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Autore: LoveIsAllYouNeed    04/08/2013    0 recensioni
"Come diavolo era potuto accadere? Eppure...tutto tornava. Ogni calcolo, ogni data, ogni ricordo. Tutto contribuiva a far crescere dentro di te quel macigno insopportabile; ti sentivi come immersa nelle sabbie mobili, ed ogni tuo tentativo di lottare era solo un modo per affondare ancor di più."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come poteva essere accaduta una cosa del genere? Te lo domandavi da giorni, senza trovare una risposta che ti soddisfacesse pienamente. Eppure eri sempre stata attenta, eri sicura che non sarebbe mai potuto succedere a te. Invece, stavolta, il destino che ti aveva sorriso per la maggior parte del tempo, ti stava voltando le spalle. E proprio nel momento più importante per la tua vita, per la tua carriera. Il mondo stava per crollarti inesorabilmente addosso. Non avevi parlato con nessuno, neppure con tua madre, alla quale ti sentivi profondamente legata; volevi prima metabolizzare la cosa, capire cosa fare, come agire. Ma prima dovevi essere sicura che il tuo timore fosse reale, dovevi scontrarti faccia a faccia con le tue più grandi paure. Così, quella mattina, indossasti una grossa felpa, nera come il tuo umore, e scivolasti silenziosamente fuori dalla stanza in cui quell’incubo aveva avuto inizio. Non appena attraversasti la soglia della porta d’ingresso, lasciasti cadere sulla tua testa il pesante cappuccio felpato: volevi passare inosservata, non essere disturbata in quel momento per te così personale. Ma fu tutto inutile. Tutti continuavano a fermarti per la strada, sorridendoti, abbracciandoti, chiedendoti una foto o un autografo. E tu sentivi di dover accettare, anche se dentro te avresti voluto mandare tutto e tutti al diavolo. Eri la loro beniamina, il loro ‘idolo’ (quanto ti faceva ridere quella parola!), eri la ragazza che ce l’aveva fatta. E il successo, spesso, comporta anche la rinuncia a quel poco di privacy che tanto desideri. Finalmente vedesti in lontananza la meta della tua lunga passeggiata, e decidesti di affrettare il passo; volevi porre fine a quel sogno orribile, a quell’errore del destino. No, non eri tu quella che meritava una punizione simile! Quel Dio in cui tanto avevi creduto e che tanto avevi elogiato, ora ti sembrava così lontano. Iniziasti a pregarlo silenziosamente, schiudendo le tue labbra, senza emettere alcun suono. Dio, mio Signore, perché mi hai lasciata? Perché mi hai inflitto questo castigo? Cosa ho fatto io di male per meritarmi tutto questo? Lo ripetevi dentro te stessa, come una nenia, un canto lamentoso, tu che fino a quel momento avevi cantato solo un mondo positivo, in cui amore ed amicizia la facevano da padroni. Ti fermasti di fronte a quell’immenso edificio, incollando i tuoi occhi sulla luce verde che lampeggiava ininterrottamente. Le tue gambe si mossero lente, rigide, attraversando la porta scorrevole. I tuoi occhi erano persi nel vuoto, stanchi; nessuna luce brillava in loro. Riprendesti a contare mentalmente, come più volte avevi fatto negli ultimi giorni: dodici, ventiquattro, ventotto...possibile? non riuscivi a credere di non esserti accorta prima di quello che stava succedendo. Come diavolo era potuto accadere? Eppure...tutto tornava. Ogni calcolo, ogni data, ogni ricordo. Tutto contribuiva a far crescere dentro di te quel macigno insopportabile; ti sentivi come immersa nelle sabbie mobili, ed ogni tuo tentativo di lottare era solo un modo per affondare ancor di più. Solo in quel momento ti accorgesti di esser sola davanti ad un paio di occhi verdi, che ti fissavano perplessi e preoccupati. Ti avvicinasti lentamente, sentendo la nausea salire sempre di più. Il tuo cuore aveva triplicato i suoi battiti, potevi sentirlo quasi scoppiarti nel petto. Ti appoggiasti alla prima superficie solida che trovasti, respirando profondamente; tentasti invano di scacciare quel brutto sapore che, dalla tua bocca, sembrava diffondersi in ogni cellula del tuo corpo. I due profondi occhi ora si erano fatti più vicini, e cercavano di aiutarti, senza alcun successo.

“Signora? Si sente male? Vuole che chiami un medico?” la sua voce ti giungeva ovattata, come proveniente da un altro pianeta. Cercasti di ritrovare un briciolo della tua esuberanza, ma ciò che venne fuori fu solo una copia stereotipata e ridicola del tuo carattere.

“Signora? Posso fare qualcosa? Vuole dell’acqua?” inspirasti a fondo, poi tentasti di sorridere, invano. Solo un filo di voce, rauco, uscì dalle tue labbra.

“Un test di gravidanza, per favore.”

 
 
 


Angolo Autrice

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno e recensiranno la mia piccola creazione.
Grazie anche a tutte le persone che, volontariamente o involontariamente l'hanno ispirata.
I personaggi sono ispirati a persone realmente esistenti, tuttavia ciò che accade nel racconto non è ispirato alle loro vite reali.
  
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