rivisto Voldemort. Lui aprì la bocca ma la richiuse subito dopo, incapace di dire qualcosa. La lasciò passare senza muovere un muscolo; non le importava che avesse sentito tutto il discorso. Non le importava di nulla. La rabbia che sentiva dentro le faceva tremare le mani, strette a pugno. Entrò in camera sbattendo la porta. Si buttò sul letto. Scoppiò a piangere. Le lacrime le rigarono il volto e i singhiozzi presero a scuoterla. Udì delle voci concitate al piano di sotto. Affondò il viso nel cuscino. Era impregnato del profumo della sua ragazza. Rimase immobile, stesa per dei minuti; quando udì dei passi avvicinarsi alla camera, si infilò in bagno, chiudendosi dentro con un incantesimo che le aveva insegnato Hermione. Scorse prima l’orologio appeso al muro: segnava le cinque. Chissà quando sarebbe rincasata. Aprì l’acqua della doccia e svestendosi velocemente, si infilò sotto il getto tiepido, ancora scossa, ancora ferita. No. Se i suoi genitori non accettavano ciò che c’era tra lei e Hermione, potevano anche dimenticarsi di aver mai avuto una figlia. E lei si sarebbe dimenticata di aver mai avuto un padre e un madre .Stette parecchio tempo in doccia. Senza muovere un muscolo, con la testa contro le piastrelle e le braccia lungo i fianchi. Fino a che non sentì del rumore provenire dalla cucina. Allora alzò il viso e attraverso il vetro patinato si accorse che dalla finestra proveniva una luce calda e forte, sintomo dell’imminente tramonto. Chiuse l’acqua, si avvolse in un asciugamano. La pelle delle dita era totalmente raggrinzita. Uscì dal bagno. Ora il trambusto era comprensibile. Urla. La voce di suo padre, di sua madre, mischiate in un’ accozzaglia terribile. La porta della stanza si aprì piano. Ginny sobbalzò: sulla soglia apparve Hermione, lo sguardo duro e gli occhi lucidi. Le corse incontro buttandole le braccia al collo. Si strinsero come se non ci fosse un domani. Non riuscì a trattenere le lacrime, che tornarono a invaderle copiose il volto. La stretta aumentò.
“Prendi le tue cose. Ti porto via di qui.”
Il cuore di Ginny perse un colpo.
“I tuoi si stanno urlando contro, tuo padre ha preso le tue difese, ma Molly è irremovibile.”
Si separarono dall’abbraccio.
“La gita al Ministero era una scusa. Arthur mi ha voluto parlare e chiedermi cosa ci fosse tra noi due. Gli ho detto tutto e ha capito. Mi ha ordinato di portarti a casa dei miei, almeno finche tua madre non si sarà calmata. Loro ci hanno accettate. Tu ce la fai?”
Ginny annuì impercettibilmente, tirando su col naso. Hermione le prese il viso tra le mani, scostandole i capelli bagnati dalla fronte.
“Stai bene?” sussurrò dolcemente.
“Si….” cercò di farsi forza “Ho solamente bisogno di te”
“E io ci sono.”
La baciò con tenerezza, in un modo affettuoso e intimo che era solo loro. Si strinsero con forza lasciando che quel contatto parlasse per loro; Ginny si accorse di avere solo un asciugamano che la copriva e lo stesso pensiero parve passare nella mente di Hermione, che fece scorrere le mani lungo la sua schiena, premendole contro il tessuto ruvido…..
“Ehm, non mi sembra il momento…”
“Lo penso anch’io.”
Erano entrambe rosse in viso e ancora stordite per il bacio. Hermione parve scrollarsi:
“Mi sono imbattuta in Ron mentre entravo in casa. Sembrava dispiaciuto. Mi ha fermata e mi ha detto che era palese quello che c’era tra noi e che non ci dobbiamo preoccupare, lui ci vuole bene per ciò che siamo. Mi ha anche detto che te la farà pagare per avergli soffiato la ragazza…”
Ginny si lasciò andare a un sorriso umido, sentendo il sollievo invaderle il petto come un’ondata calda…
“Ho il fratello migliore del mondo.”
“Si, decisamente. Ora però è meglio se ti vesti, perchè…”
Fece indugiare un attimo di troppo lo sguardo sull’asciugamano che le fasciava il corpo.
“Granger! non la pensavo capace di pensieri tanto villici”
Hermione arrossì imbarazzata.
“Anche se questo tuo lato mi attizza alquanto…”
L’altra fece una faccia indignata e le lasciò una giocosa pacca sul sedere.
“Sul serio. Dobbiamo sbrigarci. Tu vestiti, io mi occupo della valigia.”
Le grida erano cessate. Annuì.
“Ok.”
Ginny si preparò dando le spalle alla ragazza, che nel frattempo a colpi di bacchetta, stavo riponendo gli abiti di entrambe in un borsone.
“Ti ricordi, stamattina in giardino? mi hai detto che non avrei potuto deludere nessuno dicendomi felice e innamorata.”
La sentì sospirare.
“Invece è successo. Ho deluso una delle persone più importanti della mia vita.”
“Ti sbagli. Non hai deluso nessuno. Le devi solo dare il tempo di metabolizzare la cosa. E poi, hai reso fiera me. Avresti potuto inventarti una menzogna, invece hai sostenuto la nostra relazione.”
“Questo perché ti amo incondizionatamente.”
Hermione sorrise, segretamente imitata da Ginny. Le sfuggì un sussurro:
“Diabeticamente dolce.”
“Ti ho sentita!”
Si infilò una maglietta e sfilò i capelli dall’indumento.
“Pronta?”
Ginny si girò trovando le ragazza che sorrideva, tendendo una mano verso di lei. Osservò lo squarcio di cielo che si intravedeva dalla finestra, ancora screziato dal rosso del tramonto, senza un’imperfezione, una nuvola. E quando rispose, ancora con gli occhi fissi sul paesaggio, la sua voce risuonò tanto sicura da sorprendere lei stessa.
“Pronta.”
La raggiunse. Guardò la propria mano e quella di Hermione, strette insieme. Le dispiaceva lasciare la tana. Nonostante fosse fiduciosa, non sapeva se mai sua madre le avrebbe permesso di rimetterci piede. Ma non importava. Lei aveva con sé tutto ciò di cui aveva bisogno.
“Andiamo?”
Annuì. Il suo tutto. Il suo cielo. La sua aria. Hermione.

 
 


Angolo del pesce.

Non posso giustificare un shot di questo tipo, anche perché non ho mai calcolato la coppia Ginny/Hermione. Poi mi sono imbattuta in una loro fanfiction ed è stato come amore a prima vista. L’ispirazione e il resto son venuti da se, ma non penso che tornerò a scrivere su di loro tanto presto perché mi sento soddisfatta con questa Shot. Perdonatemi la lunghezza ma la mia mania di aggiungere dettagli mi porta sempre a questo punto:) ringrazio immensamente tutti coloro che leggono e/o recensiscono, giusto per informarmi delle emerite baggianate che scrivo. Alla prossima;)                     
  
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