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Autore: _KyRa_    04/08/2013    9 recensioni
[ Sequel di Coming Home ]
“Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”
Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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Seven
Right or convenient





Vedere i muscoli di Sid tremare spasmodicamente, sentire i suoi polmoni che faticavano a ritrovare ossigeno, portandolo ad assumere un colore biancastro in viso, fu terribile. Per la mora fu un riportare alla mente le immagini di suo fratello, la notte dell'incidente, ed il panico aveva imperversato.

La presenza dei gemelli si era rivelata del tutto utile poiché il chitarrista si era immediatamente offerto di scortare Sid in ospedale con la sua auto. Ingie e Ty si erano seduti sul retro, cercando di soccorrere il loro compagno di ballo come potevano mentre Tom infrangeva numerosi punti del codice della strada, senza mai sollevare il piede dall'acceleratore.

Ora si trovavano tutti seduti in corridoio, proprio davanti al reparto di rianimazione dove Sid giaceva, in silenzio. La tensione si tagliava con il coltello. Ingie continuava a fissare il pavimento con la testa fra le mani; Ty, affianco a lei, guardava davanti a sé con occhi vuoti; Tom percorreva più volte gli stessi metri e Bill se ne stava poggiato con la schiena al muro, teso.

Alla parola overdose, Ingie si era sentita gelare le ossa. Fino all'ultimo aveva sperato e pregato che Sid non fosse caduto nel circolo della droga ma, a quanto pareva, tutto si era rivelato vano. Ty non aveva proferito parola, forse scioccato per il fatto che le sue supposizioni si fossero rivelate corrette.

Nessuno aveva avuto il coraggio di avvisare il resto del gruppo e soprattutto Roy. Si era trattato di un tacito accordo che avrebbe dovuto tutelare Sid, per quanto possibile. Se Roy fosse venuto a conoscenza di tutto, l'avrebbe immediatamente sbattuto fuori e né Ingie né Ty desideravano questo per lui.

Perché non escono a dirci niente?” mormorò Ty, che sentì solamente Ingie. Il ragazzo continuava a scrutare il vuoto mentre la gamba piegata si muoveva frenetica. La mora scosse semplicemente la testa senza riuscire a replicare.

Sapeva molto bene quali fossero le possibilità di salvarsi da un'overdose di cocaina. Praticamente nulle. Forse avrebbe ancora potuto sperare in un coma e nel conseguente risveglio di Sid, se solo Dio avesse voluto miracolarlo.

Cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime che spingevano per scorrere lungo le guance. Il suo cuore non smetteva di cozzare contro il petto con violenza, facendole male, ed il suo cervello era scollegato. Era come si trovasse in una dimensione parallela, ovattata, confusionaria. Cercava di rendersi conto di ciò che stava accadendo ma faticava.

Sid era in fin di vita e la possibilità che uscisse vivo da quella stanza spoglia era una su un milione.

Questa volta non riuscì a trattenere un singhiozzo, che portò i tre ragazzi a voltarsi verso di lei, il viso tra le mani, cercando di soffocare tutti gli altri. Riuscì a piangere in silenzio e sentì la mano di Ty posarsi sulla sua schiena, in segno di conforto.

Non voleva affrontare un'altra morte nella sua vita; aveva già dovuto sopportare abbastanza e non era pronta a ricominciare tutto da capo. Aveva perso un fratello; non poteva immaginare di dover perdere anche un amico.

Improvvisamente il medico primario uscì dalla stanza e Ingie e Ty si alzarono subito dalle sedie, avvicinandoglisi assieme a Tom e Bill con sguardo impaziente.

Allora, dottore?” domandò Ingie in tedesco.

Il paziente è in coma, signorina.” riferì con tono tremendamente serio, cosa che la fece sussultare, non seppe se per sconforto o speranza. “E già il fatto che lo sia è da considerare un vantaggio. Ma voglio essere sincero: ho visto pochissima gente risvegliarsi in seguito ad un overdose di cocaina.”

Sid sarà uno di quei pochi, Sid sarà uno di quei pochi, continuava a ripetersi nella testa mentre l'ansia aumentava. Nulla di ciò che non sapesse già, ma udire la conferma da un medico primario fu una pugnalata allo stomaco.

Grazie, dottore.” balbettò mentre le lacrime tornavano a galla.

L'uomo, dopo aver fatto un cenno con il capo, si allontanò.

Allora?” fece Ty, posandole una mano sulla spalla. “Cos'ha detto?”

È in coma.” mormorò Ingie come un automa, prima di allontanarsi dai tre e camminare lungo il corridoio.

Non aveva più voglia di parlare con nessuno, sentiva di non avere le forze.

Non poteva sopportare un'altra morte. Non poteva.

Raggiunse la macchinetta del caffè e ne selezionò uno, attendendo con lo sguardo fisso nel vuoto.

Ti prego, Tom, aiutalo, parlò mentalmente a suo fratello. Ti prego.

Perfino le lacrime avevano smesso di scorrere lungo il suo viso. Si sentiva impotente ed odiava tale sensazione. La vita di Sid era solamente nelle mani del destino, di nessun altro. Non vi era nulla di fisicamente possibile che gli stessi medici potessero fare.

Ingie.” Come riportata bruscamente sulla terra, si voltò in direzione della voce e si sorprese nel trovarsi davanti Bill. Non disse nulla, non sapeva cosa fosse opportuno, così attese che le parlasse di nuovo. Il ragazzo, prima di farlo, si schiarì la voce come in difficoltà. “Volevo solo dirti che, nonostante tutto, mi dispiace per questa situazione che state vivendo. Non lo merita nessuno.”

La mora si sentiva un'incapace. Ancora una volta non sapeva cosa dire e sperava in un'illuminazione divina. Era semplicemente incredula a tali parole. Sapeva che Bill era furibondo con lei ed il fatto che avesse messo l'orgoglio e l'ostilità da parte l'aveva colpita.

Grazie.” mormorò, sincera.

Si voltò nuovamente in direzione della macchinetta, dove il suo caffè era pronto. Afferrò il piccolo bicchiere e se lo portò alla bocca, allontanandosi dal vocalist. Restare lì con lui era del tutto inutile, non avrebbero scambiato ulteriori parole e non ne avrebbe nemmeno avuto la voglia. Aveva certamente apprezzato il gesto che aveva compiuto nei suoi riguardi, non era da tutti, ma non era dell'umore adatto per godere del piccolo – microscopico – passo avanti ed approfittarne per un ulteriore approccio che sapeva non avrebbe portato a nulla.

Quando tornò a sedersi affianco a Ty, questo si trovava nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato. Basito, fissava il vuoto, probabilmente non in grado di spiegarsi come fosse possibile trovarsi in quella situazione. Effettivamente tutto sembrava paranormale, assurdo, inspiegabile. Curioso come nemmeno mezz'ora prima si trovassero seduti ad un tavolo, intenti a bere birra; tralasciando la conversazione tenuta con il chitarrista.

Beveva in silenzio il suo caffè, a piccoli sorsi. Voleva che durasse il più a lungo possibile mentre il cuore non si calmava e continuava a pregare suo fratello affinché compisse un miracolo.

Come ho fatto a non accorgermene subito?” domandò retoricamente il suo compagno di ballo, piegato su se stesso, intento a scuotere la testa incredulo.

Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno.” sussurrò lei senza nemmeno guardarlo.

Avrei dovuto tenerlo d'occhio.”

Nessuno è in grado di fare qualcosa con chi cade nel circolo della droga.” parlò Tom, portandoli a sollevare il loro sguardo spento su di lui. “Puoi stare loro alle calcagna quanto ti pare, troveranno sempre un secondo di tempo per farne uso. Una capatina al bagno, il tempo di una sigaretta o un semplice caffè.”

Ty non rispose, tornò a fissare le proprie scarpe.

Tom aveva ragione e sia lui che Ingie lo avevano capito.

Eppure, se gli avessi chiesto...” riprese il ragazzo ma il chitarrista lo interruppe.

Non ti avrebbe detto niente.”

Nessuno parlò più, nemmeno quando Bill fece il suo ritorno in silenzio con un bicchiere di caffè in mano.

Che facciamo con Roy?” domandò all'improvviso Ingie. “Non sappiamo quanto questo coma andrà avanti. Se dovesse durare settimane? Si farà delle domande. Senza contare che fra qualche giorno abbiamo la seconda diretta.”

Non avrebbe potuto ballare senza Sid, soprattutto il loro passo a due. Ma al momento, era l'ultima cosa che riuscisse a preoccuparla. Ora ciò di più importante era vedere il loro compagno uscire da quella maledetta stanza.

Sarebbe meglio che lo chiamassi.” mormorò lui.

Ingie aveva annuito mogia. Per quanto Sid potesse rischiare di venire sbattuto fuori dal gruppo, mai poteva essere grave quanto lottare fra vita e morte.

Ty si alzò dalla sedia e percorse il corridoio, fino a sparire con il cellulare in mano.

Si trovò sola con i gemelli, come non accadeva da tempo. In quel momento avrebbe tanto avuto bisogno del loro supporto, proprio come una volta. Avrebbe avuto bisogno dell'abbraccio di Tom, delle parole rassicuranti di Bill.

Nulla di tutto ciò. Sentiva solamente freddo; freddo per l'attesa, freddo per la distanza.

Ad un tratto, una dottoressa uscì dal reparto. Ingie era già in piedi.

Qualche novità?” chiese senza nemmeno darle il tempo di chiudere la porta alle sue spalle. Vederla scuotere la testa in segno di diniego non fu confortante.

Purtroppo no, signorina, ma se volete potete entrare.” rispose la donna con un piccolo sorriso dispiaciuto.

Fremette. Per una frazione di secondo si chiese se avesse davvero voluto osservare il suo amico inerme, come privo di anima, ancora in vita grazie ad una macchina. Sapeva che quelle immagini – lieto fine o meno – l'avrebbero perseguitata per tutta la vita; esattamente come vedere suo fratello fra le macerie della loro auto. Eppure, decise di farsi forza, dopo aver deglutito a fatica.

Tom e Bill la scrutavano in attesa, forse domandandosi cosa avesse intenzione di fare.

Cominciò a compiere qualche passo in direzione della porta, appena lasciata libera dalla dottoressa, e con mano tremante toccò la maniglia. Prima di abbassarla prese un bel respiro e sperò con tutta se stessa che l'ossigeno, una volta dentro, le bastasse.

Aprì.

Una stanza bianca e spoglia. Un letto candido proprio al centro. Un ragazzo immobile ed apparentemente dormiente su di esso.

Si portò una mano alla bocca, scioccata. Il dolore fu più insopportabile del previsto.

Sid dormiva con espressione lieta sul volto mostruosamente pallido.

Tremante, si avvicinò appena, senza mai allontanare le mani dal viso, mentre gli occhi prendevano a riempirsi di lacrime.

È un incubo, si ripeteva, uno spaventoso incubo e passerà tutto una volta sveglia.

Aveva paura a toccarlo, aveva paura a guardarlo semplicemente. Aveva paura che quel dannato bip si tramutasse in un suono continuo e netto. Voleva tapparsi le orecchie, rifiutarsi di sentire.

Mai avrebbe pensato di trovarsi di nuovo in un ospedale per una persona cara. Mai avrebbe pensato di pregare per la vita di un amico.

Si sedette sulla sedia accanto al letto e poggiò le mani in grembo, fissando la figura immobile. Attenta al più piccolo spasmo muscolare, al più piccolo movimento di una sola palpebra.

Svegliati. Svegliati, non puoi mandare tutto a puttane.

Una lacrima scorse lungo la mandibola.

Non puoi buttare tutti questi anni di fatica in questo modo. Non puoi buttare nel cesso la tua passione.

Sollevò una mano. Le dita tremanti si avvicinavano con timore a quelle pallide del ragazzo, fino a che non le trovò, fredde. Sussultò a quel contatto e quasi sentì il bisogno di ritrarsi ma non lo fece. Racchiuse quella mano, decisamente più grande, fra le sue e la carezzò con delicatezza.

Perché ti sei voluto rovinare a questa maniera? Il ballo non era la ragione più forte per volerti bene?

Nessuno rispondeva a quei suoi muti interrogativi.

Udì la porta alle sue spalle aprirsi e nemmeno si voltò per sapere chi fosse. Solamente quando Ty la affiancò, osservando con sguardo spento il suo amico, le venne spontaneo afferrare anche la sua mano, in un gesto di sostegno.

Come ha fatto a ridursi così...” soffiò il ragazzo con le lacrime agli occhi.

Ingie gli carezzò la mano.

Hai parlato con Roy?” domandò a bassa voce.

Sì. Stanno venendo qui.”





***





Tom non sapeva cosa volesse dire avere un amico in coma ma gli bastava leggere il dolore negli occhi di tutti i compagni di Sid. Il solo immaginare gli faceva venire la pelle d'oca mentre un pensiero martellante continuava ad urlare la propria presenza.

Ingie subisce un trauma dietro l'altro.

Per quanta rabbia potesse provare nei suoi confronti, non riusciva ad ignorare il dispiacere e pregò mentalmente affinché Sid potesse svegliarsi e non rappresentare così un ulteriore motivo di dolore per la ragazza.

Il resto del gruppo era giunto di corsa in ospedale e tutti si erano chiusi nella stanza; solamente il fidanzato di Page, Anthony, era rimasto in corridoio con lui e suo fratello. Tutti e tre avevano perfettamente compreso tanto dolore ed era sembrato loro giusto lasciarli soli con l'amico.

Quando la porta si riaprì, Ingie, Page e Keri ne uscirono con espressione abbattuta. Page si rifugiò fra le braccia di Anthony, Keri si sedette su una delle sedie già occupate da loro ed Ingie si incamminò nuovamente verso l'uscita, sparendo dietro l'angolo. L'istinto di Tom era quello di sostenerla, magari stringerla fra le braccia e sussurrarle parole di conforto.

Ancora nulla?” domandò Bill a Page, la quale scosse lievemente la testa.

Ormai si trovavano in ospedale da almeno quattro ore; l'orologio aveva segnato le tre di notte eppure nessuno voleva andarsene. Nonostante tutti sapessero che la loro presenza sarebbe servita a ben poco, avevano deciso di restare e sperare fino all'ultimo.

Vado a fumare una sigaretta.” annunciò Tom, sollevandosi stancamente dalla sedia.

Odiava gli ospedali; odiava quell'odore, odiava le pareti bianche e spoglie. Odiava persino i dottori che camminavano, avanti e indietro.

Con un sospiro, uscì.

Non si sorprese di trovare Ingie, seduta sui gradini, intenta a fumare anche lei.

Una morsa gli catturò lo stomaco al ricordo di ciò che era accaduto pochi attimi prima fra loro. Era ancora furioso con lei per quello schiaffo che gli aveva tirato a tradimento; era furioso con lei perché ancora non riusciva a togliersela dalla testa, nonostante tutto.

Sei venuto ad umiliarmi un altro po'?” domandò all'improvviso la ragazza, senza nemmeno voltarsi.

Come aveva fatto a riconoscerlo?

Veramente sono solo venuto a fumare.” rispose lui con estrema freddezza, prima di portarsi una sigaretta alla bocca.

Avanti, dillo che mi sta bene.” continuò la mora, senza degnarlo di uno sguardo. Tom fu ferito da quella insinuazione. “Dillo che tutte le disgrazie che mi accadono me le merito. Probabilmente non vedevi l'ora di vedermi soffrire, visto quello che ti ho fatto.”

Quelle parole, pronunciate con tanto distacco, erano lame infuocate. Sul serio lo faceva così subdolo e cattivo?

Sai, io mi chiedo che fine abbia fatto l'Ingie che ho conosciuto.” cominciò a parlare. “Hai del coraggio a dire certe cose, soprattutto conoscendomi. E questo mi fa abbastanza schifo.” Tutto ciò che le vide fare fu sorridere amaramente. “Cosa sei diventata? Chi è la vera Ingie? Quella che ho conosciuto o quella che ho davanti ora?”

Cambierebbe qualcosa?”

No. Ma forse mi sentirei meno stupido.”

Credo continuerai a sentirti stupido allora perché sai benissimo chi sono io.”

No, invece. Credevo di conoscerti un po' di tempo fa e, credimi, amavo quella Ingie. Ora vedo solamente un mucchio di menefreghismo.”

Sobbalzò appena quando la vide sollevarsi di scatto, gettando la sigaretta a terra. Si era voltata verso di lui con sguardo pieno di rabbia e gli occhi ancora lucidi.

Smettila! Smettila, Tom, di continuare ad incolparmi di cose non vere! Ti ho già detto che non ho scusanti per ciò che ti ho fatto, ma questo non ti da il diritto di sputare sentenze ogni tre secondi, cercando di farmi sentire piccola ed inutile! Se non te ne fossi accorto, ho un amico chiuso in una sala di rianimazione, in bilico fra la vita e la morte. Forse quella menefreghista non sono io, qui.”

Sei stata tu ad insinuare che io goda nel vederti in questa situazione e se mi conoscessi almeno un po', non lo diresti. Ma tanto è inutile, no? Con te parlare non è mai servito a un cazzo.”

Gettò la sigaretta a terra con rabbia e non le rivolse nemmeno uno sguardo prima di rientrare in ospedale con l'ira negli occhi.

Stupida.





***





Continuare a ballare nei giorni successivi fu una vera e propria tortura ma il loro contratto parlava chiaro.

Roy si sforzava di guidare il gruppo incompleto e questo si sforzava di tenere a mente ogni singolo passo o variazione.

Come previsto, Sid fu sostituito da Ty nel passo a due con Ingie e non fu facile per il ragazzo imparare il tutto in poche ore. Non vi era più spensieratezza, non vi era più concentrazione, da parte di nessuno. Tutti eseguivano in silenzio ma senza dare al ballo quell'enfasi, quell'impegno che invece dimostravano ogni giorno. Per la prima volta Roy non aveva proferito parola a riguardo. Nemmeno lui si sentiva abbastanza lucido per lavorare in modo corretto; rimproverare i ragazzi, probabilmente, era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

La paura di ricevere una telefonata improvvisa dall'ospedale era insopportabile e provocava incredibile tensione fra tutti, nonostante cercassero di proseguire con il lavoro. La seconda diretta si sarebbe tenuta solamente la sera seguente e non erano sicuri di essere pronti.





***





Non appena l'aveva visto, gli era corsa in contro. Rivedere i suoi occhi, in quel momento, era stato estremamente confortante e si rese conto che sentire di nuovo la sua vicinanza era bello.

Luke aveva saputo giorni addietro di ciò che era successo a Sid e ne era rimasto letteralmente sconvolto. Ora Ingie, contro ogni aspettativa, era semplicemente felice di riaverlo accanto. Forse aveva bisogno di un sostegno morale, forse aveva bisogno di lui per staccare la spina dal nome Tom, forse aveva bisogno di qualcuno che potesse capirla e sostenerla.

Amanda sarebbe arrivata, stavolta senza David e Lily, per sostenerla come meglio sapeva fare quella sera stessa; la sera della seconda diretta. L'idea di rivederla era per lei tremendamente incoraggiante; doveva ammettere che mai nella vita aveva avuto un'amica come lei, che la facesse sentire meglio con semplici parole. Forse perché un po' più grande, forse perché mamma ma ancora ragazzina nell'animo. D'altronde, aveva solo ventisette anni.

I preparativi all'interno dei camerini erano, come sempre, pieni di fretta. Lei e i suoi compagni di ballo sedevano con sguardi vuoti mentre i truccatori facevano il loro lavoro con precisione.

Nessuno aveva voglia di uscire in scena, non in quelle condizioni. I pensieri di ognuno non abbandonavano Sid nemmeno per un secondo.

Si può?”

Non appena Ingie udì quella voce, non si assicurò nemmeno di averla realmente riconosciuta. Si alzò dalla sedia e si voltò immediatamente, correndole in contro. Amanda le sorrise appena, prima di venir travolta dal suo forte abbraccio.

Grazie per essere venuta.” mormorò Ingie, stringendola ancora a sé.

Ci mancherebbe. Secondo te ti lascio sola in questo momento?” rispose la bionda, prima di rompere il contatto. “Spero davvero che si rimetta.” aggiunse con sguardo triste.

Ingie annuì lievemente, prima di tornare a sedersi, mentre Amanda salutava Tom e Bill, sul divano, a qualche metro.

Mi spiace che non hai portato Lily questa volta.” commentò, una volta che la bionda le fu di nuovo accanto.

Non voglio sballottarla troppo. Ha fatto un viaggio solo la settimana scorsa.” spiegò l'amica. Ingie annuì comprensiva. “Non avete saputo niente?” si incupì successivamente.

La mora scosse la testa senza battere ciglio. Ormai stava cominciando a perdere le speranze.

Non sono in grado di ballare stasera.” soffiò con lo sguardo basso e la vista che tornava ad appannarsi. Amanda le si inginocchiò affianco, prendendole una mano fra le sue.

Invece tu devi farlo. Proprio perché Sid non c'è. È anche la sua passione e non vorrebbe vedere i suoi compagni con le mani in mano, giusto? Conoscendolo, si incazzerebbe di brutto.”

Entrambe si lasciarono andare ad una debole e malinconica risata.

Grazie.”





***





Ballò sotto i suoi occhi ancora una volta. Quegli occhi che la scrutavano con attenzione, non più dediti al vero concorrente della serata. Quegli occhi nocciola, malinconici, che non smettevano nemmeno un momento di seguirla, probabilmente convinti di non essere visti.

Ty la guidava perfettamente nel ballo, non ebbero problemi con il cambio dell'ultimo minuto. Eppure, sapeva che la tensione era tangibile fra tutti i ballerini, i quali cercavano di sorridere in modo del tutto innaturale tra loro. Si domandò se il pubblico se ne accorgesse.

E Tom era sempre lì a guardarla, a scrutare la mano di Ty che si posava sulla sua gamba, già stretta al suo fianco; poi tornava a muoversi sui tacchi con eleganza assieme a lui.

Lo odiava per questo. Tanto disprezzo nelle parole eppure tanto amore in uno sguardo.

Nemmeno lei aveva paura a scrutarlo. Un'occhiata di sfida ma al tempo stesso infelice.

Quando l'esibizione terminò, corsero per mano fuori dal palco. I falsi sorrisi abbandonarono immediatamente i loro volti. Page, Keri e Adam erano pronti per la loro entrata.

Ragazzi!” la voce affannata di Roy li scosse, portandoli a cercarlo urgentemente con lo sguardo. Il coreografo li aveva raggiunti di corsa con il cellulare in mano ed un'espressione quasi scioccata. “Si è svegliato!” esclamò con la voce rotta dall'emozione. “Si è svegliato!” ripeté, forse a causa delle loro facce incredule.

Ingie sentì le ginocchia cedere dalla commozione, tanto che dovette aggrapparsi a Ty, ancora al suo fianco.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, il respiro prese a mancarle ed immediatamente guardò in alto, dove sapeva che suo fratello stava sorridendo.

Grazie, Tom, grazie, pensò mentre la prima lacrima scorreva lungo il suo zigomo. Voleva credere che suo fratello avesse ascoltato le sue preghiere; doveva crederci o non avrebbe più saputo come ricreare un contatto – seppur effimero – con lui.

Ty l'abbracciò ed i loro tre compagni erano intenti ad esultare dalla gioia, dimenticandosi del loro turno.

Salite immediatamente sul palco!” esclamò all'improvviso Roy, come resosi conto solo in quel momento che lo show stava proseguendo. I ragazzi, come illuminati, corsero su per i gradini fra le risate.

Quelle risate che da quasi una settimana non aveva potuto udire.





***





Erano già stati ripresi dai dottori due volte. L'ilarità ed il vociare continuo non erano graditi in ospedale; avrebbero potuto recare disturbo agli altri pazienti – peraltro assenti. Nessuno però era in grado di abbassare i toni, troppo eccitati per il risveglio di Sid. Questo si trovava ancora a letto, decisamente debole, e non ancora del tutto lucido, ma quel tanto che bastava per sorridere e parlare. Il medico primario l'aveva considerato fuori pericolo ma li aveva esortati ad assicurarsi che si tenesse alla larga dalla droga, nonostante non fosse semplice. Controllare un ragazzo dipendente non era cosa da tutti i giorni ma sapevano che Roy non l'avrebbe lasciato vivere e gli sarebbe stato sempre col fiato sul collo, pur di assicurarsi una buona condotta.

Anche Tom, Bill, Anthony, Amanda e Luke si trovavano in stanza per salutare Sid e parlare con lui. Ingie non ricordava di aver dovuto affrontare gli sguardi di Tom e Luke in uno spazio così limitato, prima di allora. La situazione poteva essere annoverata fra le più imbarazzanti e scomode di sempre. Soprattutto, visto e considerato che Luke, di tanto in tanto, si lasciava andare a qualche gesto affettuoso nei confronti della mora, che cercava di sorridere, mostrando una certa disinvoltura che non poteva dire di possedere. Sapeva che lo faceva apposta – per lo meno, la maggior parte delle volte – come per sottolineare in presenza del chitarrista la proprietà che in qualche modo esercitava su di lei.

Quando posso tornare a ballare?” domandò improvvisamente Sid con qualche difficoltà nel formulare la frase.

Tutti si scrutarono a vicenda. Spettava a Roy rispondere.

Sid, saprai bene che la ripresa dal coma non è cosa semplice e breve.” spiegò con calma, sotto lo sguardo preoccupato del ragazzo. “Inoltre, sai bene anche che io non ammetto certi episodi. Siete ragazzi grandi e vaccinati; avete una certa responsabilità verso voi stessi e verso il gruppo. Mi sembrava di essere stato chiaro riguardo l'uso di droghe. Pertanto, finché non mi assicurerò della tua completa disintossicazione, mi dispiace, non tornerai ad esibirti. Fino ad allora sarai sostituito.”

Espressioni mortificate ed al tempo stesso speranzose. Forse speranzose di un ripensamento da parte di Roy, ma questo pareva del tutto irremovibile. Il viso distrutto, deluso e triste di Sid fu un colpo al cuore per tutti.

Sì, lo so.” mormorò con sguardo basso. “A questo proposito, volevo chiederti scusa.”

Ragazzi, ci lasciate soli, per favore?” chiese a quel punto Roy.

Il gruppo, dopo aver salutato Sid, obbedì.

Una volta fuori, Ingie si strinse a Luke, sospirando mestamente.

Non mi sembra ancora vero; mi sembra di essermi svegliata da un brutto incubo.” soffiò contro il suo petto, mentre lui le carezzava i capelli. Le schioccò un lieve bacio sulla testa.

Sono davvero contento che stia meglio. Mi sono spaventato.” rispose in un sussurro.

Si sentì toccare un braccio. Quando si voltò, Amanda era davanti a lei.

Vieni a bere qualcosa con me? Domani mattina devo ripartire.” le comunicò ed Ingie si incupì immediatamente.

Già domani?” le domandò dispiaciuta.

Lo sai, sono scesa perché avevo saputo di Sid. Volevo starti un po' vicino, per quanto possibile, ma devo assolutamente ripartire.”

D'accordo allora.” mormorò. “A te non dispiace lasciarci sole?” si voltò poi verso Luke.

No, vai pure. Tanto mi fermo tutta la settimana. Abbiamo tempo.” le sorrise lui comprensivo, per poi schioccarle un bacio sulle labbra. “Ti aspetto in hotel.” le disse poi, prima di incamminarsi verso l'uscita.

Andiamo?” sorrise Amanda.





***





Stava vivendo un qualcosa di agrodolce. Una parte di lui era felice per Sid e si sentiva più leggera; l'altra ricordava ancora con odio la figura di Luke accanto ad Ingie. Non molto tempo prima avrebbe desiderato che lui potesse stringerla a sé, starle vicino nei momenti di bisogno, proteggerla come poteva. Il solo pensiero che fosse quel damerino a fare tutto ciò lo mandava in bestia. E odiava se stesso e si riteneva un ipocrita poiché non si spiegava il motivo di tanto subbuglio per una ragazza che decantava di non volere più accanto a sé e che forse stava lentamente dimenticando. Perché aveva desiderato stringerla a sé? Perché aveva desiderato starle vicino? Quell'eterno bisogno di proteggerla non era mai scemato, nemmeno dopo ciò che gli aveva fatto. Perché una parte di lui tendeva ancora a giustificarla, a considerarla insicura e fragile. Avrebbe tanto voluto far morire quella parte, quella vocetta nella sua testa che continuava a difenderla in modo così chiassoso.

Camminava a testa bassa lungo il corridoio dell'ospedale con le mani nelle tasche dei jeans. Non vedeva l'ora di uscire da quel posto che stava divenendo per lui una gabbia in grado di togliergli l'aria. Bill, al suo fianco, non proferiva parola. Probabilmente era ben cosciente di ciò che quell'immagine avesse potuto suscitare in suo fratello.

Una volta fuori, poterono respirare un po' di aria fresca. Cologne era buia, d'altronde era mezzanotte, e la temperatura si era vertiginosamente abbassata. Vide in lontananza Ingie e Amanda camminare lungo il marciapiede, dirette non sapeva dove, mentre Luke si dirigeva alla parte opposta.

Qualche metro prima, Keri.

Sentì la mano di suo fratello posarglisi sul braccio.

Hey.” mormorò, facendolo voltare nella sua direzione. “Perché non la porti a mangiare quelle famose crêpes? Mi sembra il momento migliore, no?”

Sapeva che si stava riferendo al fatto di aver visto Luke ed Ingie assieme. Forse voleva dargli quel consiglio per sollevarlo di morale o semplicemente per mostrare in qualche modo ad Ingie che poteva vivere anche senza di lei.

Tom vi rifletté qualche attimo, scrutando Keri che si allontanava sempre di più fino a che, dopo una breve occhiata a Bill, non prese a correre nella sua direzione.

Hey, Keri!” esclamò per fermarla.

La ragazza si voltò sorpresa verso di lui.

Hey.” sorrise radiosa.

Senti, mi è venuta voglia di assaggiare le famose crêpes di cui mi parlavi. Che ne dici?” le chiese con la massima disinvoltura di cui disponeva. Diretto e schietto come sempre.

Vide gli occhi della bionda illuminarsi, compiaciuti, cosa che lo fece sorridere. Doveva piacerle sul serio.

Certo!” annuì lei, sforzandosi visibilmente di contenere l'entusiasmo. “Dovrebbe essere aperto fino a tardi.”

Perfetto.” sorrise il chitarrista per poi fare cenno a Bill di raggiungerli. “Accompagniamo mio fratello in hotel e andiamo.”

Benissimo.” Lungo il viaggio, il biondo si comportò in modo del tutto naturale con Keri per non metterla in imbarazzo e Tom gliene fu grato. Pochi minuti e finalmente giunsero a destinazione, nel parcheggio dell'albergo. Dopo averli salutati, salì in camera mentre i due si incamminarono verso la creperia, non molto distante. “Non puoi capire quanto mi senta più leggera.” parlò la ragazza, scrutando distrattamente il marciapiede sotto di loro. “Credo di aver perso dieci anni di vita.”

Immagino.” commentò Tom comprensivo. “Penso sia stato così per tutti.”

Quello che non riesco ad accettare è il fatto che Sid abbia potuto cadere nel tranello della cocaina. È sempre stato un ragazzo equilibrato; certo, un po' fuori di testa, ma mai incline a certe cose.”

Non è detto. Può capitare tutto per caso, sai. Non immagini quanta roba di questo genere giri nel mio ambiente, anche sotto i miei occhi.”

Eppure non ci sei mai caduto, dico bene?”

Mai. La mia fortuna è quella di avere un gemello. Nel caso in cui uno dei due facesse delle cazzate, l'altro sarebbe sempre pronto a trascinarlo di nuovo sulla retta via.”

Anche a me sarebbe piaciuto avere una gemella. Penso sia una delle cose più belle del mondo.”

Lo è. Non ti senti mai solo.”

Varcarono la soglia della creperia ed un delizioso profumo di Nutella gli invase le narici. Presero posto ad un tavolino poco distante dal bancone ed attesero che il ragazzo prendesse le ordinazioni.

Tom l'aveva aiutata con il tedesco.

La trovo una lingua così difficile.” ridacchiò Keri, scrutandolo di sottecchi, lievemente rossa sulle gote.

Mah, neanche tanto, fidati.” le sorrise lui. “Io so di avere una pessima pronuncia inglese, ma faccio quello che posso.”

No, è tenera.”

Tenera?” domandò Tom divertito. Avrebbe definito la sua pronuncia inglese in qualunque modo, ma non tenera. Keri annuì con un dolce sorriso e poi si voltò in direzione delle crêpes in arrivo. “Beh, buon appetito.” disse il chitarrista, per poi addentarne un pezzo.

Doveva ammettere che era paradisiaca.

Era un secolo che non mangiavo una cosa simile.” sospirò la ragazza, particolarmente compiaciuta dal dolce.

Hai scelto bene.” si complimentò Tom, prima di prenderne un altro morso.

D'altronde non si trovava male con Keri. Doveva ammettere che fosse una ragazza di piacevole compagnia, nonostante la trovasse meno matura rispetto ad Ingie. Forse aveva ragione suo fratello; probabilmente quella nuova conoscenza gli avrebbe fatto bene ed avrebbe dovuto viverla in modo leggero e spontaneo, senza troppe preoccupazioni.

Allora puoi portarci la tua ragazza.”

Quell'uscita lo prese in contropiede ma nel corso della sua vita aveva imparato a leggere la gente nel profondo. Non era stato difficile per lui capire che ciò che aveva appena detto Keri non era altro che una richiesta di conferma da parte sua del fatto che fosse sentimentalmente libero. Così decise di fare finta di nulla ed accontentarla.

Non c'è nessuna ragazza.” sorrise appena, per poi portarsi alla bocca un altro pezzo di crêpes.

Strano.” commentò lei, portandolo a corrugare la fronte, curioso. “Sei bello e bravo. Il sogno di qualsiasi ragazza.” spiegò a quel punto, facendo finta di nulla.

Tranne una, gli venne spontaneo pensare, ma si maledisse immediatamente, cercando di scacciare quel pensiero. L'argomento Ingie, quella sera, doveva divenire tabù, almeno in presenza di Keri.

Mi conosci appena. Potrei non essere quello che pensi.” disse a quel punto, furbescamente, ma la ragazza non si lasciò impressionare.

Ho una buona sensazione a riguardo.” rispose, facendolo sorridere.





***





Avevano deciso di tornare alla zona dell'hotel ma nessuna delle due aveva sonno, motivo per cui si erano lasciate andare ad una lenta passeggiata.

Sai, pensavo...” mormorò all'improvviso Ingie dopo qualche attimo di riflessione. “Perché tu e David non vi trasferite in America? Voglio dire, Tom e Bill hanno questo progetto. Perché non lo fate anche voi?”

Seguitarono momenti di silenzio in cui la bionda, probabilmente, immaginò quella possibile realtà.

Non lo so, mi sembra un cambio di vita troppo radicale.” rispose poi.

Appunto, è questo il bello.” sorrise Ingie. “Non hai idea delle mille opportunità che l'America ti darebbe.”

Forse un giorno lo potremmo anche fare.” confermò Amanda. “Tu invece potresti trasferirti a Los Angeles.” la guardò successivamente con la malizia nello sguardo e sapeva bene che si stesse riferendo ai gemelli, intenzionati a vivere proprio lì..

Sto bene a New York.” scrollò le spalle con nonchalance.

A dire il vero, aveva sempre guardato a Los Angeles con interesse e doveva ammettere che vi aveva fatto un pensiero un paio di volte. Ora però, dare la soddisfazione alla bionda era cosa fuori dal normale.

A Los Angeles potresti stare meglio, che ne sai?” insistette l'amica, senza abbandonare quell'espressione di chi la sapeva lunga.

So dove vuoi arrivare, quindi piantala. Ti dimentichi di Luke e di un sacco di altri impedimenti attorno di cui ora non mi va di parlare.” Riuscì a porre fine a quella conversazione che cominciava a farla sentire a disagio e continuò a camminare con le mani in tasca. “Uno di questi giorni, vorrei venire in questa creperia, dovrebbe essere buona.” disse ad un tratto, mentre passavano davanti al locale.

Entrambe scrutarono il suo interno, curiose, fino a che un colpo al cuore non portò Ingie a gettarsi a terra – nascondendosi dal vetro.

Che diavolo fai per terra?” domandò Amanda basita, prima di essere afferrata per il cappotto e trascinata giù assieme a lei. “Mi spieghi che stai combinando? La gente ci guarda!” esclamò a quel punto la bionda, imbarazzata per gli sguardi attorno a loro.

C'è Tom dentro.” mormorò a quel punto Ingie.

E quindi?”

È con Keri.”

Amanda sgranò gli occhi incredula e tutto ciò che fu in grado di pronunciare fu un debole “Oh”.

Ingie si portò una mano al viso, sentendo la fastidiosa morsa allo stomaco farsi nuovamente viva. Non poteva stare così, non poteva.

Ingie...” cominciò la bionda, ma Ingie la interruppe.

No.” Chiuse gli occhi, sentendoli pizzicare. L'incubo di cui aveva disperatamente paura stava divenendo realtà, proprio davanti a lei. Non aveva mai potuto sopportare l'idea di Tom e Keri assieme ed ora stava accadendo. Che fosse una ripicca del chitarrista? Che fosse puro interesse? Ad ogni modo, aveva voglia di scappare. “Andiamo via, ti prego.” sussurrò con voce tremante, prima di risollevarsi senza dare nell'occhio, e riprendere a camminare lungo il marciapiede.

Si sentiva così stupida.

Magari non è quello che sembra.” provò Amanda al suo fianco. “Potrebbero essere solo amici.”

Lei è interessata a Tom, cazzo! È venuta a dirmelo! Di certo non sono lì dentro senza un secondo fine!” urlò improvvisamente la mora senza nemmeno rendersene conto, con le lacrime agli occhi, voltatasi di scatto verso la sua amica.

Non riuscì a soffocare un singhiozzo.

Ingie, tu sei ancora innamorata.” soffiò la bionda, osservandola con la malinconia negli occhi. Ingie chiuse i suoi e si portò le mani al viso, prendendo a piangere silenziosamente. Le braccia di Amanda la avvolsero dolcemente, cercando di confortarla, per quanto possibile. “Non sai cosa darei per non vederti così.” mormorò carezzandole i capelli mentre Ingie si stringeva a lei sfogando tutta la sua frustrazione.





***





Che mangiata!” esclamò Keri una volta fuori, talmente forte che lo fece scoppiare a ridere.

Non si poteva di certo dire che la bionda avesse classe.

Effettivamente, quando hai ordinato la seconda crêpes, ho sentito per un momento la competizione.”

Avevano mangiato due crêpes a testa e Tom credeva che da un momento all'altro sarebbe esploso senza rimedio. Keri, accanto a lui, camminava con un sorriso radioso in viso. Doveva essere particolarmente felice della loro uscita e aveva capito che la ragazza si trovasse bene in sua compagnia. Tom per tutta la sera aveva cercato di comportarsi nel modo più spontaneo possibile e doveva ammettere che non si era rivelato così arduo. Si era stranamente divertito.

Avevano deciso di tagliare la strada tramite un vialetto, che pareva residenziale.

Non puoi competere con me. Il mio stomaco ha una capacità di espansione mica da ridere.” scherzò lei.

Bene, attendo la sfida all'ultimo sangue.” la provocò lui.

Improvvisamente, una sorta di brusio si levò attorno a loro, fino a che entrambi non si ritrovarono fradici d'acqua. Gli annaffiatoi automatici avevano iniziato a spruzzare acqua tutt'attorno, colpendoli in pieno. Entrambi presero a correre sorpresi e scossi dalle risate, alla ricerca dell'uscita.

Non appena riuscirono a scappare da tutto quel trambusto, si scrutarono scoppiando di nuovo a ridere.

Sei zuppo.” sghignazzò la ragazza, con le mani allo stomaco.

Non che tu sia da meno.” ribatté con sarcasmo il chitarrista, anche lui scosso dalle risate. Si slegò i capelli che caddero lisci sulle spalle e, dopo averli lievemente strizzati, se li legò nuovamente in una coda. Da quando aveva rimosso i rasta, erano senz'altro più maneggevoli. “Beh, ci voleva una bella doccia fresca con questo freddo.” borbottò poi cominciando a sentire il gelo perforargli le ossa.

Ci conviene tornare subito in hotel o ci verrà un febbrone.” annuì Keri, continuando a sfregare le mani sulle braccia con l'intento di scaldarsi. “Sembriamo due pazzi usciti dal manicomio.” commentò successivamente, quando notò tutte le persone attorno a loro adocchiarli con curiosità. Tom non poté fare a meno di ricordare il giorno in cui lui ed Ingie erano finiti nel lago, vicino allo studio di registrazione. Anche allora avevano riso fino a farsi venire il mal di stomaco, nonostante poi Ingie si fosse ritrovata a letto con la febbre. Erano bei ricordi che gliela facevano solamente odiare di più. Finalmente fecero la loro entrata all'interno dell'hotel e con l'ascensore raggiunsero il loro piano. Tom, da bravo gentiluomo, decise di accompagnarla fino alla sua porta. “Mi sono divertita.” sorrise la ragazza con i capelli che le gocciolavano ancora sul viso. “Soprattutto durante questa doccia inaspettata.”

Già. Esperienze emozionanti.” scherzò lui altrettanto fradicio.

Dovremmo rifarlo una di queste volte.” continuò Keri.

Tom annuì appena, scrutandola con attenzione.

Qualcosa nel suo sguardo era cambiato e gli sembrava di scorgervi una nuova scintilla che per un momento lo fece preoccupare, chiedendosi cosa avesse in mente. La risposta non tardò ad arrivare.

Le labbra di Keri si erano improvvisamente posate sulle sue, senza il minimo preavviso.

Tom era stato preso in contropiede; non era abituato a ragazze che prendessero l'iniziativa a quella maniera.

Cosa sto facendo? Si domandò. Si era sin da subito imposto di non illuderla ma al tempo stesso non era riuscito a fermarla.

Il bacio era stato breve, leggero, forse un po' insicuro. Non era stato approfondito: Keri si era allontanata probabilmente in imbarazzo. Lo scrutava insicura, come per leggere nei suoi occhi la minima sfumatura di insoddisfazione o seccatura. Gli sorrise lievemente, quasi timida.

Beh, buonanotte.” mormorò prima di dargli le spalle con l'intento di rientrare in camera.

Tom era frastornato. Una parte di lui pensava ad Ingie, l'altra gli gridava di lasciarla perdere e cogliere le occasioni al volo.

Per una volta, seguì la seconda via.

Afferrò Keri per il braccio la fece voltare verso di lui, riappropriandosi di quel bacio precedentemente interrotto. La ragazza non impiegò molto a reagire; insinuò le dita fra i suoi capelli bagnati ed approfondì quel loro contatto.

Tom si sentiva strano, quasi in colpa, ma non smise di assaporare le sue labbra.

Le mordicchiò appena, per poi tornare ad un approccio più profondo.

Stava sbagliando, lo sapeva.

Non seppe dire quanto durò tutto quanto ma quando si allontanarono per l'ultima volta, sentiva le labbra leggermente gonfie.

Tentò di sorriderle nonostante si sentisse in colpa nei suoi e nei propri confronti. Con quel bacio aveva preso in giro entrambi, ma voleva capire se fosse in grado di accantonare finalmente Ingie.

Notte.” le disse per poi osservarla entrare nella sua stanza con un sorriso felice.

Sospirò, portandosi una mano al viso.





***





Quando era rientrata in stanza, dopo un lungo pianto in compagnia di Amanda, aveva trovato Luke a letto. Non seppe dire se fosse profondamente addormentato o meno ma il respiro era pesante.

Si sentiva un'ameba. Era talmente straziata dalle lacrime e talmente vuota nell'animo che nemmeno si accorse di essersi già spogliata. Si infilò sotto le coperte e si strinse al ragazzo.

Provava dolore; dolore per ciò che aveva visto, dolore per ciò che si era finalmente resa conto di sentire. Doveva assolutamente smettere di pensare a Tom a quella maniera; doveva togliersi dalla testa quelle immagini. Doveva, ancora una volta, trovare una distrazione.

Insinuò una mano sotto la maglietta del biondo, provocando in lui qualche reazione automatica. Prese a baciargli delicatamente il collo, fino a che non si svegliò, voltandosi nella sua direzione con sguardo assonnato.

Hey.” mormorò sorridendole appena.

Ingie non rispose; semplicemente si gettò sulle sue labbra, cercando nel frattempo di sfilargli la maglia. L'aveva preso alla sprovvista ma di certo non declinò quell'esplicita richiesta.

Doveva dimenticare, ignorare, cancellare, ricominciare.

E quando Luke la possedette con passione, erano lacrime amare quelle che versava sul cuscino.

  
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