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Autore: Melissa_    04/08/2013    1 recensioni
Dal Primo Capitolo:
'Erano anni che non lo vedevo, eppure adesso era d’avanti a me. Mi scrutava e sorrideva a malapena. I suoi occhi chiari mi perforarono come la prima volta. Pensare che circa dieci anni fa avrei ucciso questo essere con una forchetta, unica arma disponibile per una bambina di appena otto anni, adesso, a vederlo in un ascensore di una Costa Crociere a circa 30 ore e 1600 km di distanza da casa, per picchiarlo avevo solo una borsetta e sinceramente non avevo nemmeno la forza di farlo. Eravamo solo io e lui sul ascensore.
“Ma sei Emiliana?” mi chiese l’essere di fronte a me.
“No, sono sua cugina.” Dissi sbuffando.
“Il senso dell’umorismo non l’hai perso, Emi” ed eccolo là il suo splendido sorriso. Sto per dirgli che lui è rimasto il solito deficiente di un tempo quando le porte dell’ascensore si aprono. Esco velocemente, sento già il cuore a mille a causa del suo sorriso.
“Ma sei in crociera con Patty?” Boom. Aveva gettato la bomba.
“No, sono con la scuola.” Risposi fredda velocizzando il passo e allontanandomi da lui. Lo odiavo a otto anni e dovevo continuare in eterno.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciaaoo :) Inizialmente ringrazio le 36 persone che hanno letto il primo capitolo - Lami_90, Minelli e ROXANUTZA per aver aggiunto questa storia alle seguite - Elli_Yellow per la recensione. Grazie con tutte il cuore! 
Vi lascio alla lettura del secondo capitolo e come sempre vi invito a lasciare una recensione :D (Scusate per gli errori e se ci sono segnalateli!)



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“Aspetta Davide Rondoni è su questa nave?!” urlò Martina il pomeriggio seguente.
“Sì, ma non urlare.”
“E che ci fa qua?”
“Non gliel’ho chiesto.”
“Ma allora sei cretina?!” urlò di nuovo. Feci l’offesa per un attimo, poi le sorrisi prendendola a braccetto. Camminavamo per i corridoi della nave da crociera e le avevo raccontato della sera precedente, omettendo ‘quella cosa’ con Alvisini.
“ma dobbiamo scoprire perché è in crociera e con chi.” Affermò decisa Martina.
“Perché?”
“Appunto. Soprattutto perché?!” urlò.
“Ma la finisci di urlare?! Dicevo perché dobbiamo scoprirlo?”
“Scoprire cosa?” una voce maschile interruppe la nostra discussione. Alvisini.
“Professore!” disse sorpresa Martina quando ci girammo verso di lui. Appena i miei occhi incontrarono i suoi, tremai. Le mie gambe divennero molle e nella mia testa si materializzò la scena della sera prima. Io e lui in quel bagno. Le sue mani su di me. La sua bocca. I suoi baci. Sentì caldo improvvisamente.
“Allora cosa complottate voi due?” disse allarmato.
“Niente!” rispose Martina.
“Cose da ragazze, giusto?” ammiccò. Martina sorrise mentre io rimasi inerme. “Ah, signorina Bordonaro io la stavo cercando. Mi hanno riferito dell’evento spiacente di ieri sera riguardante la sua amica Onorato..” e fece l’occhiolino a Martina. “e vorrei fare due chiacchiere con lei se non le dispiace!” mi disse.
“Ma prof dovrebbe parlare con me, non con Emiliana!” ribatté la mia amica.
“Non voglio farle nessuna ramanzina, ha già fatto abbastanza la vicepreside ieri notte. Vorrei solo capire quello che è successo e magari evitare..”
“oh, va bene. Allora vi lascio.” Disse Martina, salutandoci con la manina. Io ero andata in pallone. Cosa voleva da me quell’uomo? Con i 90 alunni che aveva, doveva venire a parlare proprio con me?! Lasciai perdere i miei pensieri e lo seguì fino alla sua cabina.
“Allora questo è il mio numero. Per qualsiasi emergenza mi chiami. La professoressa Romagnoli soffre di cuore e non vorrei le venisse un colpo proprio in gita scolastica.” Mi porse un bigliettino con il numero, dopo aver parlato al meno mezz’ora di Martina e degli altri alunni ubriachi e fatti. Digitai sul mio telefono quelle nove cifre per memorizzarle e gli feci uno squillo.
“Perfetto!” disse sorridendomi.
“Tutto qua? Posso andare?” mi avvicinai lentamente alla porta.
“No, volevo dirle che è stata molto responsabile e che oltre a chiamarmi la prossima volta, cerchi di non bere e di stare attenta alle sue compagne!” In quel momento sul mio volto c’era stampato un enorme punto interrogativo.
“Professor Alvisini non sono io quella che è svenuta! Io ho parato il culo.. ehm, ho salvato tutti ieri sera! Sa cosa avevano nei bicchieri per caso? Oltre alla birra naturalmente..”
“So quello che avevi tu!” alzò la voce.
“E a me è andata bene e anche a Martina, ringraziando Dio!”
“A te è andate bene perché ti ho portata via da quel bicchiere..” sorrise malizioso avvicinandosi.
“Prof..professore..” balbettai cercando di allontanarmi. Ma non ci riuscì. Mi baciò. Un piccolo bacio a fior di labbra.
“Devo andare. Arrivederci, professor Alvisini.” Mi girai e aprì quasi la porta ma lui la chiuse con una mano. Era molto più alto di me e la sua presenza mi sovrastava.
“Alessandro. “ soffiò tra i miei capelli, avvolgendo il mio piccolo bacino con le sue braccia grandi.
“Cosa?” sussurrai con il cuore a mille.
“Chiamami Alessandro quando siamo da soli, mi fa sentire vecchio ‘professor Alvisini’.” Disse sorridendo.
“Ma lei è il mio professore!” dissi girandomi e trovandomi  faccia a faccia con lui.
“Non la pensavi così ieri sera..” rise. Strofinò il suo naso al mio. Un brivido mi invase tutto il corpo.
“Ma lei è sa cosa andiamo in contro in questo momento, cosa abbiamo rischiato ieri sera?”
“Io so solo che sono attratto da te. Tu mi fai diventare un’altra persona. Ritorno il ragazzo che ero prima di insegnare. Ho ventisette anni e non posso nascondere il mio interesse per una bella ragazza, soprattutto se questa sei tu. Emiliana io ti sogno ogni notte da quando ti ho vista a Settembre, all’inizio della scuola.” Sputò tutto d’un fiato.
“Devo andare, scusa.” Sfuggi dalla sua presa e uscì dalla stanza ansimante. Ero confusa e molto. Il mio professore, l’uomo che tutte vorrebbero, era attratto da me? Gli piacevo? E a me, lui piaceva? O era solo uno stupido desiderio sessuale: farlo con il professore, l’uomo maturo e intelligente, aggiungiamo bello, attraente e sexy?
Guardai per un attimo l’orologio, tra pochi minuti c’era la gran serata di gala e io ero completamente sudata e bagnata e non per il caldo di quel fine Aprile, credetemi. Tornai nella mia cabina velocemente. Mi lavai e vestì cercando di non pensare al professore in smoking ma non ci riuscì, ero di nuovo accaldata.
Mangiammo di tutto quella sera ma il mio piatto preferito non fu certo il dolce che servirono, come tutti affermavano. Il mio furono due grandi braccia che mi strinsero in un dolce lento. Davide.
“Questo è l’unico modo che ho per parlarti!” disse ridendo. Sapeva dell’influenza positiva che aveva su di me, nonostante i nostri battibecchi.
“Che vuoi?” dissi acida, tanto per non mostrargli quanto ero ancora cotta,inconsciamente, di lui.
“Mi hanno detto che tua sorella si sposa..” disse piano.
“Balli con me e pensi a lei?!” risposi offesa.
“Non pensavo a lei ma a come si fa a sposarsi a ventidue anni?!” Non pensava a lei?
“E’ incinta, non te l’hanno detto?” Sì, mia sorella Patrizia è sempre stata il tipo di ragazza ‘aperta’, il contrario di me dicono tutti.
“Di quanto?”
“quasi 4 mesi adesso, è una femminuccia e la chiameranno Lucia..” sussurrai il nome piano.
“Come tua madre..” continuò lui ciò che avevo lasciato in sospeso. Non risposi più, mi strinsi a lui. Faceva male nonostante gli anni. Lui conosceva il dolore, anche lui aveva perso un genitore. Il padre.
“Emi?”
“Che c’è?” singhiozzai.
“Vieni!” mi prese per mano e uscimmo dal ristorante. Ci affacciammo dal ponte. Il mare era calmo e scuro. Un leggero vento soffiava intorno a noi e sul mio collo non c’era solo l’aria ma anche il suo respiro. Pensai un attimo al mio professore. Chissà dov’era. Non si era presentato per la cena.
“A che pensi?” Mi chiese. Gli sorrisi debolmente. “Sei ancora innamorata di me?” continuò dolce.
“Io..” cercai di dirgli che non ero in grado di fornirgli una risposa ma non mi diede il tempo. Appoggiò le sue labbra delicatamente alle mie. Come quell’unica volta. 

  
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