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Autore: Agapanto Blu    04/08/2013    3 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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31. Troppa familiarità?


“Buongiorno, ragazzo! Di nuovo a cercar libri per la tesi?”
Jas sorrise a Winfred, il vecchio guardiano della biblioteca, e gli si accostò tranquillo. Ormai, aveva passato talmente tanto tempo in quel luogo che era quasi casa sua e Winfred era anziano e solo perciò tendeva a vedere in lui un figlio…e Jas non poteva che esserne felice: quel custode gli aveva fatto da genitore cento volte più di quanto non avesse fatto il suo vero padre.
“Sì, una curiosità dell’ultimo minuto, ma temo di non poterla trovare in biblioteca perciò vorrei chiedere a te…”
Winfred sgranò gli occhi, sorpreso.
“Ah sì? Beh, Jas lo sai che io ai libri faccio la guardia, ma niente di più!” commentò, ma il ragazzo scosse la testa.
“Vedi, il libro che mi serve ce l’ha il professore di Storia Medievale dell’Università e visto che so che tu hai fatto per un po’ l’uomo delle pulizie là mi chiedevo se sapessi il suo nome completo…” dichiarò, tranquillo e innocente come un angioletto.
Winfred ci pensò un po’ su.
“Maayrkas!” esclamò all’improvviso, “Sì, sì: si chiamava Maayrkas, me lo ricordo perché era un tipo tutto particolare, sai? Non è stato qui che pochi mesi da quando gli hanno dato la cattedra: era sempre in giro ovunque, sempre a far lezioni! Eh, già, ma chissà che fine ha fatto: ormai potrebbe essere ovunque… Insomma, ti parlo di quasi vent’anni fa!”
Jas annuì, pensoso, poi sorrise all’uomo.
“Cerco ancora una cosa al computer, poi me ne vado: promesso!” giurò ridendo.
“Eh! Quante volte l’ho sentita questa frase da te!” borbottò l’anziano custode ma poi fece cenno al ragazzo di stare tranquillo.
L’orario della biblioteca dava a Jas ancora mezz’ora per cercare notizie sul professor Maayrkas.
Il ragazzo si sedette davanti ad un computer e aprì la pagina di Google.
 
***
 
Isabeau si sedette sullo scranno approntatole dai servi del monastero e sospirò pesantemente. Con l’alba erano arrivati a Saint Michel ma ora le girava la testa e il corpo le doleva per la fatica ma l’ansia per la situazione precaria in cui si trovava era senza dubbio maggiore.
Riaprì gli occhi e si guardò attorno: si trovavano nel refettorio di Saint-Michel, l’abate aveva acconsentito, sotto l’ordine del Re e lo sguardo furente di Etienne de Sancerre, ad ospitare le dame del loro corteo fino a quando loro non fossero tornati ed ora erano tutti riuniti nello stesso posto, forti dell’aiuto ricevuto dai monaci.
Gli uomini, cui Michel si era unito dopo aver ricevuto cure al proprio avambraccio, discutevano della strategia migliore da tenere –andare a Chatel-Argent? Non andare per non rischiare di finire in trappola? Cercare di capire dove fosse Beau?–; le donne cercavano di riprendersi e di non mostrare l’ansia per la separazione imminente; Matilde stava ricevendo cure adeguate al suo braccio e un monaco glielo stava steccando con attenzione rivolgendo qualche complimento al lavoro che Donna era stata in grado di compiere nonostante i mezzi scarsi. Lei si sentiva dilaniata, sul filo di una lama, tra la gioia per il fatto di trovarsi a pochissimi passi dal suo sposo e la paura per la stessa ragione. Se si fossero accorti di Jhoannes? Se lo avessero riconosciuto come Ian?
Si passò una mano sul viso tentando di rimanere calma e aggiustò l’abito ormai strappato e sporco.
“Madonna…”
Isabeau rialzò lo sguardo quando si sentì chiamare e rimase sorpresa di trovarsi davanti Daniel, palesemente preoccupato.
“Monsieur?” chiese, “Che succede?”
“Devo parlarvi: mia figlia mi ha detto di riferire a voi ma fino ad ora non vi ho potuto parlare senza che nessuno ci ascoltasse.” le spiegò.
La nobildonna si sforzò di alzarsi e si accostò all’americano con espressione ansiosa.
“Cosa vi ha detto?” Alexandra sapeva di Ian: lo riguardava?
“Ecco, lo so che è impossibile, madonna, credetemi!” premise l’uomo sospirando e passandosi una mano sul viso stanco, “Mi ha detto che…solo vostro marito può uccidere Derangale, non so perché, e solo io posso uccidere Gant: qualcosa riguardo il fatto che hanno paura di noi o altro del genere… Le ho detto che Ian ormai è…morto…però lei ha insistito a dire che dovevo avvertirvi perché voi avreste saputo cosa fare.”
Isabeau si irrigidì per un attimo, un lunghissimo attimo.
Daniel la fissò, in ansia, chiedendosi cosa stesse succedendo ma alla fine Isabeau quasi ricadde seduta sullo scranno con espressione esausta.
“Tutto inutile…” mormorò solo, “È stato tutto inutile…”
“Isabeau, che dite?!” mormorò, sgomento, senza capire.
Isabeau gli annuì, rialzandosi di nuovo, e avviandosi verso gli uomini a riunione.
“Vostra figlia vi ha ben consigliato, monsieur Daniel.” gli disse sorridendogli mesta, poi si diresse senza una parola verso l’uscita del chiostro.
 
***
 
Alexandra prese il pezzo di pane e formaggio che le porgeva Petra e sorrise all’amica prima di iniziare a mangiare.
Con il senno di poi, doveva ammettere che incontrare Harald Martewall era stata una vera fortuna. Inquietante, ma pur sempre una fortuna.
Mangiarono in fretta e altrettanto rapidamente ripresero la loro marcia.
Era passato da poco il mezzogiorno, aveva detto l’inglese, e continuando di quella lena…non avevano comunque idea di quanto tempo avrebbero impiegato ad arrivare ad Amiens da Margherita, in teoria erano ormai nei press di Auxi-Le-Chateau ma farsi prendere dai soldati di Guillaume de Ponthieu non era nei loro piani.
Ancora chissà quanto e poi almeno tre giorni per tornare indietro!, pensò in ansia l’americana, Non possiamo aspettare così tanto!
Camminavano, portando i cavalli per le briglie per non affaticarli in vista della fuga per il ritorno, e le gambe ormai facevano male. Nessuna delle due ne parlava, ma entrambe alla sera avevano le piante dei piedi coperte di vesciche. L’intervento di Harald era stato provvidenziale, vero, e ogni tanto le due cedevano e salivano a cavallo ma il viaggio era comunque difficile e ad ogni passo la meta sembrava più incerta.
Come liberare Margherita, una volta trovatala? Come riconoscerla? Come evitare i suoi carcerieri? Combatterli tutti era un po’ un’idea suicida, anche Alexandra doveva ammetterlo.
“Esattamente…” esordì Petra in quel momento portando una mano sulla fronte a schermare gli occhi dalla luce del sole, “Quale sarebbe il piano?”
Alex si morse il labbro inferiore.
“Io credo molto nell’improvvisazione…” le sfuggì dalle labbra, rispondendo come era solita fare con le amiche.
Petra si voltò, sconvolta, verso di lei.
“COSA?!” esclamò.
Alex aprì la bocca per dire qualcosa ma la voce le morì in gola nel sentire il suono di parecchie voci miste agli zoccoli di cavalli che battevano sul selciato.
“Via dalla strada!” ordinò a Petra dando l’esempio spostando il cavallo tra gli alberi per essere invisibile agli uomini in arrivo.
Alexandra, tesa, posò una mano sulla spalla di Petra.
“Dimmi cosa vedi…” le chiese, sussurrando.
L’inglese deglutì ma si sporse un po’ e cercò di vedere cosa stesse accadendo sulla strada.
Un gruppo di soldati apparve dopo poco, circa cinque persone, ma la ragazza capì subito che qualcosa non andava.
“Indossano armature” sussurrò all’amica, “però non hanno insegne sulla cotta.”
Alex aggrottò la fronte.
“Nient’altro?” chiese piano.
Petra aggrottò la vista.
L’uomo davanti a tutti era corrucciato e sembrava nervoso, quelli dietro di lui tenevano le mani sull’elsa delle lame e in mezzo a tutti un soldato teneva stretta una figura accuratamente coperta da un mantello. Quest’ultima sembrava agitarsi spesso e ogni volta la guardia fletteva il braccio in un modo che lasciava intendere il suo stringere la presa, forse sulle braccia o su una corda.
“Mi sembra portino un prigioniero.” si sbilanciò con l’amica, “E sembrano tutti parecchio nervosi.”
Alex si irrigidì.
“Uomo o donna, il prigioniero?” chiese.
Petra scrollò le spalle.
“Non riesco a capirlo: è tutto coperto con un mantello, non vedo neanche i capelli.” ammise.
“Concentrati.” la incoraggiò Alex, “È grosso come i soldati o meno?”
“Molto meno.” dichiarò sicura l’inglese, “Arriva a malapena al petto dell’uomo che cavalca con... Aspetta!”
“Cosa c’è?” chiese Alex, confusa.
“Cavalca con un soldato?!” commentò Petra, scettica, “Un uomo solo lo trattiene e lo fa cavalcare avanti a sé?!”
Alex aggrottò la fronte: così era molto più alto il rischio che riuscisse a liberarsi e a fuggire, perché non prendere qualche precauzione in più?
“Che idiota che sono!” sibilò Petra all’improvviso, “Alexandra!”
“Che c’è?”
“Il prigioniero: cavalca all’amazzone!”
Alex sgranò gli occhi e voltò il viso verso l’inglese.
Petra guardò la compagna negli occhi ciechi.
“È una donna.” sussurrò Petra, sicura.
Alex annuì.
“Petra,” mormorò, “dobbiamo seguirli: può essere solo una follia ma stanno arrivando senza insegne dalla strada verso Amiens, con una prigioniera donna attentamente incappucciata!”
La baronessa inglese annuì.
“Ultimamente,” mormorò mentre salivano a cavallo e iniziavano a muoversi cautamente tra i rami e le piante, “non esistono più le coincidenze.”

***
 
Marc si guardò attorno irrequieto.
Ormai era parecchio che cercava sua madre ma nessuno sapeva dove fosse andata: il Re aveva deciso che, visto che Gant e Derangale sembravano aver lasciato Chatel-Argent, era meglio spostarsi a palazzo e lì tentare di capire dove si fossero diretti.
Il ragazzo sospirò, stanco di sentirsi una trottola lanciata a folle velocità, senza discernimento.
“Marc?”
Il ragazzo si voltò nel sentire la voce del fratello, sperando che almeno lui avesse avuto più fortuna.
Michel lo guardava con una leggera ansia negli occhi castani.
“L’hanno vista andare verso i campi del monastero.” rivelò il ragazzo.
Marc aggrottò la fronte, confuso.
“Andiamola a cercare.” si limitò a dire al fratello incamminandosi con lui nella direzione della donna ma i due furono fermati dallo zio che, in piedi con gli altri nobili nel cortile del monastero, li chiamò.
“Nostra madre è sparita da un po’ di tempo, zio.” esordì serio Marc, “Ci stiamo preoccupando…”
Ponthieu si guardò attorno e annuì, calmando con una mano il cavallo che lo avrebbe portato in sella da lì a poco.
“Effettivamente, non è da lei…” ammise.
Sua Maestà, presente al colloquio, aggrottò la fronte.
“Ogni comportamento strano, in questi giorni, ha mostrato nascondere segreti terribili.” commentò, cupo.
Marc e Michel non replicarono, seppur entrambi si sentissero punti nel vivo all’insinuazione sulla madre.
“Ha chiesto ad alcuni monaci la strada per i campi.” dovette ammettere il minore dei due giovani sotto lo sguardo dello zio.
Luigi si incupì ulteriormente ma per primo si mosse in direzione dei campi, lasciando intendere che avrebbe controllato la situazione indipendentemente dalle lamentele del suo seguito, e Marc comprese che anche lui si stava chiedendo il perché di un simile comportamento perciò lo seguì sospirando impercettibilmente.
Camminarono per pochi minuti, in un silenzio teso che innervosiva il maggiore dei due falchetti. Avrebbe voluto dire qualcosa per difendere la madre e lo avrebbe anche fatto se, nell’istante in cui trovava le parole esatte per giustificarla senza mancare di rispetto al sovrano, non fossero arrivati sulla strada sterrata tra i campi e lui non avesse visto Isabeau, metri più avanti, uscire da una piccola cappella.
Stava per chiamarla, ma lei, senza averlo visto gli diede le spalle per rivolgersi di nuovo verso l’edificio.
“Madre!” provò a chiamare Michel ma la voce gli rimase bassa perché fu fermato.
“Silenzio.” ordinò Luigi.
Marc lo guardò, sorpreso, ma il sovrano scrutava la scena con la fronte aggrottata.
Guillaume deglutì nel riconoscere il luogo dove aveva perdonato Ian e credette di sapere cosa la donna fosse andata a fare.
Ma le sue consapevolezze crollarono quando vide un uomo uscire a sua volta dalla piccola chiesa. Un uomo che non era un religioso.
“Chi è?” mormorò Luigi ad alta voce senza smettere di seguire le mosse della donna.
Alto e robusto, con i capelli corti castani e sporchi e un livido quasi nero con i bordi tendenti al giallo su una guancia. Al collo, il collare di ferro dei servi.
“Jhoannes?!” esclamò, sgomento, Michel, “Ma cosa ci fa qui?!”
Poiché il piccolo gruppo si trovava leggermente sopraelevato e a qualche metro di distanza dalla cappella, gli uomini poterono ben vedere che l’uomo fissava negli occhi la dama e che sorrideva senza mostrare la devozione di un servo ad un padrone. Le sue labbra mossero a mormorare qualcosa, che però loro non poterono sentire, mentre si avvicinava ancora alla dama.
“Deve essere un servo del monastero, per questo conosceva il passaggio segreto.” commentò Marc, “Ma non capisco: se lei lo conosceva, perché non…?”
Non finì mai la frase perché la voce gli si strozzò in gola quando vide la madre lasciarsi prendere tra le braccia dal servo e posare il viso sul petto di lui mentre con le mani gli si ancorava alle braccia.
Jhoannes la strinse con un sorriso dolce, quasi si fosse ritrovato davanti ad un miracolo, e le carezzò piano i capelli ma dopo un attimo chiuse gli occhi e rafforzò la presa sulla vita della nobildonna per poi nascondere il viso nell’incavo del collo di lei. Isabeau si staccò ma non per allontanarsi. Prese il viso del servo tra le mani e, sotto sguardi stupiti di cui era totalmente ignara, lo baciò con tutto l’amore e la disperazione che poteva.
Jhoannes, occhi chiusi, rispose al bacio con altrettanta familiarità.




Chi era che parlava di 'pericolo Ian'? Perché ci ha preso in pieno XD
Beh, adesso resta da vedere la reazione di Sua Maestà e compagnia bella alla ricomparsa miracolosa di Ian Maayrkas
Scusate il ritardo, da ora in poi temo gli aggiornamenti non saranno più regolari. Come ho già scritto in altre mie storie, la mia priorità al momento va alla serie Commedie di Amore e Violenza almeno fino a che non avrò completato la stesura di Sulle Ali dei Violati...
Scusatemi, ma quella storia è in assoluto la mia priorità :)
Però non ho intenzione di abbandonare proprio nulla, non è da me, solo che dovrete avere un po' di pazienza in più :P
Beh, a presto, allora!
Ciao ciao!
Agapanyo Blu
  
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