Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    04/08/2013    6 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


~Capitolo I







Il giorno della partenza era finalmente arrivato.
Enjolras si era svegliato all’alba per controllare per l’ennesima volta di non aver dimenticato nulla. Sarebbero stati via solamente una ventina di giorni, eppure le sue valige strabordavano di vestiti e oggetti completamente inutili dei quali però il ragazzo era certo di non poter assolutamente fare a meno.
Un esempio pratico? La bandiera della Francia, che progettava di appendere fuori dalla finestra della sua stanza all’agriturismo, e la sua copia del Contrat Social di Rousseau, regalo ricevuto per il suo dodicesimo compleanno e da quel giorno sua Bibbia personale.
Courfeyrac lo prendeva sempre in giro dicendo che se solo Enjolras non avesse avuto il terrore dei tatuaggi –terrore abilmente mascherato dall’accusa di volgarità- si sarebbe certamente fatto decorare il petto o la schiena con una citazione dal libro. Un’idea che faceva sempre sghignazzare tutti gli Amis, ma di cui il giovane leader proprio non riusciva a cogliere l’ilarità.
Tranquillizzatosi al quinto inventario dei bagagli, era finalmente uscito nell’aria frizzantina del mattino Parigino e si era incamminato verso la metropolitana.
Gli piaceva passeggiare alla mattina presto. Non c’era ancora nessuno per le strade della città, e anche durante l’anno accademico non disprezzava l’idea di fare due passi prima di fermarsi a un bar a leggere il giornale e fare colazione. Nonostante parlasse di continuo di rovesciare il governo, di un vento di cambiamento che avrebbe portato la Rivoluzione, Enjolras era in realtà un tipo terribilmente abitudinario; nulla poteva scombussolarlo tanto quanto un imprevisto che mandasse a monte la sua routine. Il ragazzo che si batteva giorno e notte per i diritti del popolo aveva bisogno più di tutti gli altri di qualche momento da passare da solo, in raccogliemento.
Proprio per questo motivo, quando una voce allegra e squillante lo raggiunse alle spalle, il biondo fu attraversato da un fremito di fastidio.
Si voltò lentamente, sforzandosi di esibire un sorriso.
- Oh, Prouvaire, sei tu! – lo salutò con un cenno della testa, le mani impegnate dai due immensi trolley che si trascinava dietro.
Jehan lo affiancò, un piccolo zainetto sulle spalle e una valigia di medie dimensioni con sé.
- Parti con così poche cose? – domandò stupito.
Il poeta si strinse nelle spalle e gli rivolse un sorriso raggiante quanto il sole che iniziava a fare capolino da sopra l’orizzonte.
- Beh, a parte i vestiti e la Commedia non mi serve tanto… Tutti gli extra li porta Courf… - spiegò scuotendo la testa in un gesto di affettuosa rassegnazione.
Enjolras sospirò.
- Ho paura di doverlo incontrare stamattina. – confessò con un mezzo sorriso, espressione che abbandonò repentinamente il suo volto alla replica di Jehan.
- Credo abbia portato anche la playstation… -
Come poteva Courfeyrac, a ventidue anni suonati, portarsi in vacanza la playstation?
Era in quei momenti che Enjolras si domandava come diamine facesse ad avere per migliore amico un simile individuo. Potevano esistere due persone più diverse fra loro sulla faccia della terra?
No, certamente no, ed era proprio per questo che, sotto sotto, non riusciva a immaginare la sua esistenza senza quel pazzo megalomane.
- E poi a quest’ora la luce che si riflette sull’acqua è meravigliosa! Posso solo immaginare come sarà bello l’Arno visto dal Ponte Vecchio! Ah, potrò percorrere i passi del grande Dante! – fantasticava il povero Prouvaire, per nulla considerato dal suo compagno di viaggio.
Quello, infatti, era tutto preso dalle sue elucubrazioni. Ormai mancavano un paio di minuti a Châtelet, dove aveva appuntamento con tutti gli altri. Non che ce l’avesse con Jehan, ovviamente, ma a questo punto poteva pure dire addio alla sua passeggiata mattutina…
- Prouvaire! Enjolras! – i due si voltarono di scatto, il primo ben felice di incontrare un amico, l’altro in preda allo sconforto più totale.
Eccolo lì l’agglomerato di lentiggini, il pesce fuor d’acqua, Pontmercy.
- Ah, per fortuna vi incontro! Pensavo di essere in ritardo! Cosette è già arrivata, l’ha accompagnata suo padre… Quell’uomo è davvero un pezzo di pane… Pensate che voleva accompagnare pure me, ma io gli ho detto di no, mi piace camminare e poi non abito lontano! Gli altri ci sono già? So che Combeferre e ‘Ponine sono arrivati per primi… -
Enjolras roteò gli occhi e trasse un profondo sospiro prima di imboccare la scala mobile per la stazione della metropolitana. La voce di Jehan che rispondeva a Marius lo fece sentire più sollevato: se ci pensava il poeta lui poteva ritenersi salvo dalle chiacchiere senza fine –e senza senso- di Pontmercy ancora per un po’.
Arrivato di fronte alla grande cartina della metropolitana la vista di Combeferre gli suscitò il primo sorriso sincero della giornata.
- Buongiorno! – lo salutò quello pulendosi gli occhiali nella camicia.
- Ciao, Enjolras! – fecero in coro Eponine e Cosette, che però lo superò subito dopo, alla vista del suo adorato Marius che scendeva le scale assieme a Jehan.
Il biondo sospirò, andando ad affiancare Ferre.
- Ricordami perché ho acconsentito a partecipare a questa pagliacciata… -
- Perché è stata un’idea di Courfeyrac. Nessuno è mai riuscito a dire di no a Courfeyrac. – replicò con il sorrisetto a metà fra il divertito e il rassegnato di chi ha vissuto una simile esperienza direttamente sulla propria pelle.
- Stavate parlando di me? –
Il gruppetto si voltò verso uno dei tunnel di collegamento della metropolitana, Courfeyrac e Joly li salutavano agitando la mano.
Enjolras ignorò deliberatamente di rispondergli, mentre Ferre, invece, rispose con un’altra domanda.
- Joly, per quale motivo indossi dei guanti in lattice? –
Il ragazzo lo fissò con estrema serietà, come se quell’interrogativo fosse stato del tutto fuori luogo.
- Mi sembra ovvio. Per preservarmi dai germi! – e pronunciò l’ultima parola con un’espressione talmente schifata che Eponine non riuscì a impedirsi di scoppiargli a ridere in faccia.  
Combeferre le diede un colpetto sul braccio per cercare di farla calmare, e lei si vide costretta a soffocare le risate nella spalla.
- Che c’è? E’ una cosa seria! Voi non avete idea di quanti e quali germi si annidano sui pali della metropolitana! – continuò con un’enfasi dettata dalla disperazione.
Inutile dire che il suo zelo li fece ridere ancora di più.
Il sorriso non si era ancora spento sulle labbra di Enjolras quando, in cima alle scale mobili, un berretto verde e la felpa legata in vita, lo vide.
- Courf! Non indovinerai mai! Ho ritrovato Call of Duty! –
Eccolo lì.
La sua spina nel fianco. La sua angoscia quotidiana. L’unico essere sulla faccia della terra –a parte Pontmercy, ma con lui era diverso- in grado di fargli perdere la pazienza così, senza un motivo, a pelle.
Grantaire.
Il ragazzo li raggiunse con un enorme sorriso, una borsa a tracolla da cui spuntava il suo inseparabile materiale da disegno, un trolley in una mano e una lattina di birra nell’altra.
Enjolras tentò di ignorare il fatto che erano solo le sei e mezza del mattino e rispose al saluto con un verso non meglio identificato, comunque coperto dagli urletti esaltati di Courfeyrac che stringeva fra le mani il videogioco come fosse stato un inestimabile tesoro.
Se poteva sopportare l’infantilismo di Courf, e questo solo perchè lo conosceva da quando erano bambini, era certo che non avrebbe retto a un mese di tornei di playstation fra lui e Grantaire.
Per niente.
- Che bella macchina fotografica, Eponine! Da dove te la sei tirata fuori? Sembra costosa! – esclamò improvvisamente Marius, pieno di tatto come suo solito.
Cosette gli rivolse un’occhiataccia: tutti sapevano della precaria condizione economica in cui versava la famiglia della mora, una domanda del genere era più che indelicata.
- Ehm… è stato un… un regalo… - sussurrò, improvvisamente in imbarazzo. L’occhiatina furtiva che rivolse a Combeferre, però, non passò inosservata.
O forse non passò inosservato il colorito violaceo che assunse il giovane al sorrisetto malizioso di Courfeyrac.
- Beh, direi che se ci siamo tutti possiamo anche incamminarci verso il binario! – propose Eponine, ancora un po’ rossa in viso.
- E Bossuet? – fece Joly, che senza il suo coinquilino iniziava a sentirsi un po’ disorientato.
- Ma scusa, non vivete insieme? Com’è che sei arrivato prima di lui? – osservò Cosette, ancora non del tutto abituata alle stranezze di quel gruppo.
Joly fece spallucce.
- Ha detto che doveva comprare una cosa per il viaggio, così intanto io mi sono incamminato… - spiegò.
- Dai, arriverà fra poco… - fu il commento di Jehan.
Grantaire inarcò un sopracciglio con quell’aria di scetticismo che tanto infastidiva Enjolras, ma dopo venti minuti di attesa anche Apollo fu costretto ad ammettere che lo scetticismo dell’artista non era immotivato.
Bossuet arrivò a Châtelet con ben quarantacinque minuti di ritardo sull’ora dell’appuntamento con uno zaino e un gigantesco borsone sportivo stracolmo di vestiti e altri inutili oggetti.
- Scusate il ritardo, ragazzi! Non crederete mai a quello che  mi è successo! –
- Sentiamo le tue mirabolanti avventure! – incalzò Courfeyrac offrendogli una bottiglietta d’acqua mentre Joly reprimeva un brivido di disgusto nel vedere il suo amico bere a collo.
Bossuet si asciugò la bocca con il dorso della mano e incominciò a raccontare.
- Stamattina ero decisamente soddisfatto, perché alle sei e venti non mi era ancora successo niente di anomalo. Avevo lasciato partire Joly un po’ prima perché avevo una commissione da sbrigare, ma non ho pensato al fatto che le chiavi di casa le aveva lui. Il problema è che le valigie erano in casa. – e qui si concesse una pausa ad effetto.
- Bossuet? – balbettò Joly, terrorizzato dall’idea di quello che avrebbe potuto fare il coinquilino per rientrare nell’appartamento.
- Tranquillo, amico mio, sono passato dal balcone… - spiegò con un sorriso che doveva essere rassicurante, ma che fece sbiancare l’aspirante medico in maniera preoccupante.
- Ma viviamo al terzo piano! – squittì appoggiandosi al braccio di Courf.
Cosette si portò una mano alla bocca per trattenere le risate, mentre Jehan lo fece per nascondere la preoccupazione.
- Cosa hai combinato, Lesgle? – fece Ferre, mentre Enjolras tratteneva il respiro, terrorizzato quasi quanto Joly dall’eventuale risposta a quella domanda.
- Ma niente! Ho solo approfittato di quella bella quercia che sbatacchia contro il vetro della cucina quando tira vento… Solo che la finestra della cucina era chiusa… -
- Oh mio Dio. – esalò Joly.
- E poi? – incalzarono in coro Grantaire e Eponine.
- E poi mi sono ricordato che l’amministratore ha il passepartout. E’ stato divertente vedere la sua faccia quando mi ha ripescato sul balcone! – concluse con un sorrisetto.
- Bossuet, io ti…! – lo minacciò il povero Joly, che stava velocemente recuperando un colorito umano.
E dopo l’entusiasmante resoconto delle avventure mattutine del povero Bossuet, finalmente, la combriccola si incamminò verso il treno che li avrebbe condotti all’aeroporto.
Una volta al gate, Enjolras si tranquillizzò un po’: la parte più complicata del viaggio era appena terminata. Ora si sarebbe seduto accanto a Ferre e avrebbe finalmente potuto riposare un po’, lontano dai cori da stadio di Courf e Grantaire.
Peccato per la pessima notizia che gli comunicò Eponine poco prima di consegnare loro i biglietti.
- Allora, ragazzi… Visto che viaggiamo con una compagnia di bandiera i posti sono assegnati. Joly e Bossuet, voi siete fila 4 posti D e E. Io e Ferre siamo davanti a voi. Courf, Jehan e Taire, voi siete fila 15 posti A, B e C. Cosette, Marius e Enjolras, voi siete dietro di loro. –
Enjolras prese il suo biglietto ringraziando la ragazza con un sorriso, accartocciandolo poi in uno spasmo involontario della mano.
Evidentemente aveva recepito la disposizione dei sedili con qualche secondo di ritardo.
- No, aspetta. – la trattenne per un braccio, cercando di mantenere un tono di voce calmo ed equilibrato, ma senza grandi risultati.
- Che c’è? –
- Deve esserci un errore. Hai detto che sono vicino a Cosette e a Pontmercy. – riepilogò, serissimo.
Eponine lo guardò senza capire.
- Esatto. C’è qualche problema? –
- CERTO CHE C’E’ UN PROBLEMA! NON PUOI CONDANNARMI A UN VIAGGIO CON QUELLA PIATTOLA DI PONTMERCY!!! – avrebbe voluto gridarle in faccia, dimentico del fatto che a suo tempo anche Eponine aveva sbavato indecorosamente ai piedi di Mr Lentiggini e che quindi non avrebbe mai compreso il suo dramma interiore.
- No, nulla. Non… non avevo capito bene… - si limitò invece ad esalare, sconfitto.
Quasi desiderava che l’aereo andasse a schiantarsi dopo dieci minuti dal decollo. Non avrebbe mai potuto resistere a tutte quelle ore di viaggio spappolato fra quelle due piovre e il finestrino.
Senza contare il fatto che davanti a lui si sarebbe seduto il duo della morte. Courf e Grantaire.
E lui che sperava che le improbabili canzoni che avevano urlacchiato nel viaggio da Châtelet a Charles de Gaulle non si sarebbero ripetute almeno fino all’arrivo all’agriturismo!
Sì, quello sarebbe stato senz’ombra di dubbio un viaggio infernale…














Note:


Finalmente i nostri amici sono riusciti a partire alla volta dell'Italia!
Beh, già dalla prima mattina di vacanza Enjolras non ha avuto vita facile, anche se dai! Come si fa a portare rancore nei confronti di Jehan?
Con Pontmercy-la-piattola è già un altro discors.. eh? Come? Non devo insultare i personaggi?
Ok, ok... Scusate, Ame ha ragione...
In questo capitolo, non so se ve ne siete accorti, non è successo niente. :D
In realtà ci è servito, più che altro, a presentare meglio questo gruppo di squinternati e i rapporti che li legano.
E la sfiga di Bossuet, che sarà uno dei personaggi principali di questa storia assieme a una new entry nel prossimo capitolo, ma non vi anticipiamo niente... <3 X°°°
Grazie a tutti quelli che hanno messo questa fanfiction nelle seguite/preferite/lette/spulciate e a chi ha recensito/recensirà.
Ci state rendendo due autrici felici, siate orgogliosi di voi! :DDDD
Un bacione a tutti et Vive la Révolution! ~

Au revoir,
Ame&Koori
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: Do_Not_Touch_My_Patria